Le idee di Mats Wilander: "Djokovic favorito all'Australian Open. Il ban ai russi? Un tennista rappresenta se stesso non il suo paese"

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Le idee di Mats Wilander: “Djokovic favorito all’Australian Open. Il ban ai russi? Un tennista rappresenta se stesso non il suo paese”

“Il fatto che Berrettini, Sinner e Musetti siano così diversi è l’asso nella manica dell’Italia”. Intervistato per La Stampa, il commentatore di Eurosport ha parlato anche di tennis femminile e salute mentale

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Mats Wilander (foto via Twitter, @Eurosport)
 

Che si sia o meno d’accordo con lui, tendenzialmente vale sempre la pena ascoltare Mats Wilander e le sue opinioni sul mondo del tennis e su quale sia la direzione in cui – almeno secondo lui – sta girando. Con la nuova stagione iniziata da un paio di settimane e con l’Australian Open alle porte, i pareri dell’ex numero uno del mondo diventano quasi una bussola per orientarsi nel 2023 del tennis. Che poi si consideri questa bussola come funzionante e quindi si decida si seguirla o, al contrario, si vada per la strada esattamente opposta, è un altro discorso che attiene al singolo. Intanto, Stefano Semeraro ha raccolto questi pareri per “La Stampa” e ve ne sono alcuni di particolari e tutt’altro che scontati. Non appartiene a questa categoria l’indicazione del favorito all’Australian Open in campo maschile: del resto, attribuire i favori del pronostico a qualcuno che non sia Djokovic sarebbe oggettivamente poco ragionevole.

Novak è più forte ora di tre o quattro anni fa, ogni volta che lo vedi aggiunge qualcosa. A Melbourne parte favorito perché ci ha già vinto nove volte, dall’US Open in poi ha perso solo un match e ad Adelaide è sembrato in grande forma. Poi ci sono Rafa, Medvedev e un paio di altri”. Per Wilander uno degli aspetti più interessanti della nuova stagione sarà la corsa per il sempre discusso titolo di GOAT (migliore di tutti i tempi): “L’anno scorso non era importante, perché Djokovic era fuori, ora è tornato e tutti ne sono felici, compreso Rafa Nadal. Mi aspetto un livello molto alto, perché ormai tutti sanno che per batterlo devi giocare la miglior partita della tua carriera”.

Il sette volte campione Slam e ora commentatore per Eurosport si è poi espresso sul patrimonio del tennis italiano, affermando che anche gli azzurri hanno possibilità di inserirsi nelle lotte di vertice per i tornei più importanti: “Il fatto che Berrettini, Sinner e Musetti siano così diversi come stile è l’asso nella manica dell’Italia. Preferiscono anche giocare contro avversari diversi. Berrettini non ama chi picchia forte […]. Se fossi Musetti mi piacerebbe affrontare chi colpisce piatto e varia molto. Il suo più che tennis è una forma d’arte. Sinner è in controllo quasi con tutti, ma non ama chi usa i colpi tagliati, la smorzata e viene a rete”.

Semeraro ha poi portato l’attenzione di Wilander su temi che esulano da quanto avviene sul rettangolo di gioco, a partire da quello che coinvolge Wimbledon e i tennisti russi: “La mia opinione personale è che un tennista rappresenta se stesso, non il suo Paese, tranne che in nazionale o alle Olimpiadi. Ci sono tante situazioni nel mondo in cui puoi dire: ok, questo paese sta facendo questo ad un altro, quindi i suoi atleti vanno banditi. Ed è difficile anche decidere chi escludere in base a ciò che uno ha detto, alla cultura a cui appartiene o al tipo di persona […] Ovviamente quella in Ucraina è una situazione orribile, ma è difficile per un essere umano scegliere in che paese nascere. È una questione delicata”.

Tocca poi alla salute dei giocatori, e in particolare a quella mentale: “Problemi di questo tipo li capisco in un giocatore russo, in chi sconta le colpe dei propri governi. E li avrei compresi durante il momento più duro della pandemia […]. Certo, se Ash Barty si ritira a 25 anni e la Osaka attraversa momenti difficili (la giapponese non gioca da settembre e salterà anche l’Australian Open, ndr) dobbiamo chiederci come mai non si divertono a gareggiare come dovrebbero. La Barty voleva mettere su famiglia […], per il resto questo mi sembra un gran bel momento per essere un tennista professionista”.

Il tocco d’autore finale di Wilander coincide poi con la sua opinione sulla United Cup, piaciutagli così tanto da voler rivedere un formato simile anche in altri contesti: “È la più bella gara a squadre che sia stata inventata dai tempi della Coppa Davis, 123 anni fa. È stata una mossa molto intelligente da parte del presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi […]. Vedere uomini e donne competere insieme e tifare l’uno per l’altro fa bene al tennis […]. Spero che le Olimpiadi nel tennis possano diventare una gara a squadre. Non sono un fan del formato individuale ai Giochi, perché Wimbledon e gli altri Slam sono più importanti per la maggior parte dei tennisti, mentre per me le Olimpiadi dovrebbero essere l’evento più importante, in tutti gli sport”.

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