US Open 2021: Sakkari, Sabalenka, Barty e Osaka - Pagina 4 di 4

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US Open 2021: Sakkari, Sabalenka, Barty e Osaka

Terzo e ultimo articolo dedicato allo US Open 2021: il percorso delle semifinaliste Sakkari e Sabalenka e la speciale condizione nella attuale WTA di Barty e Osaka

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Naomi Osaka - 2021 US Open (Garrett Ellwood/USTA)
 

Le vicende parallele di Ashlegh Barty e Naomi Osaka
Come ricordato in apertura, Barty e Osaka erano le prime due favorite dello US Open 2021, ma questa volta non sono riuscite a tenere fede ai pronostici. Barty si presentava a New York da numero 1 del mondo e fresca vincitrice a Cincinnati, Osaka da detentrice di un titolo già conquistato due volte. E invece tutte e due sono cadute al terzo turno, in modo molto simile: al termine di confronti che parevano già vinti.

Nel match contro Leylah Fernandez, Osaka ha giocato un finale di primo set da campionessa. Un parziale di 12 punti a 1 le era valso il 7-5. Situazione quasi identica nel secondo set: cambio di marcia nei game conclusivi, e di nuovo servizio strappato a Fernandez. Così Naomi si è trovata avanti 7-5, 6-5 e servizio. Fino a quel punto della partita non solo non aveva mai perso il servizio, ma non aveva nemmeno concesso alcuna palla break. Addirittura aveva tenuto undici turni di battuta consecutivi senza nemmeno andare ai vantaggi.

E invece nel momento decisivo ha attraversato un passaggio a vuoto: le è sfuggito il game più importante, e così sul 6-6 la partita si è riaperta. Naomi ha vissuto minuti autodistruttivi. Insicurezza, timore, disappunto, rabbia, frustrazione: in questo vortice di sentimenti negativi ha prima perso il secondo set al tiebreak, e poi di nuovo la battuta all’inizio del terzo set. Uno svantaggio che non è più riuscita a recuperare. Fernandez ha giocato benissimo nel terzo set, e ha vinto 5-7, 7-6, 6-4.

Non meno sorprendente la sconfitta di Barty contro Shelby Rogers. Ricordo che Barty e Rogers si erano già affrontate cinque volte, e Ashleigh aveva sempre avuto la meglio: 10 set vinti, appena 2 persi. Questa volta, però, nel match di Flushing Meadows la numero 1 del mondo ha cominciato malissimo: incapace di trovare la misura dei colpi, ha commesso una quantità inedita di errori non forzati con il dritto, il suo colpo migliore. Risultato: primo set a Rogers per 6-2

Ma a partire dal secondo set Barty ha recuperato il controllo della situazione, tanto che con un parziale di 11 game a 3 si è spinta sino al 2-6, 6-1, 5-2 e servizio. In quel momento Barty, proprio come Osaka, era reduce da due set in cui non aveva più concesso palle break: le sarebbe bastato conquistare ancora un game per chiudere tutto, e portare sul sei a zero il bilancio degli scontri diretti.

Invece anche lei come Naomi è stata colta da timori e insicurezze, mentre dall’altra parte della rete Rogers ha provato ad attuare una tattica da situazione disperata. Ormai sull’orlo del precipizio, Shelby ha iniziato a difendersi attraverso dei lob, che in pratica erano una costante sfida mentale alla avversaria. Era come se dicesse ad Ashleigh: “Sei o non sei la numero 1 del mondo? Allora dimostralo qui e adesso, nell’Arthur Ashe Stadium, replicando a queste parabole senza peso con vincenti diretti, potenti e senza paura”.

Probabilmente in qualsiasi altra situazione su queste moonball Barty non avrebbe fatto una piega: spostandosi sul dritto avrebbe davvero sfoderato colpi potenti e definitivi. Ma non in questa occasione. Ashleigh non ha avuto il coraggio di accelerare: ogni volta si limitava a un colpo interlocutorio che faceva proseguire lo scambio.

Questo timore ha alimentato le speranze della avversaria, che ha cominciato a crederci. Complici anche i troppi doppi falli, Barty ha ceduto una prima volta la battuta; poi una seconda volta, riequilibrando il set sul 5-5. Si è finito per andare al tiebreak dove Rogers ha completato una delle rimonte più sorprendenti degli ultimi anni, prevalendo per 6-2, 1-6, 7-6(5).

Senza voler cancellare i meriti delle loro avversarie, rimane il fatto che sia Osaka che Barty sono state protagoniste di un collasso agonistico autodistruttivo, in match nei quali parevano in controllo della situazione. Il che fa pensare che nella loro mente ci fossero delle fragilità recondite che si sono rivelate fatali. Senza pretendere di fare troppa psicologia, va ricordato che queste due sconfitte sono arrivate in una fase della stagione nella quale probabilmente su di loro hanno pesato i problemi vissuti al di fuori del campo.

Osaka era reduce da un momento di difficoltà conclamata. In giugno si era ritirata dal Roland Garros per la controversa questione delle conferenze stampa, poi aveva deciso di rinunciare a Wimbledon perché non si sentiva pronta mentalmente per un impegno così grande. Negli ultimi anni Osaka è diventata straordinariamente popolare, al punto da risultare la sportiva più pagata del pianeta. Ma da quando ha preso posizione su alcuni temi civili, appoggiando la causa di Black Lives Matter, si è anche attirata l’odio profondo di una quota di persone che per questo la criticano “a prescindere”, qualsiasi cosa dica o faccia. Un insieme di situazioni che non l’hanno aiutata a scendere in campo con serenità.

Ma anche Barty non sta attraversando un periodo facile. Da australiana, a causa dei problemi legati alla pandemia, dal mesi di marzo si è trovata a vivere costantemente in viaggio. Torneo dopo torneo, con la posizione da numero 1 da onorare, senza mai poter staccare del tutto. Il calendario WTA unito all’obbligo di quarantena, di fatto ha reso impossibile per Barty tornare a casa per prendersi una pausa. E sappiamo quanto Ashleigh patisca la lontananza dall’Australia e dagli affetti domestici; per lei è stato un problema sin da ragazzina, e una delle ragioni che l’avevano spinta al ritiro dal tennis.

In questo 2021, vissuto sempre nella condizione di numero 1 da battere, Barty ha “tenuto botta” in modo positivo. Riassumo i risultati della sua continua tournée WTA, fra nazioni e continenti diversi. Vincitrice in marzo a Miami, sconfitta da Badosa a Charleston. Vincitrice a Stoccarda e finalista a Madrid (battuta da Sabalenka). Ritirata per problemi fisici a Roma e al Roland Garros. Ma soprattutto campionessa a Wimbledon, da favorita, come detto. Al momento di tornare sul cemento aveva giocato male alle Olimpiadi di Tokyo (fuori al primo turno contro Sorribes Tormo), ma poi si era rialzata con il successo a Cincinnati. Di nuovo prima favorita alla vigilia dello Slam americano, non è più riuscita a spingersi oltre, arrivando prosciugata a New York. Vi sembra così strano?

Prima di chiudere su Barty e Osaka, penso sia utile valutare la loro situazione inquadrandola in una prospettiva più ampia. Nelle ultime stagioni Ashleigh e Naomi hanno saputo raggiungere traguardi fenomenali. Barty ha conquistato due vittorie Slam (Roland Garros 2019 e Wimbledon 2021) e il primo posto nel ranking grazie ai tanti tornei vinti su ogni superficie. Numero 1 del mondo dal gennaio 2019; un primato solido che sta per raggiungere le 100 settimane.

D’altra parte Osaka è stata l’unica capace di togliere a Barty il primo posto nel ranking per alcuni periodi (gennaio-giugno 2019 e agosto-settembre 2019). Lo ha fatto soprattutto grazie ai successi ottenuti nei Major sul cemento. A oggi, Osaka vanta quattro Slam, raccolti prima ancora di compiere 24 anni. Nessuna giocatrice nata negli anni ‘90 ha ottenuto qualcosa di simile.

Se mettiamo sul piatto della bilancia tutti questi successi, senza dimenticare che stiamo parlando di giocatrici nate nel 1996 (Barty) e nel 1997 (Osaka), ci rendiamo conto che si tratta di una serie di risultati eccezionali. Per potenziali vittorie e record, Barty e Osaka cominciano ad avvicinarsi a giocatrici come Hingis, Clijsters, Henin, Sharapova. Stiamo cioè parlando di un club esclusivo di grandi campionesse.

A mio avviso avere giocatrici in attività che si sono già guadagnate un posto significativo nella storia del tennis è un privilegio per gli appassionati, ma è anche importante per la WTA nel suo insieme. Per questo è un peccato che fattori extra-campo stiano impedendo ad Ashleigh e Naomi di esprimersi con regolarità nella loro migliore versione possibile.

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