Ancora su Wimbledon: Pliskova, Sabalenka, Jabeur e Muchova

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Ancora su Wimbledon: Pliskova, Sabalenka, Jabeur e Muchova

Gli ultimi Championships hanno rafforzato il primato di Ashleigh Barty, ma il torneo ha messo in luce anche altre protagoniste

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Karolina Pliskova - Wimbledon 2021 (via Twitter, @Wimbledon)
 

Secondo articolo del martedì dedicato a Wimbledon 2021. Dopo il pezzo della scorsa settimana sulla vincitrice Ashleigh Barty, questa volta è il momento di occuparsi di alcune delle protagoniste che non hanno soltanto fatto più strada nel torneo, ma hanno anche offerto tennis di qualità. E se, come credo, lo Slam sull’erba ha regalato match di livello superiore rispetto al Roland Garros, una parte dei meriti va ricondotta proprio a queste giocatrici.

Prima di entrare nel tema, anticipo che il prossimo martedì uscirà un terzo articolo dedicato ai Championships, orientato all’approfondimento statistico. E ora cominciamo con Pliskova.

Karolina Pliskova
Karolina Pliskova si è presentata al via dell’ultimo Wimbledon con parecchi dubbi, alimentati da diversi fattori. Innanzitutto nella settimana che precedeva i Championships, per la prima volta dopo molte stagioni, si era trovata fuori dalle prime 10 della classifica WTA; non le capitava dall’agosto 2016.

Ma anche i risultati più recenti non erano incoraggianti: in giugno, nei match sull’erba di preparazione allo Slam aveva raccolto zero vittorie e due sconfitte (contro Pegula a Berlino e contro Giorgi a Eastbourne). E perfino la finale raggiunta a Roma in maggio si era trasformata in un ricordo negativo, a causa del 6-0, 6-0 subito da Swiatek. Un punteggio che in meno di un’ora aveva cancellato tutto quanto di buono le era accaduto nella settimana italiana.

Alla vigilia di Wimbledon, per non farsi travolgere dal pessimismo, erano due gli elementi positivi a cui aggrapparsi. Il primo era la poca aspettativa che la circondava: con poco da perdere, poteva scendere in campo più serena. Il secondo era la sicura attitudine nei confronti della superficie. Ecco cosa avevo scritto nell’articolo di presentazione dello Slam: “La situazione di Karolina Pliskova per certi aspetti ricorda quelli di Barty: in passato ha dimostrato di trovarsi bene sull’erba, ma… Ecco perché: a livello WTA vanta 5 finali, di cui 2 vinte, e una ottima percentuale di vittorie sui prati, superiore a quella sulle altre superfici. Però a Wimbledon le cose sono andate meno bene: mai oltre il quarto turno. Il suo 2021 sinora è stato deludente: saprà sorprenderci invertendo la tendenza a Londra?”

A conti fatti, nella finale di Wimbledon, si sono ritrovate proprio Barty, la più attesa, e Pliskova, che la gran parte degli osservatori considerava pochissimo. Insomma, Karolina ha smentito tutti. E questo malgrado al primo turno la partenza fosse stata preoccupante: subito sotto 2-5 contro Tamara Zidansek. A questo punto Pliskova ha improvvisamente alzato il livello: cinque game di fila le sono valsi il primo set (da 2-5 a 7-5), e da quel momento ha continuato a offrire dell’ottimo tennis, che le ha permesso di vincere le prime cinque partite senza concedere set alle avversarie. 7-5, 6-2 a Zidansek, 6-2, 6-2 a Vekic, 6-3, 6-3 a Martincova. Ma se dovessi indicare il match che mi ha fatto rivalutare il ruolo di Pliskova nel torneo, sceglierei il quarto turno contro Liudmila Samsonova (6-2, 6-3).

Samsonova era reduce dal successo a Berlino, dove partendo dalle qualificazioni aveva finito per vincere il torneo superando Vondrousova, Kudermetova, Keys, Azarenka e Bencic. Sull’onda di quella impresa, Liudmila aveva continuato a vincere a Wimbledon sconfiggendo Kanepi, Pegula e Stephens. Dieci successi consecutivi, che l’avevano trasformata nella giocatrice più vincente sull’erba del 2021.

Dunque l’ostacolo per Pliskova non era affatto semplice, anche se forse per Karolina era comunque preferibile rispetto a un’altra avversaria tra quelle che la porzione di tabellone avrebbe potuto offrirle. Mi riferisco alla testa di serie numero 22 Jessica Pegula che nel 2021 ha incontrato 4 volte Pliskova battendola 4 volte. Una autentica bestia nera.

Contro Samsonova, Pliskova ha disputato un match molto lineare, nel quale ha scavato il solco decisivo non soltanto grazie al servizio dei tempi migliori (7 ace e il 44% di battute non ritornate, mentre Samsonova si è fermata al 26%), ma forse ancora di più grazie a una ritrovata mobilità. Una volta entrata nello scambio, infatti, Karolina ha mostrato di saper manovrare come non la si vedeva da parecchio, riuscendo a prevalere anche nei punti di lunghezza media (11 vinti e appena 5 persi negli scambi fra 5 e 8 colpi). 

E così il 6-2, 6-3 rifilato alla giocatrice più “on fire” sull’erba ha permesso a Pliskova di superare per la prima volta in carriera lo scoglio del secondo lunedì di Wimbledon. Finalmente oltre gli ottavi di finale, e con un pronostico da favorita nel turno successivo, i quarti di finale. Pronostico rispettato; non poteva essere Viktorija Golubic a fermarla: troppo leggera per prevalere sull’erba (6-2, 6-2).

a pagina 2: La semifinale contro Sabalenka

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