Camilla Rosatello: "Alla United Cup Berrettini e Musetti mi trattavano come una loro pari. Da Swiatek ho capito cosa significa giocare al top" [ESCLUSIVA]

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Camilla Rosatello: “Alla United Cup Berrettini e Musetti mi trattavano come una loro pari. Da Swiatek ho capito cosa significa giocare al top” [ESCLUSIVA]

Protagonista in doppio misto alla United Cup, Camilla Rosatello parla apertamente ad Ubitennis anche di Australian Open: “È solo un caso che i miei compagni siano usciti tutti al primo turno”

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Camilla Rosatello esulta tra Vavassori e Musetti per il Team Italia - United Cup 2023 (Photo Credit: Tennis Australia/Dan Peled)
 

Il primo, intenso mese della stagione 2023 si prepara ad andare in archivio. La United Cup e i successi degli imbattibili Novak Djokovic e Aryna Sabalenka – entrambi vincitori di un altro torneo oltre l’Australian Open e ancora senza sconfitte – sono stati gli highlights di questo scoppiettante gennaio oceanico. Se il primo Slam della stagione non ha regalato molte gioie all’Italia del tennis, con il solo Jannik Sinner approdato alla seconda settimana, a fare da contraltare c’è il successo sfiorato nella neonata United Cup, competizione mista al primo anno di vita che ha già però impressionato positivamente giocatori e addetti ai lavori.

L’Italia è andata ad un passo dall’impresa, arrendendosi soltanto in finale di fronte ai fortissimi Stati Uniti. Abbiamo intervistato una delle protagoniste della squadra azzurra, Camilla Rosatello, sempre protagonista in doppio misto seppur con compagni diversi. Gentile, disponibile e molto educata, Camilla è attualmente numero 235 del mondo in singolare e 174 in doppio e, guardandosi indietro di qualche anno, può vantare una vittoria contro chi oggi sembra inscalfibile. A fine agosto 2017 infatti, al primo turno di qualificazioni dello US Open, Rosatello rimontò e vinse 5-7 6-4 6-3 contro l’allora n°110 del ranking Aryna Sabalenka.

Immagino che la United Cup sia stata una grande esperienza: com’è stato giocare al fianco di Berrettini e Musetti?

 

CAMILLA ROSATELLO: “È stato fantastico, un’esperienza che mi ha aiutato e può aiutarmi molto nell’arco di questa stagione. Devo dire che siamo stati da subito una bella squadra, fuori dal campo si sono creati dei bei rapporti umani ed è quindi stato più facile giocare insieme. Io ho una classifica e loro ne hanno un’altra, quindi avrebbero potuto farmi pesare il fatto di essere meno forte, però questa è una sensazione che non ho mai avuto. Mi hanno sempre aiutato e trattato come una giocatrice alla loro pari, quindi è stato molto più semplice esprimermi. Credo che sia partito tutto dal nostro rapporto fuori dal campo: eravamo molto uniti e andavamo sempre fuori a cena insieme, come se fosse quasi una Coppa Davis o una Fed Cup. Così era più facile gestire momenti di pressione e difficoltà durante i match, conoscendoci meglio fuori è anche più facile sapere come aiutarci dentro“.

Che cosa si prova ad avere dall’altra parte della rete la n°1 del mondo? Che cosa pensavi prima di scendere in campo? Ci hai parlato?

CAMILLA ROSATELLO: “Ero onorata di poter giocare contro di lei, non tutti hanno questa possibilità. È stato bello ma molto difficile, giocare contro lei e Hurkacz non era una partita facile a prescindere. Swiatek rispondeva molto bene anche al servizio di Musetti, mi ha fatto capire che ci sono molti margini di miglioramento e mi ha mostrato il livello top del tennis femminile. È stato bellissimo affrontarla, l’ho presa come un’esperienza molto positiva. Non ci ho mai parlato, ma mi sembra molto educata: salutava sempre tutti, però non siamo mai andate oltre il semplice saluto”.

Consocevi meglio qualche altra giocatrice? Che rapporto avevi invece con con Lucia Bronzetti, Martina Trevisan e gli altri membri della squadra?

CAMILLA ROSATELLO: “Una giocatrice che conoscevo da tempo è Haddad Maia, giravamo spesso insieme qualche anno fa. Quando queste persone diventano più forti spesso diventano più riservate, invece ‘Bia’ non è cambiata per niente ed è rimasta con i piedi per terra. Con lei avevo un po’ più di rapporto e ho scambiato qualche parola in più, così come Bencic, che è sempre molto educata e carina. Conoscevo anche Maria Sakkari, ma dopo aver perso la prima partita contro Martina non era proprio il momento migliore per scambiare due chiacchiere.

Passando alle mie compagne, conoscevo molto bene Lucia: ci siamo allenate molto tempo insieme facendo anche diversi tornei, era quella che conoscevo di più. Avevo già avuto a che fare anche con Martina, ma era tanto che non la vedevo, così come con Matteo Berrettini. Chi non avevo mai visto invece era Lorenzo Musetti, forse al massimo una o due volte, ma non ci avevo mai parlato. Con Vavassori e Bortolotti, invece, avevamo fatto dei tornei in Spagna a novembre 2022, parlando anche di United Cup. Abbiamo creato davvero un bel gruppo, si lottava tutti per un unico obiettivo ma si viveva tutto in modo molto sereno, tranquillo e divertente.”

Quanto tempo prima dell’inizio della United Cup avete iniziato a sentirvi o vedervi?

CAMILLA ROSATELLO: Avevamo fatto un gruppo su WhatsApp tempo prima, già da metà dicembre avevamo iniziato ad organizzare gli arrivi e scherzavamo e ridevamo tanto sul gruppo. Non conoscevo Vincenzo Santopadre, ma si è rivelato una persona davvero fantastica: sa unire la parte più seria, quando sei in campo, con quella divertente che serve a farti rilassare e non avere troppa tensione. È stato un capitano fantastico, non c’è dubbio: ci ha aiutato tantissimo”.

Se dovessi scegliere una persona sola della squadra con cui uscire a cena, allenatori inclusi, chi sceglieresti?

CAMILLA ROSATELLO: Direi Musetti, perché con lui ho creato un bel legame nonostante fosse colui che conoscevo meno. Quindi sì, o lui o Lucia Bronzetti.

Prima abbiamo parlato di Iga Swiatek, com’è invece giocare contro un top10 come Hurkacz? Quanto è stato difficile rispondere al suo servizio?

CAMILLA ROSATELLO: Se avessi risposto qualche volta te lo saprei dire! Ho preso tantissimi ace in quelle due settimane, non ne ho mai presi così tanti in tutta la vita. Il campo era anche piuttosto veloce ed era già complicato rispondere ad una donna che serve bene, figuriamoci ad un uomo. Su questo aspetto Matteo e Muso mi hanno aiutato molto, mi dicevano di fare attenzione ad alcuni particolari come il lancio di palla o i movimenti. Poi comunque, alla fine, ero costretta a scegliere un angolo: coprire tutto era impensabile, soprattutto nel caso dei servizi ad uscire perché la palla si allargava molto. Chiedevo spesso aiuto a Berrettini e Musetti sugli angoli da coprire“.

Ti farebbe piacere giocare di nuovo la United Cup il prossimo anno? Vi aspettavate di arrivare in finale già dalla prima edizione?

CAMILLA ROSATELLO: Assolutamente sì, la rigiocherei con grande piacere! Non abbiamo mai parlato di obiettivi in realtà, ognuno durante i suoi match pensava a far bene e portare a casa il suo risultato. Non c’era secondo me l’idea di andare subito in finale, anche se ovviamente volevamo dare il massimo perché comunque stavamo vestendo la maglia della Nazionale. Per me avere indosso la maglia azzurra è sempre qualcosa di fantastico, ma non so se tutti si aspettavano che avremmo raggiunto la finale“.

Come vivevate il tempo fuori dal campo tra un match e l’altro e nei giorni in cui dovevate viaggiare? C’era qualcuno scaramantico in squadra per cui magari avevate sempre le stesse abitudini?

CAMILLA ROSATELLO: Di solito i giorni di riposo erano dedicati agli allenamenti. È stato bello, per me, aver avuto la possibilità di allenarmi anche con i ragazzi e non soltanto con le ragazze. Un giorno, ad esempio, si sono allenati insieme Matteo e Martina, un’altra volta è toccato a me con Lorenzo. Quanto a scaramanzie direi di no, andavamo spesso in un solo ristorante ma perché ci piaceva molto lì! Sui viaggi, secondo me potevano essere gestiti un po’ meglio. Quando siamo andati da Brisbane a Sydney avevamo soltanto un giorno di recupero e l’abbiamo speso per viaggiare: un giorno in più non sarebbe stato male”.

Per essere la prima edizione nel complesso è andata bene, ma di certo si potrebbero migliorare alcuni aspetti, come ad esempio quelle delle varie location e spostamenti. Tu che cosa proporresti?

CAMILLA ROSATELLO: “Secondo me dovrebbe essere aggiunta una quarta città per disputare le finali. Gli USA sono stati favoriti rimanendo sempre a Sydney. Anche se avrebbero vinto comunque, perché avevano una grande squadra dove alla fine il più ‘scarso’ era Tiafoe, penso siano stati ulteriormente agevolati dalle varie circostanze. Noi, per dire, siamo partiti alle 7 del mattino avendo finito la sera prima a mezzanotte. Tra fare le valigie e tutto il resto avremo dormito tutti 4 ore, non è stato proprio il massimo.

Però ci è ancora andata bene, perché la Grecia ad esempio era nelle nostre stesse condizioni, ma ha dovuto fare tre ore e mezza di volo unite alle tre ore di fuso. In più loro giocavano con 38/40 gradi outdoor fino al giorno prima, invece a Sydney era indoor. Avendo noi giocato di sera la Final4 abbiamo avuto un po’ più di tempo per recuperare. La Polonia invece è arrivata alle 17.30 e il mattino dopo era subito in campo. Swiatek, infatti, ha fatto davvero fatica proprio a livello fisico, anche perché le condizioni erano molto diverse. Il campo a Sydney era molto più lento rispetto a Brisbane“.

Parlando di Australian Open, purtroppo tutti i tuoi compagni (Berrettini, Musetti, Bronzetti e Trevisan, ndr) sono usciti al primo turno. Pensi sia solo una coincidenza o magari c’è stata qualche difficoltà di adattamento?

CAMILLA ROSATELLO: Le due settimane di United Cup sono state molto intense. Io, per dire, arrivata alla domenica ero distrutta e dovevo subito ripartire il giorno dopo. Non so risponderti per loro, ma sicuramente avranno avuto quasi una settimana di tempo per adattarsi. Penso che le loro uscite premature siano state soltanto una coincidenza.

Hai visto qualche loro partita dal vivo?

CAMILLA ROSATELLO: Non sono riuscita, sono dovuta ripartire subito e non ho avuto modo di vederli. Anche in TV era complicato assistere ai match per via del fuso orario. Ho visto un piccolo pezzo della partita di Sinner contro Tsitsitsipas, ma per il resto durante la notte dormivo!”

Tra United Cup, Coppa Davis e Fed Cup credi che possa arrivare qualche successo dell’Italia?

CAMILLA ROSATELLO: Secondo me sì, anche se ormai Davis e Fed Cup sono molto più ridotte all’osso. Non si premia la profondità della squadra, bastano uno o due top20: penso sia più una questione di punte. Credo che in questo momento ci siano più possibilità di vincere a livello maschile, ci sono più giocatori in alto. Tuttavia, sul lungo termine si potrà arrivare anche ad una vittoria in Fed Cup”.

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ATP Miami, Sinner: “Ho sfruttato le mie chance e ho sbagliato poco da fondocampo”[ESCLUSIVA]

L’azzurro al termine del match con Rublev: “Quando servo così bene mi sento più tranquillo in risposta”

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Jannik Sinner continua a volare nel Miami Open presented by Itaù: il tennista altoatesino ha superato in scioltezza 6-2 6-4 Andrey Rublev, conquistando per la terza volta consecutiva i quarti di finale nel torneo della Florida. Una prestazione convincente e soddisfacente quella dell’attuale numero 11 del mondo che ha analizzato così la sua prova ai nostri microfoni e in conferenza stampa.

Vanni Gibertini, Ubitennis: Congratulazioni, bellissima vittoria. Ho notato che negli ultimi match hai limitato molto il numero degli errori, adesso pensi di più al colpo che devi giocare. È una cosa che ti aiuta a sbagliare di meno?

Jannik Sinner: “Stiamo lavorando molto su ogni colpo da giocare in partita, ma devo sempre avere la palla giusta per giocarlo. Come avevo detto quando ho vinto con Dimitrov, stiamo lavorando per essere più imprevedibili, gli avversari altrimenti ti conoscono bene. Sicuramente oggi ho sbagliato poco da fondocampo, ho giocato le palle giuste. Ho servito bene e quindi mi sento più tranquillo in risposta, potendo rischiare di più”.

 

Vanni Gibertini, Ubitennis: Servizio e risposta sono stati importanti in questo match: hai servito molto bene e l’hai messo sotto pressione con la risposta. Hai fatto qualcosa di particolare che ha funzionato bene?

Jannik Sinner: “Sicuramente di stare aggressivo sulla seconda, quando serve la prima è difficile rispondere, serve forte e preciso. Oggi ha servito il 70% di prime, quindi dovevo sfruttare ogni chance che avevo. Nel primo set ho sbagliato la volée sulla prima palla break e nel secondo set un dritto. Oggi sono riuscito a sfruttare le mie chance, ma arriveranno anche le giornate in cui farò più fatica a sfruttarle”.

Vanni Gibertini, Ubitennis: In questi tornei in cui a volte c’è un giorno di pausa e a volte no, per alcuni giocatori è più difficile gestire la routine. Per te com’è questo ritmo?

Jannik Sinner: “Alla fine ti devi adattare. Nei giorni di riposo ti alleni in base a quanto hai giocato il giorno prima, se stai servendo peggio fai un po’ più di servizio. Ieri ho fatto un po’ meno perché mi sono sentito meglio. Oggi mi riposerò perché so di rigiocare domani, quindi devo gestirmi”.

Vanni Gibertini, Ubitennis: Parlaci del tuo prossimo avversario.

Jannik Sinner: “Con Emil sarebbe una partita dura, ci conosciamo abbastanza bene, ci siamo allenati nella preparazione insieme. È un giocatore solido, sta iniziando a servire bene. Van de Zandschulp forse serve un po’ meglio, si muove bene da fondocampo e tira forte. Sarebbe una partita nuova, non ci siamo mai allenati insieme”.

Interessanti anche le dichiarazioni ai giornalisti in inglese, soprattutto riferite al suo atteggiamento in campo: “Sono un giocatore migliore adesso. Cerco di trovare sempre a strada migliore per interpretare il match, ho un piano chiaro in testa e cerco di portarlo avanti. Cerco di fare sempre il possibile e di dare il meglio, con il migliore atteggiamento possibile che posso tenere”.

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WTA Miami, Trevisan: “Ho tolto certezze a Ostapenko sin dall’inizio, le ho fatto giocare sempre una palla in più” [ESCLUSIVA]

Intervista esclusiva di Ubitennis alla toscana dopo il successo contro Jelena Ostapenko: “Ho cercato sempre di farla difendere”

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Una grande Martina Trevisan ha conquistato per la prima volta in carriera un quarto di finale a livello WTA 1000 nel Miami Open presented by Itaù, superando con un netto 6-3 6-3 Jelena Ostapenko, ex campionessa del Roland Garros. Con questa vittoria, la tennista fiorentina si è issata virtualmente addirittura al numero 20 del ranking mondiale. La numero 1 d’Italia ha rilasciato delle parole al nostro inviato in Florida, Vanni Gibertini.

Vanni Gibertini, Ubitennis: Congratulazioni Martina. Un’ottima partita, sicuramente lei (Ostapenko, ndr) ti ha dato una mano, ma tu hai approfittato di tutte le occasioni che ti ha concesso.

Martina Trevisan: “Lei ha iniziato molto bene perché nel primo game ha fatto subito tre, quattro vincenti. Da parte mia sono stata brava a toglierle le certezze che aveva inizialmente, l’ho portata a un punto in cui ha perso un po’ di pazienza e mi ha concesso qualcosa in più, ma credo che sono stata brava a toglierle certezze in quel momento”.

 

Vanni Gibertini, Ubitennis: All’inizio del secondo set si sentiva forte una voce parlare, non so se anche in campo si è sentito come dagli spalti.

Martina Trevisan: “Fortunatamente non ho sentito questa voce, ma c’era un sacco di movimento, c’era uno che si alzava costantemente con la maglietta arancione”.

Vanni Gibertini, Ubitennis: Ultimamente si è parlato molto del lasciare più libertà agli spettatori, ne hanno parlato sia Jessica Pegula che Frances Tiafoe. Che cosa ne pensi tu?

Martina Trevisan: “Penso che sia uno sport in cui abbiamo bisogno di silenzio e di calma rispetto ad altri sport. Loro sono più abituati alla confusione con il basket e il football, ma a mio parere è meglio così”.

Vanni Gibertini, Ubitennis: Tornando alla partita di oggi, come si fa a gestire una giocatrice che non ti dà ritmo, spara tutto ed è capace di fare i punti in un modo e nell’altro.

Martina Trevisan: “La cosa che mi ero prefissata di fare era di contrattaccare quando avrei avuto la possibilità perché a lei non piace difendere. Sono entrata in campo con molta decisione e ho cercato di farle giocare sempre una palla in più”.

Vanni Gibertini, Ubitennis: Tu giocherai domani contro un’avversaria sicuramente forte, una tra Rybakina e Mertens. Parlaci di entrambe.

Martina Trevisan: “Con Rybakina non ci ho mai giocato, ma sappiamo come gioca. Con Mertens ci ho giocato ad Abu Dhabi un mese fa, ma siamo a Miami e sarebbe sicuramente una partita diversa, so come prepararla”.

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Varvara Gracheva diventerà presto francese? La fredda reazione di Tarpischev

Cresciuta tennisticamente in Francia dove risiede da sette anni, la moscovita classe 2000 avrebbe completato la procedura di naturalizzazione

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Varvara Gracheva - WTA Austin 2023 (Twitter @AtxOpen)
Varvara Gracheva - WTA Austin 2023 (Twitter @AtxOpen)

Nata a Mosca il 2 agosto 2000, Varvara Gracheva si sta facendo notare in questo inizio di stagione. Dopo il balzo del 2019 dalla posizione n. 479 alla 108 del ranking, è rimasta per buona parte degli ultimi tre anni all’interno della top 100, arrivando tra le prime 60 per un breve periodo durante la scorsa estate per poi perdere una quarantina di posizioni. In queste settimane, dopo il terzo turno all’Australian Open battendo anche Daria Kasatkina, ha messo a segno diverse vittorie che tra l’altro l’hanno portata in finale a Austin e agli ottavi a Indian Wells. In California, partendo dalle qualificazioni, si è arresa solo alla futura campionessa Elena Rybakina, risultato che l’ha premiata con un nuovo best ranking al n. 54 che è tuttavia già “scaduto”, dal momento che è ancora in gara a Miami e virtualmente 44a nella classifica live, in attesa del match di ottavi contro Kvitova nella tarda serata italiana di lunedì.

Varvara fa ora parlare di sé anche per un motivo non direttamente legato alle sue prestazioni sul campo da tennis. Secondo quanto riporta l’Équipe citando beIN Sports, la tennista al momento senza bandiera sarebbe sul punto di ottenere la cittadinanza francese. Sulla procedura è stato mantenuto uno stretto riserbo e, sempre stando al quotidiano parigino, sia la federtennis francese sia la Direction Technique Nationale (preposta alla formazione dei campioni e allo promozione dello sport) erano state istruite a non divulgare la notizia, che alla fine è evidentemente trapelata.

Varvara vive in Francia e si allena all’Élite Tennis Center da quando aveva sedici anni e il processo di naturalizzazione non sarebbe in alcun modo legato all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. A quanto pare, la procedura è stata completata lo scorso 5 marzo ed è ora al vaglio del ministro degli Interni, restando dunque solo da attendere la pubblicazione ufficiale del decreto.

 

Sulla vicenda si registra anche un commento non esattamente conciliante di Shamil Tarpischev, il capo della federtennis russa. “Sono in un training camp in Turchia, non ho informazioni su Gracheva, quindi non posso commentare. Ma non vedo grandi perdite per noi. Abbiamo tante ragazze talentuose e stiamo lavorando sulla prossima generazione”, ha detto, come riportato da ubitennis.net.

Da parte francese, la speranza è che possa gareggiare sotto il drapeau tricolore già dal Roland Garros e partecipare alla Billie Jean King Cup, anche se difficilmente già alle qualificazioni di metà aprile, con les bleues attese a Coventry dalla Gran Bretagna. Oltre a considerare i vantaggi di un passaporto comunitario per chi viaggia continuamente come i professionisti del tennis, Varvara sta per diventare la seconda tennista di Francia, dietro alla numero 4 Caroline Garcia e davanti ad Alizè Cornet, 66a.

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