Sinner con i piedi per terra, noi no. Ecco le migliori stagioni di sempre che Jannik può imitare - Pagina 2 di 5

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Sinner con i piedi per terra, noi no. Ecco le migliori stagioni di sempre che Jannik può imitare

L’avvio di 2024 dell’azzurro si pone nella scia dei migliori di sempre nel loro “prime”: dal 1984 di McEnroe al 2006 di Federer fino all’ultimo Djokovic. Sognare è lecito

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Jannik Sinner – ATP Miami 2024 (foto via Twitter @atptour)
 

LAVER, 1969

Rod Laver con la coppa – Australian Open 2024 (Photo by TENNIS AUSTRALIA/ FIONA HAMILTON)

L’ordine cronologico ci impone di partire dal 1969 di Rod Laver ma è giusto cominciare da lui anche per altri due motivi: si tratta infatti della Stagione per eccellenza, la prima e ultima in Era Open chiusa con il completamento del Grande Slam da parte di un uomo, ed è bene archiviarla immediatamente perché da quel momento in avanti quelle due parole magiche hanno rappresentato una sorta di tabù inscalfibile. Per chiunque. Se l’incantesimo sarà infranto, si tratterà appunto di magia.

Laver concluse il 1969 con 106 vittorie e 16 sconfitte (87%) e 18 tornei conquistati (16 nel conteggio ufficiale) su 32 giocati. La nuova epoca del tennis era appena iniziata ma negli Slam c’erano tutti i migliori giocatori del mondo, a differenza di quanto successo sette anni prima quando pure l’australiano vinse i quattro Major nella stessa stagione.  Oltre alle due rimonte da uno svantaggio di due set a zero e alle finali contro Gimeno, Rosewall, Newcombe e Roche, merita di essere menzionata anche l’epica semifinale da 90 game in Australia proprio contro Roche (7-5, 22-20, 9-11, 1-6, 6-3: il tutto con temperature tropicali).

NASTASE, 1973

Il 1973 può essere considerato come uno degli anni più movimentati nella storia del tennis. È la stagione in cui, dopo essere nata a settembre del ’72, l’ATP diventa effettivamente protagonista nelle vicende che riguardano uno sport in subbuglio, come dimostrerà il caso Pilic e il conseguente boicottaggio di Wimbledon. È l’anno della battaglia dei sessi tra Billie Jean King e Bobby Riggs. Ed è anche l’anno del primo ranking certificato dal computer che incorona come numero 1 del mondo Ilie Nastase. In effetti fu lui il dominatore della stagione con 16 titoli (record al pari di Vilas quattro anni più tardi). Il rumeno diventò il primo giocatore della storia a vincere i tre tornei su terra più importanti: Montecarlo, Roma e Parigi (nel frattempo fu battuto da Panatta in finale a Bournemouth). Sprecò una grande occasione a Wimbledon, dove mancavano tutti i più forti, ma si riprese immediatamente vincendo altri 6 tornei e chiudendo con 125 vittorie e 19 sconfitte: numeri che oggi appaiono enormi.

CONNORS, 1974

24 anni da professionista hanno portato Jimmy Connors ad essere il giocatore con più finali, titoli e singole vittorie della storia del tennis e oggi possiamo dire con certezza quasi assoluta che questi tre record sopravviveranno anche all’era dei Big Three. In tutto questo, Jimbo toccò le sue vette più alte nel 1974 quando vinse tre Slam non giocando a Parigi perché ancora iscritto al WCT. In finale allo US Open lasciò solo due game a Ken Rosewall (6-1 6-0 6-1), in quello che ancora oggi rimane l’atto conclusivo più squilibrato nella storia del torneo. In totale vinse 15 tornei perdendo solamente una finale a Omaha. Oltre a quella partita, contro il tedesco Meiler, fu sconfitto altre tre volte su un computo complessivo di 97 match disputati: con il 96% è la seconda miglior percentuale di vittorie stagionali dopo quella di McEnroe nel 1984.

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