Il ritratto di Ben Shelton, la nuova stella del tennis americano

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Il ritratto di Ben Shelton, la nuova stella del tennis americano

Dopo la netta affermazione su Ruud e con Norrie ad aspettarlo in ottavi, facciamo un viaggio nel mondo del mancino di Atlanta: il dubbio amletico lo attende al varco

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Ben Shelton - Cincinnati 2022 (foto Twitter @atptour)
 

Ben Shelton era destinato ad impugnare una racchetta da tennis fin dal principio, nonostante la sua imponente mole fisica lo avrebbe ben visto districarsi anche sul parquet con una palla a spicchi in mano, perché se respiri questo sport sin da quando emetti i primi vagiti; la tua vita si modella attorno al percorso incessante da una parte all’altra di una rete della sfera rotonda che né è protagonista. Il 9 ottobre di vent’anni fa, venne alla luce ad Atlanta quello che oggi è un tennista dalla “castagna” facile, accompagnato da un carattere indomito, una mentalità d’acciaio ed un fisico già più che sviluppato e plasmato considerando la sua giovane età.

L’EREDITA’ DEL PADRE BRYAN – Ma come si suol dire, i detti hanno sempre un fondo di verità, buon sangue non mente: il 19enne Ben è infatti figlio d’arte, suo padre Byran è stato un ottimo giocatore degli anni ’90. Bryan Shelton si ritirò nel 1997, cinque anni prima – precisamente il 23 marzo del 1992 – raggiunse il proprio best ranking alla posizione n. 55 della classifica ATP, mentre due stagioni dopo (nel 1994) ottenne il risultato più importante della carriera con gli ottavi conquistati a Wimbledon. In tutti le altre prove dello Slam vanta invece come miglior piazzamento il 2°T, vinse due titoli nel circuito maggiore in back to back a Newport nel biennio ’91-’92 più anche due allori in doppio: in particolar modo da menzionare quello alzato al cielo nel 1996 ad Indianapolis affianco dell’ex n. 1 Patrick Rafter, sconfiggendo nell’ultimo atto una delle coppie di specialità più forti di sempre, i Woodies.

UNA NUOVA STELLA, NEL RINATO FIRMAMENTO USA – Certamente l’ambizione al giovane statunitense non manca, e il suo obbiettivo è chiaro: quello di fare anche meglio del padre, il quale siamo sicuri sarebbe ben contento di vedersi superato dal figlio essendo lui stesso il suo mentore e colui che l’ha instradato alla vita da atleta. Shelton si sta affacciando al mondo del professionismo, in un momento in cui gli Stati Uniti hanno bisogno d’idoli che risollevino le sorti del movimento tennistico d’oltreoceano per far sì che torni a splendere e brillare come i fasti del passato, ma alla stesso tempo in una fase di ripresa per il tennis statunitense con numerosi giovani giocatori che si stanno affermando ad alti livelli – come ha evidenziato Andrea Mastronuzzi, nella sua analisi dettagliata della rinascita Usa -. Dunque un periodo storico, che sembrerebbe terreno fertile per scovare e far esplodere nuovi talenti ma che tuttavia, allo stesso modo, è comunque portatore di un maggiore tasso di pressione derivante dalla concorrenza più agguerrita; aspettative da sostenere che però parrebbero non rappresentare un problema per il 19enne di Atlanta visto la personalità mostrata.

La nuova promessa del tennis yankee, tutt’ora al college, gioca per l’Università della Florida e fa parte della squadra dei Florida Gators – così come membro ne fu il padre -. Si è laureato campione NCAA al suo secondo anno di College, con un bottino complessivo di 37 partite vinte e solamente 5 perse. E’ bastato, quindi, pochissimo al 19enne di Atlanta per mostrare le enormi potenzialità di cui è in possesso. Ora però arriva il grande dilemma, che lo segnerà compiutamente nei prossimi mesi: continuare il percorso universitario e rinviare l’approdo definitivo al mondo Pro, oppure gettarsi già adesso a capofitto nel circuito?

UNA SCALATA IMPRESSIONATE, CON IL PRIMO ACUTO ATP RAGGIUNTO IN CASA – Non è una scelta per nulla facile, con varie ripercussioni dalle quelle di natura economica a quelle strettamente sportive. Partiamo, nell’analizzare i pro e i contro di questa complessa decisione che dovrà compiere Ben, dalla contestualizzazione dei risultati ottenuti e quindi dal ritorno alla stretta attualità. Innanzitutto bisogna ricordare, per prendere piena coscienza della repentina e fulminea crescita del mancino a stelle e strisce, che meno di 15 mesi fa non aveva neanche classifica ATP: la situazione adesso è diametralmente opposta, la sua scalata ai vertici lo ha portato fino al n. 229 del ranking. Questa imponente ascesa non è un caso che si sia avuta durante i mesi estivi, visto che coincidono con la chiusura dell’anno accademico e la pausa prima che ricominci il successivo: tutto è iniziato a giugno con la prima semifinale Challenger a Little Rock – sconfitto da Kubler – per poi assistere all’accelerata con le prime due finali conquistate nel circuito minore nell’arco di tre settimane, in Georgia a Rome arresosi al cinese Wu e lo scorso weekend perdendo per mano del russo Safullin. In mezzo però Ben aveva già piazzato il primo assolo ATP, una gioia che più bella non poteva sognarla, essendo giunta nella sua città natale nel ‘250’ di Atlanta contro l’indiano Ramanathan, prima di essere eliminato da Isner ma solo al tie-break del terzo set.

Infine la definita esplosione a Cincinnati, con il successo ai danni di Sonego che gli ha garantito la prima vittoria in un Masters 1000 e la prima affermazione contro un Top 100, arrivata a compimento con la prestazione d’autore attraverso cui ha battuto nettamente il n. 5 del mondo Casper Ruud. Al prossimo turno ci sarà Cameron Norrie (tds n. 9), ma Shelton potrà approcciare a questo match con la leggerezza di chi non ha nulla perdere, alla quale si aggiunge una fame agonistica nel volersi imporre che richiederà al britannico una performance senza cali di attenzione.

LE RIPERCUSSIONI ECONOMICHE E SPORTIVE DEL PASSAGGIO AL PRO – Dunque se osserviamo i traguardi ottenuti finora in questo swing americano, il salto tra i professionisti dovrebbe essere soltanto una formalità. Un passaggio che garantirebbe, anche un succoso aumento degli introiti: poiché i giocatori iscritti e frequentanti il College, che prendono parte agli eventi destinati agli atleti professionisti, sono tenuti a dover riconsegnare l’assegno ottenuto nel corso dei tornei, potendo intascare i prize money degli eventi a cui partecipano solo una volta completato il loro percorso universitario. Ma probabilmente il tema più importante sul quale dovrà riflettere allungo Shelton, è quello riguardante l’eventuale piega che la sua carriera assumerebbe: il talento per fare grandi cosi c’è, e questo è indubbio, ma quante eccezionali promesse universitarie si sono poi smarrite una volta compiuto il salto, disattendo le aspettative?

Moltissime perché il passaggio al microcosmo pro, per quei giocatori che si sono formati tennisticamente nei College americani, presuppone un cambiamento radicale delle loro abitudini. Sono stati abituati a poter contare su un concetto di team e di squadra molto più sviluppato, di quello che normalmente si ha a disposizione nel Tour; e così quando si trovano a dover affrontare delle difficoltà lungo il loro cammino ecco che si smarriscono poiché costretti, maggiormente, ad uscire dalle sabbie mobili con le loro forze. Per questo forse sarebbe una scelta più saggia per Ben, con una visione a lungo termine, fare quantomeno un altro anno di College, il che vorrebbe dire sicuramente rinunciare ad alcuni vantaggi nell’immediato oltre che non ottenere subito quei risultati che lo potrebbero proiettare già in alto in classifica; ma certamente restare un altro anno in un ambiente più ovattato e meno impellente dal punto di vista competitivo, sarebbe un investimento per il futuro per arrivare più maturo e pronto al professionismo, con la possibilità di ottenere molti più traguardi prestigiosi.

GIOCO FRIZZANTE E APPROCCIO AL TENNIS ALTERNATIVO – Al di là della decisione che Shelton prenderà, le stigmate del grande giocatore ci sono tutte: sul campo da tennis è puro Rock and Roll, ha un gioco elettrico: servizio esplosivo, che gli permette di variare a piacimento garantendogli di mantenere sempre il controllo dello scambio – estremamente efficacie con il kick e a livello di velocità con la traiettoria alla T -. Il dritto è sicuramente la sua arma principale, con la quale genera buoni angoli, inoltre è abbastanza versatile sul piano della resistenza fisica, il suo vero fiore all’occhiello è proprio il fisico imponente, è un autentico “armadio”. Il rovescio è di buon livello, anche se ogni tanto arriva scomposto sulla palla ma riesce a compensare grazie ad un’eccezionale reattività. Sul piano mentale poi gode di straordinaria tenuta, si esalta nei punti importanti, anche per via del suo approccio alternativo al tennis: “Sono solo un ragazzo del College che va in campo e si diverte. Non mi stesso troppo per ogni partita. Mi concentro e voglio dare il massimo, ma non la prendo come vita o morte”. Ebbene, questa è un’altra motivazione a sostegno della tesi che afferma, che gli converrebbe proseguire il College: dove eviterebbe la pressione dei media, che altrimenti si catapulterebbe su di lui.

Noi possiamo solo che augurare il meglio a Ben, sperando di gustarci nei prossimi anni tanti duelli di una saga tutta mancina contro il “cugino” britannico Jack Draper. Due che divertono e che sono destinati all’elité del tennis mondiale.

IL TABELLONE DEL MASTERS 1000 DI CINICNNATI

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