US Open 2021: Sakkari, Sabalenka, Barty e Osaka - Pagina 2 di 4

Al femminile

US Open 2021: Sakkari, Sabalenka, Barty e Osaka

Terzo e ultimo articolo dedicato allo US Open 2021: il percorso delle semifinaliste Sakkari e Sabalenka e la speciale condizione nella attuale WTA di Barty e Osaka

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Naomi Osaka - 2021 US Open (Garrett Ellwood/USTA)
 

Aryna Sabalenka
Non è facile trovare il corretto punto di equilibrio per valutare lo US Open di Aryna Sabalenka. Da una parte ci sono elementi sicuramente positivi; ma non si possono nemmeno trascurare quelli negativi.

Tra i “pro” va considerato che per il secondo Slam consecutivo Sabalenka è stata in grado di raggiungere la semifinale: sconfitta da Pliskova a Wimbledon e da Fernandez a New York. Se teniamo conto che prima dei Championships in tutta la carriera negli Slam aveva raccolto un solo quarto turno, siamo di fronte a un enorme progresso. La mia sensazione è che il traguardo raggiunto a Londra l’abbia aiutata a liberarsi da un peso che stava sempre più prendendo le pericolose sembianze di un complesso.

Del suo Major americano va anche considerato come ha reso nel corso delle singole partite. A parte una piccola difficoltà all’esordio (ha ceduto un set a Nina Stojanovic, finendo però per vincere per 6-4, 6-7, 6-0), Sabalenka ha viaggiato molto spedita. Secondo turno: 6-3, 6-1 a Zidansek, che non era testa di serie. Ma non ha avuto problemi nemmeno quando ha incrociato le teste di serie. 6-3, 6-3 alla numero 26 Collins, 6-4, 6-1 alla 15 Mertens, sua ex compagna di doppio. Si pensava avrebbe trovato più resistenza nei quarti di finale contro Krejcikova (testa di serie numero 8) e invece di nuovo ha controllato la partita senza particolari problemi, approfittando anche della giornata di scarsa ispirazione della avversaria: 6-1, 6-4.

Le cose però sono cambiate in semifinale, di fronte a una delle due “teenager terribili” rimaste in corsa nel torneo, Leylah Fernandez. La partita si presentava difficile per diversi di motivi. Innanzitutto perché rappresentava comunque un limite da superare, visto che mai Aryna era riuscita a raggiungere una finale Slam. Poi perché l’avversaria era sulla carta (sulla carta, naturalmente) molto più debole: numero 73 del ranking, con pochissima esperienza ad alti livelli; di conseguenza il peso del pronostico era tutto sulle spalle di Sabalenka. Infine perché il pubblico sin dai primi punti era compattamente schierato con la più giovane delle contendenti. In sostanza anche se Fernandez era canadese, New York non è sembrato un campo neutro: per Sabalenka era come giocare in trasferta.

Malgrado tutto, Aryna ha cominciato benissimo: con un parziale di 12 punti a 2 è salita 3-0 dando l’impressione di poter dominare il match. Ma Fernandez ha saputo rientrare progressivamente nel confronto: ha iniziato a tenere i propri turni di servizio, e poi ha approfittato della palla al piede che ha penalizzato Sabalenka in diverse partite importanti della sua carriera: i doppi falli.

Ricordo che nel quarto turno dello US Open 2018 (suo miglior risultato Slam prima di Wimbledon 2021) di tutto il percorso vincente di Naomi Osaka, Sabalenka si era rivelato l’ostacolo più duro. Ma aveva comunque perso al terzo set proprio a causa del diverso rendimento alla battuta. Mentre sui punti importanti Naomi aveva sfoderato ace e prime vincenti, Aryna era incappata in doppi errori. E così Osaka aveva prevalso per 6-3, 2-6, 6-4, al termine di una delle più belle partite dell’anno.

Dunque per Sabalenka si tratta di una sorta di déjà vu. Anche nel match di qualche settimana fa contro Fernandez, è stata una coppia di doppi falli a pesare sul break che ha permesso a Leylah di rimettere il primo set in parità, fino a riuscire ad aggiudicarselo al tie break. Dopo avere perso un set nel quale per lunghi tratti aveva giocato meglio, Sabalenka ha reagito e vinto il secondo set.

Nel terzo set è emersa la diversa condizione nervosa delle due contendenti. Con Fernandez al servizio per prima, Sabalenka ha rischiato di soccombere quando ha perso la battuta al sesto game. Ma il controbreak immediato l’ha rimessa in sesto. Un equilibrio che però non è durato molto: chiamata a servire per restare nel match sul 4-5, Aryna ha disputato un game disastroso: lo ha perso a zero, di nuovo a causa dei doppi falli e degli errori non forzati.

Ecco, a mio avvisto l’aspetto meno soddisfacente del suo US Open è stato proprio il finale di questo match: la sensazione che Sabalenka abbia perso, prima ancora che per i meriti della avversaria, per i propri demeriti. Il decimo game del terzo set è apparso un game quasi suicida, che ha posto fine al confronto senza verificare sino in fondo la forza nervosa di Fernandez. E così, senza nemmeno dover strafare, Leylah si è trovata la vittoria in mano.

Se proviamo a ricomporre tutte le tessere rappresentate dalle prestazioni di Sabalenka nelle occasioni importanti, in particolare negli Slam, ci troviamo di fronte a un mosaico che restituisce una giocatrice dalle enormi potenzialità fisico-tecniche, che però tende ad andare in crisi sul piano della tenuta agonistica. Per questo, a mio avviso, ha disputato tanti Major deludenti prima di trovare la serenità necessaria ad approdare almeno in semifinale.

Sabalenka in questo momento è la numero 2 del mondo, con quasi duemila punti di vantaggio sulla numero 3 Pliskova (7005 punti contro 5265). Per status, qualità tennistica e livello di gioco, sembrerebbe ormai pronta a vincere qualsiasi titolo, Major inclusi. Saprà finalmente essere all’altezza delle grandi aspettative che ha suscitato?

a pagina 3: Maria Sakkari

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