È insita nel concetto stesso di sport. Non riusciremmo a immaginare nessuna attività agonistica sportiva che possa prescindere da una graduatoria. Si compete anche per quello; per far sì che il proprio valore sul campo possa essere estrinsecato in qualcosa che dia un senso alle fatiche e un gusto ancora più particolare alle vittorie, permettendo di superare il confine puramente edonistico del labile piacere della vittoria, per concretizzarsi in qualcosa di concreto.
“In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro”; questo mantra cinematografico motivazionale, libera citazione di “Any Given Sunday” (Regia Oliver Stone, 1999), raffigura pienamente lo sforzo che ogni agonista compie per primeggiare, quello sforzo che sta dietro ad ogni piccolo passo in avanti. Basta concettualmente sostituire centimetri con una posizione in classifica e il gioco (più o meno al massacro, fate voi) è fatto.
Concretizzando il tutto e riportandola nel concetto più caro ai lettori di Ubitennis, mai come in questo periodo storico, la classifica ATP sorride ai colori azzurri. Sono infatti ben dieci i giocatori italiani a rappresentare il tennis nostrano nelle prime 100 posizioni, quattro addirittura tra i primi 30, segno tangibile dello stato di forma della racchetta maschile italiana. Il capofila nel ranking è Matteo Berrettini (numero 10) seguito da Fabio Fognini (18). Appena più dietro, Jannik Sinner (22) seguito da Lorenzo Sonego (28), poi più distaccato Stefano Travaglia (67). A completare il quadro dei ’10 cavalieri azzurri’ sono Lorenzo Musetti (84), Salvatore Caruso (89), Marco Cecchinato (92), Andreas Seppi (96) e Gianluca Mager (97): pas mal, direbbero gli amici transalpini considerando anche solo l’età media dei singoli giocatori.
Tutto molto bello fin qui. Ma ci siamo chiesti, qual è l’appeal di questi giocatori nei confronti del pubblico? Se prendessimo gli stessi dieci e stilassimo una classifica in base a quella che è la fan base di ognuno di loro, cosa otterremo? Chi, tra questi, è il tennista con più follower? Ci ha aiutato a rispondere la ricerca in tal senso portata avanti dalla IQUII Sport, società che si occupa di trasformazione digitale a supporto di atleti e team per misurare il dato di fan engagement. Il risultato che ne viene fuori è abbastanza sorprendente e ve la mostriamo:
Il leader indiscusso di questa classifica è Fabio Fognini che, sommando i follower di Instagram e Twitter, supera abbondamene i 675.000 fan. Ben distanziato al secondo posto (ma crediamo con ottimi margini di miglioramento) troviamo Jannik Sinner con “soli” 363.000 fan (340.000 dei quali su Instagram, dove un anno fa erano appena un terzo). Completa questo particolare podio Matteo Berrettini che somma quasi 239.000 follower. Chiude questa speciale classifica Gianluca Mager che può contare una fan base stimata in circa settemila unità.
“Il successo che sta avendo Sinner e la performance di sabato 10 aprile di Sonego che vola in finale all’ATP 250 di Cagliari, sono tutti segnali che il movimento del tennis italiano è in salute, forse come non lo è mai stato dagli anni ’70-’80 e questo si riflette nei numeri che ritroviamo nel ranking social da noi sviluppato”. Queste sono le parole di Fabio Lalli, Chief Business & Innovation Officer di IQUII, raggiunto telefonicamente per un commento a questa particolare classifica. “La nuova generazione ha una forte prospettiva di coinvolgimento digitale attraverso le piattaforme come Twitter o Instagram e questo è un grande volano per il tennis in Italia e per le opportunità di sponsorizzazione legate ai giovani atleti emergenti, soprattutto in prospettiva delle Nitto ATP Finals di Torino del prossimo novembre”.
È indubbio quindi che l’attenzione al tema sia giustamente massima, perché è inevitabile che il tennista di oggi debba essere ancora più attento che in passato alla propria immagine e che il focus sulla propria reputazione sui social media sia da considerare come elemento imprescindibile. In tal senso si inserisce anche l’operazione compiuta dallo staff di Jannik Sinner di dotarsi di un logo. Sebbene Jannik abbia specificato da Montecarlo che il logo ha la funzione di supportare una iniziativa benefica di recente ideazione, resta il segno concreto dell’attenzione che l’atleta, il tennista e l’uomo devono riservare a dei canali di comunicazione diretta che rappresentano il tornaconto della propria attività, fuori e dentro il campo. Parafrasando nuovamente “Any Given Sunday” e con un minimo di licenza più o meno poetica potremmo dire: “È il marketing ragazzi, è tutto qui”.
Articolo a cura di Carlo Galati