8. Garbiñe Muguruza b. Simona Halep 7-6(8), 7-5 – Australian Open, SF
Il primo Slam del 2020 offre due semifinali dall’esito a sorpresa. Da una parte arrivano a confrontarsi la numero 1 Barty contro la 14 Kenin, dall’altra la numero 4 Halep contro una giocatrice al di fuori delle teste di serie, Garbiñe Muguruza (numero 34 del ranking). Sulla carta la finale dovrebbe risultare Barty contro Halep, e invece il campo deciderà l’opposto: Kenin contro Muguruza.
Come testimonia la classifica, Muguruza è reduce da un lungo periodo di difficoltà, ma finalmente in Australia ritrova il tennis dei giorni migliori. Per arrivare a questo match ha già sconfitto due Top 10 (Svitolina e Bertens), e contro Halep offre un’altra prestazione di alto livello. Risponde colpo su colpo al confronto da fondo campo e in più, rispetto all’avversaria, aggiunge le verticalizzazioni: non ha paura di spingersi avanti per chiudere a rete i punti importanti.
Primo set. Grazie a un break al settimo gioco Garbiñe arriva a servire per il set sul 5-4; dovrebbe avere il controllo della situazione, e invece cede la battuta a zero. Halep sullo slancio rovescia l’inerzia del confronto, sino al doppio set point: si ritrova avanti 6-5, 15-40 sul servizio di Muguruza. Ma questa volta è Garbiñe a reagire: chiede aiuto al servizio e ancora alle discese a rete per salvare prima i set point, e poi conquistare il tiebreak sul 10-8 (dopo avere salvato in totale 4 set point).
Secondo set. Halep non ha la minima intenzione di farsi da parte: aumenta l’aggressività del proprio gioco e Muguruza deve lottare a fondo per non farsi staccare in modo definitivo nel punteggio. In una giornata caldissima, va in scena un braccio di ferro di alta qualità. Break per Halep, e controbreak di Muguruza; ancora break per Halep che questa volta riesce a consolidare il vantaggio sino a portarsi sul 5-3. A un passo dal terzo set.
Ma a questo punto Garbiñe trova in se stessa risorse insospettabili, e approfitta di minime titubanze di Simona in alcuni scambi per risalire. Muguruza recupera il break, pareggia 5-5 e tiene la battuta del 6-5. Con Halep al servizio sul 15-30, Simona domina lo scambio, ma non ha il coraggio di venire a rete per chiudere il punto: l’incertezza è fatale, visto che finirà per perdere il quindici portando Muguruza al doppio match point. Il secondo è quello buono: come nel primo set è ancora una volta una volèe a sancire il punto decisivo. Quattro game di fila in favore di Garbiñe hanno rovesciato l’esito del set e del match.
Un match davvero incandescente, e non solo per le condizioni climatiche. Halep non ha affatto giocato male, anzi; e nel puro scambio da fondo è stata anche leggermente più efficace della sua avversaria. Muguruza però ha dalla sua un paio di statistiche che, a conti fatti, hanno pesato in modo decisivo: 10 ace e 30 discese a rete (di cui 20 positive); per Halep 2 ace e appena 5 discese a rete con 2 soli punti vinti.
7. Sofia Kenin b. Garbiñe Muguruza 4-6, 6-2, 6-2 – Australian Open, Fin.
Ventuno anni Kenin, ventisei Muguruza. Zero Slam in carriera per Sofia, due per Garbiñe. Secondo la regola dei Major più recenti, che vede prevalere la concorrente più giovane e meno titolata, Kenin ha più possibilità di vincere. Però Muguruza è arrivata in finale dopo avere sconfitto tre Top 10, fra l’altro giocando molto bene in semifinale contro Simona Halep. I bookmaker danno Kenin a 2,60, Muguruza a 1,55.
La finale si rivelerà una partita con un andamento molto particolare. Infatti la chiave della confronto è tutta racchiusa in un unico, specialissimo game, nel quale in sostanza si decide il nome della campionessa di Melbourne. Si tratta del quinto gioco del terzo set; e tutto ciò che accade prima e dopo il fatidico game può essere interpretato come preparazione e conseguenza di questo vero e proprio culmine tecnico ed emotivo del match.
Primo set. Muguruza parte meglio, mette sotto pressione Kenin e le strappa il servizio quasi in apertura. Sofia reagisce e si riporta sotto (4-4), ma di nuovo un break nel nono game sposta gli equilibri in favore di Garbiñe. Il 6-4 del primo set lascia l”impressione di una giocatrice abbastanza in controllo: più esperta e abituata alle finali, si ritrova a un solo set dal titolo che certificherebbe la sua piena rinascita, dopo un paio di stagioni di crisi.
Ma nel secondo set la situazione cambia. Da una parte Muguruza comincia a sentire il peso della posta in palio, con la palla che viaggia meno facilimente; dall’altra Kenin, ormai senza nulla da perdere, inizia a colpire meglio, riducendo drasticamente gli errori non forzati (15 nel primo set, appena 4 nel secondo). E così il 6-2 a favore di Sofia pareggia i conti.
Terzo set. La tensione sale progressivamente, con i primi quattro giochi che seguono la regola della battuta. Si arriva al fatidico quinto gioco. Kenin è al servizio, ma Muguruza risponde bene, mette pressione all’avversaria, che sembra in affanno. Tre errori (l’ultimo davvero grave) portano Sofia sull’orlo del precipizio: 0-40, tre palle break consecutive. Sembra che la coppa stia prendendo la strada della Spagna. E invece a questo punto Kenin si ribella, e con un vincente dopo l’altro capovolge tutto. Cinque punti, cinque vincenti: due rovesci, due dritti e un ace. E così annulla le tre palle break e chiude il game a proprio favore.
Sul 3-2 per Kenin servizio Muguruza, tutto sarebbe ancora in equilibrio, invece la partita è ormai decisa. È una situazione che ricorda i K.O. del pugilato. I cinque punti consecutivi di Kenin hanno messo letteralmente al tappeto Garbiñe, che si spegne improvvisamente. All’opposto, sullo slancio dell’impresa compiuta, Sofia conquisterà tutti i game: da 2-2 0-40, a 6-2. Kenin è la campionessa dell’Australian Open.
Saldo vincenti/errori non forzati: Muguruza -13 (32/45), Kenin +5 (28/23), ma dei 23 errori non forzati, 15 sono nel primo set. Palle break convertite: Muguruza 2 su 12, Kenin 5 su 6. Due ore e tre minuti di match indirizzati nei circa duecento secondi necessari a Sofia per sfoderare quei cinque punti straordinari.