Wimbledon: un nervoso Kyrgios argina Jubb, ok Peniston e Goffin. Si ritira Dimitrov

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Wimbledon: un nervoso Kyrgios argina Jubb, ok Peniston e Goffin. Si ritira Dimitrov

Servono più di tre ore a Kyrgios per avere la meglio della wild card di casa Paul Jubb. Wimbledon si conferma maledetto in questi primi giorni

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Nick Kyrgios - Wimbledon 2022 (foto @bet365_aus)
 

La seconda giornata di Wimbledon comincia decisamente meglio della prima, almeno a livello meteorologico. Per gli italiani è un martedì nero, con la notizia della positività al Covid-19 di Matteo Berrettini. Nonostante ciò, non c’è comunque la pioggia a scombinare i piani degli organizzatori, che hanno dovuto riprogrammare alcuni match che ieri, causa oscurità, non si sono conclusi (su alcuni campi sono previsti anche cinque incontri).

Si parte subito con una vittoria significativa, quella anche piuttosto netta di Ryan Peniston su Henri Laaksonen. La wild card britannica ha giocato ben 12 match sull’erba prima di Wimbledon (suddivisi in 4 tornei, due a livello Challenger e due ATP), ottenendo scalpi importanti come quello di Casper Ruud (primo turno al Queen’s) e Holger Rune (sempre al primo turno, ma ad Eastburne). Queste prestazioni importanti gli sono valsi – con ampio merito – la già citata wild card, che Peniston sta decisamente onorando. Il 6-4 6-3 6-2 di oggi non lascia scampo a Laaksonen e spedisce il 26enne di Southend-On-Sea al secondo turno, dove troverà Steve Johnson.

Lo statunitense sfrutta il ritiro di Grigor Dimitrov, che avanti di un set si fa male da solo, prova a resistere ma non riesce più a stare in campo come vorrebbe. Parziale ben condotto dalla testa di serie numero 18, che chiude 6-4 e non sembra correre grossi rischi, se non quando improvvisamente si infortuna agli adduttori e perde pian piano le sue chance, non essendo ovviamente al top dal punto di vista fisico. Johnson trova il break e sale 5-2 e, a quel punto, il bulgaro alza bandiera bianca, confermando la tendenza di un torneo davvero maledetto in questi primi due giorni.

Tra le teste di serie, avanzano comodamente in tre set Sebastian Baez (n.31, 6-4 6-4 7-5 a Taro Daniel), Reilly Opelka (n.15, 7-6 6-4 6-4, chiudendo il match sospeso ieri), Alex De Minaur (n.19, 6-1 6-3 7-5 a Hugo Dellien) e Jenson Brooksby (n. 29, 6-3 6-2 6-3 a Mikhail Kukushkin). Buona vittoria di David Goffin, che si impone 6-2 6-2 7-6 sul qualificato Albot con una grande prestazione da 11 ace, 41 vincenti totali e solo 25 gratuiti. Vince anche Mikael Ymer – 6-3 7-5 7-5 ad Altmaier dopo lo stop di ieri – che al secondo turno affronterà Jannik Sinner.

Uno dei match più attesi di giornata, oltre all’esordio di Rafael Nadal, era senza subbio l’incontro tra la wild card di casa Paul Jubb e l’imprevedibile Nick Kyrgios. L’australiano, che ad inizio torneo aveva dichiarato di poter vincere letteralmente contro chiunque, rischia invece di salutare anticipatamente il torneo. In primis quando, sul finire del primo set, dal 3-3 perde tre game consecutivi, consentendo a Jubb di vincere 6-3 il primo parziale. Un set in cui ha subito avuto un battibecco con la giudice di sedia, che gli ha assegnato un ball abuse per aver scagliato una pallina in orbita (“Non hai nessun fan, nessuno è qui per te”; “sei la peggiore che si sia mai vista”). I problemi continuano anche in avvio di secondo (sull’1-1), quando è costretto a annullare tre break point consecutivi che avrebbero spedito il britannico avanti di un set e di un break. Salvatosi da quella situazione scomoda, Kyrgios ingrana definitivamente la marcia, trovando una striscia di cinque game consecutivi e impattando i set con un sonoro 6-1.

Da quel momento, tuttavia, la partita diventa un’autentica battaglia. L’australiano vince un terzo set in cui ha avuto soltanto una palla break, nell’undicesimo gioco, e ha subito sfruttato l’opportunità concessagli, portandosi avanti con un 7-5 molto sudato. L’inerzia del match sembra ormai tutta dalla sua parte, ma nel quarto parziale non riesce mai ad essere troppo incisivo in risposta. Riesce ad andare due volte ai vantaggi, ma senza mai avere possibilità di break. Si arriva così al tiebreak, dove Kyrgios perde la testa e sbaglia tutto quello che si può sbagliare. Jubb gli lascia tre punti e con il 7-6 (3) finale rimanda ogni discorso al quinto.

Il pubblico è ovviamente tutto dalla sua parte e l’australiano corre davvero il rischio di partire come peggio non si potrebbe, ma riesce a salvare due break point in avvio e a rimanere a galla. Kyrgios ne annulla un’altra nel quinto gioco, ma in quello successivo opera l’allungo che sembra decisivo, salendo 5-2. Il numero 40 del mondo va a servire per il match sul 5-3 ma deve salvare subito due chance di break consecutive: ci riesce, aiutandosi con il servizio, e in occasione della seconda urla un forte “let’s go!” in faccia al suo avversario. Il break di Jubb, però, arriva lo stesso: il pubblico si infiamma e non si accontenta del 5-5, perché nell’undicesimo game il numero 219 ATP ha addirittura una chance per andare a servire per il match. Kyrgios è totalmente impaziente, non aspetta mai più di 5 o 6 secondi tra un punto e l’altro e tira più forte che può da ogni posizione. Gli va bene, perché dopo aver cancellato quella possibilità in favore del suo avversario riesce a trovare delle ottime soluzioni nel gioco successivo, chiudendo alla fine 3-6 6-1 7-5 6-7 7-5 un match davvero complicato. 67 vincenti (tra cui 30 ace) e 55 errori dimostrano quanto sia sempre stato lui (com’è logico che sia) a decidere le sorti del match: ora attende uno tra Krajinovic, testa di serie numero 26, e Lehecka.

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