Roland Garros: Musetti mi ricorda McEnroe e Sinner Lendl. Non è giusto esser delusi

Editoriali del Direttore

Roland Garros: Musetti mi ricorda McEnroe e Sinner Lendl. Non è giusto esser delusi

PARIGI – Djokovic e Nadal oggi sono più forti, come avevano previsto i bookmaker. Pagavano a 8 Sinner e a 10 Musetti. Il miglior Roland Garros italiano di sempre? Aspettiamo Berrettini…

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Novak Djokovic e Lorenzo Musetti - Roland Garros 2021 (via Twitter, @rolandgarros)
 

da Parigi, il Direttore

Dagli altari alle polveri? Per aver perso contro il n.1 e il n.2 del mondo quando si ha 19 anni? Suvvia ragazzi, scrivete quel che volete per carità, ma cercate di essere seri.

Oggi Ubitennis, come sempre dacché Luca Chito ha cominciato a collaborare con noi, aveva pubblicate le quote comparate dei vari bookmaker. Ebbene, il titolo era (lo ricordo a chi non lo avesse letto o non lo ricordasse): “Valgono 8 e 10 le imprese di Sinner e Musetti.

I bookmaker non sono gli unti del Signore, non hanno la palla di vetro, però se Scanagatta o chiunque altro scrive che Tizio ha più chances di sorprendere l’avversario monstre di un altro, si dirà che va a simpatie, che non capisce nulla, che ha bevuto, o altro, qualunque cosa. Se chi fa pronostici di mestiere e tara le aspettative degli scommettitori e scrive che – sono quote comparate, ribadisco, non un’agenzia di betting, ma più agenzie di betting – che Sinner sembra avere qualche probabilità in più di battere Nadal piuttosto che Musetti di superare Djokovic, significa che coloro che fanno questo di mestiere hanno preso in esame varie caratteristiche dei due accoppiamenti e alla fine hanno deciso di dare due quote che prevedevano come assai improbabili i successi di Sinner, pagato otto volte la posta scommessa, e di Musetti, pagato dieci.

I successi dei nostri due diciannovenni erano considerati improbabili e si sono rivelati tali. Sorprendente sarebbe stato il contrario. Quindi chi oggi è deluso lo è perché era un po’ (molto?) illuso. Sinner ha perso nove set di fila da Nadal e continua a ripetere la solita frase: “La strada è lunga. Se ne sia convinto appieno qualcuno magari ne dubita, qualcuno pensa che siano dichiarazioni di facciata ma che in realtà invece il ragazzo, giustamente ambizioso, possa essere anche o un tantino presuntuoso oppure, più probabilmente, un giovanotto testardo che non vuole ammettere a se stesso che il gap è più ampio di quello che crede… o che il suo ambiente crede.

Da una fase di eccessiva esaltazione del fenomeno Sinner, indubbio fenomeno di precocità se il suo ranking e i suoi risultati sono stati fin qui paragonati a quelli di Djokovic apparendo perfino migliori di quelli di Federer, e corroborata da pareri espressi con grande convinzione da tanti nomi illustri (quel che ha detto Zverev lo trovate in fondo al mio ultimo editoriale, ma prima di lui un po’ tutti i grandi campioni, da Becker a McEnroe, da Wilander a Djokovic e allo stesso Nadal), ora la volatile e delusa torma di tifosi sembra aver quasi decretato che Sinner è invece un bluff, che il suo tennis è limitato, che non ha un piano B, che il servizio è troppo modesto, che è un regolarista falloso (un ossimoro che piace sempre) che il talento vero lo hanno altri (tipo Musetti, per citare il più recente terminale di innamoramento collettivo), che in pratica più di quello che ha fatto finora non farà.

Mi aspetto – stante la poco stima che nutro in tutti i tifosi inclini agli eccessi – che adesso tutti questi fan poco equilibrati pretendano che Lorenzo Musetti giochi una partita dopo l’altra come i due primi set che hanno entusiasmato tutti quanti (me per primo) salvo…Djokovic. Pretendano anche che Lorenzo dopo aver dimostrato una straordinaria solidità mentale, nervosa, vincendo gli ultimi dieci tie-break, debba continuare a vincerli tutti, e guai quando ne perderà uno.

Ecco, i team che fanno quadrato accanto a Sinner, accanto a Musetti, dovranno avere la saggezza, l’equilibrio, per aiutarli a tenere i piedi per terra, a non esaltarsi se arriverà una qualche grande vittoria, a non deprimersi se arriverà qualche altra severa lezione. Arriveranno le une e le altre, è inevitabile. Forse Rafa Nadal è stata l’eccezione, alla loro età. Ma Federer, dopo che battè Sampras a Wimbledon 2001 al termine di un match magnifico (fate conto i primi due set di Musetti con un Djokovic un po’ sotto tono, perché Nole 35 errori gratuiti in due set è difficile che li conceda), perse al turno successivo contro Henman e l’anno dopo al primo turno dal qualificato Ancic che era n.154 del mondo.

Quando ho conosciuto Ivan Lendl, diciottenne al torneo ATP di Firenze di cui ero il direttore, lui aveva ancora un fisico piuttosto sgraziato, camminava un po’ come Sinner, seppure con la schiena più dritta, non era certo agile come un Djokovic, metteva dentro poche prime di servizio, aveva un rovescio decisamente da registrare. E a rete era meglio se non ci andava. Un cattivo rimbalzo lo metteva in crisi. Eppure si poteva scommettere che sarebbe diventato forte. Lui ci ha sempre creduto, come ci crede Jannik.

Jannik Sinner – Roland Garros 2021 (ph. ©Julien Crosnier / FFT)

Mi pare proprio che ci creda anche Lorenzo Musetti che, per la sua disinvoltura tipicamente toscana, per la sua simpatica faccia tosta, per l’assenza di alcun timore reverenziale nei confronti di un n.1 del mondo, mi piace molto, al di là del suo tennis spettacolare, imprevedibile che me lo ha fatto paragonare – sia pur apparendo un po’ blasfemo e sebbene Lorenzo non sia mancino – a John McEnroe la cui facilità di gioco non ha avuto uguali.   

Gli ultimi due italiani che avevano raggiunto insieme i quarti al Roland Garros furono Adriano Panatta e Paolo Bertolucci nel 1973: Adriano aveva 23 anni e Paolo 22. Erano considerati giovanissimi. E infatti Panatta vinse il suo leggendario Roland Garros nel ’76, tre anni dopo. Sinner e Musetti dovranno certo limare tanti difetti, fare tanti progressi sotto tanti aspetti, ma come si può credere che fra tre o quattro anni, o anche fra cinque o sei non saranno migliori rispetto a oggi che già si ritrovano fra i 16 superstiti di 128 tennisti che erano in tabellone – Sinner già testa di serie capace di onorare il suo status, Musetti senza neppure essere testa di serie – e si misurano con i primi due tennisti del mondo?

Musetti ha un tennis che fa innamorare, come era quello di Panatta. Sinner ha dimostrato in diverse occasioni – anche se non ancora contro Nadal – un impianto tennistico solido che gli ha consentito di vincere già i primi tornei, di battere già top 10, di inserirsi tra i top 20. Non è, non può essere un bluff. Non ha fatto negli ultimi mesi gli stessi progressi tecnici che invece ha fatto Musetti?

Sì, questo è vero, forse. Forse non ha giovato a Jannik l’abbandono nel team Piatti del torinese Danilo Pizzorno, il tecnico esperto in video analisi dei colpi del tennis che è passato armi e bagagli al team di Gipo Arbino che segue Lorenzo Sonego… con gli eccellenti risultati tecnici che abbiamo potuto constatare a Roma e non solo.

Piatti ha molti impegni. Deve occuparsi anche dell’organizzazione del suo centro a Bordighera, nella raccolta di tanti giovani “clienti” di belle speranze, ma deve seguire anche Jannik che da un lato vuole tenere al riparo da presunte distrazioni mediatiche e però dall’altro lato ha un management (Starwings, lo stesso di Wawrinka, Monfils, Khachanov, Edmund,Evert, Sakkari, Konta, Vekic, Mladenovic) che sta lavorando alacremente per procurare a Jannik – e di riflesso non solo a lui – uno sponsor dopo l’altro. Tutto ciò ha enormemente accresciuto la pressione psicologica su Jannik, le aspettative da ormai quasi due anni, dacché vinse a Milano le Finals Next Gen, sono aumentate esponenzialmente. Non è sempre facile, per un ragazzo semplice, senza troppi grilli per la testa, trovarsi al centro di questo battage continuo.

Anche per Simone Tartarini, il coach da sempre di Lorenzo Musetti, una sorta di padre putativo, personaggio vero e genuino, questa accelerata nell’escalation del ranking – da n.128 a fine 2020 lunedì si ritroverà a n.61 – lo stupendo match di cinque set Cecchinato, questi due set vinti contro il n.1 del mondo, diventeranno un fardello non indifferente. Finora nessuno pretendeva nulla da Lorenzo non c’erano prove del nove, conferme da dimostrare. Non sarà più così. La gestione diventerà più complicata, le aspettative più pesanti.

Tartarini, Musetti e Petrignani sul Philippe Chatrier – Roland Garros 2021

E le spalle di due ragazzi di 19 anni, ancorché ben allenate, sono ancora leggere.

Gli appassionati italiani devono rallegrarsi per quel che questi due ragazzi hanno già saputo fare e regalarci. Due ragazzi di 19 anni in ottavi, sulla scia di Matteo Berrettini che ha già centrato a 25 anni gli ottavi in tutti e quattro gli Slam e che domani si batterà contro Djokovic nei quarti di finale del Roland Garros è già tanta, tanta, tanta roba. Guai a dimenticarlo, ad avere fretta, a pretendere che possano già battere il n.1 e il n.2 del mondo. Questo Roland Garros è stato il migliore di sempre insieme a quelli di metà anni Cinquanta, quando ad andare avanti erano in più d’uno. Lo so che Pietrangeli ha vinto due volte prima dell’era Open, che Panatta ha vinto nel ’76, che Barazzutti e Cecchinato hanno fatto semifinali, ma sono stati exploit singoli, di un campione o massimo due.

Quest’anno sono stati cinque gli azzurri approdati al terzo turno (e anche nel 2020), tre agli ottavi (e due di loro non sono capitati nel corridoio più facile no?) e uno, Berrettini, è ancora in gara nei quarti di finale. Purtroppo contro Djokovic e ci vorrebbe un miracolo per batterlo.

Comunque vada a finire quel quarto di finale, rallegriamoci e guardiamo con fiducia al futuro, senza pretendere subito la luna da questi ragazzi che sicuramente ci daranno altre grandi soddisfazioni. Perché i loro risultati non sono stati casuali, le loro belle partite contro i migliori tennisti del mondo non sono state in questi mesi solo una o due, la classifica che si sono già conquistati se la sono meritata, non gliela ha regalata nessuno. E la personalità ce l’hanno, l’hanno già mostrata in più d’una occasione.

Chiudo con un solo appunto a Musetti: non mi è piaciuto che si sia ritirato sul 4-0 per Djokovic. Non è stato sportivo. Di sicuro Tartarini glielo spiegherà. Stava cinque minuti di più in campo, prendeva 6-0 e usciva dal campo con più applausi. Anche i miei. Che glieli faccio però per tutto quello che ci ha fatto vedere prima, in quei due set e per due ore e 17 minuti. Entusiasmanti.

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