Il dritto di Rafael Nadal: un trionfo di spin e velocità dal bicipite ipertrofico

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Il dritto di Rafael Nadal: un trionfo di spin e velocità dal bicipite ipertrofico

Dalle dita dei piedi a quelle delle mani, ogni piccolo movimento dello spagnolo è progettato per annichilire l’avversario

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Rafael Nadal - Roland Garros 2021 (via Twitter, @rolandgarros)
 

Il circuito ATP questa settimana è fermo e Rafael Nadal ha già dato appuntamento al 2022 per risolvere i suoi ultimi guai fisici. Dopo aver analizzato da diverse angolazioni l’esito dello US Open 2020, abbiamo deciso di iniziare a ‘scongelare’ dall’archivio degli articoli non ancora pubblicati, alcuni pezzi di approfondimento buoni per tutte le stagioni.

Questo venerdì abbiamo selezionato la traduzione di uno straordinario articolo comparso sul Telegraph ad opera di Simon Briggsqui l’articolo originale (accessibile solo agli abbonati) – prima della disputa del Roland Garros 2021, torneo in cui Nadal è stato sconfitto da Djokovic. Il tema è la biomeccanica del dritto di Rafael Nadal, un tema pluri-dibattuto ma forse mai con questa profondità. [NOTA: questo pezzo è stato pubblicato prima del Roland Garros 2021, e i dati numerici sono stati modificati per tenere conto dei risultati del 2021]


Il momento meccanico non è mai stato un processo privo di sforzi, per Rafael Nadal, ma è il fulcro della sua vita sportiva. Bicipiti delle dimensioni di una padella, una racchetta più leggera della media e uno swing di dritto non convenzionale, inclinato all’indietro, lavorano tutti allo stesso scopo: far ruotare una pallina da tennis come una se fosse una banderuola durante una tempesta. Il suo dritto rivoluzionario è stato molto ammirato ma molto poco imitato, forse perché sembra strano e scomodo.

Guardando Roger Federer scivolare nel suo movimento di diritto, si potrebbe pensare ad un bagnante spensierato mentre lancia un sasso sul pelo dell’acqua. Nadal è più simile a un gladiatore impegnato nel lancio del disco, con una pletora di grugniti e faticosi sforzi a far da contorno. Ma i risultati parlano da soli, soprattutto sulla terra battuta. Non solo i 62 titoli su questa superficie – che rappresentano il 70 per cento del totale delle vittorie complessive dello spagnolo – ma l’assurdo record di 105 a 3 fra vittorie e sconfitte al Roland Garros (quest’anno Nadal ha subito la sua terza sconfitta a Parigi, mancando l’appuntamento col 14° titolo, ndr)

Per me, questa è la statistica più straordinaria in tutti gli sport“, afferma Mark Petchey, ex numero 1 britannico, ora commentatore, esperto e analista. “Quante volte Rafa ha dovuto affrontare il dolore o una giornata no? A Parigi, il suo gioco di livello C batte il gioco di livello A degli altri, e tutto questo ruota attorno al suo dritto. È spettacolare, ma soprattutto è anche incredibilmente robusto, perché il topspin gli dà bersagli più grandi e margini più ampi rispetto a chiunque altro”.

RENDERE OGNI COLPO INGIOCABILE

Perché il topspin? Perché dà sicurezza. Puoi colpire la palla in alto sopra la rete, facendo affidamento sull’effetto Magnus – che fa curvare la traiettoria di una palla rotante verso la stessa direzione della sua rotazione – per farla ricadere prima della linea di fondo (Ubitennis ne ha parlato in questo articolo). Ci sono pro e contro. Un colpo piatto, simile a un laser, come quelli che usava Maria Sharapova, procederà più rapidamente di una palla in rotazione, specialmente su una superficie liscia come l’erba. Ma i margini di errore di Sharapova erano minuscoli, e il suo bersaglio sul campo era una fessura delle dimensioni di una cassetta della posta in cima alla rete.

Nadal mira verso una di quelle doppie porte che permettono di accedere ad una stalla, con la metà superiore spalancata. Un secondo vantaggio del topspin pesante è che la palla si alza più rapidamente quando rimbalza, perché atterra con un angolo molto più scosceso. Questo aspetto è enormemente amplificato sulla terra battuta, dove ogni impatto lascia un minuscolo cratere nella superficie. I dritti di Nadal rimbalzano infatti meglio di chiunque altro. Sulla terra battuta, l’altezza media del rimbalzo porta i suoi avversari a dover colpire da una altezza di 64 pollici (162 cm), molto al di sopra della zona di attacco ideale e quasi il doppio di quella che sarebbe su un campo in cemento (33 pollici, 83 cm). La maggior parte dei professionisti si sente a suo agio con i dritti alti, ma il rovescio a una mano è una questione diversa, come ha scoperto Federer a sue spese. Sebbene uomini alti come Stefanos Tsitsipas (193 cm) siano in una posizione migliore per farcela, per ribattere un colpo del genere è comunque preferibile un rovescio a due mani.

Stefanos Tsitsipas si trova a colpire all’altezza della spalla – Australian Open 2021 (via Twitter, @australianopen)

Con la palla che rimbalza sopra l’altezza della sua spalla, anche un grande giocatore di rovescio come Novak Djokovic deve arrampicarsi per controllare il colpo. Una palla con meno topspin rimbalzerebbe più in basso, nella hit zone preferita dell’avversario. Questo spiega perché Novak Djokovic ha ottenuto solo otto vittorie (su 27 tentativi, anche se l’ultima al Roland Garros 2021 ha un grande peso, ndr) contro Nadal sulla terra battuta. Anche se equipaggiato con il rovescio bimane più versatile del gioco, Djokovic riesce a vincere solo poco più di una partita su quattro.

LO “STRANO TRUCCO” CHE CONTRADDISTINGUE NADAL

Diamo un’occhiata alla meccanica dello swing di diritto di Nadal. Inizia con il peso sul piede posteriore (il sinistro). Il ginocchio della gamba sinistra in questa postura è profondamente piegato e il gomito sinistro è nascosto dietro di lui, con la mano sinistra vicina al fianco. In un fermo immagine, potrebbe sembrare un cowboy che sta per estrarre una sei colpi. Poi arriva l’azione d’impatto: non un movimento in fluido e in avanti come per il dritto di Federer, ma un violento sussulto verso l’alto mentre il braccio sinistro arriva come una frustata dal basso verso l’alto e termina in quel caratteristico movimento ad elicottero intorno alla sua testa. Guardando Nadal di lato, la componente orizzontale dello swing è meno evidente di quella verticale. Questo colpo è una macchina che genera topspin.

La racchetta di Nadal arriva sopra la spalla destra prima di ruotare attorno alla testa – essendo mancino, la racchetta finisce sopra la spalla sinistra dopo una sorta di arabesco. Ora, qualsiasi giocatore anche mediocre può eseguire ciò che è variamente noto come “reverse forehand”,  “lasso forehand” o “buggy whip” (frustino per cavalli). Di solito è una manovra difensiva, deviando la palla sopra la rete con un pesante topspin senza importare molta velocità. Per un mancino, la racchetta sale bruscamente e finisce in un movimento circolare sopra la stessa spalla sinistra.

Ed è qui che Nadal mostra di appartenere ad una classe tutta sua. Per prendere in prestito il linguaggio del clickbaiting, si può dire che Nadal “usi uno strano trucco”. Incontra la palla molto avanti, in una classica posizione di impatto, mentre continua a frustare verso l’alto ad alta velocità – cosa che nessun altro ha imparato a fare. La sua racchetta continua quindi ad accelerare verso la spalla opposta – la spalla destra – fino al punto in cui il suo braccio non può più estendersi ulteriormente, chiudendo con il caratteristico elicottero.

Il reverse forehand di Nadal – Roland Garros 2020 (foto Twitter @Rolandgarros)

È un’illusione ottica“, dice Petchey. “Vedi persone che cercano di emulare il dritto di Rafa e non hanno idea di dove impatti la pallina, perché succede tutto così velocemente. Ma ci sono enormi vantaggi nel portare la racchetta davanti prima dell’impatto, principalmente perché ti dà molto più spazio – almeno 30 cm – per accelerare dalla posizione iniziale. Hai bisogno di un braccio incredibilmente veloce per ottenere questo movimento, motivo per cui la racchetta di Rafa è insolitamente leggera. Inoltre, fisicamente è un mostro“.

Quando si trova sul campo di allenamento, Nadal tende a colpire il diritto del 20% più forte di quanto non faccia durante una partita. Impiega anche uno swing leggermente diverso, finendo con la racchetta avvolta dietro la sua spalla destra anziché sopra la sua testa. L’equilibrio cinetico si inclina quindi verso più velocità, meno spin. Ma non appena l’arbitro chiama “Play”, torna a un approccio più sicuro e verticale. Questo percorso di oscillazione unico è anche la spiegazione dell’enorme bicipite sinistro di Nadal, secondo Jez Green, il preparatore che lavora con Alexander Zverev. “Lo schema è ‘carica ed esplodi“, afferma Green. “Rafa affonda l’anca posteriore, poi risale con le gambe. Nel frattempo, il braccio sta tirando la racchetta verso l’alto, e questa è la funzione cui è chiamato il bicipite. L’intero movimento è così raccolto che, quando finisce, ha a malapena bisogno di eseguire un recovery step”.

LA STRATEGIA CHE AMMANETTA GLI AVVERSARI

In termini scientifici, Nadal sta impartendo due componenti principali della forza. Una è il momento meccanico, mentre l’altra è più lineare, anche se un fisico potrebbe cavillare sul fatto che l’energia si perde anche in sottoprodotti come il calore e il suono, specialmente quando il suo dritto rimbomba come un cannone.

Qui arriva lo scambio più importante. Più energia investe Nadal nella rotazione, facendo contatto verticalmente, meno gliene rimane per accelerare in avanti. Quando non si sente sicuro, tende ad acquistare ulteriore sicurezza enfatizzando eccessivamente il topspin – in queste situazioni la palla atterra corta e viaggia relativamente lenta. Ne abbiamo visto un esempio sulla terra battuta di Madrid quest’anno: Nadal è stato battuto da Zverev – un gigante di 1.98 con un servizio mostruoso – in due set. A Nadal non è mai piaciuto giocare nell’altura di Madrid, dove i servizi viaggiano più velocemente e l’effetto Magnus è smorzato dall’aria più rarefatta. Ha vinto Madrid “solo” cinque volte, mentre il suo bottino di titoli negli altri tre principali tornei europei su terra battuta (Monte Carlo, Barcellona, ​​Roland Garros) è in doppia cifra. Queste statistiche non sono coincidenze: rappresentano la fisica del tennis in azione.

Il Roland Garros chiude la sequenza europea, come un boss di fine livello in un videogioco. Avendo padroneggiato l’arte del picco di prestazione in vista di Parigi, Nadal arriva invariabilmente con un dritto tirato a lucido, offrendo il massimo mordente possibile. Qui, sul campo Philippe Chatrier, una delle arene di gioco più grandi del tour, Nadal accede a parti del campo che altri giocatori non possono raggiungere.

A Rafa piace indietreggiare nella classica posizione spagnola dove non è esattamente nel mezzo della linea di fondo, ma un paio di passi verso il suo angolo di rovescio“, afferma Petchey. “Se colpisce un dritto da lì, ha due opzioni molto diverse. Può colpirlo a sventaglio, diagonalmente lontano da sé stesso, facendolo affondare dopo la rete in modo che atterri molto corto in campo e raggiunga un angolo incredibilmente acuto; oppure può andare lungolinea, ciò che chiamiamo dritto ‘inside-in’. Per ottenere questo effetto, cerca un colpo alto ma anche profondo, con il rimbalzo che si allontana dal ricevente. Se destrorso, l’unica opzione che hai è un rovescio difensivo sopra la spalla. Il topspin amplia letteralmente il campo, sballottandoti in giro, ammanettandoti in modo che tu non possa ferirlo. Ha molte più opzioni di te, e sa benissimo che gli serve solo il 51 per cento dei punti per vincere”.

Rafa Nadal – Acapulco 2020 (via Twitter, @AbiertoTelcel)

L’UNICO MODO PER FARLO SBAGLIARE

Potremmo pensare a Nadal come a un superuomo che massacra gli avversari tirando vincenti da ogni posizione a Parigi, ed in effetti quasi sempre vince in meno di due ore in questo modo. Ma quando la sfida è più lottata, si accontenta di ridurre sistematicamente e gradualmente i suoi avversari all’impotenza. “La sua mentalità è perfetta perché si gode l’intera esperienza della sofferenza“, afferma Green. “Se comincia a prendere vantaggio diventa ultra-aggressivo e farà del suo meglio per vincere 6-0, 6-0, 6-0 (che in realtà è il suo modo di mostrare rispetto per i suoi avversari), ma ama anche quella sensazione tipica della terra battuta del costruire punti lentamente, sfornando vittorie di puro sforzo, prendendo la strada più lunga”.

Si può notare questa forma mentis nella risposta di Nadal quando una volta gli è stato chiesto di un miracoloso vincente di diritto sulla linea. ‘È stato un colpo fortunato’, ha risposto. ‘Preferisco i diritti per i quali so che la palla entrerà’”. Ecco la radice della sua continuità. Piuttosto che cercare colpi spettacolari, Nadal preferisce far girare a vuoto i propri avversari assumendo il minimo rischio. Nella maggior parte dei casi, sono loro a perder la pazienza per primi.

Allora come batterlo? Le palle alte non servono a molto perché è cresciuto sulla terra, con il suo caratteristico rimbalzo ripido. Le palline basse, in particolare gli slice, sono anche peggio.

Normalmente, ti piace che il tuo avversario entri in contatto al di sotto dell’altezza della rete“, afferma l’allenatore inglese Calvin Betton. “È come una squadra di calcio che mette la barriera davanti a un calcio di punizione; stai sfidando l’attaccante a far salire e scendere la palla abbastanza velocemente da segnare. Questo non funziona con Rafa, però. Con la frusta che mette sul dritto, è in grado di banchettare sugli slice. Può metterli dove vuole – e questo toglie a Roger Federer uno dei suoi schemi preferiti. In effetti, Roger ora ha rinunciato alla sua risposta standard di rovescio slice quando gioca con Rafa, e ha iniziato invece ad aumentare i colpi in topspin da entrambi i lati, dritto e rovescio”.

Negli ultimi anni, l’unica tattica che ha preoccupato costantemente Nadal è l’uno-due di Djokovic. Per prima cosa, Djokovic lo butta fuori dal lato del rovescio, quindi reindirizza la palla sul lato di diritto così rapidamente che Nadal deve colpire sempre in corsa – sembra abbastanza facile sulla carta, ma solo Djokovic ha la precisione e l’equilibrio per farlo regolarmente contro i colpi da fondo del dritto serpentesco di Nadal. È un approccio coraggioso, perché sembra sfidare Nadal nel suo campo: il dritto in corsa lungolinea è il suo colpo più spettacolare, come c’insegna YouTube. Ma non è affidabile come un dritto convenzionale, perché non gli consente di salire sulla palla in modo così efficace durante lo sprint, perdendo così l’amato margine di sicurezza.

Può anche essere che Nadal non si muova rapidamente verso sinistra a 36 anni come avrebbe potuto fare a 20. Un report di Golden Set Analytics ha scoperto che in passato era il secondo migliore in tour – dopo Djokovic – nel colpire i dritti in corsa, quasi sfidando gli avversari a giocare in quella zona. Ora non è più tra i primi dieci in questa categoria, e un attacco profondo al suo dritto in corsa sta producendo meno vincenti e più errori rispetto al passato. Tuttavia, queste crepe non danno comunque molto margine agli avversari.

Sul rosso Nadal è l’equivalente di Smaug – il drago di JRR Tolkien, la cui unica debolezza era la toppa nuda nell’incavo del suo pettorale sinistro. Il divario era talmente esiguo che solo un grande arciere l’avrebbe potuto colpire, e solo una volta. Eseguire lo stesso schema più e più volte, come è necessario per vincere una partita al meglio dei cinque set al Roland Garros, è praticamente impossibile. Il che ci riporta al punto centrale di Petchey: il topspin dà a Rafa “bersagli più grandi e margini più ampi di chiunque altro. Aspettiamoci che il suo dritto metta di nuovo a ferro e fuoco Parigi.

Traduzione a cura di Michele Brusadelli

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