WTA 2020, dodici match da ricordare (parte 1) - Pagina 3 di 4

Al femminile

WTA 2020, dodici match da ricordare (parte 1)

Dalle partite australiane di gennaio sino all’anomalo Slam dell’autunno francese, dodici incontri memorabili scelti per qualità tecnica, tattica e agonistica

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Simona Halep e Garbiñe Muguruza - Australian Open 2020
 

10. Petra Kvitova b. Ashleigh Barty 6-4, 2-6, 6-4 – Doha, SF
Per l’attuale numero 1 del mondo Ashleigh Barty la rivalità con Petra Kvitova è diventata una delle più significative della sua ancora breve carriera. La frequenza dei loro incontri ha probabilmente contibuito a sviluppare un rapporto di amicizia e reciproca stima, che va oltre la vittoria o la sconfitta:

Ashleigh e Petra si sono già incontrate nove volte (sette delle quali nel 2019-20) con un bilancio complessivo di 5 successi per Kvitova e 4 per Barty. Con un andamento abbastanza curioso: Petra ha vinto i primo 4 match; poi Ashleigh è riuscita a invertire completamente la tendenza, aggiudicandosi i 4 confronti successivi; ma nell’ultima occasione Kvitova ha di nuovo avuto la meglio, proprio in questa semifinale di Doha. Spesso le loro partite si sono trasformate in confronti molto tirati, cinque volte conclusi al terzo set.

Primo set. Si comincia con una serie di tre break consecutivi, che finiscono per lasciare Kvitova in vantaggio; dal 3-1 la partita diventa più lineare e Petra chiude 6-4 in 29 minuti. Addirittura 19 i vincenti a suo favore (in appena 10 game), con l’efficacia del dritto (13 vincenti) determinante per fare la differenza.

Secondo set. Kvitova scende di livello, probabilmente ha bisogno di rifiatare, e subito la qualità di Barty sposta gli equilibri. Senza mai perdere la battuta e grazie a due break a proprio favore, Ash pareggia i conti. 6-2 e si va al terzo set.

Il set decisivo segue la falsariga del primo: tre break consecutivi nella prima parte portano Kvitova a condurre, e Petra riesce a conservare il minimo vantaggio negli ultimi game: 6-4.

La chiave tecnica del match? Per aggiudicarselo Kvitova deve dimostrare consistenza soprattutto sulla diagonale sinistra, quella che vede fronteggiarsi il rovescio slice di Barty con il dritto mancino di Kvitova. Sul rimbalzo basso e filante determinato dal backspin della avversaria, modifica leggermente il movimento del colpo, lavorando con la testa della racchetta per aumentare il carico di topspin rispetto alla normale esecuzione. E questo aggiustamento tecnico si rivela determinante.

Saldo finale vincenti/errori non forzati: Kvitova +7 (45/38), Barty -1 (18/19). Questa partita si è giocata il 28 febbraio e nessuno in quel momento avrebbe potuto immaginare che sarebbe stata l’ultima del 2020 di Barty. Ashleigh infatti ha poi rinunciato a prendere parte ad altri tornei di fronte ai problemi determinati dalla pandemia.

9. Simona Halep b. Elena Rybakina 3-6, 6-3, 7-6(5) – Dubai, Fin.
Elena Rybakina è la grande novità di inizio stagione. A venti anni esatti ha trovato il giusto equilibrio fisico e mentale per valorizzare le sue doti naturali. Dopo nemmeno due mesi di tornei del 2020 (questa partita di Dubai si svolge il 22 febbraio), Rybakina ha già raggiunto quattro finali: ha perso quelle di Shenzhen e San Petroburgo, ma ha vinto a Hobart e si presenta negli Emirati con un parziale di match vinti/persi di tutto rispetto: 19 a 3. Numeri raggiunti grazie a un tennis nel quale sfoggia potenza senza sforzo, visto che la palla viaggia tesa e filante senza che Elena perda di eleganza e controllo del corpo.

Avversaria di Rybakina è Simona Halep, che a Dubai ha già vinto nel 2015 e che propone un tipo di tennis che può trasformarsi nel perfetto contraltare per costruire un avvincente contrasto di stili: alla potenza di Elena risponde con la varietà di geometrie e una straordinaria capacità di copertura del campo, che le permette di allungare lo scambio sino a trovare l’occasione del contrattacco.

Primo set. Rybakina parte meglio, e le basta un break per chiudere 6-3. Forse non ha sfoggiato il servizio dei giorni migliori, ma gli altri due fondamentali sono comunque sufficienti per comandare lo scambio e aggiudicarsi i punti importanti del set.

Secondo set. Halep non vince un torneo da Wimbledon 2019, ma possiede l’esperienza necessaria per non farsi sopraffare da un avvio complicato. Alza la capacità difensiva e allungando ulteriormente gli scambi, comincia a insinuare qualche dubbio nel meccanismo sicuro ed efficace di Elena. Due break a uno a favore di Simona permettono di riportare tutto in assoluta parità: un 6-3 per parte.

Nel terzo set aumenta l’intensità. Break di Rybakina e contro break di Halep nel quinto e sesto game. Nella parte centrale del set, Elena gioca forse un po’ meglio, ma Simona rimane attaccata alla partita. E non si fa intimidire nemmeno quando l’avversaria sale 5-4 per merito di una volèe miracolosa, agganciata grazie a un allungo che in tutto il circuito sarebbe riuscito forse solo a Venus Williams: difficile infatti trovare altre giocatrici con una “apertura alare” paragonabile a quella di Elena e Venus.

Invece non solo Halep pareggia in conti sul 5-5, ma conquista un break che sembra chiudere il match. Questa volte è Rybakina che ha la forza di ottenere il controbreak e rimandare la decisione al tiebreak. Atto finale che si gioca punto su punto e quando il tiebreak è sul 5-5 tutto si decide per due errori conclusivi di Elena (7-5). Due ore e 29 minuti di tennis in crescendo, con gli ultimi due scambi che hanno determinato da quale parte far pendere la vittoria.

a pagina 4: Le partite numero 8 e numero 7

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