Nadal favorito se si allungano gli scambi? No, ha vinto l'Australian Open accorciandoli: l'analisi

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Nadal favorito se si allungano gli scambi? No, ha vinto l’Australian Open accorciandoli: l’analisi

Grazie allo statistico O’Shannessy, capiamo come Rafa ha ritrovato l’aggressività perduta durante la finale di Melbourne contro Medvedev

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Rafael Nadal ha riscritto la storia con il trionfo a Melbourne Park. L’Open d’Australia 2022 è stata la sua 21esima affermazione a livello Slam, con la quale ha staccato i rivali di mille battaglie Roger Federer e Novak Djokovic. Ha vinto il primo Slam dell’anno per la seconda volta nella sua carriera: 13 anni dopo il primo titolo, quando aveva soltanto ventidue anni. Oggi il 35enne di Manacor ci ha ricordato ancora una volta che il momento di dirsi addio è rinviato ulteriormente, perché da grande campione qual è ha ancora fame di nuovi successi. Ma come ci ha tenuto a precisare, nello sport non conta solo il “cosa vinci o quando vinci” ma soprattutto il “come vinci”. E il modo in cui il mancino di Maiorca ha trionfato, farà per sempre parte dei momenti epici della storia del tennis. Proprio per questo, essendo stata una delle finali Slam più combattute di sempre con una rimonta clamorosa, non può non essere analizzata tatticamente ed emotivamente in profondità.

Per fare ciò, ci affidiamo al re indiscusso dei numeri tennistici: il noto analista di dati e statistiche Craig O’Shannessy che nel blog “Brain the Game”, del quale è curatore, ha dato la sua chiave di lettura dell’ultimo atto all’Australian Open 2022. Il punto di partenza dell’analisi dell’australiano è stato il seguente quesito: quale strategia ha adottato Rafa per ribaltare una partita che sembrava oramai volta ad un risultato già scritto? Craig ha cercato di trovare le risposte nei suoi amati numeri. Il responso ha delineato che la lunghezza media degli scambi di Nadal nei sei match che hanno preceduto la finale, è stata di 4,05 colpi per ogni punto. Entrando più nello specifico, nella vittoria ai danni di Adrian Mannarino negli ottavi di finale il valore statistico è stato pari a 3,55 tiri per ogni punto; questo dato è ulteriormente diminuito nei quarti di finali, ovvero la vittoria al quinto set contro Dennis Shapovalov (3.11). Invece se si vuole riscontrare il dato più alto in merito a questa voce statistica, ci si accorge che la partita – tra quelle disputate dal n.5 del mondo – in cui la lunghezza media degli scambi è stata la più alta corrisponde al primo turno contro lo statunitense Marcos Giron (4.75).

Dai dati menzionati si evince dunque come Nadal abbia assunto uno stile di gioco sempre più aggressivo e propositivo man mano che avanzava nel torneo e superava i diversi turni (4,75 – primo round; 4,05 – ottavi di finale; 3,11 – quarti di finale). Questo andamento di valori, però, subisce un ribaltamento della propria logica in finale. Contro Medvedev è sembrato infatti che la strategia dello spagnolo, attuata per tutto il corso del torneo in modo graduale, sia stata d’improvviso smarrita nei primi due set. Perchè nel primo parziale (finito 6-2 in favore di Daniil) contro il russo, la durata media degli scambi è stata di 6,27 colpi a punto. Questo ci dice che, in media, gli scambi della partita conclusiva del torneo sono stati lunghi più del doppio rispetto ai quarti contro Shapovalov. Medvedev è riuscito nella prima parte di match ad arginare la fase offensiva di Nadal e quella crescente aggressività che aveva mostrato durante le due settimane di torneo, costringendo lo spagnolo a commettere 23 errori non forzati contro i 10 dell’avversario.

Continuando a farci guidare nell’analisi della partita da questo dato, si può osservare come Rafael abbia addirittura faticato maggiormente nel secondo set rispetto al primo. Nonostante a livello di punteggio, il secondo – che si è deciso al tie break (7 punti a 5 per Medvedev) – sia stato più equilibrato con Nadal che ha servito per rimettere il match in pari sul 5-3; la statistica ci dice che in realtà la lunghezza media degli scambi, dal primo set al secondo, sia cresciuta esponenzialmente passando dal 6,27 al 6,83 tiri per ciascun punto. Questo aumento della durata degli scambi viene esemplificato in maniera estremamente chiara dai punti giocati con 9 o più colpi, che sono stati ben 28 nel secondo parziale. Basti pensare che all’inizio del set, c’è stato un punto da 40 colpi.

Visivamente e tatticamente, questi dati sono stati causati da un Nadal che ha giocato molti più slice di rovescio al posto dei suoi soliti drittoni a sventaglio. Ed ecco che però si arriva all’aspetto emotivo dell’analisi. Quando il 13 volte campione del Roland Garros era ormai ad un mezzo passo dal baratro, nel sesto game del terzo set sul 3-2 Medvedev (servizio Rafa e 0-40), quando il n. 2 del mondo sembrava destinato a poter giungere, anche con molta tranquillità, al suo secondo Major; ecco che il campione si è rialzato. Ha tenuto con grande ostinazione quel turno di servizio, riemergendo dalle sabbie mobili e ritrovando d’improvviso nello stesso modo in cui l’aveva persa prima del match quella aggressività che aveva contraddistinto le sue precedenti apparizioni. Così rispolverando la caratteristica dei più grandi, ossia essere protagonisti in campo, decidere il proprio destino; Rafa ha iniziato a forzare di più anziché limitarsi ad aspettare l’iniziativa dell’avversario.

Questo cambio di atteggiamento dell’iberico, lo si può osservare anche con i numeri. La lunghezza degli scambi è diminuita, e in modo inversamente proporzionale la potenza dei colpi è aumentata. Nel 4° set la durata media degli scambi è stata di 5,03 colpi a punto, diminuendo ancor di più nel con 4,31 colpi per punto. Infine, nel parziale decisivo, c’è stato un numero inferiore di scambi da 9 o più colpi rispetto ai precedenti parziali (15 nel 1°, 28 nel 2°, 15 nel 3°, 12 nel 4°, 11 nel 5°). Chiosiamo questa approfondita analisi sulla finale dello Slam Down Under 2022 con le parole di O’Shannessy: “Una delle più importanti e allo stesso tempo semplici strategie del tennis di tutti i tempi è restare aggrappati alla partita. Quando le cose non vanno per il verso giusto, bisogna resistere. Perché la notte può trasformarsi in giorno. Venti titoli possono diventare 21. Perché rimanendo aggrappati abbastanza a lungo, si riesce a capire qual è il problema e ha trovare la soluzione per risolverlo”.

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