US Open, Berrettini: "Amo questo torneo, ma non possiamo aspettare che tutti si siedano per servire"

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US Open, Berrettini: “Amo questo torneo, ma non possiamo aspettare che tutti si siedano per servire”

Il romano dopo la vittoria contro Murray: “Il motivo per cui ora sono qui è Roger Federer, mi piacerebbe giocare un’altra volta contro di lui”

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Berrettini US Open 2022 R2
 

Matteo Berrettini è approdato per la quarta stagione consecutiva tra i migliori sedici dello US Open, un risultato arrivato grazie al successo in quattro set su un redivivo Andy Murray. Ora è tempo di proiettarsi al prossimo incontro, l’avversario sarà l’ostico iberico Alejandro Davidovich Fokinavittorioso sul colombiano Galan -. Un giocatore capace di battere il tennista romano lo scorso anno a Monte Carlo, quando Matteo rientrava in Tour dopo il primo infortunio patito agli addominali in Australia, e sempre nel Principato monegasco quest’anno il 23enne di Malaga ha raggiunto la sua prima finale Masters 1000. Ma prima di pensare al prossimo match, per Berretto c’è la possibilità di riavvolgere il nastro e ripercorrere il cammino che l’ha condotto a New York, tra acciacchi fisici, sfortuna e scarsa fiducia.

Tuttavia ancora una volta l’azzurro ricorda a tutti di possedere una tempra d’acciaio e che anzi proprio la paura e l’incertezza, derivanti dalle difficoltà affrontate sono il carburante essenziale per esprimersi al meglio, in un torneo nel quale il feeling è sempre ottimo da quella magica notte newyorkese di tre stagioni or sono. Anche se, bisogna rivedere qualcosina nell’organizzazione degli spalti, soprattutto per evitare pause inutili: su questo tema Berrettini riflette in conferenza stampa, dopo averne parlato con il giudice di sedia a fine match. C’è anche spazio, mentre una grandissima come Serena saluta, per evocare Re Roger, contro il quale il finalista di Wimbledon 2021 spera di regalarsi un’altra “lezione”.

D: Cosa pensi di come ha giocato Andy?

Matteo Berrettini: “Credo che abbia giocato un’ottima partita. Ho giocato contro di lui per la prima volta a Pechino; ogni volta che ci gioco contro, da quando è ritornato dopo l’operazione, mette qualcosa in più nel suo tennis. Sfortunatamente non sono mai riuscito a giocarci quando era numero uno del mondo, ma il suo livello è molto alto in questo momento. Io ho giocato un gran match, ma lui mi ha portato al quarto set. E’ super intelligente, legger la partita molto bene, è rimasto agganciato al terzo set nonostante io abbia avuto molte occasioni e quelle sono le cose che fanno i campioni, per poi uscire bene nel tie-break. Complimenti a lui, mi ha fatto sudare parecchio”.

D: Non sembra uno che abbia avuto due interventi all’anca…

Matteo Berrettini: “Assolutamente no. Non ci ho giocato prima degli interventi, ma si muove bene, ha molta forza nelle gambe. Spesso lo vedo lavorare in palestra, lavora moltissimo per essere il più forte possibile. Credo che anche lui prima della partita abbia detto che non si è mai sentito così bene come oggi da quando è tornato, e credo che si stia vedendo”.

D: Sui troppi movimenti degli spettatori: hai detto che potete continuare a giocare, non c’è bisogno di aspettare si siedano tutti. Però deve esserci silenzio?

Matteo Berrettini: “Quando si gioca in stadi così grandi è difficile far fermare tutti. Se aspettiamo che stiano tutti fermi… La regola generale aiuta, perché se si muovessero tutti sarebbe un disastro. La cosa del silenzio aiuta sia i giocatori che gli spettatori a godersi il match, ci deve essere un momento di tensione durante il punto e poi l’applauso. Credo che qui a New York ci sia sempre un brusio di fondo, perché con quanta gente c’è, anche se si limitano a sussurrare se sommi tutti i sussurri si arriva a un grande rumore. Quindi il brusio si sente, ma alla fine ti abitui e giochi”.

D: Dopo la partita hai parlato con il giudice di sedia, insoddisfatto del pubblico per il fatto che le persone vanno e vengono durante il match. Chiaramente era una distrazione per entrambi i giocatori. Cosa pensi che dovrebbero fare gli organizzatori per porre rimedio a questa situazione, mentre il gioco è in corso?

Matteo Berrettini: “È stata una distrazione, dato che comunque seguiamo sempre l’orologio visto che il giudice di sedia può chiamare la violazione del tempo e assegnarti un warning. Quindi devi essere pronto per servire, seguendo delle tempistiche ben precise: poi però se al momento di servire, devi aspettare altri 20, 25 secondi in più perché le persone non sono sedute, sicuramente non è la migliore situazione in ci trovarsi. Capisco perfettamente quel tipo di movimento poiché è uno stadio davvero grande, non è facile. Ovviamente le persone, hanno pagato i biglietti, vogliono sedersi ai loro posti. Ma credo che dovremmo giocare, senza aspettare che tutti prendano posto. Se aspettiamo qualcuno ogni volta, perdiamo così tanto tempo e questo soprattutto quando giochiamo al meglio dei cinque set, negli Slam, dove le partite sono davvero abbastanza lunghe non è l’ideale. Non dobbiamo, secondo me, avere più tempo per servire; il problema non è quello. Purtroppo non possiamo fare nulla se qualcuno sviene come è successo oggi, è successo anche l’altro giorno. Ovviamente non trattava di questo. Ma la mia richiesta era quella di, specialmente negli impianti più capienti e numerosi, giocare, senza aspettare che tutti si siedano, altrimenti stiamo lì ad aspettare inutilmente. Anche perché penso che per le persone a casa e tutti quelli che guardano la partita non è né bello né così piacevole perdere tutto questo tempo”.

D: Roger Federer tornerà a disputare un match ufficiale alla Laver Cup, probabilmente per giocare poi a Basilea. Con tutti i discorsi su Serena, puoi parlarci dell’impatto che Roger ha avuto su questo gioco, come sarà riaverlo in campo?

Matteo Berrettini: “Credo di averlo detto tante volte e probabilmente non saranno mai abbastanza. Prima di tutto, il motivo per cui sono qui ora è Roger. Era il mio idolo quando era un ragazzo che cresceva con il sogno di diventare un tennista. Facevo il tifo per lui. Penso che sia stato fantastico nella sua carriera, ma anche che si ancora un’ottima cosa per il tennis poter ammirare le sue gesta. Ha portato il tennis ad un livello superiore, non solo per le cose che ha fatto in campo ma anche per come si è comportato e per quello che ha fatto fuori dal campo. Come Serena, che è unica nel suo genere, auguro a Roger davvero una pronta guarigione qualunque cosa stia facendo per tornare. Mi piacerebbe poter giocare un’altra volta contro di lui”.

D: Hai iniziato l’anno così bene nei tornei del Grande Slam, con la semifinale raggiunta in Australia. Poi sfortunatamente hai dovuto saltare il Roland Garros e Wimbledon. Dopo aver perso subito in Canada e a Cincinnati, hai approcciato a questo torneo pensando che forse non sarebbe successo nulla di nuovo per te rispetto alle ultime settimane, visto che non hai potuto giocare molte partite per via degli infortuni e della positività al Covid, o eri comunque fiducioso?

Matteo Berrettini: Sì, l’ho pensato. Presumo che questo tipo di pensiero sia quello che mi ha accompagnato nell’avvicinamento a questo torneo. Quando soffro di quel tipo di paura, riesco però a giocare sempre il mio miglior tennis. L’ho sempre detto: se non si ha paura di qualcosa, credo che non si riesca a dare il massimo. Sfortunatamente a questo torneo sono arrivato con poca fiducia per un motivo o per l’altro. Principalmente a causa degli infortuni. Ho sempre voluto giocare bene qui, soprattutto perché negli slam ho sempre fatto bene. Quest’anno, dopo l’Australia, non ho avuto la possibilità di raccogliere molta fiducia, non avendo potuto giocare molte partite. Tuttavia ho avuto grande volontà e determinazione; ora riesco a giocare nuovamente bene, e adesso sono di nuovo al quarto turno a New York. Ancora non fatto nulla, ma sono felice per quello che sta succedendo”.

D: Quali sono i tuoi pensieri sul prossimo avversario, Alejandro Davidovich Fokina?

Matteo Berrettini: “Non lo conosco così bene. Ho perso contro di lui l’anno scorso a Monte-Carlo, era la mia prima partita dopo l’infortunio agli addominali che avevo avuto in Australia. Penso che sia un giocatore davvero bravo, molto talentuoso, fisicamente molto forte. Ovviamente non ho guardato nulla del suo match odierno perché stavo giocando, ma prevedo che sarà una partita molto difficile. In realtà ci siamo anche allenati una volta prima dell’inizio del torneo, quindi so un po’ come giocherà e quello che mi aspetta. Poi siamo al quarto turno di uno slam., lui sta giocando bene, si sente sicuro, quindi certamente sarà un match tosto. Quest’anno lui ha anche ottenuto un grande risultato a Monte-Carlo, raggiungendo la sua prima finale Masters 1000. Io mi sento molto fiducioso, quindi non vedo l’ora di scendere in campo”.

D: È la tua quarta apparizione consecutiva agli ottavi di finale dello US Open. Come ti senti ad aver ottenuto questo traguardo, ed essere qui ancora una volta tra i migliori 16?

Matteo Berrettini: Mi sento felice e mi piace giocare a New York. Questo è un torneo speciale per me. Penso che tre anni fa, quando raggiunsi la semifinale, è stato il punto di svolta della mia carriera. Quindi ho sempre bei ricordi, soprattutto sull’Arthur Ashe, e ovviamente sono davvero felice di essere ancora una volta negli ottavi”.

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