Il giorno in cui la Russia (ri)conquistò il tennis

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Il giorno in cui la Russia (ri)conquistò il tennis

Grazie alla sconfitta di Djokovic a Dubai, Daniil Medvedev sarà il nuovo numero 1 al mondo, lunedì 28 febbraio, interrompendo 18 anni di dominio “Fab Four”

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Daniil Medvedev - Australian Open 2022 (foto Twitter @AustralianOpen)
 

Sono giorni, anzi ore, piuttosto difficili per il mondo così come lo conosciamo. Comunque la si voglia vedere, comunque la si voglia pensare, impossibile non utilizzare l’aggettivo storico per tracciare il solco che ci divide tra la routine quotidiana e il sordo rumore degli eventi che cambiano così rapidamente ad est delle nostre vite. Ma per quanto complesso e attraverso l’utilizzo di accrocchi linguistici e concettuali, non possiamo non ricadere all’interno del contesto all’interno del quale ci muoviamo. Il tennis, appunto.

Non vorremmo ovviamente paragonare situazioni e contesti distanti anni luce, utilizzando impropriamente quell’aggettivo di cui sopra ma per rispetto e amore della materia di cui trattiamo non possiamo comunque esimerci dal definirlo storico il momento che stiamo vivendo anche nel mondo del nostro amato sport. È a causa della sconfitta odierna dell’attuale numero 1 al mondo, Novak Djokovic, subita a Dubai da Jiri Vesely, che da lunedì 28 febbraio ci sarà un nuovo re del circuito, quel Daniil Medvedev che avrebbe già potuto scalzarlo in classifica a Melbourne, e invece cadde sotto i colpi di uno dei cosiddetti “Fab four”, Rafael Nadal, vittorioso in cinque set. Ma questa è un’altra storia… o forse no.

È la storia di un cambio al vertice della classifica ATP che dal 2004, precisamente dal 2 febbraio 2004, ha sempre visto uno dei so called Fab Four svettare nel ranking. Allora a cedere lo scettro fu Andy Roddick, il cui regno durò 13 settimane, a favore di un ragazzo svizzero che di nome si chiamava Roger, che quello scettro lo tenne saldamente in mano per 237 settimane consecutivamente. Da lì e fino al giorno che verrà a breve, un continuo interscambio di ruoli tra, Federer appunto, Nadal, Murray e Djokovic, il tutto avvenuto nell’arco di oltre 18 anni, per la precisione 921 settimane così divise:

Novak Djokovic 361

Roger Federer 310

Rafael Nadal 209

Andy Murray 41

A pensarci bene un ragazzo, appassionato di tennis, che si approccia all’età adulta non ha visto altro. Non poco se consideriamo che nei precedenti 18 anni, quindi dal 1986 al 2004 quel ruolo è stato appannaggio di altrettanti tennisti: da Lendl a Ferrero, passando per giocatori come Wilander, Edberg, Becker, Courier, Sampras, Agassi, Muster, Rios, Moya, Kafelnikov, Rafter, Safin, Kuerten, Hewitt, gente che ha vinto e riempito le pagine dei libri che raccontano le imprese di questo sport.

Ed è curioso che a porre fine a questa oligarchia, il cui ultimo periodo è stato notevolmente di stampo serbo, sia Jiri Vesely, tennista che condivide proprio con Medvedev un record: sono gli unici due giocatori ad aver incontrato più volte Djokovic durante il suo regno, permettendosi il lusso di avere uno score nei suoi confronti comunque positivo. Daniil ha uno score di 4-3 su Novak, mentre è un secco 2-0 quello di Vasely su Djokovic. Un’imbattibilità nei confronti dell’ormai ex numero 1 al mondo che, sia nella forma che nella sostanza, il tennista ceco condivide con Nick Kyrgios, Daniel Evans, Taro Daniel e Marat Safin. Ed è insieme a Safin e Kafelnikov che Medvedev diventa il terzo giocatore russo a conquistare la prima posizione in classifica: il moscovita diventa, di fatto, il 27° numero uno nella storia, nonché il primo tennista nato negli anni ’90 a salire al comando.

Il risvolto della medaglia in un periodo che, all’inizio di questo breve scritto, abbiamo definito storica per la Russia e forse per il mondo intero, per questioni tutt’altro che attinenti alla sfera sportiva ma che ritrova nello sport e nel tennis una piccola distrazione a questioni ben più complesse e difficoltose che attraversano i pensieri di tutti. Daniil, in altri tempi, in altri momenti, avrebbe meritato le copertine dei giornali del suo Paese per la portata dell’impresa sportiva che invece ed inevitabilmente, saranno occupate da altro; una parte infinitesimale di un prezzo che ancora nessuno ha idea di quanto caro possa essere.

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