La storia dell'italiano che ha guadagnato più posizioni dopo il lockdown: è Luca Potenza

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La storia dell’italiano che ha guadagnato più posizioni dopo il lockdown: è Luca Potenza

Vent’anni, siciliano, in cinque mesi ha guadagnato ben 442 posizioni entrando in top 1000. “Tra settembre e ottobre feci una vittoria, una semifinale e un primo turno di fila: mi ritrovai sotto di 200 euro”

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Sapete chi è il tennista italiano che nel 2020, dal lockdown in poi, ha guadagnato più posizioni in classifica? Non Lorenzo Musetti, come state sicuramente pensando, ma il siciliano Luca Potenza. Vent’anni, originario di Licata, il ragazzo si è issato fino al n.727 ATP partendo dal n.1169, con un guadagno di ben 442 posizioni in soli cinque mesi.

Non vogliamo certo fare paragoni improbabili con la straordinaria stagione di Lorenzo, perché sappiamo bene che più ti avvicini alla vetta più la salita si fa ripida. Un calcolo puramente aritmetico ci offre però l’opportunità di raccontare la bella storia di Luca. Abbiamo scoperto un ragazzo simpatico e determinato che, a dispetto delle tante difficoltà, sta cercando la propria strada verso il professionismo. Lo avevamo seguito con interesse quando a settembre vinse a Monastir il suo primo Future e ora lo abbiamo raggiunto al telefono, di rientro dall’ennesima trasferta tunisina.


Buongiorno Luca, finalmente a casa?
Sì, dopo un breve passaggio a Roma dove vivo ormai da tre anni, ho finalmente riabbracciato la famiglia. Al termine di una stagione strana, per molti versi indimenticabile, in cui ho festeggiato la mia prima vittoria da professionista.

Raccontaci di questo tuo andirivieni con la Tunisia, da vero pendolare del tennis.
A Monastir praticamente ogni settimana organizzano un torneo del circuito ITF e io ne approfitto perché è il modo migliore per andare a caccia di punti ATP, senza doversi sobbarcare lunghe trasferte. Poi il resort all’interno del quale si gioca è davvero bello: campi in cemento e spiaggia a due passi. Spesso ho l’impressione di non essermi nemmeno spostato dalla mia Sicilia. E una buona location è importante perché queste trasferte hanno non pochi aspetti negativi. Innanzitutto durano, per una questione di costi, non meno di 2/3 settimane durante le quali cerchi di risparmiare su tutto. Questo ti mette addosso una grande ansia perché sei consapevole che se non andrà tutto per il meglio sarà ancora una volta la tua famiglia a doverti dare una mano. Siamo davvero lontani anni luce dal mondo dei tornei ATP o anche solo dei Challenger.

Quindi un’eliminazione prematura è un disastro.
Economicamente è una tragedia, tanto vale che ti butti direttamente in mare (ride, ndr). Se capita cerco di rendere le mie giornate il più possibile simili a quelle romane, con tutte le difficoltà del caso perché appena vieni eliminato non puoi più accedere ai campi, né per allenarti né per vedere le partite. E se da qualche parte trovi un campo fai fatica perfino a procurarti un tubetto di palline. Per fortuna puoi andare in palestra e soprattutto hai a disposizione tanto spazio all’aperto dove correre e fare ginnastica.

Se invece uno va a premio?
Il prize-money è molto modesto. In un 15.000 dollari, come in questo caso, se vinci il torneo prendi 1290 euro, se vai fuori al primo turno 120 euro.

Immagino sia difficile far quadrare il bilancio.
Direi impossibile. Il resort costa 60 euro al giorno, il volo 300 euro. Tra settembre e ottobre feci un filotto di tre tornei con una vittoria (il suo primo successo nel circuito professionistico, ndr), una semifinale e un primo turno. Alla fine mi ritrovai sotto di circa 200 euro.

Forse è più conveniente giocare gli Open.
Sicuramente, se sei 2.2 o 2.3 ti danno l’ospitalità già dagli ottavi, il problema però è che non prendi i punti ATP. Devi capire cosa vuoi fare da ‘grande’. Se il tuo obiettivo è giocare a tennis professionalmente devi rischiare il tutto per tutto, sia da un punto di vista economico che personale. Spesso a inizio stagione si fanno tre o quattro Open per raggranellare il gruzzoletto che ti serve per partire. Ad esempio quest’anno in agosto ho vinto l’Open di Gioia Tauro battendo, tra gli altri, Raul Brancaccio (n.370 ATP) e ho guadagnato sui 2000 euro.

A proposito di Brancaccio, ci sono altri giocatori, più forti del livello medio dei Future, con cui hai giocato?
In torneo ho giocato e perso con Luca Vanni. Poi mi sono allenato con Pablo Cuevas (n.67 ATP), con lo spagnolo Nicola Kuhn (n.252 ATP) e con Facundo Bagnis (n.125 ATP).

Nelle trasferte ti segue qualche allenatore?
Solo se riesco a dividere le spese con gli altri ragazzi dell’Accademia che vengono con me come Kirill Kivattsev (n.681 ATP) e il bielorusso Vlad Zhuk. Ogni tanto si aggrega anche il colombiano Cristian Rodriguez (n.441 ATP). Avere il maestro (Massimo Vianello o Marco Martizi) è fondamentale, anche solo per rimetterti in carreggiata se la stanchezza e la nostalgia prendono il sopravvento.

Chi sono i tuoi amici nel circuito?
Facendo tanti tornei nello stesso posto si è creato un bel gruppo. Nell’ultima trasferta eravamo in sette solo dalla Sicilia (Giacalone, i fratelli Tabacco, Marino, Massara e Andaloro). Poi ci sono gli altri: Giacomini, Roncalli, Capecchi. Insomma ti lascio immaginare le tavolate (ride, ndr).

Con gli stranieri hai rapporti?
Sì, anche grazie al mio inglese che sta lentamente migliorando. Ultimamente ho stretto una bella amicizia con l’australiano Colin Sinclair, persona deliziosa.

Che fai oltre alle tavolate e alla ricerca di un campo per allenarti?
Interminabili telefonate con i miei fratelli e scorpacciate di Netflix. Ho appena finito ‘Suits’, la più bella serie TV che abbia mai visto, assieme a ‘Prison Break’. Mi piace anche leggere, a Roma la casa del mio maestro (Luca non parla mai di coach o di allenatore ma usa sempre il termine ‘maestro’, ndr) è piena di libri e ogni tanto ne prendo qualcuno in prestito. Proprio lui mi fece leggere ‘Il piccolo principe’ di Saint-Exupery, un libro bellissimo.

Cosa ti aspetti dalla tua carriera?
Il mio obiettivo sarebbe entrare nei 200 per poter giocare i Challenger e fare le quali Slam. A inizio anno però mi basterebbe fare quei 20/30 punti per arrivare verso il n.400 ed essere testa di serie nei Future e accedere alle qualificazioni Challenger.

Hai mai giocato un Challenger?
Ho giocato due volte le quali a Caltanissetta, uno dei pochi tornei che si disputava in Sicilia e che adesso purtroppo non esiste più.

Come inizierà il tuo 2021?
Subito dopo Natale un mese e mezzo di preparazione, soprattutto atletica, e poi a metà febbraio si parte di nuovo per Monastir.

So che hai anche trovato uno sponsor.  
Sì, la ‘Roma Costruzioni’, un’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti ad Alcamo e Vittoria. È successo tutto per caso: in quel periodo ero a casa e mio fratello Davide (maestro di tennis) mi disse che al suo circolo c’era una persona (Giuseppe Romano) che cercava un avversario. Io non avevo nessun impegno particolare e allora andai a fare un’oretta. Alla fine mi disse che non giocavo male (ride, ndr), così gli raccontai la mia storia e lui fu molto partecipe, decidendo sul momento di offrirmi una piccola sponsorizzazione.

Un fratello maestro di tennis e poi?
Due gemelli quindicenni, Cristian e Manuel, che pure giocano a tennis. Uno è 3.3 e l’altro 3.5.

La famiglia tennisticamente più forte d’Italia!
Sì probabile, ed è stranissimo perché nessuno in casa aveva mai avuto a che fare col tennis. Per quanto riguarda lo sport più in generale si racconta di un lontano parente di mio padre che giocò a calcio nel Licata, quello allenato da Zeman
(1983/1987, ndr).

A proposito di calcio, sei un appassionato?
Molto, seguo ovviamente il Licata (campionato di serie D, ndr), e poi sono tifosissimo della Juve.

Luca grazie del tuo tempo, noi di Ubitennis ti facciamo gli auguri di Buone Feste e speriamo che il 2021 ti porti tanti bei risultati.
Contraccambio gli auguri a voi e a tutti i vostri lettori, tra cui ho il piacere di annoverarmi.

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