2022, l'anno dei grandi ritiri nel tennis maschile: da Del Potro a Federer, passando per Tsonga, Simon e Seppi - Pagina 3 di 5

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2022, l’anno dei grandi ritiri nel tennis maschile: da Del Potro a Federer, passando per Tsonga, Simon e Seppi

Storie, racconti, aneddoti, partite storiche e finali diversi, si intrecciano per omaggiare i grandi campioni che hanno lasciato in questa stagione. Roger Federer al fianco dell’amico Rafa Nadal, Del Potro in campo a Buenos Aires, Seppi lontano dai riflettori

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Roger Federer - Laver Cup 2022, Londra (twitter @LaverCup)
 

Jo-Wilfried Tsonga 07/04/2022 – Possente come un pugile, agile come un felino. E’ stato il Muhammad Alì del tennis. Suggestione forse eccessiva, ma che non è dettata unicamente da una mera somiglianza somatica. La costruzione di un personaggio rintracciabile nel database di creazione della divinità sportiva Cassius Clay, al quale si possono solo ispirare gli altri atleti ma di certo non avvicinarsi al più grande sportivo del novecento, ha preso forma molto prima che lui nascesse; prima ancora che papà Didier conoscesse mamma Evelyne. Era il 30 ottobre del 1974 e il futuro papà Tsonga si trovava allo Stade Tata Raphael di Kinshasa, in mezzo alla folla che gridava Alì bumayé durante il match più famoso della storia del pugilato, la Rumble in the Jungle tra Clay e George Foreman. Arrivava da Brazzaville, nonostante i disastrati mezzi di trasporto dell’ex Zaire e l’obbligo di attraversare il fiume Congo per coprire i 20 chilometri che lo dividevano dall’evento del secolo. Si sarebbe poi trasferito nella patria dell’automobilismo francese, avrebbe voluto chiamare il figlio Ray Sugar in onore di un altro grande pugile – il peso medio Leonard – ; ma la moglie pose due veti incontestabili: no al pugilato e no al nome di un pugile. E si sa, le madri sanno essere molto convincenti. Così i genitori, divenuti nel frattempo entrambi maestri di tennis, portarono il loro pargolo al piccolo club periferico di Coulaines. Lì, si sarebbero poste le basi del futuro campione. Un animale da palcoscenico dimostratosi a più riprese superiore alla avversità fisiche palesatesi nel suo percorso tennistico, fin da quando ad appena vent’anni un’ernia al disco sporgente aveva messo a serio rischio la sua carriera. Un vero peccato per un giocatore, che da junior era sembrato molto promettente grazie al successo allo US Open 2003 e alla conseguente seconda posizione del ranking di categoria. Ripresosi lentamente dal primo scoglio postogli dalla sua carrozzeria da peso massimo, per via di un accordo tra Tennis Australia e la Federazione Francese il classe ’85 di Le Mans, all’epoca n. 212 ATP, riceve nel 2007 una wc per l’Australian Open. Nonostante sia solamente la sua seconda partita in uno Slam, vince il primo set contro la tds n. 6 Andy Roddick: un parziale passato alla storia, come il tie-break più lungo di sempre del tennis maschile Down Under. Alla fine lo statunitense la spunterà in quattro set, ma Jo ha compiuto il suo rito d’iniziazione: si è presentato al grande tennis. Al termine di quella stagione, entrerà per la prima volta in Top 50 chiudendo precisamente alla piazza n. 43. Un salto enorme considerando che aveva iniziato l’anno fuori dai primi 200. Nel 2008, la dea bendata lo accoppia al primo turno di Melbourne contro Andy Murray, in tanti pensano che il match possa essere ben più equilibrato di quanto faccia pensare il ranking. E difatti, pur subendo un bagel nel terzo set, Tsonga stampa la sorpresa di quello che – con il senno di poi – sarà un trionfo particolarmente significativo per il francese dato che Andy vincerà 13 dei successivi 14 confronti diretti. Il tabellone nei turni che seguono è benevolo, e si arriva alla semifinale che lo mette di fronte al n. 2 del mondo Nadal. Qui Jo gioca uno dei migliori match della sua vita, tramortendo il maiorchino con tutto il proprio repertorio e condendo una prestazione paradisiaca con una condizione fisica straripante. Rafa, in quella a circostanza a posto sul piano fisico, sconsolato dovette inchinarsi a servizi che piombavano sulla sua metà campo a 200 km orari, a dritti vincenti da ogni angolo possibile, ad una solidità bimane impressionante e a deliziose stop volley. Quel torneo, a posteriori, fu apripista di una nuova corrente di dominio, poiché per la prima volta dal 2005 un giocatore diverso dal Fedal vinse una prova Major: Novak Djokovic. Il primo grandissimo squillo del cannibale serbo, e chissà se le cose fossero andate diversamente. Il 2008 si conclude comunque meravigliosamente per Jo, raggiunge la sesta posizione del ranking grazie al secondo grande exploit della sua stagione: si aggiudica, infatti, la terra di conquiste per eccellenza, Parigi Bercy. Dopo due stagioni di assestamento, Wilfried diviene maestrò di continuità tra primi dieci del Pianeta. Ecco che però arriviamo al periodo che va da fine 2011 al 2012, in cui Tsonga gioca indubbiamente il suo miglior tennis. Ha 26 anni, è nel pieno della maturità sportiva e il traballante fisico gli dà una tregua. Dopo un avvio di annata un po’ deludente, sui prati si materializza la svolta. Finale al Queen’s, persa contro Murray dopo aver fatto fuori Nadal. Ma è a Wimbledon che Jo tira fuori il meglio di sé. Ai quarti recupera due set di svantaggio a Roger Federer, vincendo gli ultimi tre parziali con un triplice 6-4. E’ una delle sconfitte più sorprendenti della carriera dello svizzero, dal momento che fino ad allora non aveva mai dilapidato un vantaggio di due set in 255 partite a livello Slam. Se la partita con Nadal a Melbourne 2008, poteva sembrare “la giornata perfetta” che capita una volta nella vita, questa scalpo imperioso dimostrò come Tsonga fosse capace di sfoderare con costanza prestazioni di tale dominanza. In semifinale, si arrese a Djokovic in quattro parziali, ma diede la conferma ultima e definitiva. Avevamo trovato un tennista in grado di mixare la potenza dei big server, l’esplosività dei volleatori e l’agilità nel giocare a tutto campo senza perdere in solidità. In pratica, qualcuno che diverte non difettando in efficacia.

Jo-Wilfried Tsonga – Roland Garros 2022 (foto Roberto dell’Olivo)

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Fabio Fognini assente al controllo antidoping

Fabio Fognini salta il secondo controllo antidoping in un mese e rischia lo stop

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UPDATE Mercoledì 21 giugno. Il controllo anti-doping a cui Fabio Fognini non è potuto presentarsi risale al 9 maggio, un mese prima della finale Inter-Manchester City, e il mancato appuntamento è da imputare al malfunzionamento del portale Wada su cui gli atleti registrano i propri spostamenti e i propri domicili. Fognini quel giorno si trovava a Roma per gli Internazionali BNL d’Italia ma il suo profilo riportava ancora il domicilio Arma di Taggia (Imperia), e per il tennista italiano è stato impossibile cambiarlo a causa di un problema sul sito Wada, certificato da screenshot forniti dallo stesso Fognini. Nonostante ciò, l’agenzia mondiale anti-doping è andata avanti lo stesso con la procedura che prevede il warning in queste situazioni.


Fabio Fognini rischia di essere squalificato per il secondo mancato controllo antidoping, e non per aver assunto medicinale proibito, bensì per essere andato a vedere la finale di Champions League a Istanbul. I controlli dovevano essere effettuati a inizio giugno, ma al secondo richiamo ufficiale della Federazione Internazionale Tennis l’azzurro non era di nuovo presente. Fognini, da sempre grande tifoso dell’Inter ha preso il volo diretto a Istanbul per tifare la sua squadra del cuore durante la finale di Champions contro il Manchester City, dimenticandosi di avvisare la Wada, l’agenzia mondiale, e la Nado Italia, l’agenzia italiana antidoping.

Quando i controlli sono arrivati a casa e non l’hanno trovato hanno dovuto segnalare l’assenza di Fognini. Ora il tennista italiano dovrà vedersela con due whereabout mancati. Fognini aveva interrotto i tornei per colpa di un infortunio dovuto ad uno strappo addominale subito al Roland Garros e stava cercando di recuperare per rientrare in tempo per Wimbledon. Ma vedremo adesso cosa succederà.

 

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Roland Garros: Rune lascia per strada un set, rischia di andare sotto 1-2 ma alla fine batte agevolmente Eubanks

Avanzano anche Dimitrov e Cerundolo. Taylor Fritz e Arthur Rinderknech fanno loro i derby con Mmoh e Gasquet. Al quinto la spuntano Ruusuvuori e il redivivo Pella, che può sfruttare l’eliminazione di Medvedev

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Holger Rune - Roma 2023 (foto Francesca Micheli)

Nel terzo e penultimo incontro previsto sul Simonne Mathieu per questo Day 3 al Roland Garros 2023, la testa di serie n. 6 del tabellone maschile Holger Rune ha regolato in quattro parziali lo statunitense di Atlanta Christopher Eubanks, per 6-4 3-6 7-6(2) 6-2 in 2h53‘ minuti di gioco.

Un sfida che ha visto il 20enne danese soffrire anche nel terzo set, poi vinto al tie-break, dove ha dovuto cancellare una pericolosissima palla break sul 6-5 che avrebbe mandato il n. 74 ATP in battuta per portarsi addirittura in vantaggio 2 frazioni ad una.

Per un quartofinalista uscente nel secondo Major dell’anno, che va alla ricerca di migliorare tale risultato ottenuto nell’edizione 2022 forte di una grande stagione sulla terra con il titolo confermato a Monaco di Baviera ed in particolar modo grazie alle due finali ‘mille’ centrate nel Principato monegasco e nella città Eterna – nonostante in entrambe le circostanze non sia riuscito a suggellare straordinari percorsi con il trofeo, andato tra le braccia dei russi Rublev e Medvedev -, ce n’è un’ altro che a Miami ha raggiunto il miglior piazzamento della carriera ai massimi livelli facendosi finalmente conoscere dal grande pubblico e dal tennis che conta abbandonando l’anonimato del sottobosco del circuito Challenger dove a sguazzarci in profondità sono “soltanto” i veri aficionados della racchetta.

 

Primo Set: Rune si fa bastare un unico break, complice un ottimo rendimento al servizio, per partire con il piede giusto

L’esito del parziale inaugurale si delinea interamente nell’arco di due soli game consecutivi, tra il terzo ed il quarto gioco della partita: entrambi prolungatisi ad oltranza con il tennista danese che prima trova il break in grado di far straripare gli argini dell’equilibrio, per poi certificarne il reale valore confermando l’allungo nel punteggio senza però farsi mancare il brivido dell’incertezza ritrovandosi nella delicata situazione di dover cancellare un’opportunità che qualora fosse stata concretizzata avrebbe significato contro-break immediato a marca statunitense. Dopodiché, per il resto della sua vitalità, il set si è sprigionato lungo la via del lucido controllo dei rispettivi turni di battuta da parte di ambedue i protagonisti in campo; quindi Holger non ha più incontrato alcuna difficoltà con il fondamentale d’inizio gioco e si è fatto bastare l’unico break maturato in tutta la frazione, passando all’incasso dopo 41 minuti per il 6-4 conclusivo.

A sostenere Rune nel percorso immacolato al servizio, sinora registrato, uno spaventoso – per l’incolumità sportiva del rivale – 93% di prime (14/15) che hanno centrato mediante il mirino della racchetta da Gentofte il quadrato richiesto. Tuttavia, a dimostrazione dell’isolato passaggio a vuoto avuto, anche la performance al servizio di Eubanks non è stata da meno in termini di incisività e continuità: 64% di presenza delle prime da Atlanta, ma soprattutto un ottimo 76% di trasformazione (16/21).

La vera differenza nel set d’apertura della sfida è stata però tracciata, aldilà della comunque rilevante discrepanza fra Chistopher ed il 20enne della Scandinavia relativamente alla produttività della loro seconda palla – 50% (7/14) per Holgerino, 33% (4/12) per l’americano -, dal diverso rendimento rispondendo alla prima battuta altrui: un non eccelso 24% (5/21) in favore del n. 6 ATP è stato più che sufficiente rispetto al misero 7% (1/15) del n. 74 del ranking.

All’atleta a stelle e strisce neppure i 5 aces scagliati, contro la stessa voce statistica dell’avversario che recita 0, gli hanni permesso di potersi mostrare maggiormente competitivo per la vittoria della prima partita. Forse anche per via dei quattro errori non forzati in più commessi dal quartofinalista di Miami 2023 rispetto al classe 2003 del Nord Europa.

Secondo Set: a dimostrazione del fatto di essere in partita fin dall’inizio, Eubanks reagisce subito al set perso prendendo il comando del punteggio e mantenendolo invariato di fronte ai tentativi danesi di rientro. Una frazione pari

Alla ripresa della ostilità, tuttavia, il classe ’96 nativo dello Stato della Georgia ha rimesso subito le cose in chiaro dando adito e pieno pragmatismo a quelle sensazioni emerse nel precedente parziale, ossia una puntuale e rigorosa condotta di gara che aveva visto Eubanks perdere l’appuntamento con la fermata della locomotiva in procinto di arrivo alla stazione ” successo nella frazione apripista” solamente a causa di un’inezia: che però tanto spigolatura insignificante non è, dato che a questi livelli e specie sulla lunga distanza del 3/5 ogni singolo dettaglio all’apparenza manchevole di connessione logica con il risultato finale è in verità assolutamente determinante per veicolare l’inerzia e definire la contesa. Così pronti via, e Christopher vola sul 2-0. A questo punto, ecco andare in scena il medesimo canovaccio del primo set: ancora una volta tutto il macigno della frazione va ad addossarsi sulle spalle di una manciata di games. Infatti, in questo contesto, è lo statunitense ad essere perfetto in battuta salvo – come accaduto ante litteram a Rune – un solo game, il più pesante psicologicamente: ovvero quello per trascinare seriamente il più quotato contendente a dover gioco forza esprimere tutte le energie riposte fino a questo scorcio di match nel cassetto delle provviste, creato pensando ad un inverno “tennistico” che duri due settimane e quindi inevitabilmente da dosare con parsimonia per non arrivare scarichi agli ultimi 100 metri, quelli più freddi ma anche più importanti, come si conviene ai maratoneti più gladiatori.

Sul 5-3 Eubanks non demorde di fronte al massimo sforzo di Holger, nell’intento di far sì che l’incontro non vada oltre il terzo set e provando perciò a spengere sul nascere le velleità avversarie di impresa riportando di nuovo – come prima di scendere in campo – nell’acquoso oblio la testa dell’americano: a dirla bruta, sott’acqua.

Bravissimo difatti il giocatore degli States, che con chirurgico coraggio manda in frantumi i tre break point per il 4-5 Danimarca rimontando da 15-40 e va ad appore il sigillo sul set: 6-3 Stati Uniti in 35 minuti, uno pari.

Terzo Set: tanti break, poi Holger rischia di inguaiarsi seriamente ma col sangue freddo che lo contraddistingue riporta il match sui canoni iniziali

Con lo score ritornato prepotentemente in zona cesarini, va in atto un terzo set che si discosta molto dai due che l’hanno preceduto: le battute cominciano ad essere meno precise e più traballanti fornendo la spinta propedeutica ad una serie di quattro break in fila maturati dal 2-1 Rune e servizio Eubanks, che hanno così trasportato la frazione sino al 4-4. Cioè come se non fosse accaduto nulla, tutto nuovamente alla mercé di un latente e costante Stato di potere, nei rapporti di forza tra i due in campo, in incessante bilico.

Almeno fino al 5-5, quando Holger ha rischiato veramente di completare la frittata ponendo a se stesso un problema dalla complessa risoluzione: andare fuori dai giochi prematuramente in uno Slam, dove ai nastri di partenza era palesemente uno dei candidati con più argomentazioni di supporto al seguito della tesi: colui che non dev’essere nominato e che dovrà succedere nell’albo d’oro al Re Sole dei nostri giorni, Rafa il maiorchino, spodestato dall’ileo psoas.

Nell’undicesimo gioco, il campione in carica della Parigi cementosa ha infatti dovuto affrontare una pericolosissima palla break che avrebbe garantito allo statunitense di servire per salire 2 set a 1. Ma sostenendo l’ennesima dichiarazione d’intendi alla conquista della cima più luccicante del circuito, Rune ha sventato il pericolo e facendosi forza da ciò ha riportato il match nei suoi canoni iniziali accelerando nel tie-break per involarsi con uno scatto bruciante sul 5-1, prima di concludere effettivamente il proprio dominio nel jeu décisif 7 punti a 2 al termine di un parziale durato 1h01′.

Quarto Set: non c’è più partita, la sfida si è di fatto conclusa sulla palla break avuta da Christopher sul 5-5 del secondo set

Quarto parziale a dir poco a senso unico, il giovane danese mette il pilota automatico e naviga tranquillamente, oltre che a velocità spedite, verso il 2°T: la partita si è sostanzialmente chiusa sul quel break point mancato da Christopher sul 5-5 del secondo set. Lì, perso il game, ha capito di non avere più reali speranze di vittoria e ha tolto il piede dall’acceleratore del suo focus emotivo all’interno del match lasciando campo sguarnito al rullante ritmo del 20enne di Gentofte, che senza farsi pregare neanche un solo secondo è montato rabbiosamente sul rivale in termini di forcing breakkando a freddo per salire sul 2-0, e poi gestire – adesso sì – facendo attenta economia domestica del proprio status energetico-atletico passando da un momentaneo 4-1 che da lì a pochi minuti è divenuto presto un definitivo 6-2, con doppio break palesatosi nel già citato quinto gioco, in 2ore e 53 complessivi di match che rappresentano un test sicuramente probante per Rune, quartofinalista lo scorso anno, per avviare la propria campagna a Bois de Boulogne.

Gli altri incontri della seconda parte del programma riguardante il Day 3 del tabellone principale: Ruusuvuori al quinto, facile Dimitrov e Cerundolo, a Fritz e Rinderknech i derby con Mmoh e Gasquet. Per il redivivo Pella, l’occasione dell’eliminazione di Medvedev

Un maratona da 4h17′ si è consumata nel terzo incontro di giornata sul Campo 6 di Porte d’Auteuil, per premiare al quinto parziale il finlandese Emil Ruusuvuori in grado di spuntarla sul giocatore di casa Gregoire Barrere con lo score di 6-2 (7)6-7 5-7 6-1 6-4.

Dunque, da riconoscere un doppio merito al n. 46 ATP: non solo essere riuscito a superare il pubblico avverso, e sappiamo come quello transalpino sotto il canto della Marsigliese sia uno dei più sciovinisti, ma anche l’impresa di rimontare uno svantaggio di due set ad uno e perdipiù con l’ulteriore peso mentale raffigurato dal fatto di aver smarrito entrambi i parziali concessi al francese alla volata finale.

Al prossimo round per il 24enne di Helsinki, ci sarà l’ostacolo rappresentato dalla tds n. 28 Grigor Dimitrov. Il 32enne bulgaro, il quale sta vivendo un ottimo periodo di forma ben rappresentato dalla finale – seppur persa per mano di Nicolas Jarry – agguantata la settimana scorsa a Ginevra, ha liquidato il malcapitato qualificato kazako – oggi decisamente non un giornata foriera di gioie per il Kazakistan sotto la Torre Eiffel, chiedere a Bublik – Timofey Skatov (n. 147 ATP) con tanto di bagel iniziale, ha far capire di non voler passare troppo tempo in campo, per 6-0 6-3 6-2 in appena 1h56′.

Approdato al 2°T anche il carnefice di Sinner a Roma, l’argentino Francisco Cerundolo che da 23esima forza del draw ha impiegato quasi tre ore di partita per piegare la resistenza in un terraiolo doc forgiato dalla tradizionale scuola iberica, corri, randella, arrota e suda a più non posso: il n. 81 al mondo Jaume Munar si è infatti dovuto arrendere con il punteggio di 6-1 2-6 7-6(5) 6-1 a favore del tennista albiceleste che ora attende il vincente della sfida tra il mancino brasiliano Thiago Monteiro e il ripescato – e grande protagonista al Foro Italico – tedesco Yannick Hanfmann, due specialisti del mattone tritato così come il maggiore dei fratelli d’Argentina.

Facile, infine, anche l’affermazione del nono favorito al successo finale – seguendo la classifica – Taylor Fritz che ha avuto vita semplice nel derby con Michael Mmoh (n. 123 ATP), sconfitto rapidamente in 1h34′ per 6-2 6-1 6-1. Ora per il californiano, che è reduce dalla semifinale conquistata nel 250 svizzero in quello che è stato l’ultimo appuntamento preparatorio allo Slam parigino (assieme a Lione) dove ha sbarrargli la strada è stato solamente Grisha al tie-break decisivo ma che soprattutto in questa parte di stagione sul rosso ha centrato un incredibile risultato a Montecarlo uscendo dal torneo solo per mano del vincitore ancora in semi, un avversario che come lui ha esordito in uno scontro fratricida: in questo caso addirittura a totali tinte bleau, 6-4 2-6 6-2 7-6(4) il punteggio richiesto ad Arthur Rinderknech per soppiantare le speranze della vecchia volpe di Beziers Richard Gasquet, mandato al tappeto dalla carta d’identità ma lottando fino all’ultimo quindici per onorare al meglio il prestigioso palcoscenico del Suzanne Lenglen nel quarto ed ultimo incontro in programma sul secondo Court dell’impianto francese.

In chiusura di programma, da menzionare, nella tarda serata parigina altra partita fiume da 4ore e 27 minuti di lotta senza quartiere, dove con lo score di 6-4 (7)6-7 2-6 7-6(4) 7-6(4) il redivivo mancino Guido Pella ha battuto un grandissimo colpo – a breve capirete il perché – per gli equilibri del tabellone superando con una rimonta da 1-2 il 26enne di Bondy Quentin Halys. Un’eroica vittoria contro un francese, al super tie-break del quinto set introdotto per uniformare tutti e quattro i Majors, per il 33enne di Bahia Blanca sprofondato al n. 423 della classifica per via degli ingenti infortuni che lo hanno colpito nelle ultime stagioni – è in gara con il ranking protetto – ma che più di tutto gli spalanca un corridoio nel tabellone visto che al 2°T si troverà il qualificato brasiliano Thiago Seyboth Wild, il quale ha sorpreso 6-4 al quinto Daniil Medvedev che quindi ha già calpestato il nuovo appellativo coniato per lui dopo il successo nella piovosa Roma: Clay-Dvedev Ciaone.

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United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik

Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

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Stan Wawrinka - United Cup 2022 (Twitter @UnitedCupTennis)

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.

Grecia – Bulgaria 4-1

Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1

 

Sakkari – Tomova 6-3, 6-2

Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4

La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.

USA – Repubblica Ceca 4-1

Kvitova – Pegula 7-6, 6-4

Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac

Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7

Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.

Francia – Argentina 4-0

Garcia – Podoska 6-2, 6-0

Mannarino – Coria 6-1, 6-0

La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.

Australia Gran Bretagna 1-3

Dart – Inglis 6-4, 6-4

Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)

Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.

Svizzera – Kazakhistan 4-0

Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2

Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)

Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.

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