da Parigi, il Direttore
Se Atene piange Sparta non ride; ricordo vagamente poco più di questo della guerra del Pelopponneso, nell’ambito dei miei modesti studi classici al liceo Galileo Galilei. Invece nel tennis quando la Francia vinceva, rideva. Eccome se rideva. Spesso alle nostre spalle, quando l’Italia piangeva.
Eh sì, perché la Francia ha avuto dopo i Noah, i Forget, i Leconte, prima i Grosjean e i Clement e poi anche quattro francesi contemporaneamente tra i top 10 (Tsonga, Gasquet, Monfils, Simon) capaci di ottenere traguardi prestigiosi anche negli Slam e nelle ATP Finals, oltre che – svariati – in Coppa Davis. Mentre l’Italtennis derelitta sognava invano anche un solo top 10, una semifinale qualunque in qualunque Slam, una qualificazione strappata anche all’ultimo tuffo per le finali ATP, un cammino soddisfacente in Davis (eccezion fatta per il ’98), fin dai mai abbastanza rimpianti Anni Settanta.
Ma adesso quel mondo pare essersi rovesciato. Per la prima nella storia dal 1891, quando il torneo era riservato solo ai francesi, ma anche dal 1925 quando si aprirono le porte d’Auteuil agli stranieri, non c’è neppure un francese, uomo o donna che sia, al terzo turno. Una Waterloo, diremmo con un pizzico di revanche, ripensando a quante volte – come quella in cui perdemmo 11 match al primo turno a Wimbledon 1991 – ci trovammo a parlare di una nuova Caporetto.
L’Italia al terzo turno invece approda con ben cinque rappresentanti nel singolare maschile, Fognini da mercoledì, Berrettini, Sinner, Musetti e Cecchinato da giovedì, e sono più di qualsiasi altra nazione: non ne hanno più di quattro infatti Spagna, Germania e Stati Uniti (che però ci superano nel computo complessivo, avendo anche otto donne – in totale fanno dodici statunitensi al terzo turno). Proprio gli USA, peraltro, centrano il massimo di uomini al terzo turno di Parigi dal 1996.
Mager ha perso, ma lottando più che dignitosamente per quattro set, il derby con Sinner, e Andreas Seppi, che prima del suo inatteso successo su Aliassime non aveva vinto un sol match del circuito maggiore nel 2021, non è riuscito ad avere la meglio sui proprio 37 anni e mezzo (e vari acciacchi) e sul sudcoreano Soon Kwon.
Cinque italiani al terzo turno li avevamo avuti qui anche ad ottobre 2020: Sinner, Cecchinato e Berrettini, più Travaglia e Sonego. Sinner e Sonego arrivarono agli ottavi. Stavolta secondo me ci arrivano almeno in tre. Siccome faccio il giornalista e non il tennista (che dice sempre, in quelle famose interviste ripetitive, che tutti gli incontri sono difficili, eccetera) dico sarei molto ma molto sorpreso se Berrettini non ridimensionasse Kwon e Sinner non facesse altrettanto con Ymer. Il terzo sarà ovviamente uno tra Cecchinato e Musetti.

Potrebbero diventare quattro se Fabio Fognini riuscisse a saltare in giornata l’ostacolo Delbonis. I precedenti, 5-3 a favore di Fognini, contano poco perché datati – l’ultimo è il match vinto da Fabio al Roland Garros 2019 – e perché nel frattempo Fabio ha compiuto 34 anni. Con Delbonis, in ottima condizione e in fiducia, non ci sono punti vinti in due o tre tiri. Ognuno va sudato. Se il match va oltre le tre ore, qualche dubbio sulla tenuta atletica di Fabio ce l’ho. E credo che ce l’abbia anche lui, perché ultimamente sono frequenti gli accenni alle difficoltà che ha nel recuperare fatiche precedenti. Stavolta ha superato i primi due round in tre set, quindi non dovrebbe avere speso troppo. Ma con quella roncolata di dritto Delbonis fa correre i suoi avversari spingendoli a mille affannosi recuperi. In termini di classe, e non solo di eleganza (il servizio “sincopato” di Delbonis fa venire male a guardarlo), Fognini dovrebbe stravincere. Ma si sa che nel tennis il talento non assicura nulla.
Intanto, mentre Nadal ha dimostrato contro Gasquet (che ha 15 giorni meno di lui) di non accusare il peso dei 35 anni nel giorno del suo compleanno – oltre la metà dei quali celebrati al Roland Garros – non c’è dubbio che questo torneo segni il tramonto dei quattro francesi che vi dicevo, Tsonga, Gasquet, Simon e Monfils, motivo per cui difficilmente la Francia sarà avanti all’Italia ancora a lungo nel numero dei top 100 (al momento siamo 11-10 per la Francia, ma loro ne hanno tanti che rischiano l’uscita nei prossimi mesi/anni).
Intanto, mentre Cecchinato invoca la fine dell’epoca dei dati congelati (“Sarei intorno alla quarantesima posizione con gli ultimi risultati e invece sono dopo gli 80, non vedo l’ora che torni a funzionare il computer d’una volta”) ci sono cinque italiani nei primi 25 della Race 2021: Berrettini è 8, Sinner è 11, Sonego è 14, Fognini è 17, Musetti è 25. Poi c’è Cecchinato 45. E per loro, salvo che per Sonego, il Roland Garros non è ancora finito, altri punti potrebbero essere conquistati. Poco dietro ci sono Mager a quota 61, Travaglia a 65. Otto nei primi 100 a fine anno non ce li toglie nessuno. Caruso e Seppi, invece, si devono dar da fare.
La giornata, al di là dei colori azzurri, registra il ritiro di Barty, campionessa del 2019 e n.1 del mondo. Ma la n.2 si è ritirata anche lei – Naomi Osaka per chi l’avesse dimenticato nonostante tutto – e le varie Sabalenka (3), Kenin (4), Svitolina (5) sono a distanza siderale. L’australiana si era ritirata prudenzialmente a Roma per un problema al braccio quando avevo detto “Ho dato retta al mio corpo”. Pareva un eccesso di prudenza, allora. Questa volta la coscia, vistosamente fasciata e tanto indolenzita da provocarle problemi anche al fianco, l’ha costretta ad alzare bandiera bianca.
Intanto Osaka ha dato forfait al torneo di Berlino (14-20 giugno) che era il primo prologo sull’erba a Wimbledon (28 giugno). Brutto segno, direi. Ma non inatteso. Altro brutto segno il forfait annunciato per Wimbledon di Stan Wawrinka.
ROGER – Sulla scia di quanto visto ieri contro Cilic, Federer a Wimbledon rischia di essere davvero competitivo. Mi correggo: a rischiare sono gli altri che se lo troveranno di fronte. Sì perché lui stesso si è detto sorpreso per come è riuscito a giocare contro Cilic per quattro set. Il mancino tedesco Koepfer, che lo scorso anno a Roma dette 6-4 6-0 a Musetti e fu il solo a strappare un set a Djokovic, non è tipo da sottovalutare se Roger non giocherà meglio che contro Andujar a Ginevra. Però un conto, comunque vada a finire, è il Federer che gioca sulla terra rossa e un altro quello che gioca sull’erba nel giardino di casa sua dove ha trionfato 8 volte e… si è mangiato la nona.
I 40 non li dimostra proprio, anche se è un pochino più lento a gestire la pratica del recupero dell’asciugamano da una parte e della presa della posizione in attesa del servizio, come si è visto ieri quando – dopo che già una volta Cilic si era innervosito e aveva servito a scopo dimostrativo per l’arbitro una battuta quando Roger ancora non c’era – ha rimediato la prima ammonizione della carriera per un “time-delay” che lo ha colto clamorosamente di sorpresa. “A me? – ha detto rivolgendosi incredulo all’arbitro Emmanuel Joseph – prima di capire che l’arbitro aveva reagito così a una occhiata impaziente di Cilic. “Sarà perché sono nuovo al… nuovo circuito” ha sorriso in conferenza stampa Roger, che per tutta una carriera non ha mai dovuto preoccuparsi di andare a prendere l’asciugamano da un lato del campo per poi andare a rispondere dall’altro lato.
C’è stato un lungo siparietto, con Federer che ha invitato l’arbitro a contare anche i rimbalzi che Cilic fa fare alla pallina prima di ogni servizio – quasi quanti quelli di Djokovic, deve essere un vizio balcanico – alludendo al paradosso di dover essere pronto per poi dover aspettare i comodi di Cilic. “Non giocato molto ultimamente, non gestisco totalmente il ritmo. Ma quando Marin mette i piedi sulla linea per servire sappiamo che lui non è totalmente pronto ma che farà rimbalzare la palla dieci volte. Può cominciare a farla rimbalzare prima che io arrivi… sono semplicemente nuovo sul nuovo circuito (e ride). È stato interessante, ha dato un po’ di pepe al match”.
Il video sarà certamente diventato virale, ma sospetto che alla fine l’arbitro Joseph pagherà il prezzo di tanto ardire. Come osi ammonire Roger Federer? Non arbitrerà più un match del campione svizzero. Anche perché, qui ma anche altrove, può essere che Roger ne giochi pochissimi. Ciò sebbene lui fosse soddisfatto. “È stato un match super-buono per me. Ci sono stati alti e bassi nel secondo e nel terzo set, ma va bene, so perché. Sono stato capace di produrre un livello solido una volta dopo il break del terzo set quando cominciava a essere pericoloso per me. Sono riuscito a passare a una velocità superiore e a restare sul livello per staccarmi, la cosa mi dà molta fiducia. Il quarto set è stato eccellente. Sono molto contento”.
E molto contenti saranno anche milioni di suoi tifosi. Roger è ancora competitivo. E se lo è sulla terra rossa, figurarsi sull’erba, il suo obiettivo dichiarato si chiama Wimbledon. Qui potremmo assistere a un duello in ottavi fra Roger e Matteo Berrettini, rivincita di quel Wimbledon 2019 con quel match che Roger dominò su un frastonatissimo Matteo e che non avrebbe mai dovuto finire… con quel punteggio.
Intanto mentre Djokovic dominava Cuevas così come dominerà certamente Berankis prima di affrontare in ottavi il vincitore del derby Cecchinato-Musetti – fosse il Ceck diventerebbe impossibile non ricordare il loro epico scontro del 2018 – Rafa Nadal batteva per la diciassettesima volta Richard Gasquet. Al quale, pur frustrato come Tsonga di dover dare il probabile adieux al Roland Garros nella sessione serale del torneo, quindi senza il conforto del pubblico, sarà mancata terribilmente la possibilità di sfruttare la famosa battuta che Gerulaitis “Nessuno ha mai battuto Vitas Gerulaitis 17 volte di fila!” esclamò al Madison Square Garden durante un Masters quando finalmente, dopo 16 sconfitte di fila, riuscì a battere Jimmy Connors. Ma di Gerulaitis ce n’è stato uno solo.
In coda, mi tocca purtroppo segnalare che se da una parte il tennis maschile italiano vola ed eguaglia il 2020, provando addirittura a fare meglio, le ragazze hanno già detto au revoir a Parigi con le sconfitte di Paolini contro Sakkari (6-2 6-3, facilmente pronosticabile) e quella più dolorosa di Giorgi con Gracheva, 7-5 1-6 6-2 – dolorosa perché alla sua portata, e con Marta Kostyuk come prossima avversaria anch’essa battibile.