Paolini, Mensik, Fonseca, Cinà e non solo: la settimana delle prime volte

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Paolini, Mensik, Fonseca, Cinà e non solo: la settimana delle prime volte

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Joao Fonseca - ATP Rio 2024 (X @atptour)
Joao Fonseca - ATP Rio 2024 (X @atptour)
 

Una settimana di prime volte, quella tennistica appena conclusa. Anzi, la settimana stessa è stata la prima – la prima di sempre senza un tennista dal rovescio a una mano in top 10. Come preoccupa la perdita di biodiversità, così dovrebbe essere motivo di inquietudine per tutti l’omologazione nel tennis, sia che ci si lasci sopraffare dalla visione dei gesti monomani da Stan Wawrinka a Lorenzo Musetti, sia che non si abbia gusto estetico. Ma non tutte le novità vengono per nuocere (con esclusione dell’avversario sconfitto da chi diviene così protagonista) e la week 8 dei diversi tour ne ha recate in dono in notevole quantità.

Thompson vs bias

Era forse il top 100 che più lasciava perplesso chi scrive. Poi Jordan Thompson si è trasformato nel… top 50 che più lasciava perplesso eccetera. Un contrattaccante privo di potenza endogena che sbagliava pure: ma dove vuole andare? Con quei baffi che ricordavano Spike, il fratello di Snoopy. Tra i primi cinquanta non aveva stazionato tanto, però cominciava a insospettire la sua continua presenza lì, con poche decine di colleghi in tutto il mondo a fare meglio di lui. E adesso, sfoggiando una barba cresciuta insieme alla personalità, molto più solido e con un dritto che non sarà mai tra quelli che più spaventano ma che non va neanche snobbato, eccolo al n. 32 ATP. Thompson il polverizzatore degli altrui preconcetti.

Questa settimana Jordan ha vinto il suo primo titolo ATP in singolare, superando Casper Ruud nel sabato sera di Los Cabos. Non pago, è tornato in campo al fianco di Purcell per ribattere Ruud (in coppia con Blumberg) nella semifinale del doppio che era “avanzata” dal venerdì. Infine, all’una di notte, si è fatto trovare presente all’appello per il palleggio di riscaldamento (non che ne avesse particolare bisogno, immaginiamo) prima della finale poi vinta. Finale originariamente programmata nel pomeriggio, vale a dire prima di quella del singolare, finché la pioggia del venerdì e la presenza di Ruud e Thompson in entrambe le gare non ne ha esatto il giusto posticipo. Nessuno “scandalo” qui perché, a differenza (per esempio) di Jannik Sinner a Parigi-Bercy o Lucia Bronzetti a Dubai, Jordan non è dovuto tornare in campo poche ore dopo essere andato a dormire: è semplicemente un under 30 che ha fatto l’alba in posto di vacanza. Oppure un lavoratore che ha finito il turno di notte e il giorno dopo è di riposo. Tutto regolare.

Fonseca vs Navone

Rivelazioni crichtoniane al Rio Open, dove l’attenzione era catalizzata da Joao Fonseca, primo della classe 2006 a vincere un match ATP e a raggiungere i quarti di finale. Il diciassettenne di Rio de Janeiro diventa anche il secondo più giovane ad arrivare tra gli ultimi otto in un ATP 500 dal 2009, quando è stata istituita la categoria. Più in fretta di lui ha fatto l’amburghese Sascha Zverev, anch’egli nel torneo di casa.

Tutti ad ammirare Joao e nessuno si è accorto – finché non è stato troppo tardi – che la storia della settimana era in realtà quella di Mariano Navone, la cui prima vittoria nel Tour, sempre in quel di Rio, è stata oscurata che neanche l’operazione al ginocchio di Kevin Anderson rispetto a quella di Roger Federer. Forse abbiamo esagerato.

In ogni caso, l’uomo che pare aver rivoluzionato il dritto (il proprio, non è che abbia riscritto la tecnica dello sport) ha rimontato un set al giovine Fonseca nei quarti di finale tirando dritto dalle qualificazioni all’ultimo atto. Purtroppo per Mariano, Baez non ha letto il copione e gli ha soffiato il titolo, ma il classe 2001 si può consolare con un balzo di oltre cinquanta posizioni per un best ranking da n. 60 che gli aprirà parecchie porte.

Mensik vs Sickman

Esisteranno dei cechi che non sanno giocare a tennis? Di sicuro la questione non riguarda Jakub Mensik, che ha più che onorato la regola dell’ATP Next Gen Programme grazie alla quale è entrato in tabellone all’ATP 250 di Doha. Messi in fila Davidovich, Murray, Rublev e Monfils, Jakub ha raggiunto la sua prima finale del circuito maggiore. Anche il diciottenne di Prostějov (città a poco più di un’ora d’auto da quell’Ostrava di Ivan Lenld e non delle WTA Finals 2023) non è riuscito a posare la ciliegina sulla torta e ha dovuto cedere in finale a Khachanov, ma pure lui può festeggiare l’ingresso in top 100, precisamente all’87° posto.

Perché adesso, se nomini Mensik a chi segue solo il tennis mainstream, probabilmente ti corregge, “si dice sick man”, soprattutto se l’interlocutore ha radici musicali grunge. E, in effetti, non è che durante gli ultimi minuti della finale dell’Australian Open Junior 2022 Jakub fosse proprio il ritratto della salute, tanto da essere portato fuori in sedia a rotelle una volta finito.

Jakub Mensik – Australian Open Junior 2022 (screenshot Eurosport)

Cinà vs fuso orario

Federico Cinà è il primo 2007 a giocare una finale del circuito pro ITF. Ma lo è davvero? In un tweet, Luca Brancher elenca tutti i primi delle rispettive classi di età a raggiungere tale risultato a partire dal 1990: qualcuno sta facendo meglio di altri, com’era facilmente intuibile. Domenica mattina, il figlio dello storico coach di Roberta Vinci ha disputato (e perso, 3-6 6-3 6-0 per Matej Dodig) la finale del torneo M15 di Monastir. Ma lo stesso giorno anche il coetaneo olandese Mees Rottgering (citato in Richard Krajicek vs Ubaldo Scanagatta) ha giocato, perdendo in due set, la sua prima finale all’ITF M15 di Sharm el-Sheikh. Il match di Federico è stato programmato alle 9.30, quello di Mees alle 10, però un’ora più a est. Facciamo che quest’anno il primato è condiviso?

Paolini vs le migliori del mondo

Mai come in questo caso la frase last but not least calza a pennello. Perché bravi tutti ma Jasmine Paolini ha vinto un WTA 1000. Nel momento di massima esaltazione per il tennis azzurro trainato da Jannik Sinner in cui ogni tanto spuntava un “peccato per le ragazze”, Jasmine ha risposto alla grande. Ognuno ha i suoi tempi ha spiegato la classe 1996 toscana. “Ora so che non sarà facile perché dovrò misurarmi con le migliori del mondo, ma io devo pensare a dare il meglio di me e a divertirmi”. Ora è numero 14 (quattordici!) del mondo. Con vista sul paradiso.

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