Roger Federer perde il trono svizzero

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Roger Federer perde il trono svizzero

Dopo quasi 21 anni di regno incontrastato, Roger Federer non è più il numero 1 svizzero. Fuori classifica anche Wawrinka

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L’ultima volta in cui la classifica ATP lo ha visto al numero 1 del mondo, è annoverabile tra le date che segnano la centralità di Roger Federer all’interno dell’universo tennis: era il 24 giugno del 2018. Da lì in poi una lenta ed inesorabile discesa in classifica, fino all’attuale numero 44, dove galleggia quello che per molto tempo è stato, indiscutibilmente, il più forte di tutti. Le cause sono note: i vari acciacchi fisici, soprattutto legati ai vari recuperi post operatori alle ginocchia, particolarmente martoriate da uno sport che non risparmia le articolazione dei propri praticanti (figurarsi quelle dei campioni) e l’inesorabile passare del tempo, che lo vede aver superato il traguardo dei 40 anni, soglia che solitamente vede i professionisti a commentare le partite o a bordo campo ad allenare qualche giovane promessa. Figurarsi giocarci contro.

Ma, se ormai la classifica ATP non lo vede primeggiare da quasi 4 anni, fa specie che ciò accada all’interno dei confini della sua amata Svizzera. Dopo oltre 21 anni ininterrotti, dall’aprile 2001 per l’esattezza, Roger Federer non è più il numero uno svizzero. Swiss Tennis, che ha pubblicato in queste ore la classifica aggiornata, ha infatti deciso di escludere dalla graduatoria stilata a fine marzo sia il basilese, sia Stan Wawrinka (n. 236, qui un profilo statistico del 3 volte campione Slam), con l’intenzione di reintrodurli non appena (e se…) ricominceranno ad ottenere dei risultati. Federer non scende in campo dal 7 luglio 2021 (quarti di finale di Wimbledon persi da Hurkacz), mentre Wawrinka è da poco rientrato senza successo al Challenger di Marbella.

Nuovo numero uno rossocrociato è dunque Henri Laaksonen (n. 87), seguito da Dominic Stricker (n. 177) e Marc-Andrea Hüsler (n. 176), mentre il ticinese Rémy Bertola (n. 572) è decimo. Un cambio epocale, un ulteriore inequivocabile segnale che va verso quel crepuscolo tennistico a cui ormai deve abituarsi anche il 20 volte campione slam, da poco tornato ad allenarsi su un campo. Come si dice? Nemo propheta in patria, è vero. Ma, sdoganando in via definitiva l’uso del latino, quella del tempo che passa è legge che vale per tutti: dura lex, sed lex.

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