Miami, Sinner cambia la semifinale in un game: Bautista battuto, l'Italia è in finale

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Miami, Sinner cambia la semifinale in un game: Bautista battuto, l’Italia è in finale

Jannik Sinner rimonta un ottimo Bautista Agut: a soli 19 anni giocherà la sua prima finale in un Masters 1000, alla sua terza partecipazione

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Jannik Sinner - ATP Miami 2021 (via Twitter, @atptour) (1)
 

[21] J. Sinner b. [7] R. Bautista Agut 5-7 6-4 6-4

Una prestazione da incorniciare per la determinazione messa in campo contro un avversario che fa della solidità la sua arma principale: è (anche) così che Jannik Sinner si è conquistato il pass per la sua prima finale in un Masters 1000, superando in due ore e mezza Roberto Butista Agut e confermando quindi il risultato del confronto di Dubai, vinto 7-5 al terzo set.

Un incontro caratterizzato da un livello molto alto anche se non spettacolare in senso stretto con un saldo winner-unforced negativo per i due, estremamente equilibrato e deciso su pochissimi punti, in cui l’iniziativa è stata molto più spesso nelle mani di Jannik di fronte a un Bautista al solito molto attento a limitare i rischi contenendo l’aggressività azzurra; entrambi capaci di alzare il livello nei momenti più importanti, in questa sfida nella sfida è emersa la risolutezza eccezionale di un Jannik che era sembrato a un passo dal lasciare via libera all’avversario nel secondo set e che nel terzo si è trovato dietro di un break. È invece venuto fuori alla distanza con una prova di carattere che quel non sei umano pronunciato da Bublik non è più sufficiente a rendere l’idea. Ma è umano Jannik, un umano che sa soffrire ma non si dispera e riesce a trovare la lucidità per mettere in campo le contromisure necessarie.

Dopo un inizio di stagione controverso, con il sofferto titolo di Melbourne 1 a cui era fin troppo immediatamente seguita la sconfitta all’esordio dell’Australian Open, il match “sbagliato” perso contro Bedene e quello brutto vinto con Barrere, Sinner riporta quindi l’Italia in finale a un “Mille” a due anni di distanza dall’impresa monegasca di Fabio Fognini, primo azzurro a riuscirci nella storia dell’ATP Tour. Succede a Miami, dove tre dei più quotati pretendenti a subentrare ai Fab Four (o Big 3, quasi Last 2) non riescono a vincere neanche se ci sono solo loro – ma, forse, proprio perché ci sono solo loro. In un percorso che lo ha visto superare avversari estremamente diversi fra loro come Gaston, Khachanov, Ruusuvuori e Bublik, Jannik è venuto a capo anche del penultimo ostacolo, quel Bautista Agut autore dell’eliminazione del primo favorito del seeding e n. 2 del mondo Daniil Medvedev.

IL MATCH – Jannik risparmia le decisioni, lasciando che sia l’altro a scegliere “testa o croce” (sbagliando) e poi di rispondere (indovinando, come vedremo). Temperatura e umidità fanno registrare valori più che accettabili ma soffia un po’ di vento, e l’inizio in spinta dell’azzurro deve fari i conti con l’imprecisione del dritto che gli costa rapidamente il primo game; due opportunità consecutive per il rientro istantaneo se ne vanno allo stesso modo e comincia l’inseguimento meditato di un Bautista che ha raggiunto la sua velocità di crociera un paio di secondi dopo che l’arbitro Adel Nour ha annunciato “play”. La grafica mostra che, nel corso del torneo, il diciannovenne di Sesto ha colpito una palla su tre con i piedi all’interno della riga di fondo, obiettivo che vale particolarmente contro un avversario che va aggredito con giudizio, uno degli equilibri più complicati da trovare sul campo da tennis. Jannik ci riesce al sesto gioco, con quell’emblematico scambio da 26 colpi chiuso con il vincente di dritto che risulterà determinante per agguantare il temporaneo pareggio. RBA capisce che deve metterci qualcosa in più, così il game successivo si allunga pericolosamente, ma il nostro cancella con coraggio le tre palle break. Non riesce però a salvare l’ultimo turno di battuta, quando il trentaduenne di Castellon veste i suoi panni migliori: spinge quando deve e non sbaglia sul punto che lo riporterà avanti, al contempo evitando di offrire palle attaccabili. Servendo per il set, Roberto vince in modo spettacolare i primi due punti, ma l’impressione è che un Sinner più deciso – a rete prima e raggiungendo la smorzata poi – gli avrebbe impedito di fare il fenomeno e ritrovarsi in discesa per il 7-5. Ha tirato più vincenti, Jannik, ma ha sbagliato molto di più, mentre l’altro è andato poche volte alla ricerca delle righe.

Nel secondo parziale, al settimo game, Jannik sembra pagare mentalmente la solidità dimostrata da Bautista per tenere ai vantaggi il precedente turno di battuta e si trova davanti uno 0-40 potenzialmente esiziale. Nonostante non abbia risparmiato anche in questi giorni prove di indiscutibile determinazione, sorprende ancora come riesca a riaccendersi e a risalire fino alla parità dominando gli scambi. RBA sceglie giustamente di fare qualcosa in più per prendersi il vantaggio esterno, ma ancora tre punti vincenti (o quasi) del teenager rimettono tutto a posto. Uno scambio vinto a rete da Sinner con una volée di autodifesa personale accende anche il gioco successivo, ma la chance dell’allungo ben creata sfuma con il rovescio che finisce largo.

Il doppio fallo che apre il nono gioco fa sentire a Bautista il profumo dell’occasione: non esita allora, cerca e si prende anche il secondo punto, ma di nuovo il nostro lo rimette in riga, per poi fargli vedere che è un gioco di cui anch’egli ha capito le regole e, anzi, gli riesce pure meglio: aggredisce, Sinner, aggredisce ancora e alla fine arriva anche l’errore spagnolo che vale il 6-4. Pochi minuti prima sembrava non averne più in termini di energie mentali, invece è rientrato con prepotenza devastante. Undici vincenti come nel primo set (3 per Bautista), molti meno errori – la precisione del dritto fa la differenza – e vantaggio importante negli scambi oltre i nove colpi.

Bautista Agut va in bagno e torna pronto a ricominciare dall’inizio, aspettando e incamerando inesorabile come un esattore dei tributi quel gioco che lo porta avanti, come se ciò bastasse a impressionare minimamente questo Sinner che, infatti, rientra sul 3 pari anche con l’aiuto di un dritto steccato che risulta vincente. Siamo agli ultimi game, si prospetta un finale in volata, forse una replica di Dubai o addirittura un tie-break che metterebbe a dura prova le coronarie degli appassionati. E invece. Sinner tiene per il 5-4 e, nel game di risposta, non lascia un attimo per pensare, no, per respirare a Bautista e lo travolge a suon (e che dolce, feroce suono) di vincenti.

Una grande prova, mostrando come già fatto in questi giorni la volontà di prendersi qualche punto a rete senza lasciarsi frenare da alcuni esiti non proprio da manuale. In finale, Jannik affronterà il vincente dello scontro fra Hubert Hurkacz, il meno atteso tra gli ultimi quattro, e Andrey Rublev, n. 8 del mondo, la classifica più alta in queste semifinali, che rifugge la parte del favorito dopo aver constatato quello che è successo a chi l’ha preceduto in quel ruolo.

LE PAROLE DI SINNER – Le sensazioni: “Non è facile giocare la prima semifinale in un Masters 1000 e Roberto è un giocatore molto solido, quindi uscire vincitore oggi significa molto per me”. La rimonta: “All’inizio eravamo entrambi un po’ tesi, poi abbiamo giocato meglio, anche se non era facile per il vento. Ho cercato si servire meglio, di muoverlo un po’ di più, di mischiare le carte e credo sia stata questa la chiave”. Quel fantastico ultimo game: “Grazie al gioco precedente quando ero in battuta, ho trovato bene il ritmo, poi lui ha servito delle seconde e ho semplicemente cercato di cogliere l’occasione aggredendo perché ero comunque avanti 5-4 e credo sia stata la decisione giusta”.

Il tabellone completo

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