Djokovic a carte scoperte: "Sto meglio del previsto e voglio vincere"

Australian Open

Djokovic a carte scoperte: “Sto meglio del previsto e voglio vincere”

Il campione in carica si mostra sicuro dopo la vittoria su Karatsev in semifinale. “Per fortuna recupero velocemente dagli infortuni, ma è stata una corsa difficile. E l’avversario in finale sarà duro, chiunque sia”

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Sto bene, non me lo sarei aspettato, non fino a questo punto“. La cartina tornasole sullo stato psicofisico di Novak Djokovic è racchiusa in questa frase, o forse, più probabilmente, è coincidente con la frase stessa, involucro del concetto ripetuto più e più volte, certamente non a caso, davanti alla stampa accorsa ad ascoltare le impressioni del campione serbo dopo la tranquilla vittoria nella semifinale contro Aslan Karatsev. “Ho giocato vicino ai miei standard, e forse al di sopra di quelli che ritenevo parametri raggiungibili nell’ultima settimana. Sono molto contento, forse anche un pizzico sorpreso“. Trasuda serenità e convinzione il Nole a carte scoperte che approccia la nona finale della vita a Melbourne Park, “ma prima di tutto consentitemi di rivolgere a Karatsev i miei più sinceri complimenti. Un debutto del genere negli Slam è una cosa da sogno, forse oggi non è stata la sua giornata ma deve essere orgoglioso di ciò che ha fatto. Congratulazioni“.

Compiuto il dovere protocollare, Djokovic torna sulla prestazione odierna, ma soprattutto sulla stato di salute del sacro corpo. “Oggi ho sbagliato pochissimo, specialmente a livello di scelte. Non gli ho dato riferimenti, credo non sapesse quasi mai quale palla gli sarebbe capitata, che tattica avrei adottato. Inoltre penso di aver servito molto bene soprattutto nel momento più caldo, a fine secondo set“. L’impressione, l’abbiamo detto, è che le attenzioni del campione in carica siano comunque indirizzate da un lato alla finale, dall’altro all’anamnesi, in senso naturalmente clinico, essendo il compito in classe di oggi percepito come una sorta di formalità. “Considerato lo stato in cui ero meno di una settimana fa, il fatto di non essermi allenato tra un match e l’altro e l’aver dovuto giocare turni molto duri, la mia più grande speranza era quella di non peggiorare l’infortunio. Visto che l’infortunio non è peggiorato dopo i quarti ho alzato le aspettative, e ho sperato di poter giocare senza dolore. Oggi ho giocato senza dolore, sto meravigliosamente e a questo punto l’obiettivo sarebbe quello di tornare a casa con il titolo. Le indicazioni restano in ogni caso le stesse: riposo, recupero, recupero, riposo“.

La nona volta sulla Rod Laver Arena per il duello decisivo, caspita. Un vantaggio aver abbondantemente imparato a sostenere chili e chili di pressione nervosa? “Sicuramente esserci già passato molte volte aiuta, non aver mai perso né una semifinale, né una finale anche, ma sono anche conscio del fatto che ogni anno è diverso dall’altro, e non è retorica. Le condizioni sono diverse, gli avversari sono diversi, persino la superficie è diversa. Io mi sento pronto, credo di poter contare su buone probabilità di vittoria, ma occorre tenere conto di tutte queste variabili. Se le cose si mettono male, i successi degli anni scorsi non accorreranno in mio soccorso“. Eppure, ancora una volta, nessuno al momento è riuscito a incrinare l’epocale feeling di RoboNole con il continente australiano, e dire che tra le polemiche, le invidie e le ripicche attorno all’affaire bolle, le faide tra associazioni sindacali e i malcelati risolini a fronte di infortuni definiti quando è andata bene presunti da molti colleghi e osservatori, di ostacoli ce ne sarebbero stati, anche off court.

Sì, non posso negare che non sia stato semplice, soprattutto nella preparazione, anche se quando gioco una partita non penso a quello che succede o è successo fuori dal campo. E comunque ciò che è successo in campo è bastato a occupare totalmente i miei pensieri. Ho avuto un tabellone duro, è stato uno degli Open d’Australia più faticosi della mia vita. Chardy, Tiafoe, Fritz, Raonic, Zverev, tutti grandissimi battitori, tutti giocatori molto potenti che ti lasciano poco margine d’errore. Ho passato momenti difficili, specie con Fritz, perché non sono abituato a subire infortuni gravi durante le partite. Mi chiedete se adesso posso dire che tipo di guaio fosse? No, preferisco non parlarne fino alla fine del torneo. Comunque non è stato facile venirne fuori, sono fortunato ad avere un fisico che recupera velocemente“.

Favorito è favorito, chiunque si troverà di fronte in finale. “Non mi piace mettere le mani avanti, ma non lo penso. La regola aurea dice che chiunque arrivi in fondo in un Major è un giocatore di statura mondiale, un campione provvisto di armi per mettere in difficoltà chiunque, me per primo. Medvedev credo sia l’uomo da battere, è in striscia aperta da non so quanto tempo, ha chiuso la scorsa stagione meglio di tutti e mi ha battuto in due alle Finals. Ha un gran servizio, per essere così alto si muove alla grande e pur avendo uno dei rovesci più incisivi del circuito è riuscito a migliorare tremendamente anche il dritto. Solido, in fiducia, avversario temibilissimo“.

E se Tsitsipas compisse un altro miracolo? “Sarà una sfida aperta, me la godrò tutta davanti alla tv. So che tra loro c’è una forte rivalità legata a qualche episodio controverso avvenuto in passato, quindi prevedo grande tensione agonistica. Anche Stefanos è in fiducia, e non potrebbe non esserlo dopo aver rimontato due set a Rafa Nadal. Il suo gioco non ha buchi, fa tutto bene e ha molta fantasia. Chi vincerà orienterà il mio allenamento di sabato, perché dovrò scegliere contromisure specifiche“. Chiunque sia sarà dura, dice Nole. Visto il suo score a Melbourne, però, non avremmo fatto carte false per trovarcelo dall’altra parte della rete in finale.

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