Beati quelli che potranno dire “io c’ero” a New York quando Medvedev vinse il suo primo Slam, perché di essi è il regno dei Cieli. Beati quelli che tramanderanno ai posteri il titanico seppur vano sforzo compiuto da Djokovic per raggiungere il Sacro Graal del tennis, perché erediteranno la terra (rossa). Ma guai agli invidiosi che diranno “se non ci sono riusciti Rafa e Roger a fare il Grande Slam, ci mancava solo che….”, perché saranno afflitti e piangeranno.

Noi ci limiteremo prudentemente a descrivere l’impatto che le gesta compiute dai protagonisti dello US Open hanno avuto sulla classifica ATP; alla peggio ci toccherà il Limbo.

Cominciamo come di consueto dalle prime 20 posizioni:

Alcune osservazioni:

• Andrey Rublev – pur senza brillare nello Slam statunitense – raggiunge la top 5.
• Matteo Berrettini sale al settimo posto. È il secondo italiano meglio classificato da quando esiste la classifica ATP (agosto 1973) a pari merito con Corrado Barazzutti. Davanti a lui, ormai, c’è solo Panatta (che ha raggiunto la 4° piazza)
• Dominic Thiem – vincitore dell’edizione 2020 – perde 2 posizioni
• Casper Ruud entra in top 10
• Dennis Shapovalov abbandona la decima posizione mentre il suo connazionale Auger-Aliassime l’avvicina; riuscirà ad entrare tra i primi 10 giocatori del mondo dando così ad Alexander Zverev la possibilità di battere finalmente un top ten in una futura prova dello Slam?
• Reilly Opelka riporta gli Stati Uniti sulla mappa del tennis che conta. È il capofila di un movimento che dà segnali di vita dopo anni di stenti; attualmente ci sono 13 statunitensi tra i primi 100 giocatori del mondo, 7 dei quali nati dopo il 1996.

CASA ITALIA

Il tennis azzurro torna da Flushing Meadows con un quarto di finale (Berrettini), un ottavo (Sinner), un sedicesimo (Seppi), un secondo turno (Musetti) e ben quattro best ranking a fronte delle dodici posizioni perse da Salvatore Caruso che un anno fa sugli stessi campi giunse al terzo turno. Attualmente ci sono 12 italiani tra i primi 200 tennisti del mondo.

Chiudiamo questa sezione della nostra rubrica con un pensiero per Paolo Lorenzi, che a New York ha annunciato il proprio ritiro. Nella nostra classifica del cuore il tennista senese occuperà in eterno il numero 33, posizione che raggiunse nel maggio del 2017.

BEST RANKING

Questa settimana si fa prima a scrivere i nomi dei giocatori che non hanno raggiunto il loro best ranking che non quelli di chi ci è riuscito. Tra questi ultimi alcuni hanno compiuto un progresso in classifica notevole e per darne contezza accanto al loro best ranking indichiamo anche il numero di posizioni guadagnate rispetto all’ultimo rilevamento:

Straordinario il salto compiuto dall’olandese Van de Zandschulp che entra per la prima volta in top 100 a quasi 26 anni; bene Pedro Martinez, vincitore del Challenger di Siviglia e benissimo Benjamin Bonzi che ha vinto in successione i Challenger di Saint Tropez e Cassis; le 17 posizioni guadagnate dal diciottenne Carlos Alcaraz – magnifico castigatore del Grande Incontinente Greco – ci appaiono però più significative in prospettiva futura così come le 9 guadagnate dal suo coetaneo Holger Rune, assiso sulla poltrona numero 136. Tuttavia le 127 posizioni in più di Emma Raducanu restano irraggiungibili per tutti.