La crescita di Sinner passa anche dal… logo

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La crescita di Sinner passa anche dal… logo

L’accresciuta popolarità del tennista italiano non può prescindere da un percorso fuori dal campo È in questa direzione che si configura la nascita del logo di Jannik Sinner

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Che Jannik Sinner sia, al momento, il giovane tennista più in vista del circuito è cosa ormai risaputa. Le sue recenti prestazioni lo hanno consacrato al grande pubblico, tanto che Sinner è ormai un personaggio conosciuto anche fuori dall’ambito degli appassionati di tennis. Giusto così, aggiungeremmo noi. Da troppo tempo si aspettava un lampo di luce nel panorama tennistico italiano, e il fatto che quel bagliore adesso sia visibile a molti non può che rafforzare la sua identità.

Ma Sinner non è ormai “solo” un tennista. È un personaggio pubblico, se volete già sulla strada per diventare una piccola multinazionale, con al suo interno diverse figure di rilievo che, oltre all’aspetto tecnico, curano e amplificano il brand Sinner – il cui valore è stato già quantificato nell’ordine dei due milioni a stagione. E per essere brand tout court, diventa quasi imprescindibile avere anche un logo, segno distintivo ed elemento preponderante dal punto di vista commerciale a riprova della grande macchina organizzativa che sta dietro al tennista di San Candido.

Sinner, precursore in campo, lo è altrettanto al di fuori dello stesso: diventa infatti uno dei tennisti più giovani ad avere già un logo. Lo ha presentato lo stesso Jannik su Instagram, pubblicando una clip di sessanta secondi che si conclude con l’immagine del logo, formato dalle lettere J e S che si uniscono a formare l’immagine stilizzata di una volpe.

Certo i più famosi ad avere un logo sono i soliti quattro, Novak Djokovic, Rafael Nadal, Roger Federer e Andy Murray, ma tra i primi giocatori del mondo anche Tsitsipas e Wawrinka ne hanno uno che campeggia sulla prima pagine del sito ufficiale. Tra gli italiani, anche Thomas Fabbiano e Marco Cecchinato hanno fatto questa scelta. Nessuna correlazione diretta tra la cura dell’immagine e i risultati sul campo (presenti e futuri), s’intende, ma una cosa va detta: noi giornalisti possiamo sbagliarci (eh sì, capita!), ma più difficilmente sbagliano gli sponsor che scelgono di investire, inevitabilmente più attratti da chi – oltre a ottenere risultati sul campo e prometterne anche in futuro – cura e coltiva la propria immagine fuori dal campo. Capitalizzando al massimo l’effetto dirompente sulla propria fan base (334.000 follower su Instagram, ad oggi; un anno fa erano circa un terzo) che, non abbiamo dubbi in tal senso, è destinata a crescere. Tanto.  

Carlo Galati

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