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Grande Slam 2021, la classifica femminile
Chi sono state le giocatrici che hanno fatto meglio nei quattro tornei più importanti dell’anno? Un bilancio di fine stagione più una analisi sugli Slam di Serena Williams in occasione dei suoi 40 anni

Il livellamento al vertice
La prima considerazione che emerge è legata al livellamento al vertice della classifica. Nel 2021 nessuna giocatrice ha svettato sulle avversarie, tanto che per la prima volta da quando in WTA sono stati adottati questi criteri di punteggio, cioè dal 2014, nessuna giocatrice è riuscita a superare la soglia dei tremila punti conquistati.
Un rapido excursus di conferma. Nel 2014, prima in classifica era risultata la grande sorpresa Eugenie Bouchard, con 3100 punti totalizzati nei quattro Slam. Anche se non aveva ottenuto vittorie, la finale a Wimbledon e le due semifinali in Australia e Francia erano bastate a Bouchard per conquistare il primo posto.
Inequivocabile la situazione del 2015: Serena Williams era arrivata al picco straordinario di 6780 punti; quella era stata la stagione in cui aveva mancato il Grande Slam in extremis, perdendo in semifinale a New York contro Roberta Vinci.
Nel 2016 la classifica Slam aveva proposto un testa a testa ancora su numeri altissimi. Serena aveva di nuovo primeggiato con 5380 punti (grazie a una vittoria, due finali, una semifinale) sopravanzando di un soffio Angelique Kerber, che si era fermata a 5310. Nel suo anno “magico”, Kerber aveva vinto due Major (Australia e US Open) e raggiunto la finale a Wimbledon; ma l’eliminazione al primo turno del Roland Garros era bastata per relegarla al secondo posto della nostra classifica.
Nel 2017, anno dello stop per maternità di Serena, abbiamo assistito al sorprendente ritorno ai vertici di Venus Williams. Anche lei come Bouchard, pur senza vincere Slam, aveva comunque primeggiato grazie a 3620 punti (due finali, una semifinale e un quarto turno).
Il 2018 era stato di Simona Halep (finalmente vincitrice a Parigi), capace di totalizzare 3440 punti, mentre il 2019 di nuovo di Serena: come la sorella due anni prima, anche lei senza vittorie, ma le finali raggiunte a Londra e New York erano state fondamentali per spingersi sino a 3160 punti.
Perfino nel 2020, stagione in cui si sono disputati solo tre Slam a causa della pandemia, Sofia Kenin era stata capace di totalizzare 3540 punti, grazie soprattutto al successo in Australia e alla finale del Roland Garros.
Ecco dunque che i 2740 punti di Barbora Krejcikova nel 2021 risultano un record in senso negativo. Segno della eccezionale dispersione di punti, conseguenza del livellamento a cui stiamo assistendo nelle stagioni più recenti. Chissà, forse se Barty non avesse avuto problemi fisici al Roland Garros (torneo da lei già vinto nel 2019), che l’hanno costretta al ritiro al secondo turno, forse avremmo avuto una diversa capolista con un bottino superiore; ma si tratta di una ipotesi senza la minima controprova.
Resta il fatto che nel 2021 non solo nessuna giocatrice ha disputato due finali Slam, ma appena due sono state in grado di spingersi almeno sino alla semifinale in due tornei diversi: Aryna Sabalenka e Maria Sakkari (vedi tabella). Ma poi entrambe non sono riuscite ad andare oltre.
Se ragioniamo sul piano della continuità ad alti livelli, non abbiamo avuto neanche una giocatrice protagonista in tutti e quattro gli Slam. L’unica in grado di arrivare sempre almeno al quarto turno è stata Iga Swiatek, che però si è spinta al massimo sino ai quarti di finale.
Le delusioni del 2021
Veniamo a una analisi più dettagliata delle prestazioni stagionali di alcune giocatrici. In chiave negativa spiccano tre nomi. Se consideriamo le prime dieci del ranking ufficiale WTA, colpisce il crollo di Sofia Kenin: 3540 punti nel 2020, 380 nel 2021. Sulle sue difficoltà stagionali ho già scritto in occasione della sconcertante eliminazione a Wimbledon, arrivata al termine di una partita giocata con un atteggiamento tattico quasi incomprensibile, specie se paragonato alla lucidità di cui aveva dato prova lo scorso anno.
La mia interpretazione è che Kenin sia stata vittima della “sindrome del Sophomore”, e dunque occorrerà del tempo per poter capire quale sia il suo autentico valore, tra exploit (del 2020) e flop (del 2021). Qui non ci rimane che prendere atto di una stagione cominciata con tante (forse troppe) pressioni e aspettative, e poi resa più difficile nel suo sviluppo anche a causa dei problemi fisici. Problemi che le hanno impedito di scendere in campo a Flushing Meadows.
Altra giocatrice deludente è stata Petra Kvitova (appena 280 punti). Dopo due annate in cui aveva ottenuto un buon bottino di punti Slam, Kvitova è tornata a raccogliere pochissimo nei Major, come le era già accaduto nel 2018. Negli Slam del 2021 ha vinto appena quattro match, e tre di questi contro avversarie classificate oltre la 100ma posizione. La giocatrice con il ranking migliore battuta da Petra è stata Polona Hercog, numero 86. In un quadro profondamente deficitario come questo, rimane l’attenuante del Roland Garros: dopo la vittoria al secondo turno è stata costretta al ritiro per un incidente alla caviglia causato da un inciampo in sala stampa. Insomma, negli Slam il 2021 non è proprio stato il suo anno…
Un po’ meno deludente di Kenin e Kvitova, ma comunque sotto media se si paragonano i risultati Slam con quelli dei normali tornei WTA, è stata Garbiñe Muguruza. Sesta nel ranking ufficiale, sesta nella Race, fresca vincitrice del torneo di Chicago, ma appena 26ma nella classifica Slam (620 punti). Percorrendo a ritroso la sua stagione, Muguruza ha perso da Krejcikova a New York, da Jabeur a Wimbledon e da Kostyuk a Parigi. Soprattutto quest’ultimo risultato, per una ex campionessa del Roland Garros, suona negativo. Molto più positivo il rendimento in Australia, dove ha perso dalla futura campionessa Osaka al termine di un ottimo incontro, nel quale aveva anche raggiunto il match point (4-6, 6-4, 7-5).
Le sorprese del 2021
Se invece ci spostiamo sul versante dei risultati positivi, a mio avviso due nomi svettano su tutti: Barbora Krejcikova ed Emma Raducanu. Due vicende diverse ma con alcuni punti in comune.
Barbora Krejcikova (2740 punti) è stata protagonista di una maturazione tardiva, visto che ha cominciato ad essere competitiva ad alti livelli WTA a quasi 25 anni. Qualche dato giusto per dare una idea dell’enorme salto di qualità compiuto negli utlimi mesi. Fino all’Australian Open del 2021 Barbora non aveva mai vinto una partita a livello di main draw di uno Slam se non un solo match a Melbourne 2020. Per il resto sconfitte al primo turno, nelle rare volte in cui aveva superato le qualificazioni. Dopo il successo al Roland Garros, però, Krejcikova ha dimostrato di sapersi adattare a ogni superficie e ha sempre raggiunto almeno il quarto turno: ottavi di finale a Wimbledon e quarti a New York.
Altra enorme sorpresa quella di Emma Raducanu (2240 punti). Anche lei senza un curriculum a livello Slam, ma nel suo caso per questioni di età. Sino a oggi in tutta la carriera Raducanu ha affrontato due soli Major: Wimbledon e US Open 2021. Ammessa ai Championships grazie a una wild card, onorata raggiungendo il quarto turno. Ancora più recente e straordinaria l’impresa statunitense: Raducanu ha vinto il torneo partendo dalle qualificazioni, e senza perdere set. Senza precedenti nel tennis Open.
Per chiudere le note positive, anche se non alla voce sorprese, merita una citazione Aryna Sabalenka. Finalmente è approdata nelle posizioni alte della classifica Slam, dopo che sia nel 2019 che nel 2020 era stata protagonista in negativo. Nello scorso biennio malgrado fosse ampiamente Top 20 aveva raccolto soltanto 280 punti (2019) e 210 punti (2020). A fronte di questi numeri, i 1930 punti totalizzati in questa stagione rappresentano un incoraggiante progresso.
a pagina 3: Serena Williams e gli ultimi Slam
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US Open: Trevisan vince una sfida di nervi interminabile contro Putintseva e si trascina al secondo turno, Giorgi dominata da Pegula
I crampi non fermano Martina Trevisan che in 3 ore e 20 minuti di gioco conquista il primo turno degli US Open. Camila raccoglie 4 giochi contro la N.3 del seeding

M. Trevisan b. Y. Putintseva 0-6 7-6(0) 7-6(8)
Martina Trevisan vince il primo turno degli US Open contro Yulia Putintseva in 3 ore e 20 minuti al tiebreak del terzo set: 0-6 7-6(0) 7-6(8).
Quante volte può cambiare una partita di tennis non smetteremo mai di chiedercelo. Quella di oggi, tra Martina Trevisan e Yulia Putintseva è stata l’ennesima dimostrazione che niente può essere prevedibile, tanto meno sui campi di Flashing Meadows. C’era stato un solo precedente tra le due giocatrici, al torneo di Abu Dhabi 2021, dove la kazaka aveva vinto con un doppio 6-3. Difficile quindi dire, a inizio partita, chi fosse la favorita tra due giocatrici separate solo da 20 posizioni in classifica e 1 anno di età. L’azzurra di 29 anni, numero 58 del mondo, è partita malissimo. Demoralizzata, nervosa e notevolmente fallosa. Il primo parziale si è concluso con 24 punti a favore della kazaka numero 78 del ranking, contro i soli 5 punti di Trevisan e nient’altro da aggiungere. Ma nel secondo parziale è entrata in campo la lottatrice che conosciamo ed è iniziata un’altra partita. La giocatrice toscana ha iniziato a mettere in gioco dei cambi di ritmo, alternando colpi in cui respirare a sfiammate di dritto imprendibili. Non a caso per due volte nel set è stata avanti di due game. E nonostante la kazaka sia riuscita a recuperarla entrambe le volte, Trevisan, con le idee decisamente più chiare è arrivata a prendersi un tie-break vinto a 0. Ma nonostante i precedenti 7 punti consecutivi dell’azzurra e il recupero di un set, Putintseva è rimasta lucida nel terzo parziale, dove gli errori sono aumentati da entrambe le parti. A metà del terzo set la partita sembrava di nuovo finita: Trevisan ha iniziato a non reggersi più in piedi per via dei crampi, e il match, dopo il turno di servizio perso a 0 dell’azzurra, sembrava scritto. Ma proprio in quel momento la partita è cambiata ancora. Trevisan ha iniziato a correre di nuovo, trovando l’energia chissà dove, e da sotto 4-2 è riuscita a rimontare 4 giochi pari. Da lì è stata una lotta punto dopo punto, scambi perfetti seguiti da errori non forzati sul finale di scambi strazianti. La partita non ha preso una direzione precisa fino alla fine del tiebreak decisivo dove con soli due punti di distanza, la giocatrice Toscana ha chiuso 10 punti a 8 mettendo a segni i due punti più belli dell’intero match. Al secondo turno l’aspetta la testa di serie numero 9, Marketa Vondrousova.
IL MATCH
Primo set: Dominio totale di Putintseva e prestazione inesistente di Trevisan
Trevisan inizia al servizio e si ritrova subito costretta a salvare tre palle break. Annulla la prima con uno schema servizio e dritto vincente. Ma Putintseva risponde aggressiva sul secondo servizio e segue con una palla corta insidiosa che costringe Trevisan a rispondere male, buttando largamente fuori la palla. Il primo vantaggio è della Kazaka: 1-0. Inizia la serie infinita di errori gravi da parte di Trevisan che nei primi due game porta a casa un punto soltanto: 2 a 0 Putintseva. Anche nel terzo gioco l’azzurra si ritrova in svantaggio e la kazaka continua ad avere le idee molto più chiare. Grazie ad un dropshot sotto rete e un passante preciso Putintseva si aggiudica anche il terzo game: 3-0. Completamente fuori dalla partita, Trevisan lascia poco spazio alle parole e concede anche il 4 gioco alla kazaka. Prende anche il triplo break a sfavore e si ritrova sotto 5 game a 0 con 21 punti a 4 a favore di Putintseva. Proprio sul finale, Trevisan sembra risvegliarsi, annulla molto bene i primi due set point risalendo da sotto 40-0 a 40-30. Ma Putintseva sfrutta la terza chance per chiudere il primo parziale totalmente dominato.
Secondo set: La rivincita di Trevisan premiata da un tie-break perfetto, agevolato dagli errori di Putintseva
Per la prima volta dall’inizio del match Trevisan prende tre punti di vantaggio consecutivi nel primo game e tiene a 0 il turno di servizio:1 a 0. Entra finalmente in campo un’altra giocatrice italiana che va a prendersi le prime due palle break del match per chiudere avanti 2-0. Nel terzo gioco ritornano gli errori non forzati dell’azzurra e Putintseva si riprende il game di svantaggio. La kazaka regala qualcosa a Trevisan nel quarto gioco trascinandosi fino ai vantaggi. Putintseva inizia ad avere le idee più confuse ma l’italiana è ancora troppo fallosa e non sfrutta le occasioni fino in fondo: 2 giochi pari. Arriva un altro calo di Trevisan al servizio che regala alla kazaka tre palle break consecutive. Ma l’italiana riesce ad arrampicarsi con le unghie fino a vantaggi per poi chiudere un game complicatissimo: 3-2. Con quel carico di fiducia, Trevisan strappa il servizio all’avversaria per ritornare sopra 4-2. Ottima reazione della kazaka che dimostra di essere ancora nettamente in partita e va a prendersi subito due occasioni per chiudere il game sul servizio di Trevisan: 4-3. Nell’ottavo gioco arriva lo scambio più lungo del match dove Trevisan non vuole mollare, ma è lei la prima a sbagliare: 4 pari. L’azzurra non si fa demoralizzare dalla seconda rimonta del set di Putintseva e tiene dignitosamente il turno di servizio per restare avanti 5-4. Per sei volte, Trevisan si ritrova a due punti dal set ma la kazaka non molla la presa e con un lob imprendibile conquista il decimo e più lungo game del match: 5 pari. Dopo tanta fatica, Trevisan gioca due brutti punti e Putintseva vede uno spiraglio dove attaccare di prepotenza. Con coraggio, Trevisan annulla tre palle break, di cui due consecutive, per guadagnarsi la prima chance di 6-5. E grazie al servizio si tira fuori da un fosso profondo. La kazaka tiene bene il turno di servizio successivo che la porta al tiebreak decisivo.
Tiebreak: Inizia con un vincente di dritto Trevisan e tiene il turno di servizio: 1-0. L’italiana fa correre in avanti la kazaka due volte di fila con due drop-shot efficaci e conquista due mini-break consecutivi: 3-0. Continua il tiebreak perfetto di Trevisan che tiene il servizio e avanza: 5 a 0. Putintseva ormai sembra senza idee, sbaglia di rovescio e concede un altro punto importante: 6-0. E dopo un ‘ora e 45 minuti, Trevisan vince il tiebreak senza concedere neanche un punto.
Terzo set: Una sfida di nervi interminabile dove non c’è spazio per nessun vantaggio netto, ma il tiebreak decisivo lo vince Trevisan
Ora la partita sembra davvero essere girata: Trevisan attacca fin dal primo punto e come nel secondo parziale parte in vantaggio: 2-0. Nel quarto game, l’italiana avanti 2-1 commette un doppio fallo e perde il turno di servizio a 0. Putintsova rientra nel terzo set: 2 pari. Insiste con la palla corta la kazaka, Trevisan corre ma inizia a far fatica a stare in piedi per i crampi dopo quasi 2 ore e mezza di gioco. Si arrende a Putintseva che chiude il terzo game di fila e va in vantaggio: 3-2. L’azzurra può finalmente chiamare il fisioterapista anche se sa bene che per i crampi non può farsi trattare. Torna a servire Trevisan, ma senza forze, e regala di nuovo a 0 il suo turno di servizio alla kazaka che ora conduce 4-2. Difficile immaginare che la numero 58 del mondo possa rientrare in partita. Ma questo match è totalmente imprevedibile: l’azzurra ricomincia a correre e recupera con grande personalità il break di svantaggio: 4-3 Putintseva. Continua a muoversi meglio Trevisan che riesce a guadagnarsi due chance del 4 pari. Il primo dritto finisce in corridoio, ma il secondo prende un angolo maledetto e la 29enne toscana resta aggrappata: 4 pari. Putintseva sale nuovamente in cattedra con un rovescio incrociato perfetto: 5-4 per la kazaka. Il decimo game è il momento più importante fino a qui per l’italiana che è costretta a tenere un turno di servizio determinante ai vantaggi. Trevisan tiene la battuta: 5 giochi pari e quasi 3 ore di gioco. Da quel momento in avanti inizia una lotta infinita, straziante: parità e vantaggi; break e contro-break. L’ultima parola va al tie-break decisivo.
Tiebreak: Trevisan parte di nuovo bene anche nel secondo tiebreak del match e si prende il vantaggio avanti 2-0. Chiude con un schiaffo al volo la kazaka che si prende il primo punto dei due tiebreak giocati: 3-1 per la toscana. Con un dritto scarico a metà rete e un doppio fallo Trevisan deve ricominciare da capo: 3 pari. Senza mini-break di vantaggio Trevisan va a servire sotto 5-4. Chiude di rovescio lungolinea il primo punto ma la volée successiva la tradisce: 6-5 per la kazaka che le restituisce in fretta il favore con una pallonetto fuori dalla riga di fondo: 6 pari. Doppio fallo di Putintseva: 7-6. Ma finalmente, da sotto 7-8, la giocatrice toscana si aggiudica due punti consecutivi uno più bello dell’altro che le regalano il primo match-point di questa sfida. Senza forze, quasi in lacrime, Martina Trevisan si aggiudica il secondo turno degli US Open in 3 ore e venti minuti.
[3] J. Pegula b. C. Giorgi 6-2 6-2 (Federico Martegani)
Si sapeva che sarebbe stata dura per Camila Giorgi, che non aveva certo goduto di un sorteggio fortunato pescando al primo turno la testa di serie n° 3, nonché n° 3 del mondo, Jessica Pegula, e il pronostico è stato in tutto e per tutto rispettato, con un punteggio, 6-2 6-2 in un’ora e 24 minuti, forse anche troppo severo per quanto visto sul campo. Fatto sta che era l’undicesima volta che le due si affrontavano e solo in due circostanze l’italiana aveva avuto la meglio. Chiaro segnale che la solidità dell’americana, per di più sospinta dal pubblico ovviamente di parte, è per la marchigiana quasi sempre inscalfibile.
Giorgi ha mostrato un buon tennis soprattutto verso la metà di entrambi i parziali, ma è andata sotto troppo presto di un break sia nel primo che nel secondo, non riuscendo poi a rimontare. Il game chiave è forse stato proprio quello che ha offerto l’allungo decisivo a Pegula, avvenuto sul 2-2 del secondo set. Un gioco in cui Camila ha avuto cinque palle per rimanere con il naso avanti, ma che alla fine le è costato il break, decisivo per spezzare anche quei pochi appigli rimasti. Pegula avanza dunque al secondo turno e dovrà ora affrontare, in ogni caso da netta favorita, o Patricia Maria Tig o Rebecca Marino.
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US Open, Pegula: “Accordo tra WTA e Arabia Saudita? Se ci pagano abbastanza…”
Jessica Pegula parla anche del rapporto straordinario con Gauff: “Coco favorita, io vivrò alla giornata”

C’è grande fermento e attesa negli Stati Uniti per l’edizione 2023 dell’US Open. In campo femminile le speranze sono riposte in Coco Gauff e Jessica Pegula. Le due sono pronte a riportare la propria nazione sul gradino più alto, spolverando i grandi fasti delle sorelle Williams. Gauff e Pegula sono state protagoniste nella stagione sul cemento che ha condotto le atleti all’ultimo Slam dell’anno: “Sono molto felice di essere qui – spiega Jessica – da americana poi si sente una responsabilità differente”.
La n. 3 del mondo debutterà contro Camila Giorgi lunedì 28 agosto e ha motivato la presenza di Ace, il cane che fa parte del suo team: “Esce sempre con me! Sto raccogliendo fondi anche per la fondazione di Elina (Svitolina) ed è molto divertente farlo. Mercoledì sera abbiamo contribuito a questa causa facendo un bel match di esibizione. Mi è servito per respirare l’aria pre torneo alla presenza di tanti tifosi. Mi sono adoperata anche per l’evento promosso dalla WTA. È stato davvero carino”.
Che effetto le fa arrivare all’US Open da atleta n. 3 del ranking: “Anche l’anno scorso ero in una posizione simile e so cosa si prova. Quest’anno sarà molto più impegnativo. In generale mi sento come se rappresentassi il tennis americano”. Pegula ha anche parlato del suo splendido rapporto con Coco Gauff: “La sconfitta subita a Wimbledon l’ha spinta a migliorare. E’ venuta fuori molto affamata da una situazione negativa ed è bello vedere che una tennista così giovane abbia già vinto tanto. Ho giocato a Montreal contro di lei, io poi ho vinto con Iga e lei ha fatto la stesa cosa a Cincinnati. Ha detto che la mia vittoria l’ha spronata a far bene. Succede spesso che le vittorie delle tue amiche o colleghe ti siano da stimolo, ti aiutano ad avere più fiducia. Sono felice che anche lei abbia acquisito sicurezza da quella settimana e sia riuscita a portarla a Cincinnati. Penso che sia davvero in fiducia. Quando un giocatore è in questo stato è più difficile da battere. So che adora giocare con il pubblico. Penso che ci siano molti favoriti, ma il pubblico potrebbe aiutarla molto. Sono felice che stia migliorando e imparando. Lei è il futuro di questo sport, quindi… è bello da vedere”.
Come membro del consiglio dei giocatori, come Pegula giudica l’impatto dell’Arabia Saudita sul tennis e sulla WTA che sta per stilare un accordo con i sauditi? “Parliamo di voci e non so se accadrà. Bisogna valutare i pro e i contro: di positivo c’è che entreranno più soldi nel nostro sport al femminile e lavoreremo per i diritti delle donne in Arabia Saudita per sperare in un cambiamento e sostenere le giuste cause. Se riusciamo a cambiare quei popoli sarebbe un grande successo. Sfortunatamente, molti posti non pagano abbastanza le donne e purtroppo non possiamo permetterci il lusso di dire no ad alcune cose. Credo che se i soldi fossero giusti e l’accordo fosse qualcosa per cui possiamo creare un cambiamento, andrebbe bene giocare là. Vediamo come andrà a finire”. Ma i soldi arabi hanno un attivo profumo, a sentire il direttore Scanagatta.
Ma come sta Pegula? “Non mi sento più in fiducia delle altre volte, a dire il vero. Ancora una volta, il tennis è così e cambiam di settimana in settimana. Ho vinto a Montreal, poi sono stata sconfitta e ho perso a Cincinnati. In un certo senso sono tornata al punto di partenza nell’analizzare le cose su cui lavorare. Prendo questo Slam come un’ulteriore sfida con me stessa”.
Per l’americana c’è il taboo semifinale e finale in uno Slam da abbattere. Sei quarti di finale negli ultimi suoi otto Major: “Mi manca solo vincere i quarti di finale (sorride). Questo mi aiuterebbe a superare i quarti di finale e arrivare in semifinale. Ci sono andata molto vicina a Wimbledon. Non so cos’altro dire. Cercherò sempre di vincere ogni singola partita, non importa in quale round sia. Il mio “must” è pensare una gara alla volta: penso che questo sia il modo migliore per giocare senza troppa pressione, affrontando una partita alla volta. Saranno due settimane lunghe. Ogni giorno mi sentirò diversa. Probabilmente ci saranno delle sfide mentali e fisiche da combattere o non mi sentirò al top. Dovrò vivere giorno dopo giorno”.
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Martina Navratilova sulle atlete trans: “Il tennis femminile non è per atleti maschi falliti”
L’ex campionessa statunitense torna nel mirino dei social: il commento sulle atlete trans che stona con la sua veste di icona Lgbtq+

Martina Navratilova contro le atlete trans: un paradosso che sa di reazionarismo. L’ex campionessa di tennis e icona Lgbtq+ nel panorama sportivo mondiale, tuona sulla questione legata alla presenza di atlete trans nei tornei per donne over 55 organizzati dall’USTA (United States Tennis Association) la Federazione tennis a stelle e strisce. Prima atleta professionista a fare coming out nel 1981, la tennista ceca (naturalizzata statunitense) si butta a capofitto nel mezzo di una discussione su Twitter riguardante, nello specifico, la vittoria di una tennista nata uomo, Alicia Rowley che ora partecipa ad eventi per donne dopo il periodo di transizione: “Il tennis femminile non è per atleti maschi falliti” commenta Navratilova.
E continua ribadendo: “Hey, Usta: il tennis femminile non è per atleti maschi falliti, qualunque sia l’età. Questo sarà consentito allo US Open di questo mese? Solo con un documento d’identità? Non credo. […] È patriarcato per gli uomini biologici insistere sul diritto di entrare negli spazi creati per le donne. Quanto è difficile da capire? È patriarcato che gli uomini biologici insistano sul diritto di competere nella categoria femminile nello sport“.
Per quanto sorprendente, la posizione presa da Navratilova non è tuttavia una completa novità: nel 2019 era stata espulsa da un’associazione che combatte battaglie in sostegno di atleti omosessuali, l’Athlete Ally, accusata di transfobia per aver pronunciato le seguenti parole (riportate dal Sunday Times): “È sicuramente ingiusto per le donne che devono competere contro persone che, biologicamente, sono ancora uomini. Sono felice di rivolgermi a una donna transgender in qualsiasi forma preferisca, ma non sarei felice di competere contro di lei”. A distanza di quattro anni, nulla è cambiato. Almeno per lei.