ATP Parigi-Bercy, Tsitsipas: “Sto andando più spesso a rete e voglio continuare così”

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ATP Parigi-Bercy, Tsitsipas: “Sto andando più spesso a rete e voglio continuare così”

Messa a segno la vittoria n. 300 in carriera, Stefanos Tsitsipas parla del periodo negativo da cui sta uscendo, del rovescio a una mano, dell’importanza di avere suo padre nel box

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Stefanos Tsitsipas – ATP Vienna 2023 (foto via Twitter @atptour)
 

Partito forte in Australia vincendo tutti i match in United Cup e con la finale di Melbourne, Stefanos Tsitsipas ha avuto un deludente Sunshine Double seguito da risultati positivi ma probabilmente sotto le aspettative sulla terra battuta. Poi, a parte l’acuto di Los Cabos, un periodo decisamente negativo, fino a ritrovare almeno in parte sé stesso in quest’ultima parte di stagione. Proprio da questo punto cominciano le domande dopo la vittoria su Karen Khachanov che lo proietta in semifinale al Rolex Paris Masters,

D. Appena è iniziata la stagione indoor, i tuoi risultati sono migliorati, come lo spieghi?

“Non stavo giocando bene prima, non mi allenavo tanto e non avevo la giusta mentalità. Ho fatto alcuni cambiamenti nella squadra e nell’equipaggiamento. Mi pare uno di quei periodi in cui ti alleni molto. Non cerchi troppe soluzioni e risposte, ma lavori sui tuoi punti di forza.”

D. Contro Dimitrov sarà una sfida tra due dei più bei rovesci a una mano. Ripensando al concetto originario del tuo gioco, è stata più una scelta legata alla tua personalità, alla bellezza, all’estetica, all’aggressività…? Piuttosto che un più concreto rovescio bimane.

“Consideri concreto il rovescio a due mani?”

D. Novak…

“Ok, ma prima di lui nessun serbo giocava a due mani.”

D. Bozoljac

“Vero. Con Novak, puoi vedere quanto efficace sia quel colpo. Ma per me il rovescio a una mano è sempre stato un classico, lo vedevo in TV. Lo aveva Sampras, uno dei miei tennisti preferiti. L’ho scelto a otto o nove anni, però mi ricordo il giorno. Uno dei coach è venuto in campo dicendomi, Stef, deciditi, non puoi cambiare ogni giorno. Tornando a casa con mio padre, gli ho detto, vado con il rovescio bimane. Il giorno dopo sono passato a una mano e lì sono rimasto (risate). Non penso che il bimane mi starebbe bene. Riesci a immaginarmi con quel colpo? Difficile, eh?”

D. A proposito dei cambiamenti, nel periodo senza tuo padre al seguito ti sentivi un po’ perduto?

“Avere una rete di sicurezza è molto importante quando sei in tour. Avere le persone con le quali hai iniziato il viaggio, che forse riconoscono i tuoi talenti, i punti di forza più di chiunque altro. Allontanarli per un po’ può provocare qualche incertezza, forse dei dubbi, ce la posso fare da solo? Un po’ come la vita adulta, è importante fare da soli i propri passi per crescere, non come tennista ma come persona. La capacità di mio padre è di entrare in campo e ‘aggiustarmi’ se qualcosa non va. Non mi sembra che sia lo stessi con altri allenatori, questo è il punto.”

D. Prendere la rete è qualcosa che intendi fare più spesso?

“Sì, lo sto facendo e voglio continuare così.”

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