ATP Montecarlo, il flusso di emozioni di Rublev: "Ho sempre pensato che il duro lavoro avrebbe pagato. Finalmente ce l'ho fatta"

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ATP Montecarlo, il flusso di emozioni di Rublev: “Ho sempre pensato che il duro lavoro avrebbe pagato. Finalmente ce l’ho fatta”

Non manca il tributo all’allenatore Fernando Vicente: “Con lui ho capito che la cosa migliore è essere sé stessi, non importa se non piaci a qualcuno”

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Andrey Rublev - Montecarlo 2023 (foto Twitter @citiopen)
 

La finale di un Masters 1000 come Montecarlo è già di per sé uno degli highlights della stagione tennistica. La vittoria di Rublev, però, forse aggiunge qualcosa, le conferisce sfaccettature emotive che meritano di essere sottolineate al pari di quelle prettamente tecniche. La carriera del russo ha toccato oggi il suo punto più alto e nulla vieta che possano esserci ulteriori gradini da scalare. Nel frattempo, comunque, c’è da rendere onore a uno dei giocatori più timidi e probabilmente anche più fragili dell’intero circuito maschile. Andrey non ha mai nascosto i suoi limiti, a volte la mancanza di spavalderia forse lo ha bloccato, ma oggi possiamo dire che il fatto di aver riconosciuto le proprie debolezze gli ha permesso di lavorarci su e di costruirci attorno questo successo.

Non ho mai pensato che non ce l’avrei fatta. Ho sempre creduto che se avessi fatto le cose giuste fuori dal campo, allenandomi, avrei avuto la possibilità di vincere anche i grandi titoli. Non sapevo quando sarebbe successo, quest’anno, l’anno scorso, due anni fa. Alla fine è successo qui, in questo torneo storico”. Così si è espresso il neo-campione 1000 nella conferenza stampa post-partita, dopo aver fatto trasparire tutte le sue emozioni già nel discorso durante la cerimonia di premiazione in campo. Lì, in balia del proprio stato emotivo, ha confuso la principessa Charlene con la presidentessa della Federazione monegasca. Ma come si fa a non perdonarlo?

Qui di seguito le altre sue parole in sala stampa, in risposta alle domande dei giornalisti presenti, tra cui anche il nostro direttore Ubaldo Scanagatta.

D: Andrey, congratulazioni. Come ci si sente a essere un campione Masters 1000?

RUBLEV: Fantastico. Una sensazione fantastica, dopo aver lottato così tanto per vincere il primo Masters 1000, dopo aver perso in finale, in semifinale o anche prima. Finalmente ce l’ho fatta. È un piacere entrare a far parte della storia di questo torneo. Vincere una partita come questa, dopo essere stato sotto 4-1, con palla per il 5-1, è davvero come in una favola.

D: Prima di quel punto sul 4-1, ti sei anche toccato la schiena.

RUBLEV: Sì, ho iniziato a sentire un dolore muscolare nella parte bassa della schiena. Ma poi mi sono detto: ‘Più pensi, peggio è, perché la parte mentale è molto importante. Se pensi al problema, sembra che sia grave il doppio’. Così ho cercato di calmarmi e di non prestare attenzione. Poi il dolore è passato, non è stato niente di speciale.

D: Prima del tuo primo match point, cosa ti è passato per la testa?

RUBLEV: Stavo pensando prima di tutto quanto fosse strano essere sul 40-0 (sorride, ndr), e poi mi sono detto ‘vai e basta, non pensare, vai a prendere il punto e basta’. Così è stato.

D: Il pubblico sembra essersi scaldato con te, sembra conoscerti meglio. L’immagine che si è formata di te tra gli appassionati è quella di un bravo ragazzo. Te ne sei accorto? Ti abbiamo visto durante la settimana mentre la gente cantava il tuo nome e tutto il resto. Come vedi il rapporto che hai con il pubblico?

RUBLEV: Non lo so ad essere sincero. Prima di tutto, non so se sono un bravo ragazzo o meno, perché nessuno è perfetto. Posso dire che nella mia vita ho fatto molti errori, ho ferito molte persone, la mia famiglia, i miei cari. Sì, quindi non sono buono o cattivo, credo, ma avere questo sostegno significa che sicuramente posso essere una persona migliore e che posso lavorarci su, migliorare e cercare di condividere il tutto con gli altri. Sono davvero molto grato di avere questo sostegno, perché non è facile guadagnarsi i favori del pubblico. Ho avuto questo supporto questa settimana e quelle precedenti, inizio a sentirlo sempre di più. Voglio ringraziare ogni singola persona.

UBALDO SCANAGATTA: Che tu sia una persona buona o cattiva, all’inizio eri timido quando venivi in sala stampa. Vicente, il tuo allenatore, che è molto simpatico e scherza sempre, ti ha aiutato a diventare più estroverso e a parlare con noi?

RUBLEV: Direi che sicuramente ha fatto un grande lavoro su di me, perché ora sono molto più aperto, ma non lo abbiamo fatto per la stampa o altro. Ho semplicemente imparato da lui ad essere me stesso. Questa è la cosa più importante. Non importa dove sei o cosa stai facendo. Naturalmente all’inizio era tutto nuovo per me ed ero timido. Non volevo aprirmi, perché non sapevo se sarei piaciuto o meno. Ma con Fernando (Vicente, ndr) ho capito che la cosa migliore è essere se stessi. Non importa se non piaci a qualcuno.

UBALDO SCANAGATTA: Oggi con 19 breakpoint hai fatto 6 break. Quanto è stato stressante giocare tutti quei punti importanti? E poi hai detto che finalmente hai vinto un 1000. Il prossimo sogno è vincere uno Slam?

RUBLEV: In quei momenti, come in ogni partita quando hai un breakpoint, se sei troppo sotto pressione, ti senti stressato, vuoi farlo a tutti i costi, oppure vuoi brekkare per sentirti più tranquillo dopo. A volte ci si riesce subito. A volte ci vuole tempo. Ma oggi ho gestito molto bene le mie emozioni.

Per quanto riguarda la seconda domanda, non lo so. L’obiettivo è sempre lo stesso. Come ho detto prima di Montecarlo, sto facendo cose molto buone durante gli allenamenti. Mi piace il modo in cui sto lavorando con la mia nuova squadra per quanto riguarda l’aspetto fisico, i trattamenti, la parte tecnica e quella mentale. Sento che questa è la strada giusta. Sento di poter migliorare. L’obiettivo è sempre quello di lavorare duramente nella direzione giusta che sto seguendo e cercare di migliorare il più possibile finché posso.

Qua il commento a caldo del direttore sulla finale di Monte Carlo: guarda “Il punto di Ubaldo” su Instagram:

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