Mouratoglou: "Il tennis italiano ora fa invidia. E una vittoria Slam può arrivare"

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Mouratoglou: “Il tennis italiano ora fa invidia. E una vittoria Slam può arrivare”

Esclusiva con il noto coach francese, che ci racconta il suo Ultimate Tennis Showdown: “Vogliamo rendere il nostro sport più appetibile per i giovani”

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Patrick Mouratoglou
 

Coach di enorme successo, imprenditore, commentatore televisivo. Il biglietto da visita di Patrick Mouratoglou, 51 anni da compiere l’8 giugno, era già sufficientemente ricco; ma da circa un anno a questa parte l’allenatore di Serena Williams ha aggiunto alla lista delle sue molteplici attività legate al tennis il ruolo di direttore di un torneo, l’Ultimate Tennis Showdown, assolutamente sui generis. La quarta edizione della competizione è andata in scena lunedì 24 e martedì 25 maggio nella sua Mouratoglou Academy, sterminato complesso sportivo in quel di Biot (Francia): a sollevare il trofeo è stato il francese Corentin Moutet, venuto a capo di un campo partecipanti di tutto rispetto e abile a destreggiarsi tra le regole innovative che caratterizzano questa esibizione, pensate per rendere il tennis più intenso e divertente per gli spettatori. A margine del torneo, Mouratoglou si è concesso a Ubitennis per illustrare i fini di questa iniziativa e non solo.

Patrick, è contento di come sono andate le cose nella nuova edizione dell’UTS?

“Personalmente sono molto felice. Abbiamo introdotto molte innovazioni rispetto all’edizione dell’anno scorso. Tutti i feedback sono positivi, ed è questo quello che conta, al di là della mia opinione. Il nostro format è pensato per attirare l’attenzione delle generazioni più giovani, specialmente dei ragazzi che non sono appassionati di tennis. Abbiamo invitato anche persone che sappiamo non essere così innamorate di questo sport e abbiamo visto che sono rimaste qui per ore chiedendo di poter tornare. I riscontri che io e il mio team stiamo ottenendo, anche da questo punto di vista, sono buoni. E anche le risposte che ci arrivano dai giocatori sono soddisfacenti. Perché ci sia uno spettacolo di qualità c’è bisogno che loro si divertano. Li sto vedendo molto determinati a vincere e molto seccati quando non ci riescono. Per alcuni di loro non è facile abituarsi a regole così particolari, ma in loro vedo voglia di vincere. Questo è quel che voglio vedere, la passione per questo sport”.

Niente seconda palla di servizio, “set” che hanno un limite di tempo, i coach in panchina. Sono alcune delle regole che avete introdotto: volete trasformare il tennis?

“Il termine esatto per definire l’UTS è laboratorio. Vedete, il tennis è uno sport guardato da miliardi di persone nel mondo, ma la maggior parte degli appassionati è di una generazione un po’ datata. UTS è un concept che mira a guadagnare l’attenzione delle nuove generazioni. Stiamo cercando di capire quale può essere il format ideale per questo. Di edizione in edizione saremo sempre pronti a riadattare le regole secondo i feedback che ci arrivano finchè non arriveremo alla soluzione ideale. Quel che vogliamo fare è attirare tifosi giovani e persone che non sono appassionate a questo gioco. Molti ragazzi di oggi nel tempo libero vedono le serie tv su Netflix, giocano con i videogames, ma non guardano il tennis. Noi vogliamo proporgli un gioco che li possa sedurre”.

Avete anche introdotto un sistema di “card”, ossia delle mosse selezionabili con cui un giocatore può, ad esempio, far sì che il punto successivo valga doppio oppure obbligare il suo avversario a fare serve&volley…

“Se sei un coach, hai bisogno di lavorare creando situazioni di gioco. Per esempio, se voglio lavorare sullo scambio, chiedo ai giocatori di servire solo seconde palle. Se voglio far sì che il mio giocatore sia più aggressivo, facciamo finta che il punto valga doppio. Ecco, il nostro format vuole anche rappresentare una modalità di allenamento utile per i coach e i giocatori. Inoltre, a nostro avviso, l’utilizzo delle card rende il gioco più interessante perché aggiunge una variante tattica in più da calcolare per i giocatori. In generale l’intenzione è quella di rendere il gioco più dinamico e ridurre i tempi morti, che sono quelli che rischiano di annoiare i potenziali nuovi appassionati che si approcciano per la prima volta a una partita di tennis”.

Patrick, ora passiamo a parlare dei giocatori con cui lavora. Cori Gauff ha appena stravinto un torneo WTA a Parma. Al Roland Garros avrà molti occhi puntati su di lei. Crede che una ragazza così giovane sappia gestire la pressione?

“Nessuno è abituato a convivere con la pressione più di Coco. Quando aveva 12 anni ha fatto la storia vincendo l’Orange Bowl, a 13 anni e mezzo ha raggiunto una finale dello Us Open Junior da giocatrice più giovane di sempre a riuscirci, a 15 anni si è qualificata a Wimbledon e ha battuto Venus Williams. Ogni volta aveva gli occhi di tutti addosso e comunque ha ottenuto buoni risultati. Non che sia totalmente impermeabile alla pressione, ovvio, ma sa gestire la situazione, anche se non è sempre facile. Ha già una buona esperienza, da questo punto di vista”.

Tsitsipas sta disputando una grandissima stagione. Andrà al Roland Garros per provare a vincere il suo primo Slam. Pensa ce la possa fare?

“Lui gioca sempre per vincere. Questo è il suo marchio di fabbrica. Crede moltissimo in sé stesso. Andrà a Parigi per puntare a vincere il torneo. Credo sia possibile. Nadal è il favorito numero uno come sempre, ma quest’anno forse ha meno margine degli altri anni, e la differenza tra lui e gli altri contendenti si assottiglierà sempre di più man mano che passa il tempo. Djokovic può batterlo, anche sulla terra, ma anche i giocatori più giovani si stanno avvicinando al suo livello: Rublev lo ha battuto a Montecarlo, Stefanos ha avuto match point a Barcellona non molto tempo fa. Detto questo, Rafa è il più forte giocatore di tutti i tempi sulla terra rossa ed è ancora oggi il migliore, soprattutto se si gioca al meglio dei cinque set. Ma il tempo passa per tutti, e sarei curioso di capire, ad esempio, se sia ancora in grado di gestire due match consecutivi di cinque set. Questa è una situazione in cui Rafa può ritrovarsi perché ci sono diversi giocatori che lo possono mettere in difficoltà”.

Capitolo Serena Williams: come sta?

“Se me lo avessi chiesto una settimana fa ti avrei detto: non bene. Oggi sta meglio! È uscita presto nei due tornei che ha giocato in Italia, a Roma e a Parma. Non è qualcosa che le succede spesso e questo dimostra che non è pronta a competere ai massimi livelli. Ma credo che il messaggio le sia arrivato. Dopo la sconfitta a Parma siamo tornati a lavorare duramente e ogni giorno la vedo un po’ meglio”.

Nonostante gli ultimi due risultati, il suo feeling con l’Italia è sempre positivo?

“Ovviamente sì, Serena ama l’Italia, ci viene sempre a giocare volentieri. Ha molti amici italiani e a Roma ha due-tre ristoranti preferiti in cui andiamo spesso. E parla anche un pochino di italiano”.

Chiudiamo parlando del tennis italiano. In Italia c’è fermento per il periodo d’oro che sta vivendo il movimento maschile. Il sogno di tutti è vedere un azzurro vincere uno Slam, qualcosa che non capita dal 1976. Crede che il momento possa essere vicino?

“Sicuramente. C’è solo da avere pazienza. Credo che abbiate una grande generazione che sta crescendo e molti paesi ve la invidiano. La cosa importante per i vostri giocatori è mantenere sempre alta l’ambizione. Credo sia questo a fare la differenza; in Francia abbiamo vissuto l’epopea dei vari Gasquet, Tsonga, Monfils, tutti ragazzi con il potenziale per vincere Slam. Nessuno di loro ce l’ha fatta perché, probabilmente, a un certo punto si sono accontentati del livello che avevano raggiunto. Quindi ai vari Sinner, Musetti e Berrettini dico di lavorare duramente ed essere ambiziosi perché hanno tutto per farcela”.

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