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ATP Doha: un Medvedev consapevole della sua forza supera una versione imprecisa di Auger-Aliassime
Felix Auger-Aliassime non sfrutta tre set point nel tie-break del secondo parziale, per Daniil Medvedev l’ottava vittoria consecutiva che gli frutta la 29a finale della carriera

[3] D. Medvedev b. [2] F. Auger-Aliassime 6-4 7-6(7)

Felix Auger-Alissime avrà pensato subendo la pioggia di passanti del pattinatore russo Daniil Medvedev, durante il primo set del loro sesto confronto diretto, che “non può piovere per sempre” e che prima o poi il polpo moscovita avrebbe smarrito l’efficacia nei suoi tentacoli per raccattare come nel pianeta tennis sono in grado di fare solo i due mostri inarrivabili, Djokovic e Nadal, qualsiasi palla gli passi sotto il naso. Ed effettivamente i guanti di sfida verso la rete del canadese hanno decisamente modificato la loro pericolosità nella ripresa, ma alla fine della fiera non hanno sortito l’effetto sperato come qualunque altra parte del tennis di Felix se non a sprazzi. Questo perché nella sua prima semifinale del 2023, il n. 9 al mondo ha lasciato negli spogliatoi quello che è il fiore all’occhiello del proprio gioco assieme all’ottimo servizio: il dritto.
Troppo spuntato ed impreciso con questo fondamentale, anche per merito di una versione scintillante dell’ex n. 1 ATP che è stata costantemente abile nello sgretolare le certezze avversarie con il suo tennis di logoramento e trincea, fisica e psicologica, e che ha fatto riemergere nella testa di Auger la sua appurata inferiorità matura nelle precedenti sfide, tutte vinte da Daniil: l’ultima delle quali la settimana scorsa nei quarti di Rotterdam. “La parte in mezzo alle orecchie” invece sorride a Med, oramai liberatosi completamente della scimmia di Melbourne e gonfio di una nuova consapevolezza di se stesso: frutto anche del fresco successo nel ‘500’ olandese, che con la finale raggiunta al Qatar ExxonMobil Open porta la striscia di imbattibilità ad otto vittorie. Ora lo attende la 29esima finale della carriera, tra lui è il diciassettesimo titolo ci sarà l’ostacolo dell’intramontabile Andy Murray.
IL MATCH – Si parte con il break a freddo a favore di Medvedev, che fin dal primo quindici della partita inizia a tessere la sua ragnatela prolungata sulla diagonale sinistra. Chiaramente più lo scambio si allunga, più il russo aumenta le proprie possibilità di intascarsi il punto; soprattutto se il palleggio da fondo si consuma sulla direttrice bimane andando così ad incocciare il miglior colpo dell’ex n. 1 al mondo.
Le difficoltà per Auger-Aliassime, poi, possono ulteriormente intensificarsi qualora le prime in campo del canadese non soddisfino i requisiti percentuali necessari per poter essere competitivo al cospetto della versione in fiducia che può attualmente mostrare il 27enne di Mosca dopo il recente trionfo in quel di Rotterdam.
Ed invece Felix approccia all’incontro mandando a bersaglio, nel game d’apertura della sfida, soltanto la metà dei primi servizi giocati e trasformandone unicamente uno. Dovendo quindi ricorrere alla seconda, ecco che si palesano in tutta la loro totalità i problemi a cui deve andare incontro il 22enne di Montreal quando si trova sprovvisto dell’arma d’inizio gioco: 0 punti sulle tre seconde e Daniil che si porta subito in vantaggio strappando il servizio avversario a 15.
Non poter contare sulla propria prima, sottrae inevitabilmente sicurezze al classe 2000 che al quel punto fisiologicamente si sente costretto a forzare qualcosa in più del solito. Perciò, di conseguenza, si innalza anche il numero delle imprecisioni e degli errori di misura: prima va fuori giri il dritto, in seguito pure il back di contenimento ed infine anche la volée.
Con il passare dei minuti, il n. 9 ATP torna a riacquistare la sua consueta solidità in battuta e questo permette al tennista di origini togolesi di poter tenere quantomeno con maggiore agio i propri turni di servizio. Tuttavia nello scambio, la superiorità del russo rimane sempre evidente e tangibile. Anzi, per certi versi la distanza tra i due protagonisti in campo diventa ancora più ampia con l’andare del set. Questo perché Felix non riesce a trascinare quasi mai il match sul proprio terreno di caccia prediletto. Il punto continua a dilungarsi eccessivamente, e anche in quei rari casi in cui è efficacie e puntuale nel girarsi per lasciare andare lo sventaglio di dritto; o provoca un mero solletico al dirimpettaio di campo, il quale si appoggia egregiamente sul peso di palla del più giovane rivale allungando così lo scambio fino a sfiancare Auger e portarlo all’errore, oppure proprio poiché si rende conto di non riuscire a sfondare e creare grattacapi a Daniil prova ad alzare sempre di più la potenza dei suoi colpi e questo alla lunga non fa che fare il gioco del moscovita.
In sostanza, dunque, Medvedev è padrone incontrastato dello scontro, dominante in ogni situazione tattica: chirurgico nello scegliere il momento opportuno per cambiare in lungolinea con il suo formidabile bimane, letale nell’anticipo in ribattuta, inossidabile da fondo con il suo gioco da logoramento altrui – mentale e fisico – che porta a snervare gli avversari con la propria imperante consistenza filante.
Dulcis in fundo, glaciale anche con il servizio non concedendo neanche le più piccole briciole al frastornato e quasi abbattuto FAA. Il campione dello US Open 2021 avrebbe persino la doppia palla break – per giunta consecutiva – per aumentare il divario nel punteggio e mettere di fatto in cassaforte il parziale, 15-40 sul 3-3. Ma il russo manca la ghiotta – e ripetuta – chance con però il canadese sostenuto nel momento del bisogno dalla dea bendata grazie ad un provvidenziale nastro di marca biancorossa. E cosa può mai accadere nel game successivo? Il semifinalista a Flushing Meadows di due anni orsono riporta lo score in parità. Lo sport del diavolo è così, se non mandi definitivamente al tappeto il tuo avversario; rischi che successivamente possa risorgere quando ormai sembrerebbe spacciato.
Un set che fin lì era stato in pieno controllo del russo, ora potrebbe all’improvviso avere un esito finale diverso da quello che appariva scontato fino a pochissimi istanti prima che maturasse il controbreak. Basti pensare che nei suoi primi tre turni di servizio la terza forza del torneo aveva concesso appena due punti. Daniil comunque non fa una piega, non va in escandescenza come sarebbe successo se le lancette del tempo lo avessero riportato indietro di qualche mese – quando l’incubo della rimonta subita da Rafa a Melbourne lo scorso anno era ancora pienamente ingombrante nella sua psiche. E’ assolutamente consapevole che deve “soltanto” ricalibrare la concentrazione dopo il blackout avuto, anche per merito di una qualità in risposta dell’avversario decisamente salita di livello, per riprendere le fila di una sfida che aveva condotto in porto tranquillamente fino ad un certo punto.
Per cui, al n. 8 della classifica mondiale basta – si fa per dire – ritornare a pattinare sul cemento qatariota e infilzare continuamente di passanti da ogni zona del campo il povero Felix, che dal canto suo prova invano ad attaccare a tutto campo proiettandosi verso la rete.
Il costante perforamento che subisce dalla linea di fondo, destabilizza nuovamente il nativo di Montreal che appena torna ad avere uno stato mentale confuso ed in perenne agonia inanella una serie impressionante di gratuiti di dritto, tutti persi in lunghezza o larghezza – il vero tallone d’Achille del suo match odierno -. Così viene servito sul piatto d’argento il nuovo allungo al moscovita, che questa volta non si fa pregare e archivia la frazione: 6-4 in 52 minuti, pur dovendo vivere un’ultimissima annosa curva visto e considerato che si ritrova sotto 15-30 nel decimo game anche per via di una splendida smorzata del canadese. Ma proprio sull’orlo di un nuovo contro-break, Medvedev torna a macinare il suo tennis intenso e lapidario: restituisce il favore con un altrettanto micidiale drop-shot e va ad incassare i dividenti di un parziale decisamente meritato.
Il riverbero mentale del finale di set si ripercuote anche sull’avvio della seconda partita. Auger accusa il colpo di aver mandato in frantumi un parziale riacciuffato anche con un pizzico di fortuna, continua incessantemente ad essere tradito dal dritto e a regalare doppi falli come cioccolatini il giorno di San Valentino. Lo strappo nell’aria si materializza sul 2-1, e addirittura Daniil – come gli era già capitato nel primo set, ma un game prima – si procura due occasioni consecutive di doppio break. Questa volta è sontuoso Felix, che mostrando grande carattere rimonta e si mantiene in scia. Non vuole mollare, fa vedere di possedere quella volontà ferrea propedeutica per rimanere in partita ed approfittare di un eventuale calo della testa di serie numero tre del tabellone per rimettersi in carreggiata.
Ebbene, il déjà vu è dietro l’angolo. Ad un “Maestro” delle Finals londinesi del 2020 in versione sciupone, risponde un allievo di Frédéric Fontang che quest’oggi sa giocare come sa solo quando deve inseguire nel punteggio. Equilibrio ristabilito, 3-3, mediante precisi attacchi lungo-riga di diritto ed una propensione alla rete, che al contrario della parte centrale o del frangente conclusivo della prima frazione, dove invece faceva trasparire un latente stato di impotenza, ora si rivela estremamente efficacie.
Dal settimo game sino all’undicesimo, i servizi si rivelano perfetti: ben tre turni vinti a zero e due a 15. Ma proprio ad un passo dal tie-break, sul 30-0 l’orso moscovita si distrae e rischia seriamente di compromettere il parziale: sul pari trenta, però, tira fuori dal cilindro una soluzione da campione mediante uno straordinario rovescio parallelo. Questa volta dunque non si sfugge, sarà dodicesimo game: i due si scambiano un mini-break tra settimo e ottavo punto. A mettere la freccia poi ci pensa Auger, che sul 5-4 fa il Medvedev e manda a referto uno spettacolare passante bimane in contro-balzo. Il russo però non ci sta, prima si aiuta con il servizio e successivamente cancella anche il secondo set point consecutivo materializzatosi sulla racchetta del canadese allungando lo scambio con freddezza disarmante per portare un esausto Felix a mandare lungo di metri il rovescio. Il 22enne nordamericano si guadagna anche un terzo set point, il secondo in risposta, ma è l’ennesimo diritto impreciso della sua partita a condannarlo. Perché, difatti, dopo tre set ball, il primo match point viene trasformato da Medvedev – ancora una volta per un’imprecisione forzata del canadese – che chiude i conti 9 punti a 7 dopo quasi due ore complessive di match.
IL TABELLONE DELL’ATP 250 DI DOHA
ATP
Roland Garros: Kokkinakis vince la maratona con Wawrinka, Tsitsipas avanza sul velluto
Una splendida partita tra l’australiano e l’elvetico vede Thanasi vittorioso dopo oltre 4 ore e mezza. Serve molto meno a Stefanos Tsitsipas per travolgere Carballes Baena

T. Kokkinakis b. S. Wawrinka 3-6 7-5 6-3 6-7(4) 6-3
Il cuore non basta. Stan Wawrinka perde un’emozionante maratona con Thanasi Kokkinakis (4 ore e 38 minuti), in una partita che avrebbe potuto significare per lui terzo turno, ma uno start disastroso di quinto set, dopo aver dato prova di una condizione fisica per certi versi inaspettata nei parziali precedenti, gli è costata la pelle. Per l’australiano, invece, finalmente un duello vinto alla distanza, pur con un gran “braccino” nel finale, dopo la beffa nello Slam di casa contro Andy Murray, e l’opportunità di giocarsi un ulteriore step in avanti con Khachanov o Albot.
L’equilibrio è il tratto distintivo dei primi giochi dell’incontro. Entrambi apprezzano scambiare da fondo e il match attraversa dunque una fase iniziale di studio. L’elvetico pare molto centrato e sembra aver recuperato dalle fatiche del debutto contro Ramos, limitando al minimo gli errori gratuiti e spostandosi agilmente sul rosso del Simonne-Mathieu. La partita scivola così sul sottile filo dell’equilibrio fino al 3-3, con i due tennisti attenti a non concedere nulla in battuta, ma è proprio negli ultimi tre giochi che Stan opera lo strappo decisivo. Tre games di fila e un break ottenuto grazie a un sanguinoso doppio fallo finale di Kokkinakis.
Ringalluzzito e forte del vantaggio di un set, Wawrinka comincia con il piede giusto anche nel secondo. Avrebbe infatti una palla break per mettere subito il naso avanti e, pur non sfruttandola, ha un’altra chance nel quinto game, quella buona per trovarsi avanti di un parziale e di un break, complice un altro doppio fallo decisivo del rivale. Sotto 4-2, Kokkinakis però reagisce, anche approfittando di un piccolo passaggio a vuoto dello svizzero e recupera il break di margine. Rimonta completata nel dodicesimo gioco quando, con un altro break, Thanasi evita addirittura il tie-break, non sbagliando più una palla e pareggiando i conti. 7-5 per lui e un set pari.
L’inerzia pare essersi spostata dalla parte di campo del n° 108 al mondo, che nel terzo sale subito sul 3-0 pesante – nonostante il singolo break – e non lascia più nulla al caso. Quello stesso break verrà infatti condotto fino in fondo dall’originario di Adelaide (6-3), per un vantaggio meritato di due set a uno a mettere spalle al muro il campione del Roland Garros 2015. Quest’ultimo, tuttavia, sembra avere ancora qualcosa da offrire – anche fisicamente – e combatte punto a punto nei primi games del quarto. Il problema vero per lui è la mancanza di concretezza nei punti chiave, come quando non capitalizza ben 5 palle break nel secondo game e altre quattro nel sesto. Si procede dunque senza scossoni fino al tie-break, e qui Kokkinakis inciampa a più riprese, commettendo tre errori gratuiti nei primi tre punti e non riprendendosi più (7-4 finale). Per la resa dei conti, serve dunque il quinto set.
I decibel del tifo pendono, e lo si percepisce dalle esultanze, decisamente dalla parte di Wawrinka, ma quest’ultimo, a differenza per esempio di quanto accaduto ieri sera a Monfils, non approfitta al massimo dell’ulteriore spinta del pubblico, incappando in un primo game di servizio disastroso, ceduto ai vantaggi e condito da due doppi falli. Un macigno nella testa di Stan, incapace per qualche minuto di riprendersi dal 3-0 iniziale e falloso come mai prima nel match. Un altro break, addirittura a -0, metterà una pesante pietra sulle sue speranze di approdare al terzo turno, per la gioia di Kokkinakis che, senza strafare e, anzi, lasciando per strada uno dei due break, conquista sfinito il terzo turno al quinto match point, con annessa esultanza gettandosi a terra.
S. Ofner b. [24] S. Korda 6-3 7-6(1) 6-4
Fabio Fognini conosce il suo avversario di terzo turno. Sarà l’austriaco Sebastian Ofner, uscito vittorioso da un match dominato contro la testa di serie n° 24, ovvero Sebastian Korda. Sembrava che quest’ultimo avesse ritrovato delle buone sensazioni essendosi sbarazzato all’esordio di McDonald, e invece si era trattato di un fuoco di paglia. Lo statunitense, dopo aver perso il primo set per 6-3, ha tenuto testa al rivale solo nel secondo, ma nel tie-break che ne è scaturito è stato dominato dall’avversario, racimolando solo un punto (7-1). Korda non aveva comunque concretizzato, suo malgrado, la chance di servire per il parziale sul 5-4. Nel terzo, invece, un solo break, nel nono game, ha definitivamente indirizzato l’incontro verso il più in basso in classifica dei due Sebastian, che eguaglia così il suo migliore risultato in uno Slam, ovvero il terzo turno di Wimbledon 2017, quando fu estromesso da Zverev.
D. Schwartzman b. N. Borges 7-6(3) 6-4 6-3
El Peque approda al terzo turno del Roland Garros, e non era così scontato visti i suoi recenti (non) risultati. Ma la rimonta al primo turno ai danni di Zapata Miralles potrebbe avergli ridato l’ispirazione, anche se serviranno altri match per constatarlo. Intanto, però, l’argentino si è aggiudicato piuttosto agevolmente il match con Nuno Borges, e per avanzare ancora dovrà però battere la testa di serie n° 5 Stefanos Tsitsipas.
[5] S. Tsitsipas b. R. Carballes Baena 6-3 7-6(4) 6-2 (Emmanuel Marian)
È bastata una prestazione perlopiù altalenante a Stefanos Tsitsipas per staccare il pass utile a garantirgli il viaggio al terzo turno del Roland Garros. In fase di analisi pre-match la questione era subito apparsa piuttosto chiara: Roberto Carballes Baena, il trentenne terraiolo canario avversario odierno del quinto favorito in gara, non sembrava avere armi nella propria faretra per metterlo in difficoltà. Troppo evidente la differenza di cilindrata; troppo più pesanti i colpi del greco; troppo leggero il servizio dello spagnolo, che in effetti mai è riuscito a prendere in mano il gioco perlomeno con i colpi d’inizio scambio. E in effetti è finita tre a zero in due ore e venti minuti, ma il tempo utile a portare a casa l’obbligatorio successo sarebbe potuto, ma anche dovuto, essere inferiore alle due ore, se Tsitsipas non fosse incappato in una di quelle orette horror che tante energie preziose gli hanno sottratto negli anni, specialmente negli esigenti Major.
Vinto con relativo agio il primo set grazie a due break al terzo e al nono game, entrambi sigillati da altrettanti erroracci con il dritto dello spagnolo, e salvata l’unica situazione di pericolo al servizio nel quarto gioco per merito di un passantone di rovescio, Tsitsipas si è ingarbugliato in una seconda frazione colma di sbavature, che pure si era più volte messa bene. Il finalista dell’edizione 2021 ha preso a litigare con il dritto (cinque non forzati con il fondamentale nei soli primi tre giochi del set) ridando speranze a un avversario sin lì sballottato alquanto. Per due volte avanti con i break ottenuti nel quarto e nel sesto game, Stefanos si è fatto riprendere altrettante volte. Simbolico per delineare lo stato di concentrazione del greco il gioco numero cinque, dal 15-30 con Tsitsi in battuta: lob difensivo di Carballes Baena in atterraggio nei pressi della riga; Tsitsipas passeggia all’indietro con l’atteggiamento di chi ritiene che la palla uscirà di cinque metri; palla che invece pizzica la riga. Il favoritissimo la chiama fuori, ostentando la sicurezza tipica di chi non è affatto convinto delle proprie ragioni, ma Louise Hengzell, giudice di sedia convenuta sul posto, conferma la chiamata. 15-40, quota per il doppio fallo successivo stracciata in lavagna: contro break. Nel nono gioco, per scialacquare il successivo vantaggio subito guadagnato, il greco ha preso a sparacchiare dalla parte destra, rimettendo dentro la partita Carballes, attore non protagonista sostanzialmente inerte.
Nel tie break, per sua fortuna, Tsitsipas ha cambiato passo e ritrovato il senno, comandando con piglio finalmente adeguato alla situazione e prolungando l’inerzia sino in fondo al set successivo, il terzo, dominato senza angosce. Pur gravato da una mole evitabile di errori marchiani, il greco ha finito per non rischiare granché, ma dovrà lustrare l’arsenale, se vorrà far strada al Bois-de-Boulogne. Carballes era sprovvisto di antidoto, ma già Vesely al primo turno aveva scoperchiato il vaso. Il prossimo round, contro Diego Schwartzman o Nuno Borges, potrebbe rivelarsi un’altra tappa di passaggio, ma nel corso della seconda settimana qualcuno, e molto presto, andrà a vedere le carte.
ATP
Roland Garros, Fognini si gode la vittoria: “Il mio tennis gira bene. Obiettivo seconda settimana”
Dopo il successo su Kubler il tabellone offre una grande opportunità a Fabio che però non vuole sottovalutare Ofner: “A questo punto chiunque affronti, gioca bene”

Sono passati meno di due mesi dall’infortunio accusato da Fabio Fognini nel match contro Cecchinato nel 250 dell’Estoril. Tutto sembrava andare male al ligure che si apprestava a lasciare la top 100 per la prima volta in quattordici anni. La stagione sul rosso, quella che lo ha portato a vincere un Masters 1000 e a raggiungere i quarti in uno Slam, era appesa a un filo pronto a spezzarsi definitivamente quando Fabio ha iniziato ad allenarsi al Foro italico: il suo fisico non dava risposte positive e l’azzurro era sul punto di rinunciare alla wild card riservatagli. Quando, però, nello sport si combinano talento e forza di volontà, le cose possono cambiare molto rapidamente e così oggi Fabio è al terzo turno del Roland Garros senza aver perso nemmeno un set (cosa che gli era successa solo altre quattro volte) e il tabellone lo ha ripagato con un abbinamento tutt’altro che sfavorevole. Sarà infatti il qualificato Ofner (n. 118) il suo prossimo avversario.
“Lo conosco poco, arriva dai Challenger – ha detto Fabio ai microfoni di Eurosport – so che è stato nei primi 100 ma poi si è fatto male. A questo punto chiunque affronti, gioca bene. Ora voglio semplicemente godermi la vittoria oggi e recuperare l’energia. Da domani penseremo all’austriaco”. Vietato sottovalutare un giocatore che ha già vinto cinque match (l’ultimo con la 24esima testa di serie Korda) tra qualificazioni e tabellone principale, ma è chiaro che l’occasione è ghiotta. L’ultimo ottavo di finale di Fabio al Roland Garros è infatti datato 2019: “Sto bene, il tennis gira bene. Sono di nuovo al terzo turno a Parigi. L’obiettivo è andare nella seconda settimana del mio Slam preferito”. Quando lo ha fatto, il ligure ha sempre regalato spettacolo: nel 2011 l’indimenticabile ed epico match contro Montanes vinto 11-9 al quinto set, nel 2018 un’altra maratona – questa persa – con Cilic e poi nel 2019 un’ottima prestazione contro Zverev. Quest’anno potrebbe essere sfida con Tstitsipas, ma meglio non correre troppo.
Nel frattempo, scenderà sui campi dello Slam parigino anche Flavia Pennetta che insieme a Francesca Schiavone cercherà di difendere il titolo nel doppio delle leggende: “Lei soffre molto a vedermi giocare da casa – ha scherzato Fabio – La prima cosa è sperare che non si faccia male, visto che non gioca da tempo. Poi l’obiettivo suo e di Francesca è semplicemente quello di divertirsi”.
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Roland Garros, Medvedev dopo l’eliminazione: “Ripenserò a questa partita per molto tempo. Contento sia finita la stagione su terra”
“Ci sono cose di questa superficie che non mi piaceranno mai” – dichiara Daniil Medvedev, già fuori dal Roland Garros. “Però la vittoria a Roma è stata straordinaria”

Daniil Medvedev, suo malgrado, ha regalato la sorpresa fin qui più grande del Roland Garros 2023. La sconfitta con Seyboth Wild, n° 172 ATP, per di più dopo che sembrava che il “mal di terra” gli fosse passato con il titolo romano, ha fatto scalpore tra gli appassionati, e c’era grande attesa per capire quello che avrebbe dichiarato il russo in conferenza stampa a fine match. E, come sempre, il n° 2 del mondo non le ha mandate a dire, soprattutto quando è tornato a parlare del suo rapporto con il rosso, stuzzicato ancora una volta dai giornalisti.
D. Daniil, non deve essere facile per te. Puoi riassumere però il match in poche parole?
DANIIL MEDVEDEV: “Partita difficile, non so cosa dire. Non la guarderò nuovamente in TV ma credo che Seyboth Wild abbia giocato bene, e io non credo di essermi espresso così male. Se continuerà a giocare così, credo possa arrivare entro la fine dell’anno nei primi 30. Spero che anche nei prossimi match disputi partite allo stesso livello, altrimenti ne rimarrei deluso e mi chiederei: perché ha giocato così bene proprio contro di me?”.
D. Sei sembrato infastidito nei confronti del pubblico in qualche momento. Qual era il tuo feeling?
DANIIL MEDVEDEV: “È andata bene. L’unico problema è stato quando ho chiesto alla giude di sedia di controllare una pallina che secondo me era molto vicina alla riga. Stavo discutendo con lei sul rimbalzo della palla e ho detto semplicemente al pubblico di zittirsi, perché non stavo dialogando con loro. Per il resto, nessuna criticità”.
D. È parso che tu abbia faticato ad adattarti al vento. È stato particolarmente difficile per te?
DANIIL MEDVEDEV: “È stato difficile, sì. È strano perché c’è lo stesso vento da 6 giorni a questa parte, cosa che non ho mai visto a Parigi. Ma è parte del gioco, sia quel che sia. Di certo, con queste palline pesanti, adattarsi al vento non è stato semplice. Penso che alcuni giocatori, come il mio rivale odierno, o come Alcaraz, o in parte come Tsitsipas hanno un grande vantaggio, perché possono creare potenza facilmente, cosa che io non posso fare. Il vento è certamente tra i motivi per cui ho perso”.
D. Eri scontento della tua attitudine nella fase finale della partita? Sembrava scuotessi la testa come se non fossi soddisfatto di qualcosa…
DANIIL MEDVEDEV: “Non direi che ci sia stato questo tipo di problema. Possiamo chiamare quel momento ‘me contro me stesso’. Niente a che vedere con l’attitudine. Penso di essermi battuto bene e di essere stato bene in campo fisicamente. Cioè, adesso mi sento un po’ stanco ma quando perdi il tuo corpo crolla più rapidamente verso il basso. Se avessi vinto non sarei così stanco ora. E anche mentalmente ho combattuto parecchio e sicuramente sono molto dispiaciuto per il risultato. Penserò per una settimana a questo match, ma al momento non ricordo di aver fatto nulla di così sbagliato, a parte i doppi falli causati dal vento”.
D. Quando giochi contro qualcuno più in basso di te in classifica, ma che si sta esprimendo splendidamente, pensi che prima o poi il livello si possa bassare oppure no? Ti ha sorpreso il fatto che non sia successo?
DANIIL MEDVEDEV: “Beh, lui è calato solo un set e ne ho approfittato. Ha fatto qualche errore nel tie-break del secondo, ma in generale ribadisco che ha giocato in modo ottimale, forse leggermente aiutato da qualche mio errore. Ha vinto lo US Open Junior, se non sbaglio, quindi sa giocare a tennis. È solo che la sua vita potrebbe essere molto migliore se giocasse sempre così. Più soldi e più sponsor, oltre a titoli importanti. Ma non deve giocare così solo sullo Chatrier, bensì su diversi campi e in diversi contesti. Credo sia capace di farlo, ma vedremo in futuro”.
D. Probabilmente il risultato di oggi mette fine alla tua stagione su terra nel 2023. Come descriveresti il tuo rapporto con la terra battuta fino ad ora?
DANIIL MEDVEDEV: “Non è cambiato il fatto che ogni volta che finisce la stagione su terra sono contento. Sono contento e ancora contento. Non mi importa a che livello del torneo io arrivi, l’importante è che finisca. Sono contento perché c’era vento, il campo era secco, e mi è entrata la terra in bocca già nel terzo gioco. Tutte cose che non mi piacciono. Non so se ad altri piaccia mangiare la terra, averla nelle borse, nelle scarpe, nelle calze. Devi buttare tutto in pattumiera alla fine della stagione. A me questo non piace. Avrò un periodo di stacco e di questo sono felice, perché devo ritrovare buona sensazioni. Un po’ di relax nei prossimi giorni, starò un po’ a Parigi, anche se c’è la terra (sorride, ndr)”.
D. Quanto sei contento di giocare invece sull’erba ora? Cosa ti aspetti dal pubblico per il fatto che lo scorso anno russi e bielorussi sono stati estromessi da Wimbledon e quest’anno riammessi?
DANIIL MEDVEDEV: “Sai, non possiamo controllare queste cose. Se le persone decidono di essere dure, non possiamo farci molto. Se invece saranno carine, meglio. Prima di Wimbledon vorrei andare ad Halle, dove ho giocato bene lo scorso anno, ma poi chiaramente sono entusiasmato dal poter andare a Wimbledon. Non posso dire che ami l’erba, ma sicuramente la preferisco alla terra. Cercherò di fare meglio ai Championships rispetto alle annate passate”.
D. Tornando per un instante alla domanda sul tuo rapporto con la terra rossa, ci hai detto che sei contento sia finita questa stagione, ma hai fatto uno step di apprezzamento in più dopo la vittoria a Roma?
DANIIL MEDVEDEV: “Certo, questo al 100%. E ripeto che nel match di oggi ho giocato bene. Ci ho provato, perlomeno. Ho sentito di aver fatto quello che potevo, semplicemente non sono riuscito a vincere contro un avversario che ha giocato bene. Ma Roma è stata incredibile, perché non avrei mai pensato di vincere nemmeno un torneo su terra, figuriamoci un Masters 1000. L’anno prossimo potrei essere ancora più motivato nel migliorare i successi di quest’anno”.