Non succederà mica che vinca un altro Andrew Pattison?

Editoriali del Direttore

Non succederà mica che vinca un altro Andrew Pattison?

Il ricordo del mio primo torneo di Montecarlo, quando non giocò neppure un tennista italiano e si registrò il clamoroso successo di un outsider rhodesiano. Ma che aveva combinato quella notte Ilie Nastase? Se vince Alcaraz sarà storia

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Rafael Nadal e Carlos Alcaraz - Madrid 2021 (foto Twitter @mmopen)
 

C’era un solo italiano in campo, Flavio Cobolli, nella giornata ufficiale d’apertura del torneo di Montecarlo, e purtroppo ha perso una partita che lo ha visto due volte avanti di un break nel terzo set contro il finlandese Ruusuvuori. Il ragazzo romano figlio d’arte avrà certo qualche rimpianto, ma alla fine il fatto di essersi dimostrato competitivo con un tennista che è n.80, 67 posti avanti a lui che è 147, dovrebbe costituire parziale consolazione. Significa essere a livello. Anche se poi l’esperienza conta e vince chi fa gli ultimi punti, quelli che contano. Ma l’esperienza prima o poi la si acquisisce.

Avremmo avuto cinque italiani invece che quattro in tabellone, ma anche lui sarebbe finito nella metà bassa, contro Garin insieme agli altri quattro e con il vincente (Ruusuvuori adesso…) che avrebbe giocato contro il superstite del derby fra due ex transfughi del team Piatti, Coric e Sinner che si affrontano oggi sul centrale, terzo match dopo Fognini-Rinderknech e Wawrinka-Bublik.

Il primo grande torneo sulla terra battuta ha sempre dato vita a una discreta serie di sorprese. La classifica conta il giusto. Per anni il torneo del Principato veniva disertato dai migliori tennisti americani, che non avevano voglia di sobbarcarsi aprile, maggio, giugno e un po’ di luglio in Europa senza ai tornare a casa…e la cosa era parecchio fastidiosa soprattutto se capitava loro, dopo mesi di tennis sul cemento, di affondare ai primi turni su paludi di argilla rossa (per dover restare senza giocare in gara per giorni). Vicino al mare poi, e di sicuro i campi del magnifico Country Club di Roquebrune lo sono assai, l’umidità non è quasi mai mancata e la terra rossa quasi inzuppata di salsedine quasi mai favoriva il loro tipo di tennis (fatta eccezione per quelli cresciuti con tipiche attitudini terraiole sui campi della Florida alla Tennis Academy di Nick Bollettieri) come i Krickstein, gli Arias.

Ho accennato alle assenze americane perché fra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta, si trattava di assenze importanti.

I vari Agassi (3 partecipazioni), Sampras (1), Chang (1), Wheaton (1), Courier (3) Connors (3), McEnroe (1), preferivano rimandare d’un mesetto la loro tournée europea.

Infatti fino a metà anni Novanta i soli cinque americani a raggiungere una finale a Monaco furono Gerulaitis nel ’79 (ma fece 6 game con Borg…), Connors nell’81 (e la finale con Vilas interrotta dalla pioggia sul 5 pari non fu mai conclusa), Purcell con Wilander nell’83 (anche lui fece solo 6 game con …il “nipotino” di Borg), Arias nell’87 ancora con Wilander (cui strappò un set), Krickstein nel ’92 con Muster (e il mancino austriaco gli lasciò sette game).

Vitas Gerulaitis da bon-vivant qual era a Montecarlo veniva volentieri e pur vedendolo io più spesso volteggiare al Jimmy’z (dove parcheggiava la sua RollsRoyce bianca) che sui campi da tennis…in tre partecipazioni riuscì ugualmente a giocare due semifinali e una finale. Niente male! Ma lui è stato anche campione a Roma e finalista al Roland Garros…insomma sulla terra rossa non era certo un pesce fuor d’acqua.

Ho scritto fin qui degli assenti perché anche quest’anno non sono pochi. Manca Rafa Nadal che ha vinto questo torneo 11 volte, manca Daniil Medvedev che si è rovinato l’opportunità di restare n.1 un po’ più a lungo anche se sulla terra rossa si trova a mal partito quasi ancora più che sull’erba e allora forse nello scrivere questo verrebbe voglia di dire che campione tanto completo non è Lo si diceva di Pete Sampras che ha vinto 14 Slam (ma 7 a Wimbledon e gli altri sul cemento) perché sulla terra rossa salvo quella semifinale del ’96 non combinò mai nulla di buono…salvo vincere un paio di tornei, Kitzbuhel perché in altura dove i suoi servizi fischiavano come pallottole e Roma (battendo Becker in finale) perché l’allora direttore del torneo Franco Bartoni, stufo di vedere arrotini sudamericani palleggiare all’infinito nelle fasi finali degli Internazionali d’Italia, fece spazzare via la terra rossa dai campi del Foro Italico che diventarono quell’anno (1995) più veloci del cemento più veloce.

Manca il nostro Matteo Berrettini che veramente dovrebbe farsi benedire da qualche sant’uomo in via di santificazione ufficiale.

Gli altri – se ormai non si deve più nemmeno ricordare, con infinita tristezza, che esiste ancora tal Roger Federer – ci sarebbero, Djokovic, Zverev, Tsitsipas, Rublev, Norrie, Hurkacz, Sinnerma di tutti questi non se ne fa uno sul cui stato di forma si possa davvero scommettere. È un modo di dire eh…

I soli che sembrano garantire solidità sicura sono i due finalisti di Miami, Alcaraz e Ruud, che per l’appunto sono capitati nella stessa metà tabellone, lo spagnolo più vicino a Djokovic (può essere un duello nei quarti), Ruud che a vederlo testa di serie n.4 un po’ di impressione me la suscita, potrebbe trovarsi uno dei due in semifinale se non inciampa prima.

Il passaggio dal cemento alla terra rossa non è mai semplicissimo e non è detto che Alcaraz e Ruud godano di vita semplice.

Con i problemi che ha avuto ai piedi Sinner non si può davvero star tranquilli, altrimenti…

Ho incontrato brevemente Lorenzo Musetti e coach Tartarini e gli ho chiesto come andasse e la risposta è stata corale: “Va bene ma potrebbe andare meglio”. Lo dicono anche i risultati. Giocherà contro quel cavallo pazzo di Paire, può essere che la partita dipenda più dalla vena del francese che dal nostro.

Non ho incontrato l’altro Lorenzo, Sonego, ma temo che mi potrebbe dare la stessa risposta di Musetti. I suoi risultati più recenti non sono certo brillanti e non so se gli basterà essere il testimonial principe dell’Acqua Valmora, sponsor qui a Montecarlo come lo sarà anche a Roma e a Torino per la finali ATP, per dargli quella spinta anche morale che gli serve per riscattare un periodo opaco. Anche se Ivashka non è Paire: anche nelle giornate buone, cioè, il bielorusso (che giocherà senza bandiera) mi sembra più limitato del francese. Quelle dei due Lorenzo sono comunque partite difficili da pronosticare. Sembra che non giochi bene nessuno! E forse neppure Sinner e Coric.

E figurarsi allora se io mi sbilancio sulle condizioni del nostro quarto rappresentante, trattandosi di Fabio Fognini, che non sai ma se metterà in campo il genio o la sregolatezza. In termini di talento con Rinderknech non ci dovrebbe essere gara, il campione di Montecarlo 2019 sta due categorie sopra, ma se bastasse quello per vincere le partite… Non è così. Che luna avrà Fabio?

Non lo sa lui, anche se a giocare bene qui vicino casa ci tiene da matti, e ha tutta la famiglia e gli amici a sostenerlo, sperando di vederlo giocare prima contro il francese dall’ottimo servizio e poi con il campione in carica, il greco che gli è succeduto nell’albo d’oro, Stefanos Tsitsipas. Gli ultimi due campioni del Principato subito di fronte già al secondo turno per Fabio e al primo per Stefanos, per chi avesse acquistato il biglietto per quel giorno lì, potrebbe pensare di aver fatto un affare. Salvo che Rinderknech rompa le uova nel paniere a tutti.

Ho seguito il mio primo torneo di Montecarlo nel ’74, senza mancarne che quelli annullati o disturbati dal Covid. Se nel ’73 Ilie Nastase (il primo numero 1 del ranking “computerizzato”) si era affermato come il più forte tennista dell’anno sulla terra rossa, e in finale batté un sedicenne svedese di nome Bjorn Borg che di lì a un paio d’anni, avrebbe bastonato tutti soprattutto sulla terra rossa ma anche sull’erba (verde vero?), il mio primo Montecarlo fu vinto da un tizio rhodesiano con i capelli rossicci che nessuno avrebbe ma pronosticato vincitore, un assoluto outsider, Andrew Pattison che si giovò di un tabellone incredibile per battere 6-2, 6-0 l’australiano Carmichael, 6-0 6-1 il tedesco Elschenbroich, poi 6-1,1-6, 6-3 l’ungherese Taroczy, quindi in semifinale il sudafricano Maud 6-0, 3-6,6-2 in un derby fra… “segregazionisti”.

Finalmente in finale Pattison incontrò un giocatore vero, il campione degli ultimi due anni Ilie Nastase, e incredibilmente sotto i miei occhi stupiti vinse lui. Forse Ilie aveva festeggiato un po’ troppo la sera prima. A quei tempi poteva capitare. E quel pomeriggio al Country Club qualcuno giura di averlo visto arrivare barcollante. Ilie era un tipo straordinariamente simpatico e un tantino fragile di fronte a certe opportunità che gli si presentavano. Non sapeva dire di no. E questo non c’entra nulla con il fatto che si sia sposato 5 volte, compreso quella con quell’attrice che gli presentai io a Napoli dopo averla invitata ad un torneo, Alexandra King… (recitò nel film di Liliana Cavani, “La pelle”) e che, sia pure scherzando, mi ha sempre detto di non avermelo mai perdonato!

Eppure quel mio primo torneo monegasco – nel ’73 non c’ero perché ero negli Stati Uniti per aver usufruito di una borsa di studio in un college dell’Oklahoma collegata alla mia vittoria ai campionati nazionali universitari del 1972 – non era un torneo cui mancassero tennisti di primo piano. Le teste di serie erano Okker, Nastase, Gorman, Drysdale, Pilic, Roche, Riessen, Alexander. E c’erano pure Orantes, Dent, Higueras. Nemmeno un italiano in tabellone però. Direi che i soli giornalisti italiani presenti fossero Gianni Clerici, Rino Tommasi e il sottoscritto, più forse Spadoni de La Stampa e Umberto Mezzanotte de Il Tennis Italiano. E un sacco di “imbucati” che non scrivevano una riga per nessuno. Oggi, grazie a questo piccolo rinascimento del tennis italiano, pur orfano di Berrettini, oltre a Riccardo Crivelli della Gazzetta è tornato dopo 15 anni Stefano Semeraro della Stampa. E forse, se Sinner va avanti qualcuno altro verrà. Ad aggiungersi alla folta troupe dei commentatori di SKY che festeggiano con entusiasmo la propria presenza su un torneo…perchè ormai non capita quasi più, a differenza dei tempi “eroici” di Tele+ di Rino, Gianni, Roberto e del sottoscritto, quando si seguivano molti più tornei sul posto piuttosto che in cabina a Cologno Monzese o altrove.

Ma spero davvero che non venga fuori, fra tutti questi giocatori dalla forma incerta, un torneo come quello del ’74, il mio primo “coperto” qua da giornalista.

Se lo vincerà Alcaraz, forse oggi più favorito dello stesso Djokovic che finora in 3 mesi ha giocato 3 incontri – e la sua è stata la miglior battuta della giornata… infatti ci abbiamo fatto il titolo – forse avrò assistito a un altro evento storico. In fondo, noi giornalisti, si vive un po’ anche per questo, per celebrarli. E se non tocca a un italiano, ci accontentiamo anche di un giovane fenomeno di un altro Paese.

Il tabellone completo di Montecarlo

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