Al torneo di Montecarlo i tennisti vaccinati non dovranno fare la quarantena

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Al torneo di Montecarlo i tennisti vaccinati non dovranno fare la quarantena

Saranno liberi una volta eseguito il tampone. Inoltre non saranno più inclusi fra i contatti ravvicinati di individui poi risultati positivi al Covid

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Fabio Fognini - Montecarlo 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Con percentuali sempre più alte di popolazione che hanno ricevuto il vaccino contro il Covid-19, l’ATP ha deciso di fare una concessione ai tennisti già inoculati: a partire dal torneo di Montecarlo, infatti, non dovranno più fare la quarantena in seguito al tampone.

Come riportato, fra gli altri, da Simon Briggs del Daily Telegraph, chi arriverà nel Principato già vaccinato dovrà comunque essere testato, ma non sarà costretto ad auto-isolarsi in attesa dei risultati (si parla di almeno cinque ore). A prima vista potrebbe sembrare una piccolezza, ma per atleti che si spostano con la frequenza dei tennisti, che devono sempre adattarsi a nuove condizioni nel giro di poco, si potrebbe trattare di un importante vantaggio nei confronti della concorrenza.

Questa decisione rientra nelle logiche degli aggiornamenti del protocollo anti-Covid da parte dell’associazione giocatori, nei quali si legge: “Chi avesse completato il processo vaccinale sarà esentato dalla quarantena dopo la PCR sostenuta all’arrivo presso il sito del torneo”. Questo significa che l’eccezione verrà applicata a chi avrà ricevuto entrambe le dosi di un vaccino a doppia inoculazione (come Pfizer o Astrazeneca) o la singola dose di uno come Johnson and Johnson; questi tennisti verranno inclusi nella ATP Testing Exemption List.  

Inoltre, i giocatori (e membri del loro staff) che si sono vaccinati non potranno più essere identificati come contatti ravvicinati per individui poi risultati positivi al coronavirus – diversi giocatori sono stati costretti a saltare degli eventi per questo motivo, da Paire allo US Open a Dzumhur alle qualificazioni del Roland Garros, per arrivare a tutti i passeggeri dei tre voli diretti a Melbourne per l’Australian Open che hanno ravvisato casi di positività, visto che su oltre 70 atleti l’unica che ha poi effettivamente preso il Covid è stata la spagnola Paula Badosa.

I giocatori che hanno ricevuto l’inoculazione sono stati invitati a mandare dei certificati ai medici ATP, così da garantire loro un riconoscimento ufficiale valido per tutti i tornei. Allo stesso tempo, è stata creata un’altra lista di giocatori esentati dal tampone: chi è risultato positivo negli ultimi tre mesi e non è più sintomatico, infatti, non avrà bisogno di fare il tampone.

L’unica problematica di questa iniziativa riguarda le diverse velocità con cui i vari Paesi si stanno muovendo nell’inoculare la popolazione: al momento un tennista americano potrebbe essere avvantaggiato rispetto agli altri, visto che negli Stati Uniti il ritmo delle vaccinazioni è molto più elevato e aperto a candidati più giovani, ed è quindi più probabile che un atleta sia già riuscito a vaccinarsi. Allo stesso tempo, però, l’ATP vorrebbe introdurre dei test antigenici: questi danno risultati in 15 minuti, così da ridurre potenziali svantaggi per chi non avesse avuto modo di procurarsi un appuntamento per il vaccino. Non è chiaro però se verranno già utilizzati nel Principato.

Questo nuovo sviluppo è significativo perché ci mostra come l’esitazione vaccinale nel tennis in realtà difficilmente sarà un problema, perché è altamente improbabile che gli atleti possano decidere di non vaccinarsi se i tornei offriranno questo tipo di vantaggio a chi ha ricevuto le inoculazioni. Può inoltre darsi che nei prossimi mesi i governi locali pongano l’avvenuto vaccino come conditio sine qua non per partecipare ai vari eventi sui rispettivi suoli nazionali, decisione che spegnerebbe ulteriormente il dibattito.

Nel frattempo, il nuovo presidente della federtennis francese Gilles Moretton ha parlato del preoccupante aumento di casi che sta avvenendo in Francia, dove si paventa l’ipotesi di un nuovo lockdown (il torneo di Montecarlo in realtà si svolge su suolo francese, a Roquebrune-Cap-Martin), rassicurando (ma fino a un certo punto) sullo svolgimento del Masters 1000: Al momento stiamo rispettando i tempi, ma, se venisse deciso di implementare un lockdown di due mesi, chiaramente dovremmo agire di conseguenza – lo scenario peggiore sarebbe la cancellazione del torneo, ma non oso pensarci.

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