Kyrgios: "Djokovic non riceve il credito che merita. Federer il più difficile da affrontare"

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Kyrgios: “Djokovic non riceve il credito che merita. Federer il più difficile da affrontare”

“Non ho intenzione di mettermi fretta, rientrerò quando sarò al 60, 70%” così Nick Kyrgios al podcast di Mike Tyson

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Nick Kyrgios - US Open 2022 (foto Twitter @atptour)
 

Nick Kyrgios è lontano dalle competizioni dallo scorso 13 giugno, quasi quattro mesi di totale astinenza dagli incontri ufficiali del Tour: l’ultimo match disputato dal 28enne australiano è infatti il primo turno dell’ATP 250 di Stoccarda – sconfitto dal cinese Wu 7-5 6-3 – nonché l’unica partita in assoluto che ha visto protagonista il nativo di Canberra nell’intero 2023.

Dopo gli infortuni rimediati al ginocchio sinistro – con tanto di chirurgia in artroscopia per rimuovere la ciste che si era formata nel menisco laterale – ed in seguito al polso che ne stanno tormentando il fisico senza tregua, l’ex n. 13 ATP non è stato finora ancora in grado di poter fissare la data di rientro nel circuito. In merito alle sue attuali condizioni fisiche, ma successivamente spaziando anche tra la propria vita privata e la carriera da tennista, l’attuale n. 470 del ranking ha concesso un’intervista al Podcast Hotboxin’ che vede la partecipazione fra i conduttori dell’ex grande campione dei pesi massimi Mike Tyson.

Sul percorso di recupero

“Lo scorso anno stavo giocando una delle migliori stagioni della mia carriera ed ero pronto per l’Australian Open ma ad un tratto ho avvertito dolore al ginocchio come se ci fosse del liquido all’esterno della gamba, quindi ho compreso che qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto. Sono stato perciò costretto ad operarmi e da quel momento è cominciata la fase di recupero. Quando cerchi di rientrare da un infortunio e te ne capita un altro, peraltro al polso, c’è poco da fare; devi accettare la situazione e prenderti il tempo di cui necessiti. Sono ormai 10 anni che sono nel circuito e non ho intenzione di mettermi fretta. Rientrerò quando sarò al 60, 70%. Perché tanto quand’è stata l’ultima volta che noi atleti ci siamo sentiti al 100%?.

Il successo contro Federer al Masters 1000 di Madrid del 2015

Penso che la vittoria più memorabile della mia carriera l’abbia messa a segno probabilmente quando riuscì a battere Roger Federer per la prima volta, accadde al secondo turno di Madrid 2015vittoria in rimonta per il tennista aussie, (2)6-7 7-6(5) 7-6(12) con ben tre match point annullati allo svizzero – . Purtroppo mi trovai nella condizione di non poter festeggiare molto, poiché il giorno dopo dovevo giocare nuovamente. Avevo solo 19 anni e di conseguenza non facevo ancora parte della grande scena del tennis mondiale“.

Le nottate passate nei Pub prima di giocare, come accadde a Wimbledon 2019

Ci sono state notti che letteralmente trascorrevo nei Pub fino alle quattro del mattino nonostante l’indomani avrei dovuto scendere in campo, ad esempio è successo prima di giocare contro Rafa [Nadal, ndr] a Wimbledon nel 2019 – nei trentaduesimi di finale, 6-3 3-6 7-7 7-6 lo score a favore dello spagnolo –. Il mio vecchio agente ha dovuto trascinarmi fuori dal pub con la forza. Quella partita ovviamente la persi anche se al termine di una durissima battaglia durata quattro set, ma naturalmente sono consapevole che se fossi andato a dormire alle undici di sera ciò mi avrebbe sicuramente aiutato (sorridendo)“.

Djokovic, il più grande di sempre

È il più grande di tutti i tempi, ha 24 Slam in bacheca e penso che ne vincerà quantomeno un altro paio. È pazzesco. Tuttavia credo che non ricevi il credito che meriti“.

Sugli altri due membri del Big Three

Contro Nadal mi ci sono trovato molto bene ogni volta, avendo ottenuto tanti successi, ciononostante mi ha comunque sconfitto in diverse occasioni. Federer, invece, in campo aveva la capacità rara di farti realmente sentire male, provavi un vero e proprio senso di sconforto quando ti ritrovavi ad affrontarlo. Inoltre contro di lui vi era sempre anche un ulteriore ostacolo da dover superare, non importava in quale parte del mondo lo fronteggiavi; lui avrebbe sempre goduto del tifo degli appassionati. Giocare contro di lui in Europa, America o in Australia… era la stessa identica cosa. Tutti volevano che a vincere fosse sempre e comunque Federer. Dunque sono fermamente convinto che Novak sia il migliore di tutti i tempi, ma allo stesso tempo credo altresì che Federer sia stato indubbiamente il più difficile da affrontare. Roger aveva qualcosa di speciale che nessun altro possedeva, era estremamente aggressivo e non ti lasciava il minimo spazio per respirare“.

Il paragone con Dennis Rodman

E’ fantastico essere accostati ad una star ed un campione di questo calibro. Non è difatti un segreto che i miei atleti preferiti, a cui ho sempre cercato di ispirarmi, siano Allen Iverson e Dennis Rodman, che sono diventati quello che sono seguendo solamente la loro strada e il loro modo di essere senza scimmiottare qualcun’ altro o omologarsi alla massa dei giocati NBA della loro rispettiva epoca. Per cui, per me non può che essere un grandissimo onore essere paragonato a Rodman. Dennis è stato uno sportivo completamente a suo agio con se stesso, che ha scelto di giocare il basket che lui voleva perché non gli è mai interessato cosa avrebbero pensato gli altri delle sue azioni. Ed è per queste sue peculiarità che lo ammiro tantissimo“.

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