US Open, Medvedev: "Vorrei che Djokovic fosse qui a giocare"

evidenza

US Open, Medvedev: “Vorrei che Djokovic fosse qui a giocare”

Il n.1 Daniil Medvedev a caccia della riconferma Slam: “Penso sia un tabellone aperto. Voglio fare qualcosa di grande. Io punto a vincere tutti i torni che gioco”

Pubblicato

il

Daniil Medvedev - Roland Garros 2022 (foto Roberto dell'Olivo)
 

Mancano ormai poche ore all’inizio dell’ultimo slam stagionale e a New York è tempo di media day con le classiche conferenze stampa della viglia. Siamo agli sgoccioli prima del via di uno US Open che vedrà come primo favorito del tabellone il numero 1 al mondo e campione in carica Daniil Medvedev, che in terra statunitense cercherà di confermare il titolo e difendere la leadership del ranking mondiale, lotta per il primato aperta a più di un contendente.

D. Alcuni ritengono che questo sia uno dei tabelloni più aperti da molto tempo a questa parte. Secondo te, è così? Pensi che in generale tutti i tornei siano dal pronostico molto aperto?

DANIIL MEDVEDEV: È un po’ difficile rispondere. Di sicuro, guardando indietro nel tempo, direi cinque anni fa quando probabilmente non ero ancora nemmeno nel tour, c’erano i quattro grandi, Andy, Novak, Roger, Rafa, e specialmente in alcuni tornei erano le prime quattro teste di serie. Non so come abbiano reagito gli altri ragazzi, ma è dura. Sai che li affronterai nei quarti o nei primi turni. Ci sono stati alcuni slam in cui hanno monopolizzato le semifinali. Non deve essere stato facile.

Se guardiamo in questa prospettiva, forse lo è. Allo stesso tempo, se prendiamo gli ultimi due, tre anni a livello Slam, devo dire che sul cemento ci sono stato molte volte io lì [in semifinale], un paio Stefanos. Agli Australian Open, Sascha era lì. A volte in finale. E poi c’è Dominic. Non credo che si sia assistito a grandi sorprese negli ultimi slam. Casper [Ruud] in finale al Roland Garros, per me non è stato affatto sorprendente. È un giocatore straordinario sulla terra battuta. Non solo un giocatore da terra battuta, ma più forte sulla terra battuta. Non è facile rispondere. Io penso che sia un tabellone aperto. Ma parlando dal mio punto di vista, voglio solo giocare bene, cercare di vincere più partite possibili, indipendentemente dall’avversario, indipendentemente dal tabellone.

D. Nell’ultimo anno da quando tu e Novak vi siete incontrati in finale sono successe così tante cose ad entrambi. Puoi parlare di come sia tornare quest’anno, sapendo che lui non è qui…

DANIIL MEDVEDEV:Non parlerò per lui. Sta a lui rispondere. Vorrei che fosse qui a giocare. L’abbiamo visto a Wimbledon, ma non ha giocato molti tornei quest’anno. Ma ha partecipato a Wimbledon e ha vinto. È un campione. La rivalità con Rafa in un certo senso si sta scaldando. 22, 21, è una questione di numeri. È un peccato che non sia qui. Sarebbe una bella pagina di storia per il tennis. Ma non pensando solo a tennis, non siamo noi tennisti a decidere, è una regola del governo degli Stati Uniti. Completamente comprensibile da un certo punto di vista. Parlando di me, se guardo indietro a ciò che è accaduto in dettaglio nell’ultimo anno, sono successe molte cose, ma allo stesso tempo le ricordo come se fossero accadute ieri. Voglio provare a vivere di nuovo momenti così perché vincere uno slam è qualcosa di davvero speciale. Sono motivato a provare a farlo di nuovo e ci sono andato molto vicino agli Australian Open. Quando dici “vicino”, se non lo hai raggiunto, vuol dire che sei anche lontano da un certo punto di vista, ma voglio provare a fare qualcosa di grande qui.

D. Quali sono state per te le sfide più grandi di questi ultimi 12 mesi?  Come è stato scendere in campo da campione Slam, da numero 1 del mondo, sono accadute cose che non ti aspettavi, che tipo di ostacoli hai dovuto affrontare?

DANIIL MEDVEDEV: “Parlando di sfide, la realtà è che la vita è una sfida per tutti. Se pensiamo giorno per giorno, troverei una sfida ogni singolo giorno. Svegliarsi a volte non è facile, se sai di doverti allenare al mattino. Direi che se devo raccontare una cosa come la più importante, di sicuro gli Australian Open e in particolare la finale sono stati duri. Prima di tutto una dura sconfitta. Volevo davvero vincere. Rafa ha giocato in modo abbastanza sorprendente soprattutto gli ultimi tre set. Non è stato facile quello che è successo con il pubblico. Sono stato anche io la causa di quello che è successo. Non è stato facile per me resettare e pensare, cosa ho fatto di sbagliato, cosa avrei dovuto forse cambiare in termini di percezione delle cose.

Direi che per me la sfida più grande è sempre quella di giocare a tennis. Lo dico perché vogliamo vincere ogni torneo. Sono riuscito a vincerne solo uno quest’anno, ma ne ho giocato credo 12, 13, 14. Io punto a vincere tutti i tornei che gioco. È sempre una sfida continua. Sto lavorando bene. Sto lavorando bene con la mia squadra. Ho fiducia in me stesso. Questa è la cosa più importante per me, quando finisco una stagione, che è in questo caso è il 2022, mi guardo indietro e mi chiedo ‘ho fatto tutto il possibile?’ Se sì, cosa posso fare di meglio? Per migliorare nei prossimi anni. Questa è una sfida per me e mi piace questa sfida.

D. Serena sta giocando il suo ultimo torneo. Hai mai avuto aneddoti personali o ricordi di lei? Quale pensi sia la sua eredità?

DANIIL MEDVEDEV: “Non ho nessun aneddoto. In realtà abbiamo interagito poche volte. Sicuramente ci sarà qualcosa, ma non mi viene in mente adesso. Dico sempre che quando ho preso la racchetta per la prima volta avevo 6 anni, ma non ricordo quando ho iniziato a guardare il tennis in TV. Diciamo sei mesi dopo, un anno dopo. C’erano i tornei del Grande Slam, i più grandi tornei del mondo. Serena era già lì. Non sono sicuro che fosse la numero 1 al mondo ma era lì insieme a Venus a condividere le finali del Grande Slam, vincendo entrambe molto. Serena cominciava già a vincere un po’ di più. Era ed è la donna più forte al mondo nel tennis. 20 anni dopo sono qui, sono già riuscito ad avere qualche successo nella mia carriera, e Serena sta ancora giocando, è qui per il suo ultimo US Open. È semplicemente leggendaria. Ogni volta che l’ho vista di persona, c’era questa energia leggendaria intorno a lei, con la quale immagino non sia facile convivere, perché è per questo che tutti sono suoi fan. O addirittura paparazzi. Di sicuro lascerà una straordinaria eredità nel mondo del tennis. Sono sicuro che tra cent’anni parleremo ancora di Serena Williams.

D. Un cambiamento è la possibilità di ricevere il coaching dalle tribune. Ci sono stati dei momenti particolari con i tuoi avversari. Cosa ne pensi del cambiamento, cosa potrebbe significare?

DANIIL MEDVEDEV: “A volte sono davvero un duro per quanto riguarda le regole. Posso capire quando è consentito, il coaching, di sicuro le persone posso usarlo, io non ho alcun problema. Il problema era prima, quando normalmente non era consentito, ma potevi udire l’allenatore dire qualunque cosa per incoraggiarti. A volte in realtà, sei dalla parte dell’allenatore del tuo avversario e senti dire cose del tipo, dai, vai lungolinea o qualcosa del genere e ti chiedi ma cosa sta succedendo. Io, non sono mai stato contro il coaching. So che non lo userò davvero con il mio allenatore perché sappiamo come lavoriamo insieme. Forse ci sarà una partita ogni 10 o 20 in cui cercherà di introdurre qualcosa durante la partita. Ma la maggior parte delle volte non ne avremo bisogno in campo. Per me va bene sia che lo permettano sia che lo vietino, ma non sono contrario. Se è consentito, per me va bene e penso che sia anche qualcosa da provare e vedere come va.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement