WTA Indian Wells, Halep sorprende sé stessa: "Livello non previsto", ma ora c'è Swiatek. Iga: "Sto giocando alla grande"

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WTA Indian Wells, Halep sorprende sé stessa: “Livello non previsto”, ma ora c’è Swiatek. Iga: “Sto giocando alla grande”

Simona e Iga si sfideranno nella semifinale della parte alta. La rumena sorride: “Sto crescendo di giorno in giorno, felice dopo una stagione problematica”. Ma la polacca è in un gran momento: “Un’era geologica dal nostro primo incrocio”

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Iga Swiatek - Indian Wells 2022 (Twitter - @BNPPARIBASOPEN)
Iga Swiatek - Indian Wells 2022 (Twitter - @BNPPARIBASOPEN)
 

La dolorosa defezione di Ashleigh Barty, ancora provata dalle scorie ereditate dalla vittoriosa campagna casalinga a Melbourne, non era stata la premessa migliore possibile. E nemmeno le fragilità di Emma Raducanu, lei pure in persistente hangover da Slam, così come l’inconsistenza di Garbine Muguruza, il buio interiore di Elina Svtolina, perché ci sono pensieri che pesano davvero. Qualche incrocio finito dalla parte che non ci si sarebbe aspettati; alcune sparatorie vinte dalla tizia con il cannone più piccolo, e meno male che la pallina è rotonda. Tutto sommato, gli organizzatori della kermesse nel deserto californiano non si possono lamentare, e la semifinale uscita dalla parte alta del tabellone è una bella semifinale. Negli incontri della nottata italiana, Simona Halep e Iga Swiatek hanno calcato il campo per il tempo strettamente necessario a non indurre il pubblico pagante a pretendere il rimborso.

Tre game concessi in coppia, Petra Martic e Madison Keys spazzate dal campo. L’ex numero uno non giocava una semifinale di questo livello da Roma 2020. Può essere soddisfatta, dopo una quindicina di mesi complicati alquanto. “Finalmente mi sento bene, vicina ai miei standard migliori – ha detto Halep ai cronisti nel post partita -. Sono riuscita a essere aggressiva, sentivo la palla alla grande. Francamente credo sia il mio miglior match quest’anno e uno dei migliori degli ultimi tempi. Swiatek? Forte e nel momento migliore della carriera, sarà dura“. Di sicuro è stata dura per lei, Simona, così abituata a frequentare i salotti buoni della racchetta, stare per così lungo tempo in disparte, ma finalmente il vento sembra girato: la tennista da Costanza ha chiuso il 2021 mettendo insieme tre semifinali in totale; quest’anno le semifinali sono già tre e siamo solo a metà marzo. “Ma è complicato fare paragoni con lo scorso anno. Ho giocato poco e avuto mille problemi, adesso mi sento meglio e non mi pongo limiti, verso l’alto e nemmeno verso il basso. Quando sono venuta qui non pensavo di essere vicina al livello che state vedendo, e invece con il passare dei giorni le cose continuano a migliorare. Sono pronta a giocare una grande partita, anche se sarà durissima“.

Il 2021, si sa, è stato un anno problematico e di certo non solo per Simona Halep. Un anno dispettoso, che non sembra voler saperne di attutire le propria nociva onda lunga. Un anno segnato dalla pandemia e dalle conseguenze che essa ha imposto allo sport nomade per antonomasia. Non tutti se la sono passata bene, e anzi molti solo ora si leccano le ferite. Ultimo Darren Cahill, lo storico coach di Halep, il quale, alcuni giorni fa, ha lasciato al suo destino Amandina Anisimova, l’ultima adepta. “Sono esausto, senza energie, ho bisogno di staccare“, ha dichiarato il tecnico di Adelaide. “Lo scorso anno è stato complicatissimo – ha detto Simona richiesta di un commento in merito -, tutti abbiamo sofferto e qualcuno adesso deve pagare le conseguenze. Darren si è sorbito cinque quarantene, non è stato facile per lui. Credo che la goccia che ha fatto traboccare il vaso sia caduta al rientro da New York, quando ha dovuto passare ventotto giorni consecutivi senza poter prendere una boccata d’aria fresca. Solo a pensarci mi viene il panico. Quando l’ho incontrato a Melbourne gli ho detto che aveva bisogno di fermarsi. Dovrebbe passare del tempo con la famiglia, godersi la vita perché ne ha una meravigliosa. È un uomo forte, sono sicura che si riprenderà in fretta“.

Chissà cosa le avrebbe suggerito Darren nel preparare la sfida alla lanciatissima Swiatek. La polacca cavalca una striscia di nove vittorie consecutive dopo il trionfo di Doha e sembra aver trovato la quadra definitiva dopo un avvio di torneo peculiare. Nei suoi primi tre match aveva sempre vinto in scioltezza secondo e terzo set dopo aver lasciato il primo. Stanotte invece si è ambientata subito: Keys, sparring partner nolente, è stata tramortita senza possibilità di replica. “Forse mi è più semplice giocare di sera, quando le temperature si abbassano – ha fatto sapere Iga -, mi adatto in modo naturale a quelle condizioni, ma in generale ho giocato proprio bene. È un buon momento, mi riesce in partita quello che preparo in campo e non c’è niente di meglio per un giocatore. La fiducia nel lavoro è tutto, ma arriveranno anche momenti difficili“.

Lucida, come sempre, provvista di un livello di maturità che non tradisce affatto l’età ancora verdissima. Il primo dei summenzionati momenti difficili probabilmente si materializzerà al penultimo round del torneo, quando la gatta da pelare avrà le sembianze di Simona Halep (2-1 Romania i precedenti). “La conosciamo tutti, inutile aggiungere granché. È forte, una delle migliori dell’ultima era tennistica, top ten per una vita, grande combattente. So che ci sarà da soffrire, ma leggendo tra le righe le partite di Asheligh Barty, nettamente la più vincente tra le colleghe negli ultimi due o tre anni, mi pare di aver imparato una cosa: ogni momento duro va trasformato in una grande esperienza; un’esperienza che potrà essere utile, se non addirittura necessaria, già all’interno della stessa partita“.

Ma quanto è diversa l’Ighina che giocò contro Halep per la prima volta al Roland Garros 2019 da quella di oggi, le chiede un cronista improvvido? “Oh mio Dio – l’esordio di Swiatek -, domanda impossibile e risposta impossibile. Sono passati tre anni, è tutto completamente diverso. Ero appena diciottenne, stavo muovendo i primi passi al massimo livello del Tour. Ricordo distintamente il giorno di quella sfida con Simona, ero talmente intimorita dal Philippe Chatrier che quasi non riuscivo a muovere le gambe. Col tempo mi sono abituata a certi palcoscenici e a certe avversarie, e sono contenta di essere stabile a questo livello. Nel frattempo ho anche vinto qualche torneo (l’aggettivo indefinito scelto pare un temerario eufemismo, NdR) e sono pronta ad affrontarne altri dal coefficiente di difficoltà sempre più elevato“.

Le parlano di letteratura in chiusura di conferenza, con Iga è un classico. In hotel, tra un match e un allenamento, sta leggendo Il Grande Gatsby, “che mi sta piacendo ma mi ha un po’ delusa. Breve, troppo facile da digerire. L’ho iniziato ieri e domani l’avrò finito. Mi piace affrontare imprese molto più difficili quando prendo un libro in mano“. Letteratura, tennis, grandi emozioni. Ighina nostra l’asticella la vuole sempre bella alta.

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