Krejcikova, il retroscena del trionfo: le lacrime e la psicologa prima di battere Stephens

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Krejcikova, il retroscena del trionfo: le lacrime e la psicologa prima di battere Stephens

La ceca (in semifinale nel doppio, sua specialità) ha raccontato il tormentato avvicinamento al match che le è valso il primo quarto di finale Slam in singolare. “Poi ho iniziato a giocare e le cose sono andate meglio”.

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Barbora Krejcikova – Roland Garros 2021 (foto via Twitter @rolandgarros)
 

Nei quarti ‘random’ del Roland Garros (una sola top 10 – la campionessa in carica Swiatek – e otto diverse nazionalità rappresentate), il cuore della Repubblica Ceca batte per Barbora Krejcikova. Questa volta, la venticinquenne di Brno (33 WTA) è andata oltre la strada tracciata nella sua specialità: mai in singolare si era spinta tra le prime otto di uno Slam (un anno fa si era fermata agli ottavi), mentre non sorprende vederla già in semifinale nel tabellone del doppio. Insieme a Katerina Siniakova il Roland Garros l’ha già vinto nel 2018, annata magica in cui le due centrarono la doppietta con Wimbledon diventando la coppia numero uno del mondo. Ci riproverà anche in questi giorni, dopo aver vinto in due set il derby ceco contro le sorelle Pliskova. Quanto possa essere sostenibile il cammino parallelo sui due fronti, saranno i prossimi giorni a rivelarlo.

Nella parte alta del tabellone di singolare, Krejcikova troverà la freschezza e l’energia di Cori Gauff, fresca campionessa di Parma, anche lei (più per ragioni anagrafiche) mai arrampicatasi a tali altitudini nei Major. La ceca arriva all’inedito confronto leggermente sfavorita per i bookmaker, anche se mancano i punti di riferimento per decifrare alla vigilia i rapporti di forza. Krejcikova ha spento l’esuberanza di Sloane Stephens con un’interpretazione tattica impeccabile e potrebbe avere anche l’esperienza giusta per mandare fuori giri il talento acerbo di Gauff – se può definirsi acerbo il talento di una diciassettenne che gioca già come una veterana. “Abbiamo giocato contro in doppio – racconta, per quel che fa testo -, lei diventerà una star. Io voglio divertirmi e dare il meglio di me, senza pensarci troppo“.

STRESS – La sfumatura che si coglie è la necessità di farsi scivolare addosso la pressione. Considerando anche la confessione in sala stampa, per spiegare quanto i microfoni di bordo campo avevano captato in uno scambio di battute con Marion Bartoli. Krejcikova, con la serenità del risultato acquisito, racconta così il suo tormentato avvicinamento al match con Stephens.

Appena sveglia mi sono sentita davvero male, sovraccarica di stress, non so per quale motivo. Fino a mezz’ora prima della partita non ero sicura di scendere in campo. Mi sono rifugiata nella stanza del fisioterapista per parlare con la psicologa. Mi veniva da piangere, abbiamo parlato molto e lei mi ha detto che se avessi superato quel momento complicato sarebbe stata una grande vittoria personale, a prescindere da come sarebbe poi finita sul campo“. Poi è tornato il sereno: “Ho iniziato a giocare e dopo il primo punto le cose sono andate meglio – svela -, poi il primo break, che mi ha fatto rompere il ghiaccio. Mi sono resa conto di poter giocare la partita. A freddo direi che a stressarmi possa essere stata l’ansia di non essere all’altezza“.

Krejcikova ha anche analizzato – è tema caldo, dopo il caso Osaka – l’attenzione mediatica che si sta ritrovando addosso. E che non la scalfisce, anche dall’alto dei tanti Slam frequentati da doppista d’elite. “Posso capire come a 17 anni, l’età di Gauff, si possa avvertire la pressione dei media – ha analizzato -, io da giovane non ci sono passata, perché le attenzioni dedicate ai protagonisti del doppio sono state sempre inferiori. Adesso ho grande piacere a parlare con i giornalisti, non so come sarebbe stato qualche anno fa“.

Di sicuro sappiamo com’era la sua situazione di classifica, qualche anno fa. Entrata in top 200 a fine 2014, poco prima di compiere 19 anni, è rimasta a galleggiare fuori dalla top 100 per cinque lunghe stagioni – nel corso delle quali si è però costruita una carriera di doppista di alto profilo, come vi abbiamo già raccontato (8 titoli totali, finale in tre Slam su quattro e anche alle WTA Finals).

Quando il circuito è ripartito dopo lo stop per la pandemia, Barbora ha innestato un’altra marcia anche in singolare. Ha raggiunto gli ottavi del Roland Garros autunnale – dove è stata fermata da Podoroska – e poi la semifinale a Linz, due risultati che le hanno consentito di chiudere la stagione tra le prime 70 del mondo. Quest’anno ha alzato ulteriormente l’asticella centrando la finale a Dubai, sul cemento, e vincendo il torneo di Strasburgo subito prima del Roland Garros. Questo significa che Barbora è imbattuta da dieci partite: qualcosa vorrà pur dire.

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