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ATP Miami: vittorie nette di Zverev e Ruud su Kokkinakis e Norrie
Sia il tedesco Zverev che il norvegese Ruud impiegano due set per approdare ai quarti, dove si affronteranno uno contro l’altro

[6] C. Ruud b. [10] C. Norrie 6-3 6-4 (Tommaso Mangiapane)
Sulla Grandstand dell’Hard Rock Stadium Casper Ruud (n. 8 ATP) batte Cameron Norrie (n. 12) per aprire il programma maschile degli ottavi di finale del Miami Open presentend by Itaù 2022. Vittoria netta per il ventitreenne norvegese, che travolge 6-3 6-4 in un’ora e 32 minuti di gioco il tennista britannico, apparso inconsuetamente frustrato e forse non al meglio della condizione fisica, considerata la vistosa fasciatura al polpaccio sinistro con cui è sceso in campo. Ruud si è dimostrato però implacabile (come spesso gli accade) ed ha ottenuto la terza vittoria in altrettanti incontri diretti, dopo i successi dell’anno scorso nella finale di San Diego e ai gironi delle ATP Finals di Torino. Per il n. 8 del mondo, si tratta della prima volta ai quarti a Miami alla sua quinta partecipazione.
IL MATCH – Nel primo set Norrie sbaglia, commettendo un doppio fallo e tre unforced (l’ultimo sulla seconda palla break), e cede il servizio nel quarto gioco. Dal canto suo Ruud prova ad evitare la diagonale di sinistra del mancino britannico (che invece cerca proprio il rovescio dell’avversario) e ottiene il 100% di punti con la prima di servizio, nonostante ne metta in campo poco più della metà. Dopo 23 minuti è 4-1 per il norvegese. Il n. 8 del mondo si procura altre due palle break, consecutive e dal sapore di set point, ma Norrie le annulla entrambe tirando più di un sospiro di sollievo. Al momento di servire per il set, Ruud si ritrova 30-30 ma il ventiseienne di origini sudafricane lo aiuta ad evitare i guai con una risposta di dritto troppo profonda. Lo score vede alla fine il norvegese aggiudicarsi il primo parziale per 6-3 dopo 47 minuti di gioco.
Come accaduto in apertura di partita, Norrie incappa in diversi errori non forzati nel secondo turno di servizio del set e perde immediatamente la battuta. Il gran dritto lungolinea con cui Ruud chiude il game fa indispettire talmente tanto l’inglese, che per la frustrazione spacca la racchetta sul cemento. Il ventitreenne di Oslo aumenta la precisione e la quantità di prime in campo e, con un’ideale curva inversamente proporzionale, ottiene meno punti (70% per entrambi i dati). Al contempo, però, Ruud riduce al minimo il numero di errori e si dimostra ben più concentrato dell’avversario.
Il norvegese martella con il dritto e dall’altra parte della rete continuano ad arrivare errori di misura da parte di uno sconsolato Norrie. Risultato: 5-2 con due break senza appelli. Il n. 12 del ranking ha poi un moto d’orgoglio nell’ottavo gioco riuscendo a strappare il servizio all’avversario per la prima volta nel match e tenendo il servizio subito dopo. Ma la chiusura della partita è solamente rinviata e Ruud, alla seconda opportunità, spegne definitivamente le speranze di Norrie con il settimo ace del suo incontro.
[2] A.Zverev b. [Q] T.Kokkinakis 6-4 6-4 (Pellegrino Dell’Anno)
Il n. 4 del mondo Zverev chiude con un doppio 6-4 a dirla tutta anche un po’ bugiardo, che fa presagire favelle di grande equilibrio (anche dando un occhio all’ora e 38 di match) che mai c’è stato, con Kokkinakis che ha provato più che altro a restare a galla, a imbarcare poca acqua, ma non ha mai raggiunto neanche i vantaggi nei game in risposta. Resta un torneo meraviglioso per questo ragazzo, che piano piano sta trovando finalmente buone sensazioni e un po’ di stabilità fisica, e che ha dovuto arrendersi a una delle migliori versioni viste quest’anno del finalista di questo torneo nel 2018. Zverev ha giocato divinamente in ogni fondamentale, ogni aspetto tecnico-tattico, e soprattutto ha battuto il cliente per lui sempre più scomodo: sé stesso, il Sascha distruttivo Mr Hyde che troppo spesso ha la meglio sul fenomenale Zverev Dottor Jekyll.
IL MATCH – Una partita da cui ci si poteva lecitamente aspettare qualcosa in più, contando su una maggiore ispirazione dell’Aussie, che purtroppo, anche a causa di qualche fastidio al pettorale non ha retto l’impeto di Sasha, in un match, come ora andremo a vedere, che mal si accoppia con qualsiasi riferimento ad equilibrio e adrenalina. Inizia in realtà bene Kokkinakis, che tiene a 30, senza soffrire molto, ma già un po’ corto negli scambi, dove Zverev gli può fare malissimo, specie col rovescio. Seguono due game rapidi e con poco da vedere, Sascha cede solo un punto con un doppio fallo, a 30 invece Thanasi, che sta provando a variare un po’ di più ma scambiare non gli conviene, anche perché il tedesco sul dritto sta facendo male. Nel quinto game arriva il primo break del match: Zverev si fa più insistente e prova a picchiare di più, e un paio di errori di misura dell’australiano lo portano a palla break, che finalizza con una gran risposta vincente su una morbida seconda. Deve trovare più solidità e spinta Thanasi per controbattere.
Kokkinakis si comporta bene in risposta poi, arrivando a 30, tutto grazie ai propri mezzi, ma nulla può contro il tedesco, che nel game dopo si procura altre due palle break, che hanno vero sapore di set point: esagera su entrambe cercando il vincente e sbaglia, alla fine se la cava l’australiano di lotta e di governo; cerca di tenerlo a lungo in campo e in costante tensione. Altro game infinito, dopo la tranquillità in quello di Zverev, nel decimo gioco, più di 8 minuti: due set point per il tedesco, che annulla prima con una mano di Sasha e poi con un ace Thanasi, che saranno ben 3 nel miglior game al servizio per le percentuali e i punti messi a segno, si garantisce almeno altro tempo per stancare Zverev e in ogni caso di iniziare per primo nel secondo. Chiude 6-4 dopo 54 minuti il primo set la testa di serie numero 2, senza far neanche vedere la pallina all’avversario in questo game tenuto a 0, dove con la prima fa malissimo, come ha fatto in tutto il set, dove non ha concesso neanche una palla break; unico “neo” è che un set dominato totalmente dal tedesco è durato fin troppo, con tutte le occasioni avute per chiuderlo prima.
Inizia bene il secondo set l’australiano, nonostante avesse accusato problemi ai pettorali, servendo alla grande e mettendo veramente in difficoltà il tedesco, che da parte sua quando può spingere quasi sempre porta a casa il punto, da fondo Kokkinakis deve trovare qualcosa in più; nel mezzo tra i suoi due game a 30 tiene invece a 0 con tranquillità Zverev. Come nel primo set, ancora una volta l’equilibrio si spezza nel quinto game, con l’australiano che un po’ appare in affanno a causa del problema al pettorale(medical time out in questo cambio di campo), ma comunque troppo bravo Zverev: non sfrutta le prime due palle break, annullate con ottimi servizi dall’avversario; gliene arriva un’altra da un gratuito, costruisce con pazienza, attacca e poi chiude a rete. Ora si gioca sul suo servizio, e appare molto in controllo. Conferma con calma glaciale e serenità il tedesco, a 0, continuando la sua marcia forzata al servizio; per la prima volta nel match lo tiene poi a 0 anche l’australiano, soprattutto per la pigrizia di Zverev, che lo butta via concentrandosi già sul proprio servizio. Partita finora poco adrenalinica e molto lineare, poco coinvolgente.
Nell’ottavo game apre un piccolissimo spiraglio, o meglio lo lascia intravedere il numero 4 al mondo: doppio fallo e regala il 40-30, seconda su cui si poteva fare di più per l’australiano, che subisce un gran bel rovescio vincente lungolinea del tedesco. Game poi a 15 per Kokkinakis, con Zverev che non ci prova più di tanto, appare già concentrato sul servire per il match. Game fotocopia al decimo del primo anche il secondo per Zverev, che tiene a 0 e porta a casa il match, mettendo sempre la prima, che ha fatto tanta differenza nel corso del match.
Importante per lui adesso sarà mantenere la versione positiva e serena in vista dei quarti con Casper Ruud, un vero treno in questo torneo, per quello che si prospetta un match interessante e realmente equilibrato. Il tedesco ha vinto entrambi i precedenti in 2 set, ai quarti di finale dei 1000 di Bercy e Cincinnati lo scorso anno, e parte favorito sicuramente se gioca così, poi su questa superficie; ma David Ferrer in primis, e Casper Ruud stesso ogni giorno di più, ci hanno insegnato a non sottovalutare mai i “soldatini” e grandi lavoratori.
Il tabellone maschile completo di Miami
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Tsitsipas-Badosa: una nuova coppia nel circuito? Qualche indizio c’è
La giocatrice spagnola era sugli spalti a Parigi durante il match tra il greco e Ofner. E poi le foto profilo su Spotify e l’esultanza di Stef. Amore o marketing?

Da Margot Robbie a Paula Badosa? Dopo aver provato invano a invitare l’attrice a uno dei suoi match durante l’ultimo Australian Open, Stefanos Tsitsipas sembra essere andato oltre questa cotta. I rumors lo danno infatti impegnato, tra una pastiglia di melatonina e un’altra, con una collega: non più la connazionale Maria Sakkari, su cui si vociferava più o meno fino ad un anno fa, ma la spagnola Badosa, al momento alle prese con un infortunio alle vertebre che le ha impedito di essere al via del Roland Garros. Eppure, Paula a Parigi c’era e non solo per partecipare alla cena pre-torneo organizzata dalla PTPA di Djokovic: l’attuale numero 29 del mondo, che dovrebbe aver interrotto la relazione con il modello Juan Betancourt, è stata infatti avvistata sugli spalti del Suzanne Lenglen durante il match di quarto turno proprio di Tsitsipas contro Ofner. E questo è solo uno degli indizi che hanno scatenato le voci su una possibile storia d’amore tra i due.
Stefanos avrebbe infatti anche dedicato la vittoria sull’austriaco a Paula attraverso il suo gesto d’esultanza: indice alla tempia in segno di forza mentale. Come Wawrinka ha detto il greco, ma a dire il vero anche come Badosa che, soprattutto recentemente, ha celebrato così le sue vittorie. Coincidenze, potrebbe pensare qualcuno.
Di sicuro, però, non è una coincidenza che entrambi abbiano aggiornato le loro foto profilo su Spotify con due diversi selfie che li ritraggono insieme. E come se non bastasse, Stef e Paula hanno anche sfruttato la funzione ‘collaborazione’ della piattaforma per creare una playlist condivisa intitolata “Mood”. Qui, però, iniziano a palesarsi i primi dubbi sulla reale natura del rapporto: entrambi, infatti, hanno twittato per chiedere rispettivamente a Spotify Grecia e Spotify Spagna qualche “bonus” come ringraziamento per la pubblicità gratuita che i due hanno fatto alla piattaforma pubblicando questi selfie diventati rapidamente virali. Insomma, sembra che i due si stiano divertendo a far pensare che tra loro ci sia qualcosa di serio.
Non va poi dimenticato un altro dettaglio che potrebbe rinforzare la tesi secondo cui più che di amore si tratti di un’iniziativa di marketing. Tsitsipas e Badosa fanno parte del cast di Break Point, la serie di Netflix sulle vite in campo e fuori di alcuni giocatori del circuito, e se l’episodio con Paula come protagonista è stato già rilasciato, quello sul greco non ancora: questi rumors potrebbero quindi essere funzionali ad aumentare l’hype attorno alle prossime puntate e magari anche in vista della seconda stagione della serie.
Chissà, quindi, se davvero il tennis di vertice avrà una nuova coppia ATP-WTA in grado di “competere” con i GaElina – Monfils e Svitolina.
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Roland Garros: Djokovic diesel batte Khachanov alla distanza, è semifinale
Per la dodicesima volta in carriera, Novak Djokovic raggiunge almeno la semifinale a Parigi. Il russo vince il primo set ma cala d’intensità. Si attende Alcaraz-Tsitsipas

[3] N. Djokovic b. [11] K. Khachanov 4-6 7-6(0) 6-2 6-4

Novak Djokovic ha dovuto cedere un set prima di iniziare la sua partita e vincere, 4-6 7-6 6-2 6-4 contro Karen Khachanov, conquistando la semifinale del Roland Garros.
Kachanov conclude così uno dei periodi migliori della sua carriera. Anche oggi la partenza del russo è stata ottima, sicuro delle sue scelte e in netto comando con il dritto, accompagnato da un servizio nettamente superiore a quello di Djokovic che sembrava alla ricerche di iniziative ma senza trovarle. Troppo distante in risposta e fuori ritmo con il rovescio, il serbo che ha dovuto aspettare di concludere il secondo set per ritrovare la sicurezza nei colpi che ci ha abituati a vedere. L’equilibrio del secondo set infatti, poteva far pensare di arrivare anche fino al quinto set. Ma il russo ha iniziato a perdere la benzina (forse non ce n’era più abbastanza per un avversario come il serbo) proprio nel momento in cui Djokovic stava decidendo che avrebbe vinto la partita, come sempre, ad ogni costo. E con un tiebreak a senso unico, dove il serbo ha portato a casa tutti i punti, ha messo fine alla partita di Khachanov. Tanti applausi lo stesso per il russo che tornerà in top 10 (non succedeva dall’ottobre del 2019) dopo aver dimostrato che la stoffa per essere un giocatore da seconda settimana in uno Slam c’è e non si è trattato di un singolo episodio. Non possiamo dire che sia stata una partita eseguita alla perfezione quella di Djokovic, che però, può concedersi il lusso di non pensarci. Perché quel che conta davvero adesso è che Novak Djokovic giocherà la sua 45esima semifinale in un torneo del Grande Slam, nonché 12esima semifinale del Roland Garros dove aspetterà il vincente tra Alcaraz e Tsitsipas.
Primo set: un solido Khachanov si dimostra superiore al servizio e comanda il gioco su un falloso e poco fantasioso Djokovic
Già dai primi game entrambi si mostrano solidi al servizio: comandano gli scambi e lasciano poche chance all’avversario. Nel quinto game, però, ecco arrivare le prime difficoltà sul turno di battuta del serbo. Khachanov riesce a spingere molto con il dritto, costringendo Djokovic a giocare dietro la linea del campo. Grazie a questo, insieme anche a un doppio fallo di Nole, il russo conquista due palle break consecutive, che però il 22 volte campione Slam annulla con un dritto all’incrocio delle righe, venendo fuori da vincitore dopo uno scambio estenuante. Il numero 3 del mondo non sfrutta un’occasione per fare suo il game e, dopo altre due palle break annullate (di cui una non concretizzata da Khachanov che sbaglia uno smash sopra la rete), alla quinta occasione strappa il servizio all’avversario dopo uno sventaglio di dritto impressionante. Quest’ultimo conferma il break nel game successivo e si rende pericoloso anche nel settimo gioco, ma Djokovic è bravo a gestire la pressione e si porta sul 3-4. Il russo grazie al servizio allunga sul 5-3, e proprio nel nono gioco si guadagna 2 set point, che però Nole è bravo ad annullare grazie a un rovescio vincente e a un servizio sulla “t”. Nel game successivo non trema il braccio di Karen che, grazie a 3 errori del serbo e una buona prima di servizio, conquista il primo set per 6 giochi a 4.
Secondo set: equilibrio per tutto il set, ma il tie-break è un assolo di Djokovic
L’inizio del secondo parziale si mostra molto simile al primo: entrambi tengono il servizio piuttosto agevolmente, anche se Djokovic fatica a essere incisivo. Nel quarto gioco il russo è costretto ai vantaggi dopo un game in cui ha giocato poche prime; riesce comunque a riagganciare il serbo sul 2-2, giocando una smorzata che lascia fermo il numero 3 al mondo. Nel quinto gioco è Nole a dover faticare, ma con un vincente di dritto e un errore in risposta di Khachanov si porta avanti 3-2. I 4 giochi successivi vengono tenuti bene dai giocatori al servizio, che incrementano la percentuale di prime in campo e difficilmente fanno partire lo scambio. Nel decimo game il 27enne di Mosca, con freddezza, si porta a casa il gioco ai vantaggi senza aver bisogno di annullare set point. Djokovic vola facile sul 6-5, e di nuovo il numero 11 al mondo ha bisogno dei vantaggi per riuscire ad agganciare il serbo. È tie-break quindi sul Philippe-Chatrier. Nole parte fortissimo: strappa due servizi all’avversario con una palla corta sublime e un dritto vincente, tiene i suoi due turni di servizio e di nuovo guadagna un mini-break con un rovescio lungolinea. Sul 6-0 chiude in bellezza il set con palla corta e volee, lasciando a bocca asciutta il russo.
Terzo set: Khachanov diminuisce l’intensità, Djokovic gioca di esperienza
Carico del set appena conquistato, Djokovic parte subito forte nel terzo parziale. Costringe Khachanov ai vantaggi e, dopo due palle break (le prime conquistate dal serbo) annullate bene dal numero 11 al mondo, alla terza occasione strappa il servizio all’avversario grazie a una palla corta aiutata dal nastro. Il 36enne di Belgrado conferma con sicurezza il break, e nel terzo gioco impensierisce Khachanov costringendolo ai vantaggi. Il russo, però, grazie a un dritto in corsa lungolinea spaventoso e un nastro fortunato rimane ancora in corsa: 2-1 per Djokovic. Il 3-1 arriva in poco più di 2 minuti, e il quinto gioco racconta la stessa storia: Khachanov lo tiene a 0 con ben 2 ace consecutivi. Sul 4-2 il russo appare decisamente sottotono e Djokovic ne approfitta. Il numero 11 al mondo gioca ormai 2 metri dietro la linea del campo, e il serbo non si fa scappare l’occasione: guadagna 2 palle break consecutive e, alla prima, concretizza il break. Il game successivo è una pura formalità per il serbo, che con esperienza si porta a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2.
Quarto set: Khachanov prova a tirare fuori le ultime cartucce ma ormai Djokovic è entrato in modalità vittoria
Già nel primo gioco Khachanov si trova in difficoltà: rimonta da 0-30 sul suo servizio e, grazie a due dritti fulminanti, parte in vantaggio nel quarto set. Djokovic, dopo aver tenuto facilmente il servizio, nel terzo game mette pressione in risposta e riesce a breakkare l’avversario. Il russo cerca la reazione e si carica spingendo bene con il dritto. Il serbo arriva ancora tardi di rovescio e commette un brutto errore che gli costa una palla break a favore del russo che non ne aveva più viste dai tempi del primo set. Djokovic cancella questo brutto momento tenendo e dominando perfettamente lo scambio con l’angolo stretto di dritto. Due doppi falli non consecutivi incatenano Djokovic ai vantaggi di questo quarto game, Khachanov non sfrutta questi momenti preziosi. Il serbo sbaglia ancora, questa volta una volée facile sotto rete, ma alla fine chiude il quarto game dopo aver cancellato due palle del contro-break e allunga la distanza 3 giochi a 1. Il russo dimostra di essere ancora dentro questa partita con tutto sé stesso. Lascia per strada un solo 15 per colpa di un doppio fallo ma chiude in maniera impeccabile un ottimo game: 3-2 Djokovic. Sui turni di servizio del serbo però, Khachanov non legge più le traiettorie, le sue risposte sono troppo deboli. Lo sconforto del sesto game che vede Djokovic avanti 4-2, fa iniziare male il russo che va subito sotto 0-30 sul suo turno di servizio. Un altro errore di dritto di Kachanov concede due palle break al serbo che potrebbe vedersi già negli spogliatoi. Ma il russo tira fuori il braccio di ferro e cancella tutto grazie al servizio perfetto che gli spiana la strada verso l’ultima speranza: 4-3. La tenacia precedente di Khachanov viene subito ripagata dal passaggio a vuoto di Djokovic (forse si era già visto sotto la doccia) e con un doppio fallo rimette il russo in parità: 4 giochi pari. Ma l’amnesia del serbo dura poco; nel giro di un minuto Djokovic recupera il vantaggio lasciando il russo a 0 sul suo turno di servizio e si prepara a servire per il match avanti 5-4. Kachanov non ci crede più e lo sprint finale del serbo lo lascia ancora a 0. Djokovic vince 6-4 ed è in semifinale al Roland Garros per la 12esima volta.
Con la collaborazione di Andrea Binotto
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Roland Garros: Sascha Zverev dal crac ai quarti. L’anno travagliato (con lieto fine) dell’ex predestinato
Battendo Dimitrov il ventiseienne tedesco si è assicurato un posto nei quarti dello Slam parigino contro Etcheverry. Dal tremendo infortunio alla caviglia sono passati poco più di dodici mesi

Conciso. Focalizzato, direbbero adesso quelli molto addentro a un certo tipo di questioni. Sascha Zverev concede poco ai giornalisti stranieri nella conferenza stampa seguita al successo negli ottavi del Roland Garros contro Grigor Dimitrov. Quasi nulla, in realtà; tre risposte secche, un osso scarnificato che sa di fretta, perché di altro tempo da perdere ce n’è poco, in fondo all’annus horribilis durante il quale la sua mente dev’essere stata attraversata dai propositi più funesti. “Perché ti sei messo a provare il servizio alla fine del match?“, gli chiedono. “Perché sul 3-0 nel terzo mi sono deconcentrato, ho perso consistenza, mi sono inconsciamente convinto di aver già vinto e il servizio è andato un po’ a spasso. Volevo ritrovarlo, recuperare la confidenza con il movimento prima di andarmene a letto“. Una risposta apparentemente di circostanza e che invece dice tutto: il giovane, o forse ex giovane Sascha non può permettersi di buttare altre chance nel vortice della distrazione o, peggio, dell’autocompiacimento.
Oggi sono un anno e tre giorni da quel nefasto tardo pomeriggio di venerdì tre giugno 2022, campo Philippe Chatrier, tetto chiuso; fuori, diluvia. Dentro, sauna non richiesta. Zverev affronta Rafa Nadal, il presidentissimo della Repubblica della terra battuta, il notabile più in vista del Fauburg Saint-Germain declinato al rosso. Ma parte deciso; deciso a non sperperare l’inaspettato vantaggio delle condizioni indoor e, soprattutto, a non farsi irretire dalla trama delle leggendarie chele avversarie. Sascha prende e tira, mette i piedi in campo, accelera con il rovescio e insomma, anche se si stenta a crederlo, Rafacito annaspa, rema, si contraria. Come sempre, da sempre, avviene quando qualcuno abbia l’ardire di prevaricarlo, e specie a casa propria, Nadal mette in campo l’estrema difesa, rappresentata non tanto da uno dei suoi leggendari colpi, ma dalla trasposizione sul rettangolo dell’immagine di sé stesso che il ragazzo dall’altra parte della rete si è costruito nella mente guardandolo giocare per anni davanti alla tv. Senza apparenti spiegazioni plausibili, in coda a un set dominato sul piano del gioco, Zverev si trova inspiegabilmente a fronteggiare tre set point, ma li annulla con altrettanti vincenti. L’inerzia è forse ancora dalla sua parte, ma, come ha scritto il nostro Vanni Gibertini nella cronaca originale dell’evento, “il tie break della prima frazione è di quelli destinati a farsi ricordare a lungo“. Sascha scappa a martellate sul 6-2, ma contro Rafa un conto è avvantaggiarsi, un altro convertire. Come finì lo sapete tutti.
Eppure, presa una legnata che avrebbe abbattuto un bisonte, in fondo a 91 minuti di un set dominato eppure concluso con un pugno di mosche in mano, il ragazzo di Amburgo si rialza, va avanti 5-3 nel secondo, mentre Rafa litiga con il servizio, ma si fa di nuovo recuperare: 6-5 per lui, 40-30 per la leggenda, che lo attacca sul dritto, a un passo da un nuovo tie-break, e sono già passate tre ore, c’è odore di record di durata. Zverev corre sulla propria destra, prova a tirare un passante complicatissimo, mette male il piede. Urla, disperazione, sanitari in campo, Nadal che lo fissa in piedi, da un metro, con un’espressione sinceramente terrorizzata disegnata in volto. Torneo finito, la carriera chissà. Fino a un istante prima che la sciagura si materializzasse, Zverev era ancora in lizza per diventare il nuovo numero uno del mondo, risultato che i più avevano predetto sin da quando, ragazzino, egli aveva dominato l’importante Challenger di Heilbronn massacrando vecchie lenze del settore come Zeballos, Struff e Guido Pella. Pochi giorni dopo il crack arriverà la conferma: intervento chirurgico in Germania, “riuscito perfettamente”, ma i tre legamenti laterali della caviglia destra sono strappati.
“Non so quando ritornerò“, il prevedibile commento a caldo, e nessuno, del resto, vista la situazione, si aspettava vaticini di sorta. Un tentativo per lo US Open, ma le complicazioni, dietro a un infortunio tanto serio, sono dietro l’angolo: “Immaginavo di essere pronto per New York – ha in seguito dichiarato Sascha – ma si è presentato un edema osseo, altri tre mesi di stop. Ho pensato di non poter tornare più quello di prima. Forse ho accelerato troppo per volontà di rientrare presto, e allora mi sono detto di staccare, ho fatto le valigie e sono andato in vacanza“. Meglio tornare al lavoro con calma, approcciando pratiche più soft. L’attrezzo del mestiere rimesso in borsa per l’esibizione araba alla Diriyah Tennis Cup e una pesante sconfitta contro Medvedev, poi la vittoria dell’auspicabile rinascita, nella World Tennis League di Dubai contro Novak Djokovic. Un brodino, sì, ma quando si è digiunato a lungo non c’è nulla di più rincuorante.
Gli alti e bassi erano in preventivo, anche se retrocedere di un passettino quando con enormi fatiche se n’era appena fatto uno avanti è complicato da accettare. Inizio d’anno e United Cup, pesante rovescio al cospetto di Jiri Lehecka: “Il mio tennis è molto lontano da dove vorrei che fosse“, dichiara Sascha, il cui orizzonte è di nuovo incupito da nuvole cariche di cattivi pensieri. “Per l’Australian Open non ho nessuna aspettativa“. E in effetti l’inverno si complica: sconfitte al secondo turno a Melbourne contro Michael Mmoh e a Rotterdam contro Tallon Griekspoor; un paio di buone prestazioni, con la semifinale colta a Dubai e un terzo turno a Indian Wells ceduto in volata a Daniil Medvedev, che si rivelerà il crash test primaverile utile a provare i miglioramenti sulla strada del ritorno ai vertici. Un buco clamoroso a Miami, umiliato da Taro Daniel e il cauto approccio alla stagione sul mattone tritato. In mezzo, l’assoluzione per insufficienza di prove dalle accuse di violenza domestica rivoltegli dall’ex fidanzata Olya Sharypova.
Eccezion fatta per il tonfo al primo turno del torneo casalingo di Monaco di Baviera – “fatico a reggere la pressione quando gioco in Germania“, dirà – la stagione sulla terra rossa restituisce piano piano al pubblico una versione credibile di Zverev. La sconfitta a Montecarlo condita da abbondante contorno di polemiche al tie-break del terzo set contro Daniil Medvedev è la prestazione più convincente degli ultimi mesi, e se Carlitos Alcaraz, che gli lascia appena tre game in quarto turno a Madrid insieme a ulteriori dubbi sulla permanenza in vita del suo dritto, è al momento una spanna sopra le possibilità di pressocché chiunque, e un altro ko a Roma contro il futuro campione Daniil Medvedev l’avrebbe volentieri evitato, la sensazione è che Sascha, il ragazzo rientrato in campo sulla sedia a rotelle per salutare Nadal e il pubblico lo scorso, maledetto tre di giugno, sia di nuovo un giocatore di tennis. L’uscita dalla top 20 ATP dopo sei anni di continuativa permanenza è solo il risultato di un calcolo del computer.
Domani affronterà il sorprendente argentino Etcheverry per un posto nella semifinale del Roland Garros. Ad attenderlo ci sarebbe uno dei due vichingi da clay, Casper Ruud oppure Holger Rune. Il risultato, già adesso, a poco più di un anno dal rovinoso infortunio, pare eccezionale. “Ti chiamano leone – la bizzarra domanda di un giornalista nella conferenza di ieri – ti sei mai chiesto perché?“. “Non saprei – la risposta -, forse perché i leoni dormono diciotto ore al giorno e per le restanti sei mangiano o fanno sesso? Mi sta anche bene!“. Probabilmente non sono le uniche caratteristiche che accomunano Sascha nostro al Re della foresta.