Al maschile
2022, l’anno dei grandi ritiri nel tennis maschile: da Del Potro a Federer, passando per Tsonga, Simon e Seppi
Storie, racconti, aneddoti, partite storiche e finali diversi, si intrecciano per omaggiare i grandi campioni che hanno lasciato in questa stagione. Roger Federer al fianco dell’amico Rafa Nadal, Del Potro in campo a Buenos Aires, Seppi lontano dai riflettori

Roger Federer 15/09/2022 – Difficile scrivere qualcosa, quando il protagonista del racconto ha ricevuto negli ultimi mesi l’attenzione della penna di qualunque giornalista, intellettuale, appassionato, tifoso, bipede senziente sulla faccia della Terra. Ma una facile costatazione è presto fatta, in questo articolo il nome di Federer è riecheggiato più volte. Basta semplicemente questo, per sfiorare la sua grandezza. Ogni giocatore che lo ha battuto, ricorderà quel momento come quello più speciale della sua carriera, o almeno nel podio dei più prestigiosi. Quel giorno in cui ha sconfitto Roger Federer, sarà episodio pregno dei suoi sogni futuri. Perché Federer, in una facile proporzione, sta al tennis come Maradona sta al calcio. Roger è il tennis. Chiunque nel globo, anche chi non si è mai interessato a tutto ciò che avvolge il mondo della racchetta, pensi allo svizzero lo collegherà con la stessa semplicità con cui respiriamo al tennis. Un connubio indissolubile, che va ben al di là del dibattito stucchevole nonché trio e ritrito del Goat. Inoltre, va dato atto al campionissimo di Basilea di aver salutato nella maniera più congeniale e rispettosa della sua geniale carriera. Lo stiamo vedendo anche in questi giorni, con Cristiano Ronaldo, scegliere quando smettere e soprattutto quale teatro opzionare per l’ultima recita prima che il decadimento colpisca non è minimamente compito facile. E leggende di questo calibro, hanno il dovere di lasciare al loro massimo; di non sgualcirsi per un record in più, per un titolo in più. Ma di ritirarsi nella grandezza, che li ha sempre accompagnati. E’ vero, Roger ha chiuso con un 6-0 nell’ultimo match ufficiale e con una sconfitta in doppio al fianco della propria nemesi. Ma a volte, lo splendore della grandezza di un addio non si giudica dal mero risultato finale: lasciare avendo vinto un grande torneo, o aggiungendo il titolo mancante alla propria bacheca. Delle volte, è la reazione dei tuoi colleghi a decifrare la cima della tua grandezza. Per cui, le lacrime di Rafa – il nemico giurato divenuto nel tempo amico fraterno -, Nole e Andy valgono più di qualsiasi cosa.

Andreas Seppi 13/10/2022 – Non siamo ipocriti, non neghiamo l’evidenza. Fa ancora male, molto male. Una ferita che difficilmente si risanerà in breve tempo, che certamente però una cicatrice la lascerà. Il modo in cui l’Andy del tennis azzurro, ha chiuso la carriera non è stato corretto nei confronti di un grande campione che ha scritto la storia nostrana dello sport con la racchetta. Meritava un finale diverso, migliore, degno di quello che ha rappresentato per oltre quindici anni a questa parte. Francamente, pare ancora oggi incomprensibile la scelta della FIT di non voler assegnare una wc all’altoatesino per uno dei due nuovi tornei – Firenze e Napoli – disputati in Italia in questo rush conclusivo della stagione. La politica di lancio dei giovani talenti italiani è stata indiscutibilmente una delle carte vincenti della federazione, nel rilancio del movimento, proprio grazie alla possibilità di organizzare nuovi eventi sulla Penisola in modo tale da permettere ai nostri giocatori di acquisire l’esperienza necessaria per compiere al meglio il grande salto. L’istituzione di svariati appuntamenti del circuito minore, ha permesso agli azzurri più promettenti di scalare la classifica potendosi esprimere nelle migliori condizioni possibili. Dunque, questo è indubbiamente un merito che va riconosciuto alla FIT, insieme a tanti altri, nella costruzione del Rinascimento azzurro. Ma per una volta si poteva fare un’eccezione, vedendo il caso straordinario era semplicemente doveroso omaggiare Andreas. E siamo certi che anche Flavio Cobolli, al quale è stato assegnato uno dei due inviti partenopei della federazione e che invece in Toscana si era dovuto accontentare del tabellone cadetto, e Luca Nardi – il pesarese inizialmente doveva ricevere una wc per Firenze, ma l’infortunio alla gamba sinistra subito contro Tsitsipas ad Astana ha rimandato tutto – sarebbero stati ben felici di farsi da parte per concedere all’altoatesino la location del lungomare Caracciolo come cornice del suo canto del cigno. Tuttavia è andata diversamente, quindi è inutile stare qui a rimuginare troppo; ma che ci fossero le condizioni per muoversi in altro modo lo dimostra il composto sfogo di Seppi. Uno mai sopra le righe, che però in questa situazione ha deciso di farsi sentire. I numeri giganteschi della carriera del nativo di Caldaro, sono sotto gli occhi di tutti e numerose volte sono stati presentati. La continuità e la longevità ad alto livello personificate, costantemente nell’élite del tennis mondiale pur non contando su un colpo specifico sopra la media. Il duro lavoro, sotto la supervisione di un “Maestro” come Max Sartori, ha dato i suoi frutti portandolo a raggiungere numerosi primati italiani. Ma forse ciò che rende più giustizia alla grandezza di Andreas, è la seguente costatazione: senza Andreas Seppi, non ci sarebbe stato Jannik Sinner. Può suonare eccessiva, tuttavia non lo è. In un territorio da sport olimpici invernali, è stato l’innovatore, l’introduttore di una nuova cultura sportiva. Non a caso, Jan è stato scoperto proprio da Sartori che lo ha poi portato alla corte di Riccardo Piatti. A quest’ora avremmo potuto avere colui che avrebbe preso il testimone di Alberto Tomba, perché le stigmate del campione quelle non nascono per accidentalità. Ma ci teniamo volentieri il Pel di carota del tennis. Il ricordo che però più di tutti, legheremo al nostro inconscio e del quale ciclicamente ne rivedremo i tratti significativi; sarà senza dubbio quel fresco pomeriggio australiano del gennaio 2015. Le braccia rivolte al cielo di Melbourne, l’impresa fenomenale era stata appena compiuta: Andreas Seppi batteva Roger Federer in quattro set, impartendo un KO che interrompeva la striscia dell’elvetico di 11 semifinali consecutive all’Happy Slam. Una sequenza iniziata addirittura nel 2005, che si frantumò dinanzi ad una versione di Seppi in grado di comandare il match ed imprimere il proprio ritmo lungo tutta la sua durata. Costrinse così lo svizzero, ad una costante fase difensiva nella quale emersero parecchi problemi sul lato del rovescio di Federer. Una vittoria vibrante, dopo che nei dieci precedenti aveva vinto appena un set sui 21 disputati, che ebbe un finale diverso dal Roland Garros 2012 quando avanti 2-0 su Djokovic; l’azzurro finì sconfitto al quinto. Il miracolo era compiuto, dove era riuscito solo Volandri a Roma. La partita più bella di un italiano negli Slam degli ultimi decenni, prima quantomeno dell’avvento della nuova generazione. Grazie Andy.

Al maschile
Roland Garros: Rune lascia per strada un set, rischia di andare sotto 1-2 ma alla fine batte agevolmente Eubanks
Avanzano anche Dimitrov e Cerundolo. Taylor Fritz e Arthur Rinderknech fanno loro i derby con Mmoh e Gasquet. Al quinto la spuntano Ruusuvuori e il redivivo Pella, che può sfruttare l’eliminazione di Medvedev

Nel terzo e penultimo incontro previsto sul Simonne Mathieu per questo Day 3 al Roland Garros 2023, la testa di serie n. 6 del tabellone maschile Holger Rune ha regolato in quattro parziali lo statunitense di Atlanta Christopher Eubanks, per 6-4 3-6 7-6(2) 6-2 in 2h53‘ minuti di gioco.
Un sfida che ha visto il 20enne danese soffrire anche nel terzo set, poi vinto al tie-break, dove ha dovuto cancellare una pericolosissima palla break sul 6-5 che avrebbe mandato il n. 74 ATP in battuta per portarsi addirittura in vantaggio 2 frazioni ad una.
Per un quartofinalista uscente nel secondo Major dell’anno, che va alla ricerca di migliorare tale risultato ottenuto nell’edizione 2022 forte di una grande stagione sulla terra con il titolo confermato a Monaco di Baviera ed in particolar modo grazie alle due finali ‘mille’ centrate nel Principato monegasco e nella città Eterna – nonostante in entrambe le circostanze non sia riuscito a suggellare straordinari percorsi con il trofeo, andato tra le braccia dei russi Rublev e Medvedev -, ce n’è un’ altro che a Miami ha raggiunto il miglior piazzamento della carriera ai massimi livelli facendosi finalmente conoscere dal grande pubblico e dal tennis che conta abbandonando l’anonimato del sottobosco del circuito Challenger dove a sguazzarci in profondità sono “soltanto” i veri aficionados della racchetta.
Primo Set: Rune si fa bastare un unico break, complice un ottimo rendimento al servizio, per partire con il piede giusto
L’esito del parziale inaugurale si delinea interamente nell’arco di due soli game consecutivi, tra il terzo ed il quarto gioco della partita: entrambi prolungatisi ad oltranza con il tennista danese che prima trova il break in grado di far straripare gli argini dell’equilibrio, per poi certificarne il reale valore confermando l’allungo nel punteggio senza però farsi mancare il brivido dell’incertezza ritrovandosi nella delicata situazione di dover cancellare un’opportunità che qualora fosse stata concretizzata avrebbe significato contro-break immediato a marca statunitense. Dopodiché, per il resto della sua vitalità, il set si è sprigionato lungo la via del lucido controllo dei rispettivi turni di battuta da parte di ambedue i protagonisti in campo; quindi Holger non ha più incontrato alcuna difficoltà con il fondamentale d’inizio gioco e si è fatto bastare l’unico break maturato in tutta la frazione, passando all’incasso dopo 41 minuti per il 6-4 conclusivo.
A sostenere Rune nel percorso immacolato al servizio, sinora registrato, uno spaventoso – per l’incolumità sportiva del rivale – 93% di prime (14/15) che hanno centrato mediante il mirino della racchetta da Gentofte il quadrato richiesto. Tuttavia, a dimostrazione dell’isolato passaggio a vuoto avuto, anche la performance al servizio di Eubanks non è stata da meno in termini di incisività e continuità: 64% di presenza delle prime da Atlanta, ma soprattutto un ottimo 76% di trasformazione (16/21).
La vera differenza nel set d’apertura della sfida è stata però tracciata, aldilà della comunque rilevante discrepanza fra Chistopher ed il 20enne della Scandinavia relativamente alla produttività della loro seconda palla – 50% (7/14) per Holgerino, 33% (4/12) per l’americano -, dal diverso rendimento rispondendo alla prima battuta altrui: un non eccelso 24% (5/21) in favore del n. 6 ATP è stato più che sufficiente rispetto al misero 7% (1/15) del n. 74 del ranking.
All’atleta a stelle e strisce neppure i 5 aces scagliati, contro la stessa voce statistica dell’avversario che recita 0, gli hanni permesso di potersi mostrare maggiormente competitivo per la vittoria della prima partita. Forse anche per via dei quattro errori non forzati in più commessi dal quartofinalista di Miami 2023 rispetto al classe 2003 del Nord Europa.
Secondo Set: a dimostrazione del fatto di essere in partita fin dall’inizio, Eubanks reagisce subito al set perso prendendo il comando del punteggio e mantenendolo invariato di fronte ai tentativi danesi di rientro. Una frazione pari
Alla ripresa della ostilità, tuttavia, il classe ’96 nativo dello Stato della Georgia ha rimesso subito le cose in chiaro dando adito e pieno pragmatismo a quelle sensazioni emerse nel precedente parziale, ossia una puntuale e rigorosa condotta di gara che aveva visto Eubanks perdere l’appuntamento con la fermata della locomotiva in procinto di arrivo alla stazione ” successo nella frazione apripista” solamente a causa di un’inezia: che però tanto spigolatura insignificante non è, dato che a questi livelli e specie sulla lunga distanza del 3/5 ogni singolo dettaglio all’apparenza manchevole di connessione logica con il risultato finale è in verità assolutamente determinante per veicolare l’inerzia e definire la contesa. Così pronti via, e Christopher vola sul 2-0. A questo punto, ecco andare in scena il medesimo canovaccio del primo set: ancora una volta tutto il macigno della frazione va ad addossarsi sulle spalle di una manciata di games. Infatti, in questo contesto, è lo statunitense ad essere perfetto in battuta salvo – come accaduto ante litteram a Rune – un solo game, il più pesante psicologicamente: ovvero quello per trascinare seriamente il più quotato contendente a dover gioco forza esprimere tutte le energie riposte fino a questo scorcio di match nel cassetto delle provviste, creato pensando ad un inverno “tennistico” che duri due settimane e quindi inevitabilmente da dosare con parsimonia per non arrivare scarichi agli ultimi 100 metri, quelli più freddi ma anche più importanti, come si conviene ai maratoneti più gladiatori.
Sul 5-3 Eubanks non demorde di fronte al massimo sforzo di Holger, nell’intento di far sì che l’incontro non vada oltre il terzo set e provando perciò a spengere sul nascere le velleità avversarie di impresa riportando di nuovo – come prima di scendere in campo – nell’acquoso oblio la testa dell’americano: a dirla bruta, sott’acqua.
Bravissimo difatti il giocatore degli States, che con chirurgico coraggio manda in frantumi i tre break point per il 4-5 Danimarca rimontando da 15-40 e va ad appore il sigillo sul set: 6-3 Stati Uniti in 35 minuti, uno pari.
Terzo Set: tanti break, poi Holger rischia di inguaiarsi seriamente ma col sangue freddo che lo contraddistingue riporta il match sui canoni iniziali
Con lo score ritornato prepotentemente in zona cesarini, va in atto un terzo set che si discosta molto dai due che l’hanno preceduto: le battute cominciano ad essere meno precise e più traballanti fornendo la spinta propedeutica ad una serie di quattro break in fila maturati dal 2-1 Rune e servizio Eubanks, che hanno così trasportato la frazione sino al 4-4. Cioè come se non fosse accaduto nulla, tutto nuovamente alla mercé di un latente e costante Stato di potere, nei rapporti di forza tra i due in campo, in incessante bilico.
Almeno fino al 5-5, quando Holger ha rischiato veramente di completare la frittata ponendo a se stesso un problema dalla complessa risoluzione: andare fuori dai giochi prematuramente in uno Slam, dove ai nastri di partenza era palesemente uno dei candidati con più argomentazioni di supporto al seguito della tesi: colui che non dev’essere nominato e che dovrà succedere nell’albo d’oro al Re Sole dei nostri giorni, Rafa il maiorchino, spodestato dall’ileo psoas.
Nell’undicesimo gioco, il campione in carica della Parigi cementosa ha infatti dovuto affrontare una pericolosissima palla break che avrebbe garantito allo statunitense di servire per salire 2 set a 1. Ma sostenendo l’ennesima dichiarazione d’intendi alla conquista della cima più luccicante del circuito, Rune ha sventato il pericolo e facendosi forza da ciò ha riportato il match nei suoi canoni iniziali accelerando nel tie-break per involarsi con uno scatto bruciante sul 5-1, prima di concludere effettivamente il proprio dominio nel jeu décisif 7 punti a 2 al termine di un parziale durato 1h01′.
Quarto Set: non c’è più partita, la sfida si è di fatto conclusa sulla palla break avuta da Christopher sul 5-5 del secondo set
Quarto parziale a dir poco a senso unico, il giovane danese mette il pilota automatico e naviga tranquillamente, oltre che a velocità spedite, verso il 2°T: la partita si è sostanzialmente chiusa sul quel break point mancato da Christopher sul 5-5 del secondo set. Lì, perso il game, ha capito di non avere più reali speranze di vittoria e ha tolto il piede dall’acceleratore del suo focus emotivo all’interno del match lasciando campo sguarnito al rullante ritmo del 20enne di Gentofte, che senza farsi pregare neanche un solo secondo è montato rabbiosamente sul rivale in termini di forcing breakkando a freddo per salire sul 2-0, e poi gestire – adesso sì – facendo attenta economia domestica del proprio status energetico-atletico passando da un momentaneo 4-1 che da lì a pochi minuti è divenuto presto un definitivo 6-2, con doppio break palesatosi nel già citato quinto gioco, in 2ore e 53 complessivi di match che rappresentano un test sicuramente probante per Rune, quartofinalista lo scorso anno, per avviare la propria campagna a Bois de Boulogne.
Gli altri incontri della seconda parte del programma riguardante il Day 3 del tabellone principale: Ruusuvuori al quinto, facile Dimitrov e Cerundolo, a Fritz e Rinderknech i derby con Mmoh e Gasquet. Per il redivivo Pella, l’occasione dell’eliminazione di Medvedev
Un maratona da 4h17′ si è consumata nel terzo incontro di giornata sul Campo 6 di Porte d’Auteuil, per premiare al quinto parziale il finlandese Emil Ruusuvuori in grado di spuntarla sul giocatore di casa Gregoire Barrere con lo score di 6-2 (7)6-7 5-7 6-1 6-4.
Dunque, da riconoscere un doppio merito al n. 46 ATP: non solo essere riuscito a superare il pubblico avverso, e sappiamo come quello transalpino sotto il canto della Marsigliese sia uno dei più sciovinisti, ma anche l’impresa di rimontare uno svantaggio di due set ad uno e perdipiù con l’ulteriore peso mentale raffigurato dal fatto di aver smarrito entrambi i parziali concessi al francese alla volata finale.
Al prossimo round per il 24enne di Helsinki, ci sarà l’ostacolo rappresentato dalla tds n. 28 Grigor Dimitrov. Il 32enne bulgaro, il quale sta vivendo un ottimo periodo di forma ben rappresentato dalla finale – seppur persa per mano di Nicolas Jarry – agguantata la settimana scorsa a Ginevra, ha liquidato il malcapitato qualificato kazako – oggi decisamente non un giornata foriera di gioie per il Kazakistan sotto la Torre Eiffel, chiedere a Bublik – Timofey Skatov (n. 147 ATP) con tanto di bagel iniziale, ha far capire di non voler passare troppo tempo in campo, per 6-0 6-3 6-2 in appena 1h56′.
Approdato al 2°T anche il carnefice di Sinner a Roma, l’argentino Francisco Cerundolo che da 23esima forza del draw ha impiegato quasi tre ore di partita per piegare la resistenza in un terraiolo doc forgiato dalla tradizionale scuola iberica, corri, randella, arrota e suda a più non posso: il n. 81 al mondo Jaume Munar si è infatti dovuto arrendere con il punteggio di 6-1 2-6 7-6(5) 6-1 a favore del tennista albiceleste che ora attende il vincente della sfida tra il mancino brasiliano Thiago Monteiro e il ripescato – e grande protagonista al Foro Italico – tedesco Yannick Hanfmann, due specialisti del mattone tritato così come il maggiore dei fratelli d’Argentina.
Facile, infine, anche l’affermazione del nono favorito al successo finale – seguendo la classifica – Taylor Fritz che ha avuto vita semplice nel derby con Michael Mmoh (n. 123 ATP), sconfitto rapidamente in 1h34′ per 6-2 6-1 6-1. Ora per il californiano, che è reduce dalla semifinale conquistata nel 250 svizzero in quello che è stato l’ultimo appuntamento preparatorio allo Slam parigino (assieme a Lione) dove ha sbarrargli la strada è stato solamente Grisha al tie-break decisivo ma che soprattutto in questa parte di stagione sul rosso ha centrato un incredibile risultato a Montecarlo uscendo dal torneo solo per mano del vincitore ancora in semi, un avversario che come lui ha esordito in uno scontro fratricida: in questo caso addirittura a totali tinte bleau, 6-4 2-6 6-2 7-6(4) il punteggio richiesto ad Arthur Rinderknech per soppiantare le speranze della vecchia volpe di Beziers Richard Gasquet, mandato al tappeto dalla carta d’identità ma lottando fino all’ultimo quindici per onorare al meglio il prestigioso palcoscenico del Suzanne Lenglen nel quarto ed ultimo incontro in programma sul secondo Court dell’impianto francese.
In chiusura di programma, da menzionare, nella tarda serata parigina altra partita fiume da 4ore e 27 minuti di lotta senza quartiere, dove con lo score di 6-4 (7)6-7 2-6 7-6(4) 7-6(4) il redivivo mancino Guido Pella ha battuto un grandissimo colpo – a breve capirete il perché – per gli equilibri del tabellone superando con una rimonta da 1-2 il 26enne di Bondy Quentin Halys. Un’eroica vittoria contro un francese, al super tie-break del quinto set introdotto per uniformare tutti e quattro i Majors, per il 33enne di Bahia Blanca sprofondato al n. 423 della classifica per via degli ingenti infortuni che lo hanno colpito nelle ultime stagioni – è in gara con il ranking protetto – ma che più di tutto gli spalanca un corridoio nel tabellone visto che al 2°T si troverà il qualificato brasiliano Thiago Seyboth Wild, il quale ha sorpreso 6-4 al quinto Daniil Medvedev che quindi ha già calpestato il nuovo appellativo coniato per lui dopo il successo nella piovosa Roma: Clay-Dvedev Ciaone.
Al femminile
United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik
Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.
Grecia – Bulgaria 4-1
Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1
Sakkari – Tomova 6-3, 6-2
Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4
La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.
USA – Repubblica Ceca 4-1
Kvitova – Pegula 7-6, 6-4
Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac
Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7
Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.
Francia – Argentina 4-0
Garcia – Podoska 6-2, 6-0
Mannarino – Coria 6-1, 6-0
La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.
Australia Gran Bretagna 1-3
Dart – Inglis 6-4, 6-4
Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)
Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.
Svizzera – Kazakhistan 4-0
Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2
Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)
Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.
Al maschile
Frankopan (manager Sinner) non ha dubbi: “Jannik perla rara: persona seria che sa raccontare storie”
Intervista al manager di Jannik Sinner che tesse le lodi del suo atleta. “Si deve costruire un giro di affari intorno a lui, ma senza togliere energie al progetto sul campo”

Marketing e sport che si intrecciano per dare risvolti ancor più positivi per le singole discipline sportive, per gli atleti stessi. Ne parla Lawrence Frankopan, capo della StarWing Sport Management, in un’intervista rilasciata alla “Gazzetta dello Sport”. Il manager britannico si racconta, dalle origini ai segreti che ci sono dietro il successo della sua agenzia. La StarWing Sport Management è stata creata da Frankopan nel 2011: dopo aver frequentato la Oxford Umiversity, ha deciso di lasciare un’impronta importante nel mondo sportivo. La sua figura è diventata di rilievo anche in Italia da quando è salito alla ribalta Jannik Sinner. È colui che ha fatto firmare al tennista azzurro un contratto da 150 milioni in 10 anni con la Nike.
La svolta aziendale la StarWing Sport Management l’ha avuta quando Wawrinka ha vinto l’Australian Open nell’era di Nadal e Federer. Da allora, in tanti hanno firmato accordi con la sua agenzia: “Con Sinner è stato amore a prima vista. Prima ancora che manager siamo atleti e questo ha fatto la differenza. Lui è una perla rara: giovanissimo ti parla con lealtà, forza ed educazione, è davvero qualcosa di straordinario”.
Qualità straordinarie che fanno di Sinner un campione del futuro: “Chi come noi lavora col marketing vive come una benedizione avere un atleta serio ma capace anche di raccontare storie. Non si tratta solo di colpire palle e sollevare trofei. Sono l’umiltà e la capacità di piacere alle persone che fanno la differenza”.
Una stagione complicata per Jannik, il cambio di allenatore, gli infortuni ma la fiducia in lui è immutata: “Sto cercando di aiutare Jannik a diventare il miglior giocatore possibile. E spesso l’equilibrio è molto delicato: devi cercare di costruire un giro di affari intorno a lui ma senza togliere energie al progetto sul campo. È un lungo percorso, e come ogni percorso ha i suoi alti e i suoi bassi”. Il lavoro e la dedizione di Jannik sono la fortuna non solo del suo manager, ma dell’intera Italia tennistica.