I momenti opposti di Francia e USA nel tennis maschile – 2a parte. Finalmente gli americani, ma per Fritz e colleghi è in arrivo il primo crash test

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I momenti opposti di Francia e USA nel tennis maschile – 2a parte. Finalmente gli americani, ma per Fritz e colleghi è in arrivo il primo crash test

La stagione sul cemento e poi la Davis sono un banco di prova importante per le nuove leve degli States. Riusciranno a far tornare grande l’America del tennis?

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Nel primo episodio di questa mini-serie di analisi dello stato di salute dei movimenti tennistici maschili di due Paesi centrali nella storia del nostro sport ci siamo concentrati sulla Francia. Ora tocca agli Stati Uniti.

La Laver Cup è quanto di più vicino esista alla Ryder Cup del golf. Se in quest’ultima si affrontano una selezione di giocatori europei e una di americani, nell’evento ideato da Federer l’Europa rimane una costante, ma al posto degli USA c’è un più indefinito “Resto del mondo”. Potrebbe essere sufficiente constatare questa differenza per capire che gli Stati Uniti del tennis non sono più quelli di una volta. Fino all’inizio del nuovo millennio, infatti, se fosse nata una competizione di questo genere non si sarebbe scappati dal confronto tra Europa e Stati Uniti.

C’erano una volta Sampras e Agassi oppure McEnroe e Connors, o ancora Ashe e Smith, fino ad approdare con la macchina del tempo alle origini del tennis moderno con Richard Sears. Il torto fatto a chi non è stato nominato è grande. Del resto, è impossibile citare tutti i 48 campioni Slam americani. L’ultimo di questi è Andy Roddick, vincitore dello US Open nel 2003. Si rischia, insomma, di arrivare a 20 anni di astinenza. In questo periodo il tennis maschile a stelle e strisce ha avuto buoni giocatori come Blake, Fish e poi Isner, ma ha peccato di versatilità: non si è mai andato molto oltre i big server. Meno talento rispetto alla generazione d’oro francese di Tsonga & co., anche se i risultati sono stati simili. Oggi, però, dopo una serie di promesse non mantenute (Harrison, Young e Donaldson per citarne alcuni), si intravedono segnali di un’inversione di tendenza.

 

Se, come visto nella prima “puntata”, il tennis maschile d’oltralpe ha toccato il fondo con il Roland Garros del 2021, il punto più basso per gli Stati Uniti è arrivato quasi contemporanemente. Il lunedì precedente all’inizio di quell’edizione dello Slam parigino, è stato il primo nell’era del ranking computerizzato (iniziata nel 1973) senza giocatori americani tra i primi 30 del mondo. Indubbiamente un momento simbolico, testimone di un decennio abbondante senza nessun grande campione, ma da non confondere con una sentenza anche sugli anni avvenire. Non a caso, nel dicembre del 2020, l’Hall of Famer Steve Flink, in una delle chiacchierate con il nostro direttore Scanagatta, si pronunciava così sulla crisi del tennis maschile a stelle e strisce: “Il fenomeno è in parte inspiegabile, per me: abbiamo ottimi allenatori e programmi molto buoni e, malgrado la fuga dei giovani verso altri sport, ci sono sempre numerose giovani promesse”.

Già da una decina di anni, infatti, oltreoceano, l’approccio al tennis era cambiato. Durante l’ultimo Wimbledon Matthew Futterman, sul New York Times, ha ricostruito le tappe della svolta. Per cercare di resistere alla concorrenza di sport meno costosi e più immediatamente remunerativi, la Federazione (USTA) ha sviluppato un programma su tre livelli – locale, regionale e nazionale – così da riunire i maggiori talenti in alcune occasioni annuali ma anche al fine di permettere ai giovani giocatori di restare a casa e di lavorare con i propri allenatori il più possibile.

In più, proprio per ovviare ai problemi economici, i raduni nazionali sono praticamente gratuiti (si deve pagare solo il biglietto aereo per arrivare a destinazione) e una parte del budget stanziato dalla Federazione serve a rendere possibile la partecipazione anche dei coach privati in modo che possano collaborare con i tecnici federali nel processo di formazione del giocatore. L’obiettivo non è “trovare un unicorno”, ma costruire un movimento profondo, nella speranza che vi sia anche qualche campione. Il primo passo sembra essere stato completato con successo: attualmente gli Stati Uniti hanno otto rappresentanti under 25 nelle prime 61 posizioni e cinque nelle top 40. Nessuna nazione regge il confronto.

Nella prima “puntata” sulla Francia, abbiamo riportato le parole dell’allenatore Jan de Witt che consigliava alla Federazione francese di scegliere un’unica strada e perseguirla a lungo termine. In un Paese dalle enormi proporzioni come gli Stati Uniti, invece, la chiave è contemplare più realtà e adattarsi ad esse. Per questo, tra i giocatori americani in rampa di lancio, ve ne sono alcuni (Fritz, Tiafoe, Opelka) che hanno a lungo fatto parte del programma della USTA e altri (Brooksby, Nakashima e Korda) che ne sono stati prevalentemente fuori, ma che hanno comunque potuto usufruire di un importante appoggio finanziario e che sono sempre stati accolti a braccia aperte nei centri federali. È quanto riferito dal general manager della sezione ‘sviluppo giocatori’ della Federazione americana, Martin Blackman, al New York Times.

Blackman ha sottolineato anche il cambio di passo della Federazione anche a livello tecnico. Non si usa più lo stampino nel produrre gli atleti, tutti gli stili di gioco vengono valorizzati parimenti. Ecco perché adesso gli States sono rappresentati nel circuito ATP anche da giocatori atipici come Cressy (con il suo serve and volley) e Brooksby (con i suoi tagli sia dal lato del dritto che del rovescio) e da altri che puntano a fare della completezza il loro marchio di fabbrica come Korda (capace di battere Alcaraz sul rosso) e Nakashima (giocatore a tutto campo). È l’unico modo per tornare al centro della mappa del tennis che nel frattempo si è allargata a dismisura.

La USTA ha avviato anche il progetto “Net Generation” che punta ad avvicinare le nuove generazioni al tennis attraverso modalità di allenamento innovative. È necessario se si guarda ai numeri pubblicati tre anni fa dalla Sports and Fitness Industry Association, secondo cui solo il 4,3 per cento dei bambini fra i 6 e i 12 anni giocava regolarmente a tennis (dietro anche al golf in questa graduatoria). La pandemia potrebbe aver dato una mano nell’attrarre i giovani: dalla chiusura delle palestre e dalla sospensione degli sport di squadra, il tennis ne ha beneficiato registrando un +22% di praticanti nel 2020. Magari tra i 3 milioni di neofiti c’è anche qualche potenziale campione.

Intanto, oltre ai giocatori che si sono già fatti conoscere dal grande pubblico, ci sono anche un paio di giovani talenti nelle prime 30 posizioni della Race (oltre a Nakashima che è ottavo): Nava e Shelton. Quest’ultimo ha ottenuto la prima vittoria ATP la scorsa settimana ad Atlanta e ha messo in seria difficoltà Isner che a fine partita si è espresso così: “Il tennis maschile americano è in grande ascesa e Shelton fa parte di ciò”. Durante l’ultimo Wimbledon, otto statunitensi hanno raggiunto il terzo turno: non ce ne erano tanti a questo livello di uno Slam dal 1996. Uno di loro, Fritz (attuale numero 13 del mondo ma che punta a finire l’anno in top 10), è anche andato vicino a raggiungere la semifinale: sarebbe stata la prima in un major dopo quattro anni senza per gli States. Lo stesso Taylor, però, a marzo ha quantomeno interrotto il digiuno degli americani nei Masters 1000 (anche questo arrivato a quattro anni) vincendo Indian Wells. È uno dei cinque titoli conquistati quest’anno da tennisti USA.

Ora, però, viene il bello. È infatti iniziato il periodo della stagione in cui Frtiz & co. giocano in casa, o comunque sulla superficie tendenzialmente più adatta alle loro caratteristiche. Non si può pensare di vedere un americano vincere lo US Open già quest’anno – a meno di sorprese – ma i tornei in corso e quelli delle prossime settimane rappresentano un importante crush test per le nuove leve americane. Ci si aspetta molto anche da Korda, forse il giocatore con i margini di miglioramento più ampi tra quelli nati tra il ’97 e il 2001, che ha faticato nella prima parte di stagione.

E dopo lo swing sul cemento nordamericano, ci sarà la Davis. Anche in questo caso, le condizioni di gioco potrebbero aiutare il team USA che è stato sorteggiato in un girone abbordabile con Olanda, GB e Kazakistan. Gli Stati Uniti hanno sollevato l’insalatiera per ben 32 volte: l’ultima nel 2007. Il capitano Courier e l’esperto Isner sono pronti a prendere in prestito lo slogan elettorale di Reagan (e utilizzato più recentemente da Trump) per spingere i più giovani: let’s make America great again!

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ATP Zhuhai: Khachanov vince in rimonta su McDonald. Ok Korda

Terza semifinale in stagione per il tennista russo. Rullo compressore Korda che lascia solo tre game ad Etcheverry

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Karen Khachanov - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)
Karen Khachanov - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)

Lo sfalsamento del calendario dei tornei cinesi che vedranno disputare le loro finali nella giornata di martedì hanno trasformato la giornata di domenica in quella dedicata ai quarti di finale.

La sessione mattutina dell’Huafa Properties Zhuhai Championships, torneo ATP in corso di svolgimento nella città cinese di Zhuhai ha delineato i primi due semifinalisti: la testa di serie numero 1 Karen Khachanov e la numero 4 Sebastian Korda.

[1] K. Khachanov b. [6] M. McDonald 4-6 6-4 6-4

 

Aveva saltato l’intera stagione su erba e tutta la preparazione per lo US Open per una frattura da stress alla schiena. Si era presentato negli Stati Uniti non al massimo, venendo spazzato via in tre set dal tennista di casa Mmoh. La trasferta cinese ci permette di ritrovare in campo una versione in forma di Karen Khachanov. Il russo dopo il doppio 6-4 rifilato a Bolt all’esordio, trova un altro successo, stavolta soffrendo e lottando in tre set sullo statunitense MacKenzie McDonald.

La testa di serie numero 1 del torneo cinese ha impiegato 2 ore e trentotto minuti per avere la meglio del numero 6 del seeding McDonald, conquistando la terza semifinale stagionale, dopo l’Australian Open e Miami, la diciannovesima a livello ATP in carriera.

Condizioni non semplici in Cina con caldo e umidità. Khachanov riesce a recuperare da una partenza ad handicap dopo aver perso il primo set a causa di scarse percentuali al servizio e ai pochi vinti in risposta, solo 6, quattro dei quali nel settimo gioco (break ottenuto a zero).

Il secondo set si rivela una battaglia durata oltre un’ora. Break e controbreak tra secondo e terzo game. Poi si alternano game veloci a game maratona. Nel nono gioco arriva lo strappo decisivo, Khachanov riesce ad ottenere il break a zero ed è poi una formalità chiudere per 6-4. Anche il terzo set si rivela una battaglia con Khachanov che fa la differenza grazie all’alta percentuale di punti con la prima di servizio, nonostante i tre doppi falli. 

È stato un match molto duro“, ha detto Khachanov. “Una sfida sia a livello mentale che fisico. Io mi sono trovato ad inseguire, quindi dovevo cercare di spingere e portare tutta l’energia per cambiare l’inerzia e l’andamento della partita. Penso che nel secondo set dal 4-4 sono riuscito spingere per vincere il secondo set. Mi ha dato più fiducia e nel terzo set sono riuscito ad assumere una  posizione di comando verso la fine della partita che mi ha permesso di vincere.”

[4] S. Korda b. [5] T. M. Etcheverry 6-1 6-2

Si rivela una formalità il quarto di finale di Sebastian Korda. Dopo l’eliminazione all’esordio allo US Open per mani di Marton Fucsovics, Korda ritrova il giusto passo in Cina collezionando la vittoria numero 18 di una stagione, che ad inizio anno lo ha visto spingere sino ad un punto dalla vittoria del titolo in quel di Adelaide.

Korda ha dominato il match mettendo a segno ventidue vincenti a fronte di solo 6 errori forzati e non condendo nessuna palla break al suo avversario. Al contrario sono stati quattro i break piazzati dallo statunitense, che ha inoltre a messo a referto 9 ace. Ottima anche la prestazione a rete con 7 punti vinti su 9  contro un avversario che incassa la seconda sconfitta in altrettante sfide con Korda.

Per il numero 33 ATP è la sesta vittoria contro tennisti argentini nel circuito ATP e l’undicesima vittoria contro un Top 50 in stagione. Per Korda si tratterà della nona semifinale a livello ATP, la terza stagionale dopo Adelaide, Queen’s e Winston Salem. 

Etcheverry, d’altro canto, conferma le difficoltà contro i top-50 sul duro collezionando la settima sconfitta in 8 match nel circuito ATP. Unico successo arrivato contro l’allora numero 39 Karatsev, al primo turno di Tel Aviv.

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ATP Chengdu: Zverev rimonta un ottimo Kecmanovic. Anche Dimitrov in semifinale

Alexander Zverev esce vincitore da una maratona di quasi tre ore contro Miomir Kecmanovic. In semifinale trova Grigor Dimitrov, vincitore sull’australiano O’Connel

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Alexander Zverev - Chengdu 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)

[1] A. Zverev b. [7] M. Kecmanovic 5-7 7-5 6-2

Al Chengdu Open Alexander Zverev trova la settima semifinale stagionale venendo a capo di un match tutt’altro che semplice contro la settima testa di serie Miomir Kecmanovic . Il serbo è stato a due punti dalla vittoria nel secondo set, ma si è visto respingere dalla grande carica agonistica di Zverev che con un paio di punti da grande campione è riuscito a strappare di slancio la vittoria nel secondo parziale per poi involarsi nel set decisivo.

IL MATCH- Sin da subito aggressivi in risposta ambo i giocatori, con un forcing costante e tanti scambi lunghi e pesanti. D’altronde entrambi amano trovare un buon ritmo per cercare poi l’accelerazione vincente, specie Kecmanovic, tra i due il meno provvisto di qualche jolly nel suo gioco. Annulla due palle break nel game d’apertura, se ne fa annullare una nel successivo, subendo uno Zverev offensivo. Il primo a strappare il servizio, nel quarto gioco, è però il serbo, nettamente superiore sulla diagonale destra, dove riesce sempre a trovare un colpo pesante che gli apra il campo o forzi l’errore di Sascha. Il tedesco rimane però una macchina da fondo, e quando la tds n.7 non riesce a muoverlo o mandarlo fuori tempo è lui a comandare lo scambio, soprattutto da centro con il rovescio, e così, approfittando anche di qualche errore, subito Zverev recupera il break. Proseguendo il match si trova stabilità nei servizi, tra i due è il tedesco a tenere in mano le redini del gioco. Ma, quando il tie-break sembra ormai imminente, e dopo aver sprecato una fondamentale palla break nell’undicesimo gioco, nel dodicesimo Zverev vacilla e crolla. Un paio di errori di manovra, con un ritmo un po’ scialbo nello scambio, conducono Kecmanovic a set point. Applausi poi per il serbo che aggancia con una risposta di dritto in allungo quello che era ormai un ace, e manda la pallina all’angolo del rettangolo del servizio, mettendo a segno il colpo della partita, che gli vale il primo set per 7-5.

 

Il n.1 del seeding è però bravo a non scomporsi, e inizia il secondo parziale a testa alta, partendo a dettare il ritmo sin da subito, impedendo a Kecmanovic di far suo il palleggio. La palla break arriva nel terzo game, subito capitalizzata al termine di uno scambio lunghissimo, giocato da entrambi in contenimento, con il serbo che è il primo a cercare di uscirne, incappando nell’errore. Il quarto game è un manifesto della differenza tra i due giocatori: il n.47 al mondo ha due chance di contro-break, ottenute trovando coraggio nello scambio. Ma Sascha su entrambe serve forte, quasi al limite, intessendo poi lo scambio più lungo dell’incontro sulla seconda, attendendo l’errore, per rimanere avanti. Tre palle break consecutive nel gioco successivo sembrano una definitiva condanna per il serbo, ma improvvisamente ritrova il meglio del suo gioco e, con una mano anche dal servizio, rimane attaccato. E, su questa scia, offrendo un tennis più contenitivo, e attingendo anche dal menu delle variazioni, opera il contro-break portandosi sul 4-4, mettendosi stavolta lui ad attendere l’errore che lo premi. Arriva poi anche a due punti dal match Miomir, sul 5-4, ma l’agonismo di Zverev, e la classe, tornano. Come si vede nell’undicesimo gioco, in cui, con un passante di rovescio in corsa quasi in tribuna va a strappare il servizio all’avversario, dopo una serie di punti giocati con massima spinta e precisione. Infine, con una prima vincente, di rabbia e foga, e dopo aver anche annullato una pericolosa palla break, Zverev chiude un secondo set in cui ha sofferto, ma ha alzato non di poco il proprio livello.

L’inerzia è chiaramente cambiata, tornando verso il tedesco, che apre con un break il terzo parziale, tramite un fantastico passante di dritto in corsa a cui, ad onor del vero, Kecmanovic si concede con un attacco un po’ casuale e con poco da offrire. Zverev appare avanti, e gioca a braccio sciolto, cercando di caricare la tensione sul serbo, che reagisce bene, annullando con coraggio una palla del doppio break e tenendo un buon palleggio da fondo, abbinato ad inusuali drop shot che contribuisce a tenere alto e godibile il livello dell’incontro. Si percepisce come però la stanchezza abbia ormai attanagliato la tds n.7, che non può resistere al ritmo imposto dal primo favorito del seeding, che con un settimo game ruggente in risposta, in cui il dritto e il rovescio cantano melodie troppo acute per Miomir, va a prendersi il doppio break. Chiude, Zverev, annullando anche un’ennesima palla break ottenuta da Kecmanovic, per 6-2, in 3 ore precise di gioco. Bravo a rimontare e mantenere la calma per esprimere il meglio del suo gioco e lasciare poco spazio al serbo, che nel terzo set mai praticamente è stato in campo e capace di reggere il tedesco.

[3] G. Dimitrov b. C. O’Connell 6-4 6-1 (Andrea Binotto)

Match agevole per Grigor Dimitrov, fresco del suo raggiungimento a quota 400 vittorie nel circuito ATP. Gli è servita un’ora e venticinque minuti al tennista bulgaro per regolare l’australiano Christopher O’Connell con cui aveva due soli precedenti (entrambi vinti, quest’anno a Ginevra in tre lottati set e nel 2017 all’Australian Open, vittoria in tre set sempre per Dimitrov). Ora il n.20 ATP sfiderà la prima testa del seeding Alexander Zverev per un posto in finale, la possibile seconda dell’anno, e magari sperare in un titolo che manca da quasi sei anni.

IL MATCH: Nel primo parziale una palla break annullata per parte sembrava traghettare entrambi i giocatori verso un inevitabile tie-break, ma Dimitrov nel decimo gioco ha fatto valere la sua esperienza brekkando al momento giusto, e quindi portandosi a casa il primo set in quarantanove minuti. Della seconda frazione c’è poco da dire: il tennista bulgaro ha da subito preso il largo lasciando le briciole all’avversario, per poi chiudere il match in un’ora e venticinque minuti. Poche prime per la terza testa di serie, ma comunque grandi percentuali di realizzazione con il servizio in aggiunta a 20 vincenti, 2 soli gratuiti e risposte decisive sulla seconda avversaria, hanno permesso a Dimitrov di surclassare l’australiano, che esce dal campo sconfitto con 14 onestissimi vincenti e appena 3 errori.

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Laver Cup: Team World avanti 10-2 ad un passo dal titolo

Basterà un successo nella giornata conclusiva al Team World per bissare il trionfo dello scorso anno. Ruud unico a vincere per la squadra europea

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Ben Shelton e Felix Auger-Aliassime - Laver Cup 2023 Vancouver (via Twitter @LaverCup)

Continua il momento no del Team Europe alla Laver Cup. Dopo la debacle della prima giornata con quattro sconfitte nei quattro match disputati, anche la seconda giornata di gioco alla Rogers Arena di Vancouver è a favore del Team World che conquista tre sfide su quattro e si porta sul 10-2 ad una sola vittoria dal titolo.

Come noto il regolamento della competizione a squadre tra l’Europa e il Resto del Mondo assegna un punteggio diverso in base alla giornata di gioco. Nel Day 1 ogni match vinto vale un punto, nel Day 2 vale due punti, nella giornata finale 3 punti.

Sul punteggio di 4-0 a favore del Team World che ha segnato la prima giornata, l’unico a regalare un sussulto alla squadra del vecchio continente è Casper Ruud, mentre Rublev e Hurkacz non possono nulla contro gli statunitensi Fritz e Tiafoe. Anche il doppio si rivela a senso unico, con Auger-Aliassime e Shelton che chiudono la pratica in due set. 

 

T. Fritz (Team World) b. A. Rublev (Team Europe) 6-2 7-6 (3)

In qualsiasi situazione in cui si gioca come una squadra, sento che il mio gioco diventa qualitativamente migliore“, ha dichiarato Taylor Fritz dopo il successo contro Andrey Rublev. Come dargli torto se si pensa al dominio dello statunitense nel primo set. Solo due punti ceduto al servizio, uno dei quali con un doppio fallo e il 100% di punti con la prima. 

La mano del russo trema sin dal primo game, con Fritz abile a strappare il servizio, capitalizzando subito la palla break, portando Rublev a sbagliare di rovescio. Il russo ha ceduto nuovamente il servizio nel quinto gioco trovandosi sotto 4-1 pesante. Per Fritz è stata una formalità chiudere il primo set.

Nel secondo le cose si sono fatte più complicate per lo statunitense, a causa di percentuali al servizio più basse e ad una maggiore aggressività del russo. Rublev scappa via sul 4-1, annullando anche una palla del contro break. Da lì riparte la rimonta del numero 8 ATP che prima rimette il set in equilibrio e poi è abile ad annullare anche un set point al russo. Il tie-break è a senso unico dal 3-2 Fritz piazza tre punti consecutivi, chiudendo al secondo match point.

Sento che le mie statistiche nei tornei a squadre sono davvero solide perché ho una squadra che fa il tifo per me. Mi sento su di giri. Sono entusiasta di giocare per loro. Aggiunge solo più pressione ma penso di giocare meglio in questo tipo di situazioni”. ha dichiarato Fritz a fine match,

Pressione che non ha spaventato lo statunitense che ha portato il Team World sul 6-0.

C. Ruud (Team Europe) b. T. Paul (Team World) 7-6 (6) 6-2

Non è una stagione da ricordare al momento per Casper Ruud che, eccezion fatta per il Roland Garros, ha vissuto molti momenti negativi. Chiamato a tenere in vita un Team Europe ad una passo dal tracollo il tennista norvegese ha confermato la sua efficacia quando di fronte ha lo statunitense Tommy Paul, sempre sconfitto in campo. L’unica vittoria dello statunitense arrivò per ritiro di Ruud nel terzo set a Washington nel 2017. 

Ho davvero pensato che fosse giunto il momento di giocare forse la migliore partita dell’anno e non ci sono andato così lontano“, ha dichiarato Ruud.

Il norvegese è stato il primo a cogliere l’ occasione per un break, punendo una discesa a rete di  Paul con un passante di dritto, portandosi in vantaggio per 3-1. Il ventiseienne statunitense, alla sua prima partita in singolare in Laver Cup, si è subito costruito due chance del controbreak, negate dall’ottimo servizio di Ruud. Servizio che però ha tradito il norvegese nel settimo gioco (perso a zero). 

Si giunge ad un tie-break equilibrato, che Ruud porta a casa – annullando un set point- al termine di uno scambio da venti colpi, chiuso con un dritto inside out. 

Il momento è a favore del norvegese che piazza il break in apertura di secondo set e non concede più nulla al servizio per il 6-2 finale.

5 ace, l’ultimo dei quali sul match point, 11 vincenti di dritto e la capacità di convertire tutte le palle break ha fatto la differenza a favore di Ruud che ha riaperto per un momento la sfida.

F. Tiafoe (Team World) b. H. Hurkacz (Team Europe) 7-5  6-3

La sessione serale si apre sul punteggio di 6-2 a favore del Team World. E il vantaggio diventa ancora più ampio quando la furia di Frances Tiafoe si abbatte sul polacco Hubert Hurkacz. 

Il servizio è un fattore per entrambi, con la sfida che viaggia sui binari dell’equilibrio, sebbene il polacco mostri percentuali allarmanti sulla seconda.

Il polacco, numero 16 ATP, avrebbe anche l’opportunità di far girare la partita dalla sua parte. Ma sulla palla break che sarebbe anche set point Tiafoe si salva con il servizio. Break che arriva nel gioco successivo con Hurkacz che spara un dritto out sulla palla break. Per lo statunitense è una formalità chiudere il set. 

Sulla scia di quanto fatto nel primo set Tiafoe piazza il break in apertura e non concede più chance a Hurkacz, che capitola dopo un’ora e quindici di gioco. 

Ho giocato davvero bene stasera“, ha dichiarato sorridendo il numero 11 ATP. “Il fatto di far parte di una squadra è qualcosa di così atipico per noi tennisti, trattandosi di uno sport individuale, ma volevo giocare per loro e farlo bene per la squadra”. Ha concluso Tiafoe.

F. Auger-Aliassime/B. Shelton (Team World) b. H. Hurkacz/G. Monflis (Team Europe) 7-5  6-4

Sconfitto in singolare Hurkacz torna in campo in doppio a fianco di Gael Monflis. Per il duo europeo non c’è stato nulla da fare contro la coppia composta dal rinato Auger-Aliassime (assente per il suo Canada a Bologna in Davis) e Ben Shelton.  Successo in due set che vale il 10-2 Team World che si trova a un solo successo dal titolo. Basterà una vittoria domenica per chiudere la contesa e bissare quanto fatto lo scorso anno a Londra.

È incredibile, quando giochi a fianco di un ragazzo che serve e risponde come Felix. È un tennista atletico e quando torna indietro per recuperare i pallonetti, è un momento divertente“, ha dichiarato Shelton a fine match. “Lo chiamiamo Laver Cup Felix perché questa settimana si trasforma in un giocatore speciale. Sono felice di aver potuto condividere il campo con lui almeno una volta.”

“Do il meglio di me quando gioco non solo per me stesso ma anche per i compagni di squadra”, ha dichiarato Auger-Aliassime. “Ben è stato al mio fianco fino alla fine di quella partita. È stata dura per me portarla a casa”, ha aggiunto il canadese, riferendosi al quattro match point sciupati sul 5-3.

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