ATP Montecarlo, Djokovic: “Gakhov davvero bravo, io sul rosso ho bisogno di più tempo e match per crescere”

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ATP Montecarlo, Djokovic: “Gakhov davvero bravo, io sul rosso ho bisogno di più tempo e match per crescere”

L’asso serbo racconta dei fattori che hanno influenzato il suo inizio non brillante: “sapevo ben poco del mio rivale di oggi”

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Novak Djokovic torna al tennis giocato al Rolex Montecarlo Masters, dopo la sconfitta di inizio marzo in finale a Dubai contro Medvedev. Per lui nel consueto e rapido botta e risposta con i giornalisti buone sensazioni e la conferma di dover giocare ancora diversi match per raggiungere il livello desiderato.

Sono contento” – esordisce in sala stampa – “di cominciare la stagione sulla terra rossa con una vittoria contro un avversario di cui non sapevo molto sinceramente, prima di oggi. Ho solo visto un po’ del video della sua prima vittoria di ieri. Sapevo che gioca con la sinistra e non mi alleno con mancini da qualche settimana. Così mi ci sono voluti degli aggiustamenti alla risposta e per capire come gestire il suo top spin di dritto.

È davvero un buon giocatore; Ha un gioco atipico per un russo ma so che si è allenato e ha vissuto in Spagna per un lungo periodo ed ecco perché gioca bene su questa superficie. Riconosco che ha giocato davvero al meglio nel primo set. Io non ho giocato bene nel primo set mentre il secondo è andato meglio. Ho raggiunto il livello che volevo raggiungere e ho terminato come desideravo”.

D: Ci è tornato alla mente il match che avevi perso l’anno scorso al primo turno con Davidovich. Allora hai perso, quest’anno hai vinto in due set. Ti stai abituando a questi momenti di stop? Li stai affrontando meglio, trovando soluzioni per vincere?

Come sapete” – risponde Djokovic – “la terra rossa e per me la superficie più difficile cui adattarmi. Storicamente ho bisogno di una o due settimane di tornei per iniziare a giocare come voglio. E quest’anno è ancora così. Anche se mi sono allenato bene per tre settimane, giocare un match è sempre diverso. Oggi c’era molto vento sul campo e non era facile trovare il ritmo e incontrare bene la pallina; poi giocare con un mancino, con un giocatore che non aveva molto da perdere. Sono tutti condizionamenti quando sei sul campo”.

D: Secondo te perché ti ci vuole così tanto per adattarti al rosso?

Non lo so, è il mio gioco. Magari per qualcuno è più naturale trovare il giusto feeling con queste superficie. Io ho bisogno di più tempo. In ogni caso la mia mentalità è sempre stata quella di cercare di migliorarmi ogni anno. Di avere sempre i giusti obiettivi su cui lavorare per migliorare il mio gioco e le sensazioni sul campo. Sulla terra battuta ci vuole qualcosa in più: ho bisogno di giocare partite. Allenarmi è importante ma niente aiuta come giocare un match ufficiale. Spero di giocare quanti più incontri possibile questa settimana”.

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