ATP Parigi-Bercy, Djokovic facile su Khachanov: sarà lui a sfidare Musetti. "È in fiducia, non ha nulla da perdere"

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ATP Parigi-Bercy, Djokovic facile su Khachanov: sarà lui a sfidare Musetti. “È in fiducia, non ha nulla da perdere”

Un 6-4, 6-1 senza particolari patemi quello portato a casa dall’ex numero 1 al mondo che sfiderà Musetti nei quarti di finale di Parigi-Bercy. “Sarà difficile giocarci contro; è un giocatore che farà bene a tutto il movimento del tennis non solo a quello italiano”

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Novak Djokovic - Bercy 2022 (Twitter @atptour)
 

Sarà Novak Djokovic a sfidare Lorenzo Musetti nei quarti di finale di Parigi Bercy: il serbo ha infatti battuto, senza particolari patemi d’animo, il russo Karen Khachanov per 6-4, 6-1 in un’ora e 26 minuti di gioco. Mai in discussione l’andamento del match, nonostante un piccolo passaggio a vuoto del serbo quando, nel primo set, avanti 3-0 ha subito la rimonta del russo, bravo a ricucire lo strappo, senza però mai dare la sensazione di poter impensierire più di tanto l’ex numero uno al mondo che, col motore al minimo dei giri, è riuscito a portare a casa un match che lo ha visto in sostanziale controllo dall’inizio alla fine. Il divario si è fatto ovviamente più netto nel secondo set quando, dopo 1-1 iniziale, Djokovic ha inserito il turbo, innestato la marcia giusta, e mettendo a terra un filotto di punti e di game fino al traguardo finale.

Un primo set che vede subito Djokovic portarsi avanti nel punteggio grazie ad avvio che potremmo definire sprint: un 3-0 che lascia pochi dubbi su chi abbia imposto il proprio gioco fin dall’inizio del match, orientandolo in maniera che potrebbe sembrare quasi definitiva. Quasi però. Perché nonostante la superiorità in campo dimostrata, figlia del proprio gioco particolarmente orientato all’ineccepibilità dei colpi, soprattutto in risposta, e portandosi nel quarto game sullo 0-30, è proprio in questo momento che Khachanov ricorda di essere uno di quei giocatori che, se vogliono e se in giornata, sono in grado di togliere ritmo a Djokovic, a patto che anche il serbo sia disponibile a dare una mano in tal senso. Un evidente Nole in stato di generosità contribuisce quindi a riaprire una questione che sembrava chiusa, iniziando a sbagliare qualche dritto di troppo e subendo la palla sempre più pesante del russo, bravo a salire fino al 3 pari. Da questo punto in avanti è un match alla pari ma con una costante, che si ripete per ben tre volte: lo 0-30 al servizio quando a servire è il russo. A cui va bene per due volte su tre, nel senso che, nonostante lo svantaggio riesce a portare il game a casa, salvo incepparsi nell’ultima e decisiva volta che è quella decisiva. È, infatti il 10 game a decidere il set, un game che Djokovic portandosi sullo 0-30 riesce a chiudere grazie ad una maggiore consistenza nei punti che contano e non sbagliando nulla a differenza di Khachanov che sbaglia prima una volée di rovescio sul 15-30 e poi, al primo set point, un dritto ad incrociare che va oltre il corridoio di destra e chiudendo il set sul 6-4 Serbia in 50 minuti di gioco.

Il secondo set ricalca il primo nel suo inizio più o meno a senso unico. Un senso che è poi dà la misura del perché si arrivi ad un risultato finale che lascia pochi spazi anche all’immaginazione su come sia andato il set. E non per bravura di chi prova a raccontarvelo ma perché oggettivamente un 6-1 finale ha poco da dire, se non che per vincere il secondo game il russo ha avuto bisogno di servire ben 13 volte, annullando anche una palla break, e perché a cavallo tra questo secondo game e il sesto, ci sono stati ben 12 punti consecutivi del serbo. Il resto è puro allenamento o esercizio di stile (prova ne sono i diversi serve&volley tentati da Djokovic), ad eccezione di un piccolo ulteriore brivido figlio di tre match point annullati dal russo, che nulla può sul match point numero 4, trasformato grazie ad una risposta di rovescio del russo, che trova il proprio punto d’impatto ben oltre la linea di fondo-campo. Il match finisce qui.

Possiamo dire che Djokovic ha fatto il Djokovic, senza essere chiamato ad alzare di molto l’asticella relativa al livello del match. La sensazione è che nel secondo set, abbia ravvisato la non necessità di farlo, nel primo invece, riuscendoci “solo” nel momento decisivo, ovvero nel decimo e decisivo game. Di sicuro quella con Musetti sarà un’altra partita: in primis perché il livello tennistico di Musetti è decisamente più alto di quello offerto dal russo, poi perché Djokovic ricorda bene cosa voglia dire giocare a Parigi con Musetti. È vero, superfici diverse e condizioni diverse: la speranza è che diverso possa essere, alla fine, anche il risultato.

Penso di aver giocato un ottimo tennis stasera con un avversario, Khachanov, con cui qui ho perso la finale del 2018 e che evidentemente si trova a suo agio in queste condizioni”. Esordisce così in conferenza stampa Djokovic, facendo chiarezza anche sulle condizioni del campo: “È un po’ diverso rispetto allo scorso anno, il campo è un po’ più veloce, la palla sta più bassa e schizza via più rapidamente rispetto allo scorso anno. Se servi bene e sei aggressivo da fondo campo, puoi vincere un bel po’ di punti. Non ho servito molte bene nel primo set; meglio nel secondo dove ho alzato il mio livello di tennis e ho finito in maniera soddisfacente il match”.

Guardando al prossimo match, quello con Musetti, non può non ricordare quella partita, la partita del loro primo incontro in campo. Una partita che sarà per certi aspetti diversa: Senza dubbio è migliorato rispetto al match giocato al Roland Garros lo scorso anno. I suoi maggiori miglioramenti sono di sicuro sul cemento. Sappiamo che la terra rossa è la sua superficie preferita, ma poi vedi che solo qualche giorno fa ha vinto il suo primo titolo sul cemento a Napoli battendo giocatori di altissima qualità, come ha fatto oggi. Ha un brillante futuro davanti a sé. Molte volte ci vogliono alcuni anni prima che un giovane giocatore sia in grado di poter comprendere come funziona il tour e trovare quell’equilibrio che serve per giocare bene. Al giorno d’oggi, non puoi essere un top player se giochi solo bene su una superficie; devi essere in grado di giocare a tutto tondo e su tutte le superfici e Musetti questo lo sta dimostrando, mettendo in mostra un gioco completo con uno dei rovesci a una mano più belli del tour. E’ in fiducia e non ha nulla da perdere, spero di vincere”.

Sì ma come? Quale sarà la strategia in campo di Djokovic? “Non parlo di tattica, spero mi capiate: la tengo per me. Quello che posso dirvi è che conosco bene il suo gioco. L’ho visto giocare, ci alleniamo molto insieme; è un ragazzo molto simpatico, abbiamo un buon rapporto. Il suo allenatore conosce il mio allenatore e… sono circondato da italiani: il mio fisio è italiano, il mio agente è italiano, il mio preparatore atletico è italiano e sono convinto che possa essere un giocatore molto eccitante non solo per il tennis italiano ma in generale, per tutto il movimento”.

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