Musetti, il giovane artista: “Il mio gioco estroso? Non lo cambierei mai”

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Musetti, il giovane artista: “Il mio gioco estroso? Non lo cambierei mai”

L’astro nascente del tennis azzurro si racconta a ‘Repubblica’. Il rapporto con l’allenatore Simone Tartarini, la passione per i viaggi e i miglioramenti nella respirazione. “Fidanzata? Non ho molto tempo ora”

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Lorenzo Musetti - Sardegna Open 2020 (foto @LaPresse)
 

È stato un Natale diverso dal solito per Lorenzo Musetti. Che per lui significa un Natale in famiglia, non a giocare qualche torneo di tennis disperso per il mondo o a fare preparazione in posti caldi. Il ritardo nell’inizio della stagione del tennis ha i suoi risvolti positivi. Un Natale diverso anche perché è già il primo per il 18enne toscano da volto riconoscibile all’interno del tennis mondiale e non più da giovane promessa. Grazie ai risultati ottenuti in questa strana stagione 2020, Musetti ora si ritrova vicino alla Top 100 mondiale, a dispetto della giovanissima età. Risultati come gli ottavi al Foro Italico e il primo titolo Challenger a Forlì. 

“Li aspettavo, sapendo che prima o poi il lavoro paga sempre. Ma erano inaspettati e quindi la ricompensa è stata più bella”, ha dichiarato in un’intervista a ‘La Repubblica’. “Ho avuto la forza di rialzarmi anche quando nessuno mi considerava. So come va il mondo e nessuno vuole affiancarsi ai perdenti. Per questo bisogna affidarsi alle persone che ti vogliono bene”. Prima fra tutti il suo storico coach, Simone Tartarini, che lo segue da quando ha nove anni. Un compagno di viaggio, un amico, quasi un secondo padre. “Alla fine sto più con lui che con i miei genitori”, ha proseguito Musetti.Io sono curioso, ma Simone mi sprona ulteriormente. Vuole che segua le cose del mondo. Niente Tik Tok o simili. E quando siamo per tornei andiamo a vedere le città, siamo in giro per distrarci: per dire, conosco Melbourne come fosse Carrara e la passeggiata lungo lo Yarra, dalle parti di Flinders Street, è d’obbligo”.

Insomma, un figlio della generazione Z che preferisce guardare lo schermo della tv per un film piuttosto che quello più piccolo del cellulare per scorrere il feed di Instagram. Lorenzo è un ragazzo di altri tempi. “Mi dicono che io sia all’antica, con il rovescio a una mano, le smorzate. Ma a me piace, è il mio modo di giocare e non lo cambierei mai, anche se poi l’estro mi sfugge e faccio confusione, ha sottolineato. Sostanziali lacune tecniche il tennista di Carrara non ne ha. Sa fare tutto con la racchetta in mano e lo sa fare piuttosto bene. I progressi migliori nel 2020 sono stati probabilmente dal punto di vista mentale. Soffrivo la pressione, quasi mi si bloccava il diaframma e in campo non riuscivo ad esprimermi: non ero abituato a stress e aspettative”, ha rivelato. “Poi mi hanno fatto conoscere Fabio Bruchini che mi ha dato delle lezioni. Mi si è aperto un mondo e così sono riuscito a meccanizzare in partita un tipo di respiro”. 

Ma di strada ancora ce n’è molta da fare. Migliorare fisicamente, creare una muscolatura ancora più forte. Stiamo lavorando sugli appoggi. Ma anche mentalmente: devo consolidare lo step di crescita, sono queste le priorità per provare a vincere ancora più partite, a scalare ancora posizioni in classifica. Testa sulle spalle e obbiettivi molto chiari. Poco spazio per le distrazioni. Non sono fidanzato. Non ho molto tempo per una relazione al momento. Il tennis assorbe molto. Credo di essere abbastanza giovane per poter aspettare”, ha confessato. Grazie a lui, a Sinner, a Berrettini e a Sonego il tennis azzurro sembra roseo. “Siamo tanti, siamo giovani, siamo vogliosi. Il futuro del tennis è buone mani”. Se lo dice lui ci fidiamo. 

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