Djokovic chiarisce gli eventi durante la positività e racconta: "Mio figlio tifa Nadal"

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Djokovic chiarisce gli eventi durante la positività e racconta: “Mio figlio tifa Nadal”

Gli altri temi dell’intervista alla BBC: “La foto coi bambini? Ero asintomatico”. E su L’Equipe ammette: “Scarso giudizio, vorrei tornare indietro”

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Novak Djokovic - Parigi Bercy 2021 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Pensavate che il caso Djokovic fosse finito? Che, dopo la sua espulsione dall’Australia (con annessa esclusione dalla caccia al 21° Slam) e i messaggi social in propria difesa e di parziali ammissioni di colpa, fosse tutto risolto? Niente affatto.

L’intervista rilasciata ieri alla BBC dal n.1 del mondo ha fatto accendere nuovamente i riflettori sul caso che ha infiammato all’inizio dell’anno le pagine dei giornali e i social network di tutto il mondo. A primo impatto, ciò che risalta maggiormente dal dialogo tra il serbo e il BBC Media Editor Amol Rajan è la confermata (e al momento irremovibile) posizione di Djokovic sui vaccini anti-covid. “Supporto totalmente la libertà di scelta di essere vaccinato o no. Riconosco che la campagna vaccinale costituisca di gran lunga lo sforzo maggiore messo in atto dalla popolazione mondiale per combattere e, spero, sconfiggere il virus – ha detto il serbo – ma continuo a sostenere la libertà di ognuno di decidere cosa viene immesso nel proprio corpo“. 

Una convinzione certamente coerente, che spinge Djokovic a rinunciare ai tornei che prevedono l’obbligo vaccinale per partecipare (tra cui anche Wimbledon e Roland Garros) pur di mantenere saldi i propri principi. “É il prezzo che sono disposto a pagare” afferma deciso il n.1 del ranking. Dichiarazioni che dividono ancora una volta l’opinione pubblica, tra chi dà ragione alla linea tenuta da Djokovic (come Herbert) sulle libertà personali e sulla scelta che ognuno di noi ha della propria vita e del proprio corpo (ma non chiamatelo Anti-Vax dice lui stesso), e chi invece ritiene eccessivo sacrificare titoli, premi e statistiche in nome di una battaglia contro quello che è in fin dei conti anche il bene comune.

Dando più di un semplice sguardo all’intervista-video realizzata dalla televisione di Sua Maestà, ci sono vari temi in più affrontati dal campione serbo. Per riascoltarli tutti all’interno dell’intervista integrale da 30 minuti, ci si può collegare a BBC Sounds e disporne in formato audio. “Non ho parlato prima perché volevo rispettare i miei colleghi durante l’Australian Open e prima del processo. Ho sempre seguito le regole e rispettato i protocolli ma ero triste e deluso per ciò che è successo in Australia“. Cerca di dare la propria versione dei fatti Djokovic, che torna poi sui due episodi che hanno infiammato le critiche nei suoi confronti. “La foto con i bambini all’evento benefico di Belgrado ha causato rabbia, lo capisco. Ma ero asintomatico, ho fatto un test rapido, volevo essere lì per i bambini perché era molto importante per loro. Quando ho saputo dal test PCR che ero positivo ho provato a contattare i bambini che avevo incontrato la mattina del 17 dicembre. Scarso giudizio da parte mia quando ho fatto l’intervista con L’Equipe sapendo di avere il Covid. Vorrei poter tornare indietro, è stato un mio errore, lo ammetto“.

Tra prese di posizione sulle libertà dell’uomo, presunte conoscenze immunologiche e assiomi filosofici c’è anche spazio per un momento di leggerezza per Djokovic. “Mi viene da sorridere pensando alla finale dell’Australian Open (qui il nostro resoconto) perché ho l’immagine di mia moglie e mio figlio che fanno il tifo davanti alla TV per i due giocatori. Lei tifava per Medvedev, lui per Nadal. Stefan saltava e gridava per ogni punto che faceva Rafa. Qualche giorno fa mi ha chiesto quale sarebbe stato il prossimo torneo che avrei giocato insieme a Rafa perché ha detto che gli piacerebbe molto fare una foto con lui“. Una simpatica “disputa” in famiglia per sostenere l’uno o l’altro rivale di Djokovic, forse consci che comunque fosse finita la partita, Novak avrebbe perso o la testa della classifica o il primato di trofei Slam.

Infine, il serbo ha ricordato a tutti (e forse anche a se stesso) perché gioca a tennis: “Faccio questo sport perché sento ancora il bambino interiore che ha preso in mano la prima racchetta a quattro anni e voleva giocare tutto il giorno“. Chissà che il piccolo Djokovic che è in lui non torni allo scoperto fra qualche mese, magari prima di decidere se prendere un volo per Londra o Parigi.

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