Murray e la guerra del toilet break: "Ho perso il rispetto per Tsitsipas"

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Murray e la guerra del toilet break: “Ho perso il rispetto per Tsitsipas”

Lo sfogo dello scozzese contro le pause forzate imposte dal numero tre del mondo: “Da anni si vuole regolamentare questo aspetto e poi non si fa nulla. E lo avrei detto anche se avessi vinto”

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Volano gli stracci. E non per l’umidità dominante di Flushing Meadows, quella che ha costretto Andy Murray a cambiare le scarpe inzuppate. Episodio (anche simpatico) che resta agli atti, ma non è quello determinante. Perché dopo cinque ore di battaglia fino al quinto set (qui la cronaca, per rivivere il match), lo scozzese ha carisma ed esperienza per potersi sedere davanti al microfono prendendo netta posizione su quello che si è visto in campo: “Tsitsipas è un grande giocatore, ma ho perso il rispetto per lui dopo quello che ho visto oggi“.

Dito puntato sui toilet break e/o pause per cambiarsi da cui il numero tre del mondo ha presumibilmente tratto utilità. Sospensioni troppo lunghe, è l’accusa, soprattutto perché posizionate in momenti strategici. “Il problema non è tanto lasciare il campo ma farlo per tutto quel tempo – ha spiegato Murray -, se in una partita così combattuta ti fermi per 7-8 minuti, è devastante. Avevo parlato col mio team alla vigilia e ci eravamo detti di aspettarci una situazione del genere (il tema, per Tsitsipas, è stato caldo anche a Cincinnati…), poi però, quando ti trovi a viverla, non esiste preparazione mentale che tenga. Ci si raffredda, ci si appiattisce, si perde l’adrenalina“.

NO ALIBI – L’obiettivo di Murray è sgombrare il campo da quella che può sembrare la ricerca di un alibi. “Non volevo venirci in conferenza stampa, proprio per non dare questa impressione – prosegue -, ma vi assicuro che avrei detto lo stesso anche se avessi vinto. Anche i momenti in cui l’ha fatto non sono stati casuali, tipo dopo che io avevo vinto il terzo sert. Non credo avesse problemi così gravi perché poi la partita è andata avanti per un altro paio d’ore. Non voglio dire di aver perso per quello, ma sicuro quelle pause hanno avuto influenza su ciò che c’è stato dopo“.

Sir Andy ne fa anche una questione di sistema, la sua prospettiva d’analisi (anagrafica e di vissuto) sembra garantirgli una lucidità maggiore rispetto alla classica delusione post sconfitta. “Si parla da tempo di regolamentare questi aspetti, ma poi non si fa nulla. Io posso sembrare quello che parla perché ha perso, ma in realtà non va bene per la tv e non va bene per il pubblico, non è neanche il massimo che io dopo una partita del genere e con i significati che ha alle spalle stia a parlare di pause per andare in bagno“. Ampio il dibattito social, anche tra gli addetti ai lavori. Riportiamo, tra i tanti, un tweet di Paolo Bertolucci.

PROSPETTIVA – Lo spessore della prestazione offerta da Murray merita comunque riflessioni isolate rispetto ai comportamenti dell’avversario. Più di metà partita è stata vissuta su livelli di gioco e di pensiero da top 10, senza più il freno che lo aveva rallentato – tra alti e bassi – nell’avvicinamento allo Slam di New York. “Ho bisogno di passare del tempo in campo e di arrivare a farlo giocando contro avversari di questo livello – ha concluso -, in una certa misura sono riuscito a dimostrare qualcosa in un match del genere, anche se non l’ho vinto. Sul piano fisico, credo di aver ottenuto buone risposte, la delusione è per gli aspetti di cui abbiamo già parlato. Magari se avessi passato il turno avrei avuto difficoltà sul piano fisico a tornare in campo con cinque ore di tennis addosso, ma è un problema che, ahimè, non si pone”. Ci basterebbe rivederlo così.

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