Novak Djokovic, per adesso, convive con successo con un problema muscolare. Ma riuscirà ad andare avanti nel torneo e a vincere il suo 22esimo Slam in queste condizioni? Lo diranno i prossimi giorni, intanto il campione serbo ha rilasciato queste dichiarazioni dopo il match vinto contro Dimitrov, sia riguardo alle sue condizioni fisiche e sia sul tema dei match che finiscono troppo tardi.
D: Novak, ben fatto. Quanto è stato importante il tie-break del primo set?
Djokovic: “Probabilmente è stato uno dei momenti più importanti della partita. Tra essere un set sopra e un set sotto c’è una bella differenza. Il primo set è stato molto combattuto. Ho iniziato il match veramente bene, sentendomi bene. Ma ci sono stati degli alti e bassi relativamente alla mia gamba. Ho però trovato il modo di vincere un match davvero entusiasmante, una bella battaglia, più di tre ore per tre set. Se avessi perso uno di quei set, saremmo veramente potuti arrivare al quinto. Chissà quanto sarebbe durata. Ci sono stati già diversi match sopra le cinque ore e questo avrebbe potuto essere uno di quelli. Mi sento davvero fortunato ad avere chiuso in tre set”.
D: Quando Andy era qui pochi minuti fa, ha detto che gli piacerebbe vedere qualche cambiamento nello schedule dei match. Forse portando a due i match della sessione diurna, o forse anticipando la sessione serale. Pensi anche tu che ci sia qualcosa da modificare? Se sì, credi che gli organizzatori daranno mai ascolto ai giocatori? Pensi che le cose potranno mai cambiare?
Djokovic: “Penso che l’input dei giocatori è sempre fondamentale per gli organizzatori di un torneo. Ma non è decisivo perché poi tutto dipende da quello che le tv vogliono avere. Io sarei d’accordo con gli argomenti di Andy. A volte ci sono sessioni diurne che vanno per le lunghe, ma la maggior parte delle volte finiscono alle 17 o alle 18, e si può allora iniziare la sessione notturna un’ora prima. Per il pubblico è eccitante vedere match che finiscono alle 2 o alle 3 di notte, ma per noi giocatori è davvero faticoso. Anche se riesci a vincere, questi match ti lasciano un segno. Ti distruggono completamente il ritmo del sonno e non ti danno modo di recuperare adeguatamente per un altro match tre su cinque. Quindi sì, credo che ci sia qualcosa da aggiustare in termini di programmazione dopo quello che abbiamo visto quest’anno”.
D: Quale è la tua esperienza in termini di gestione degli infortuni durante un match? Di solito i muscoli sono contratti all’inizio di un match e si sciolgono col passare del tempo? Sai cosa accadrà ora?
Djokovic: “In questo e negli altri match le cose sono iniziate piuttosto bene, ma poi il fastidio è arrivato e peggiorato. Quindi prendi pastiglie, ti fai massaggiare. Questo funziona per un po’, poi smette, poi funziona di nuovo. Si tratta di un roller coaster. Ci vuole un sacco di energie mentali per gestire un match avendo a che fare sia con un avversario che con un infortunio. Ma bisogna adeguarsi. Ci sono delle circostanze che puoi solo accettare. Sono grato di aver potuto giocare. Per come sembravano le cose prima che il torneo iniziasse, non pensavo sarebbe stato possibile. Ma sono ancora qui e tengo duro”.
D: Quanto sei stato vicino a dare forfait?
Djokovic: “Non volevo farlo perché volevo vedere come sarebbe andata in campo. Il primo match è andato bene. Nel secondo ho fatto un sacco fatica. Ci sono stati un paio di momenti davvero complicati. Oggi pure. Ma in qualche modo sono riuscito a cavarmela. Ora penso a un match alla volta. Non so quello che mi aspetta, ma ho fiducia che tutto vada per il meglio”.
D: Ora c’è Alex De Minaur. Non lo hai mai incontrato prima. Giocarci contro qui, con il pubblico a suo favore, è una sfida extra?
Djokovic: “Certo, è una grandissima sfida giocare contro un australiano qui. Sono sicuro che ci sarà un’atmosfera elettrica, e lui avrà molto supporto, sarà caricato a molla per vincere. Ma ho avuto esperienze simili in passato. Ho giocato qui contro Hewitt, quindi so come funziona. So cosa aspettarmi. Il fatto che non ho mai giocato contro Alex è comunque una bella incognita sia per me che per lui. Penso che ci conosciamo abbastanza bene perché anche lui ormai è sul tour da diversi anni. L’ho visto giocare parecchie volte. So come gioca. Vedremo cosa succede”.