I numeri della settimana: Hubi e Jannik, amici-rivali

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I numeri della settimana: Hubi e Jannik, amici-rivali

La finale del primo Masters 1000 del 2021 ha messo di fronte due ragazzi che si conoscono molto bene… Sinner ha già un rendimento da Top 10

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1- il torneo nel quale Hubert Hurkacz, prima di giocare a Miami, aveva sconfitto almeno due top 20 nel corso della stessa competizione (era accaduto solo alla ATP Cup 2020, quando aveva superato Thiem e Schwartzmann). In Florid,a il 24enne di Wroclaw ha dato una svolta alla sua carriera e giocando il Miami Open da 37 ATP è divenuto il giocatore con la decima peggior classifica a vincere un Masters 1000 (il record in tal senso è di Roberto Carretero che da 143° giocatore al mondo nel 1996 vinse Amburgo in finale su Alex Corretja). Per riuscirci, dopo aver eliminato al primo turno Denis Kudla, Hurkacz in Florida ha superato cinque giocatori dalla classifica migliore della sua. Nell’ordine, Shapovalov (contro il quale aveva perso nettamente a Dubai la settimana precedente), Raonic (trovandosi a due punti dalla sconfitta sul 5-6 15-30 del terzo set, prima di prevalere al tie- break), Tsitsipas (rimontando un set e un break al greco, che lo aveva sconfitto in cinque dei sei precedenti scontri diretti), Rublev (sconfitto per la seconda volta dopo il successo ottenuto lo scorso settembre a Roma), e Sinner in finale.

Hurkacz, che da junior non aveva mai fatto cose egregie (è stato al massimo 29° in questa categoria) ha avuto qualche difficoltà nel passaggio al professionismo, riuscendo “solo” a ventun anni, nel 2018, a fare il salto nel grande tennis: quell’anno è passato dal 218 ATP col quale tre anni fa aveva aperto la stagione, all’ingresso nei primi cento che gli aveva consentito anche la partecipazione alle ATP Next Gen Finals, dove si faceva conoscere al grande pubblico italiano e internazionale. La vera esplosione di Hubert è arrivata però tra febbraio e marzo del 2019: a Dubai sconfiggeva per la prima volta in carriera un top 50, ma non uno qualunque, bensì l’allora 6 ATP Kei Nishikori. Nel torneo successivo, a Indian Wells, per la prima volta raggiungeva i quarti in un Masters 1000, mostrando progressi evidenti, poi confermati nell’agosto di due anni fa dal primo titolo della carriera, l’ATP 250 vinto a Winston Salem in finale su Benoit Paire: risultati decisivi per chiudere l’annata nella top 40. Nel 2020, dopo un buonissimo inizio nella trasferta australiana (tra ATP Cup e seconda semifinale della carriera nel circuito maggiore, raggiunta a Auckland) era calato di rendimento e anche in seguito alla ripresa del circuito dopo la sospensione dovuta alla pandemia, non aveva più vinto tre partite di fila.

La svolta nel primo torneo giocato quest’anno, l’ATP 250 di Delray Beach, conquistato superando nell’atto conclusivo Korda. Quel che era sempre mancata a “Hubi” era in realtà la continuità di rendimento, una mancanza che gli aveva impedito di arrivare alle seconde settimane di uno Slam e, prima di Miami, di vincere consecutivamente partite contro i migliori colleghi del circuito. E dire che picchi di rendimento avevano già consentito a Hurkacz di superare ben sette volte dei top ten (ha un bilancio di 2-0 oltre che con Rublev, anche con Thiem e Bautista Agut), ma, prima di Miami, a Hubert era mancata la continuità di risultati necessaria per imporsi nei tornei importanti.

Hubert Hurkacz e Jannik Sinner – Miami 2021 (via Twitter, @atptour)

Da questa settimana è il sedicesimo giocatore al mondo: vedremo se l’importante successo lo aiuterà a trovare la spinta per dare ulteriore lustro alla scuola polacca, che nel femminile ha goduto durante lo scorso decennio dei successi dell’ex 2 WTA Agnieska Radwanska, ma che nel settore maschile negli ultimi anni aveva avuto lampi molto sporadici solo da Janowicz (finalista a Parigi Bercy nel 2012 e semifinalista a Wimbledon l’anno successivo, best career ranking 14 ATP) e Kubot (quest’ultimo soprattutto in doppio, dove tre anni fa è stato numero 1 al mondo). Da quando però esistono le classifiche ufficiali la Polonia in singolare ha avuto un solo suo rappresentante nella top ten del ranking ATP, Wojtek Fibak (che vi entrò nel 1977), il quale è stato vincitore di quindici tornei del circuito maggiore a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta.

2225 – i punti guadagnati da Jannik Sinner da gennaio 2020 ad oggi. Per capire quanti siano, è sufficiente confrontare i risultati dell’azzurro con quelli ottenuti nello stesso periodo dei suoi colleghi e notare come negli ultimi quindici mesi in tutto il circuito ATP solo nove tennisti abbiano fatto meglio dell’azzurro. Al fine di approfondire in tal senso la molto precoce maturazione tennistica dall’allievo di Riccardo Piatti, abbiamo costruito un ranking, sicuramente imperfetto (conteggia due volte i punti ottenuti nei tornei che si giocano nei primi tre mesi della stagione) ma simile – per numero di Slam e di tornei complessivamente giocati – a quello usato precedentemente alla pandemia. Quantomeno lo è sicuramente di più del metodo di calcolo attualmente utilizzato dall’ATP o anche di una classifica stilata con i risultati delle ultime cinquantadue settimane effettive, visto che da metà marzo sino a fine agosto 2020 il circuito si è fermato.

Con la nostra classifica, della quale elenchiamo la top 50 completa, Jannik sarebbe nella top 10 e avrebbe più consistenti onori e benefici (relativamente all’assegnazione di vantaggiose teste di serie nei tornei più importanti) di quelli di cui gode con la pur buonissima 23° posizione che l’ATP gli assegna questa settimana. Nell’ultima colonna, quella con il gradiente di colori, si va dal bianco al rosso in base a quanto si è stati penalizzati dal nuovo ranking ATP: il più avvantaggiato è Federer, mentre i due tennisti a cui è stato tolto di più sono Martinez e Musetti.

Del resto Sinner, da gennaio dell’anno scorso, ovvero da quando da pochi mesi si era affacciato nel circuito maggiore e nella top 100 (dove sosta ininterrottamente da novembre 2019), ha già messo in bacheca due titoli (a novembre 2020 a Sofia e a gennaio in Australia), raggiunto il primo quarto di finale in uno Slam (al Roland Garros , impegnando duramente Nadal per due set), la prima finale in un Masters 1000 (la scorsa settimana a Miami), ha sconfitto top 10 (Goffin a Rotterdam, Zverev sulla terra parigina e Tsitsipas a Roma) in tre delle sette occasioni che li ha incontrati, e ha avuto la meglio in quattro occasioni su sei contro rivali con una classifica tra la undicesima e la ventesima posizione del ranking ATP.

Nella Race di questa settimana Jannik è settimo e a Miami, alla prima finale importante affrontata ad appena 19 anni e mezzo, si è arreso a un giocatore, Hurkacz – anch’egli penalizzato dall’attuale metodologia utilizzata dall’ATP per il calcolo della classifica, anche se meno di Sinner – non famoso al grande pubblico. Confrontando la nostra classifica con quella utilizzata dall’ATP, balza subito all’occhio che in top ten il più penalizzato dal regolamento introdotto dopo la sospensione del circuito a causa della pandemia è Rublev: il russo è terzo considerando i risultati da gennaio 2020 ed è invece “solo” ottavo nel ranking ufficiale. Anche Milos Raonic è decisamente danneggiato dalle nuove regole: il canadese è nono con soli 90 punti in più di Sinner, ma risulta solo diciannovesimo per il computer che redige la classifica.

Passando ad osservare i nostri giocatori si nota che, utilizzando il ranking dei risultati ottenuti da gennaio 2020 in poi, avremmo un giocatore in più nella top 50 (Musetti, 38° nel nostro ranking ‘alternativo’) rispetto a quanto accade nella graduatoria ufficiale: si arriverebbe a cinque presenze azzurre, come riesce ai soli statunitensi, che però non hanno nessun loro rappresentante tra i primi 30 per rendimento. Berrettini e Fognini perdono una ventina di posizioni ciascuno nella nostra classifica (soprattutto a causa dei problemi fisici che li hanno costretti a ridurre la loro attività), mentre Sonego è 34° in entrambe le graduatorie. Tornando a Musetti, il giovane toscano è gia stato capace di battere un top ten (Schwartzman), due top 20 (Wawrinka e Dimitrov), tre top 50 e ulteriori sei volte tennisti tra la 51° e la 100° posizione del ranking (e di raggiungere prestigiosi piazzamenti come gli ottavi al Masters 1000 di Roma e le semifinali all’ATP 500 di Acapulco e all’ATP 250 di Santa Margherita di Pula). Il futuro, da qualsiasi angolazione lo si veda, sembra essere promettente per il tennis maschile italiano.

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