Non vorremmo sempre iniziare i nostri racconti giornalieri scrivendo di Jannik Sinner, ma o perché attendiamo che giochi o perché ne festeggiamo le vittorie, come facciamo a non scriverne ogni santo giorno? Lo abbiamo detto fin dall’inizio: il viaggio speravamo che fosse lungo in questo US Open, come un grande giro ciclistico: una tappa alla volta fino alla tappa finale, superando salite impervie, discese ripide e gare conto il tempo. Così è stato poi in realtà, così sarà in finale. Ne riparleremo sicuramente (per fortuna).
Questo day 13 è il giorno della finale femminile, match che vedrà opposte Aryna Sabalenka alla padrona di casa Jessica Pegula, in un match che, per quanto possa essere tenuto in vita dal tifo americano, dalla voglia di Pegula di darsi la chance della vita, Sabalenka, questa Sabalenka, è ad oggi ingiocabile. Allora è un match chiuso già in partenza? Non del tutto, perché Pegula ha le armi per poter impensierire la bielorussa che ha nella potenza e nella regolarità dei suoi colpi il must have del proprio tennis. L’americana, a nostro sindacalissimo giudizio, dovrà tenere bene gli scambi in una prima fase, accorciarli quando possibile e fare correre (tanto) Aryna. Solo così può avere qualche chance di portare a casa un titolo che gli americani vorrebbero restasse una questione a stelle e strisce (speriamo solo questa) dopo la vittoria di Miss Coco lo scorso anno su chi? Sì, proprio Sabalenka. Vedremo.
I precedenti sono piuttosto sbilanciati verso Sabalenka: 5 vittorie bielorusse su 7 incontri disputati, l’ultimo dei quali qualche settimana da a Cincinnati, sempre in finale, dove a vincere fu Aryna con il punteggio di 6-3, 7-5. Come detto, ci vorrà la migliore Pegula ma anche tanto tifo dell’Arthur Ashe per provare a scalfire le certezze della favorita alla vittoria finale. Uno scenario che potremmo rivedere anche domenica ma…meglio non pensarci adesso. Quella è un’altra storia.