Uno squarcio nelle bolle: l’ATP è pronta ad alleggerire il protocollo dei tornei

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Uno squarcio nelle bolle: l’ATP è pronta ad alleggerire il protocollo dei tornei

SPONSORIZZATO – Maggiore libertà ai giocatori e regole meno stringenti in tema di tamponi e controlli, soprattutto ai vaccinati. Aperture già dopo Roma: un peccato non sfruttare a pieno la flotta che BMW ha messo a disposizione degli Internazionali

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Rafa Nadal - Internazionali d'Italia 2020 (foto Giampiero Sposito)
 


Se n’è scritto tanto e parlato altrettanto. I giocatori in primis hanno lanciato diversi segnali di malcontento e malessere; ultime in tal senso, in ordine cronologico, sono le dichiarazioni di Alexander Zverev, che ha ripreso un discorso più ampio dell’amico e collega Dominic Thiem, sconfitto in semifinale a Madrid. Poco prima di tornare in campo, Thiem aveva ammesso di sentirsi come in una buca figlia di un malessere psicologico derivante anche dalle difficili condizioni di gioco e di (non) vita attorno ai tornei.  

Campo da gioco-albergo o albergo-campo da gioco. Invertite pure l’ordine dei fattori, il risultato sarà sempre lo stesso e potrebbe vedere alla lunga sconfitto il tennis… e solo il tennis. Ce lo aveva confidato anche Salvatore Caruso, un paio di mesi fa, paragonando la pratica del tennis agonistico senza pubblico e in bolla alla routine di un impiegato che si reca in ufficio a timbrare il cartellino. Impossibile, quindi, non pensare che tutto ciò possa avere, nel medio-lungo periodo, ripercussioni sulla tenuta psicologica anche dei migliori, come successo a Thiem. Anche di coloro che della forza mentale hanno fatto una strenua arma di attacco e di difesa, in base ai momenti del match. 

Proprio in considerazione di tutto questo, e del fatto che la situazione in alcune aree del mondo è in netto miglioramento grazie (tra le altre cose) al manifestarsi degli effetti delle campagne vaccinali, l’ATP sembra voler adottare misure meno stringenti nella gestione del off the court dei tennisti, allentando la pressione e permettendo agli stessi di riassaporare, almeno in parte, un po’ di quel vecchio modo di vivere i tornei.

Il primo provvedimento, così come segnalato da Stephanie Myles in un articolo apparso su Open Court che anticipa alcune di queste misure, riguarderà l’uso dei test rapidi antigenici – da effettuarsi ogni due giorni – in luogo del tampone molecolare ogni quattro giorni. Quest’ultimo, basato sulla tecnologia PCR, offre sicuramente maggiore affidabilità ma è meno adatto a dare delle risposte in tempi rapidi. 

Un’altra novità dovrebbe riguardare la gestione della sintomatologia degli atleti; qualora infatti un tennista dovesse mostrare sintomi riconducibili all’infezione da COVID-19, non verrebbe automaticamente escluso dal torneo come è accaduto sinora. Laddove i risultati del tampone molecolare non arrivassero in tempo, per il nuovo protocollo dovrebbe essere sufficiente il risultato del test rapido per confermare l’eventuale negatività e dunque autorizzare il giocatore a scendere in campo.

Daniil Medvedev, escluso dal torneo di Montecarlo dopo la positività al coronavirus

Il nuovo approccio prevede anche una diversa gestione dei tennisti vaccinati. Dopo un periodo di 14 giorni dalla seconda dose (o dalla prima, in base alla tipologia di vaccino) si potrà richiedere l’esenzione dall’iter di monitoraggio durante i tornei, il tutto per un periodo massimo di sei mesi dalla somministrazione del vaccino. L’esenzione non sarà valida per i tornei in cui il test dovesse rimanere conditio sine qua non per l’ingresso nel paese, e comunque non autorizzerà in nessun caso ad aggirare le norme di buon comportamento interiorizzate in questo ultimo anno: dal distanziamento sociale all’obbligo di mascherina, passando per l’invito a evitare gli assembramenti. Il tutto, ovviamente, non tiene in considerazione eventuali misure specifiche in caso di diffusione di altre varianti del coronavirus, ma questo è un altro discorso.

RITORNO ALL’ANTICO – Ai giocatori infine, ed è forse la parte che ci interessa di più, verrà concessa una maggiore libertà al di fuori del perimetro del torneo. Potranno andare a shopping, visitare le città e le (eventuali) spiagge o piscine, andare a cena fuori e addirittura scegliere in autonomia l’albergo dove soggiornare. In sostanza, i sapori di un tempo, che dai profili social di alcuni giocatori tra Madrid e Roma sembrano comunque già parzialmente ritornati, seppure la policy attuale sia ancora quella dei tornei in bolla. Abbiamo visto alcune giocatrici scattarsi fotografie nel centro di Madrid e altre immortalarsi a Piazza San Pietro; insomma, sembra che il torneo stia vivendo una fase transitoria in cui alcuni comportamenti, in teoria sconsigliati, iniziano a essere tollerati.

Da quando sarà possibile spostarsi davvero in piena libertà? I primi tornei a usufruire di queste misure più light dovrebbero essere Ginevra e Lione, subito dopo la fine del torneo di Roma. Un vero peccato per i tennisti di scena al Foro Italico, che non potranno avere la piena possibilità di assaporare la Dolce Vita di felliniana memoria, passando sotto il Colosseo o lungo i Fori Imperiali. Tra le altre cose, non potranno girare per la Città Eterna a bordo della flotta che BMW – partner ufficiale del circuito ATP – ha messo a disposizione dell’organizzazione per il servizio di transportation di atleti e addetti ai lavori.

Il servizio sarà effettuato con diverse vetture della gamma I che la casa tedesca ha studiato e realizzato con l’obiettivo di coniugare la guidabilità, la bellezza e il confort (da sempre elementi distintivi di BMW) alla sostenibilità ambientale. Ne è un esempio la M850i ​​xDrive Gran Coupé, vinta da Basilashvili nella finale del BMW Open di Monaco di Baviera. Di sicuro vivere la Roma primaverile in condizioni di maggiore libertà sarebbe stato diverso, più bello. Abbiamo persino idea di credere che tutto ciò avrebbe fatto tornare la voglia di giocare (e vincere) anche a Benoit Paire, che ha ritrovato parzialmente il sorriso a Madrid grazie al ritorno del pubblico sugli spalti.

Da questa nouvelle vague, non essendo sotto il controllo diretto dell’ATP, si sono subito smarcati i due Slam europei, Roland Garros e Wimbledon, che hanno fatto sapere che continueranno a seguire il protocollo tuttora in vigore anche – soprattutto per quanto riguarda la scelta dell’alloggio, che continuerà ad essere a discrezione dell’organizzazione. Con buona pace di quanti, soprattutto a Wimbledon, facevano della scelta dell’appartamento a due passi dall’All England Lawn Tennis and Croquet Club una tappa di avvicinamento fondamentale e imprescindibile per preparare al meglio il torneo più prestigioso del mondo. Insomma, un altro piccolo pezzo di tradizione che salta in attesa di tornare a caratterizzare Wimbledon (si spera) nel 2022. Accontentiamoci del fatto che quest’anno il torneo londinese è salvo; dopo la sofferta decisione di cancellare l’edizione del 2020, vedere i campi in erba più famosi del mondo nuovamente frequentati dai campioni non è una notizia da poco.

Carlo Galati

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