ATP Doha: un Medvedev consapevole della sua forza supera una versione imprecisa di Auger-Aliassime

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ATP Doha: un Medvedev consapevole della sua forza supera una versione imprecisa di Auger-Aliassime

Felix Auger-Aliassime non sfrutta tre set point nel tie-break del secondo parziale, per Daniil Medvedev l’ottava vittoria consecutiva che gli frutta la 29a finale della carriera

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Daniil Medvedev - Rotterdam 2023 (foto Twitter @atptour)
 

[3] D. Medvedev b. [2] F. Auger-Aliassime 6-4 7-6(7)

Felix Auger-Alissime avrà pensato subendo la pioggia di passanti del pattinatore russo Daniil Medvedev, durante il primo set del loro sesto confronto diretto, che “non può piovere per sempre” e che prima o poi il polpo moscovita avrebbe smarrito l’efficacia nei suoi tentacoli per raccattare come nel pianeta tennis sono in grado di fare solo i due mostri inarrivabili, Djokovic e Nadal, qualsiasi palla gli passi sotto il naso. Ed effettivamente i guanti di sfida verso la rete del canadese hanno decisamente modificato la loro pericolosità nella ripresa, ma alla fine della fiera non hanno sortito l’effetto sperato come qualunque altra parte del tennis di Felix se non a sprazzi. Questo perché nella sua prima semifinale del 2023, il n. 9 al mondo ha lasciato negli spogliatoi quello che è il fiore all’occhiello del proprio gioco assieme all’ottimo servizio: il dritto.

Troppo spuntato ed impreciso con questo fondamentale, anche per merito di una versione scintillante dell’ex n. 1 ATP che è stata costantemente abile nello sgretolare le certezze avversarie con il suo tennis di logoramento e trincea, fisica e psicologica, e che ha fatto riemergere nella testa di Auger la sua appurata inferiorità matura nelle precedenti sfide, tutte vinte da Daniil: l’ultima delle quali la settimana scorsa nei quarti di Rotterdam. “La parte in mezzo alle orecchie” invece sorride a Med, oramai liberatosi completamente della scimmia di Melbourne e gonfio di una nuova consapevolezza di se stesso: frutto anche del fresco successo nel ‘500’ olandese, che con la finale raggiunta al Qatar ExxonMobil Open porta la striscia di imbattibilità ad otto vittorie. Ora lo attende la 29esima finale della carriera, tra lui è il diciassettesimo titolo ci sarà l’ostacolo dell’intramontabile Andy Murray.

IL MATCH – Si parte con il break a freddo a favore di Medvedev, che fin dal primo quindici della partita inizia a tessere la sua ragnatela prolungata sulla diagonale sinistra. Chiaramente più lo scambio si allunga, più il russo aumenta le proprie possibilità di intascarsi il punto; soprattutto se il palleggio da fondo si consuma sulla direttrice bimane andando così ad incocciare il miglior colpo dell’ex n. 1 al mondo.

Le difficoltà per Auger-Aliassime, poi, possono ulteriormente intensificarsi qualora le prime in campo del canadese non soddisfino i requisiti percentuali necessari per poter essere competitivo al cospetto della versione in fiducia che può attualmente mostrare il 27enne di Mosca dopo il recente trionfo in quel di Rotterdam.

Ed invece Felix approccia all’incontro mandando a bersaglio, nel game d’apertura della sfida, soltanto la metà dei primi servizi giocati e trasformandone unicamente uno. Dovendo quindi ricorrere alla seconda, ecco che si palesano in tutta la loro totalità i problemi a cui deve andare incontro il 22enne di Montreal quando si trova sprovvisto dell’arma d’inizio gioco: 0 punti sulle tre seconde e Daniil che si porta subito in vantaggio strappando il servizio avversario a 15.

Non poter contare sulla propria prima, sottrae inevitabilmente sicurezze al classe 2000 che al quel punto fisiologicamente si sente costretto a forzare qualcosa in più del solito. Perciò, di conseguenza, si innalza anche il numero delle imprecisioni e degli errori di misura: prima va fuori giri il dritto, in seguito pure il back di contenimento ed infine anche la volée.

Con il passare dei minuti, il n. 9 ATP torna a riacquistare la sua consueta solidità in battuta e questo permette al tennista di origini togolesi di poter tenere quantomeno con maggiore agio i propri turni di servizio. Tuttavia nello scambio, la superiorità del russo rimane sempre evidente e tangibile. Anzi, per certi versi la distanza tra i due protagonisti in campo diventa ancora più ampia con l’andare del set. Questo perché Felix non riesce a trascinare quasi mai il match sul proprio terreno di caccia prediletto. Il punto continua a dilungarsi eccessivamente, e anche in quei rari casi in cui è efficacie e puntuale nel girarsi per lasciare andare lo sventaglio di dritto; o provoca un mero solletico al dirimpettaio di campo, il quale si appoggia egregiamente sul peso di palla del più giovane rivale allungando così lo scambio fino a sfiancare Auger e portarlo all’errore, oppure proprio poiché si rende conto di non riuscire a sfondare e creare grattacapi a Daniil prova ad alzare sempre di più la potenza dei suoi colpi e questo alla lunga non fa che fare il gioco del moscovita.

In sostanza, dunque, Medvedev è padrone incontrastato dello scontro, dominante in ogni situazione tattica: chirurgico nello scegliere il momento opportuno per cambiare in lungolinea con il suo formidabile bimane, letale nell’anticipo in ribattuta, inossidabile da fondo con il suo gioco da logoramento altrui – mentale e fisico – che porta a snervare gli avversari con la propria imperante consistenza filante.

Dulcis in fundo, glaciale anche con il servizio non concedendo neanche le più piccole briciole al frastornato e quasi abbattuto FAA. Il campione dello US Open 2021 avrebbe persino la doppia palla break – per giunta consecutiva – per aumentare il divario nel punteggio e mettere di fatto in cassaforte il parziale, 15-40 sul 3-3. Ma il russo manca la ghiotta – e ripetuta – chance con però il canadese sostenuto nel momento del bisogno dalla dea bendata grazie ad un provvidenziale nastro di marca biancorossa. E cosa può mai accadere nel game successivo? Il semifinalista a Flushing Meadows di due anni orsono riporta lo score in parità. Lo sport del diavolo è così, se non mandi definitivamente al tappeto il tuo avversario; rischi che successivamente possa risorgere quando ormai sembrerebbe spacciato.

Un set che fin lì era stato in pieno controllo del russo, ora potrebbe all’improvviso avere un esito finale diverso da quello che appariva scontato fino a pochissimi istanti prima che maturasse il controbreak. Basti pensare che nei suoi primi tre turni di servizio la terza forza del torneo aveva concesso appena due punti. Daniil comunque non fa una piega, non va in escandescenza come sarebbe successo se le lancette del tempo lo avessero riportato indietro di qualche mese – quando l’incubo della rimonta subita da Rafa a Melbourne lo scorso anno era ancora pienamente ingombrante nella sua psiche. E’ assolutamente consapevole che deve “soltanto” ricalibrare la concentrazione dopo il blackout avuto, anche per merito di una qualità in risposta dell’avversario decisamente salita di livello, per riprendere le fila di una sfida che aveva condotto in porto tranquillamente fino ad un certo punto.

Per cui, al n. 8 della classifica mondiale basta – si fa per dire – ritornare a pattinare sul cemento qatariota e infilzare continuamente di passanti da ogni zona del campo il povero Felix, che dal canto suo prova invano ad attaccare a tutto campo proiettandosi verso la rete.

Il costante perforamento che subisce dalla linea di fondo, destabilizza nuovamente il nativo di Montreal che appena torna ad avere uno stato mentale confuso ed in perenne agonia inanella una serie impressionante di gratuiti di dritto, tutti persi in lunghezza o larghezza – il vero tallone d’Achille del suo match odierno -. Così viene servito sul piatto d’argento il nuovo allungo al moscovita, che questa volta non si fa pregare e archivia la frazione: 6-4 in 52 minuti, pur dovendo vivere un’ultimissima annosa curva visto e considerato che si ritrova sotto 15-30 nel decimo game anche per via di una splendida smorzata del canadese. Ma proprio sull’orlo di un nuovo contro-break, Medvedev torna a macinare il suo tennis intenso e lapidario: restituisce il favore con un altrettanto micidiale drop-shot e va ad incassare i dividenti di un parziale decisamente meritato.

Il riverbero mentale del finale di set si ripercuote anche sull’avvio della seconda partita. Auger accusa il colpo di aver mandato in frantumi un parziale riacciuffato anche con un pizzico di fortuna, continua incessantemente ad essere tradito dal dritto e a regalare doppi falli come cioccolatini il giorno di San Valentino. Lo strappo nell’aria si materializza sul 2-1, e addirittura Daniil – come gli era già capitato nel primo set, ma un game prima – si procura due occasioni consecutive di doppio break. Questa volta è sontuoso Felix, che mostrando grande carattere rimonta e si mantiene in scia. Non vuole mollare, fa vedere di possedere quella volontà ferrea propedeutica per rimanere in partita ed approfittare di un eventuale calo della testa di serie numero tre del tabellone per rimettersi in carreggiata.

Ebbene, il déjà vu è dietro l’angolo. Ad un “Maestro” delle Finals londinesi del 2020 in versione sciupone, risponde un allievo di Frédéric Fontang che quest’oggi sa giocare come sa solo quando deve inseguire nel punteggio. Equilibrio ristabilito, 3-3, mediante precisi attacchi lungo-riga di diritto ed una propensione alla rete, che al contrario della parte centrale o del frangente conclusivo della prima frazione, dove invece faceva trasparire un latente stato di impotenza, ora si rivela estremamente efficacie.

Dal settimo game sino all’undicesimo, i servizi si rivelano perfetti: ben tre turni vinti a zero e due a 15. Ma proprio ad un passo dal tie-break, sul 30-0 l’orso moscovita si distrae e rischia seriamente di compromettere il parziale: sul pari trenta, però, tira fuori dal cilindro una soluzione da campione mediante uno straordinario rovescio parallelo. Questa volta dunque non si sfugge, sarà dodicesimo game: i due si scambiano un mini-break tra settimo e ottavo punto. A mettere la freccia poi ci pensa Auger, che sul 5-4 fa il Medvedev e manda a referto uno spettacolare passante bimane in contro-balzo. Il russo però non ci sta, prima si aiuta con il servizio e successivamente cancella anche il secondo set point consecutivo materializzatosi sulla racchetta del canadese allungando lo scambio con freddezza disarmante per portare un esausto Felix a mandare lungo di metri il rovescio. Il 22enne nordamericano si guadagna anche un terzo set point, il secondo in risposta, ma è l’ennesimo diritto impreciso della sua partita a condannarlo. Perché, difatti, dopo tre set ball, il primo match point viene trasformato da Medvedev – ancora una volta per un’imprecisione forzata del canadese – che chiude i conti 9 punti a 7 dopo quasi due ore complessive di match.

IL TABELLONE DELL’ATP 250 DI DOHA

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