L’uomo dietro il campione. Jannik Sinner è il vincitore dell’US Open 2024 e come da rituale, si è sottoposto ad una moltitudine di interviste dove ha risposto alle tante interessanti domande pervenute, tra cui quella del direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta che gli ha chiesto quanto pesassero le poche partite perse in stagione, dalle quali l’azzurro ha dichiarato di apprendere tanto. Al contrario Il nativo di San Candido non ha sciolto le riserve su alcuni quesiti molto personali come quelle inerenti alla zia, protagonista della dedica a fine match contro Fritz.
D. Jannik non credo di avertelo mai chiesto, sei uno che crede nel destino o credi che le cose accadano per caso? E se credi che ognuno di noi abbia una storia e che abbia senso per ciascuno di noi, le cose brutte e la vicenda brutta di cui non hai parlato in queste settimane che senso ha nella tua storia?
Sinner: “Tosta come prima domanda (ride). Ehm, io credo che quando uno è una brava persona e cerca sempre di aiutare, prima o poi qualcosa di bello arriva. A volte arriva subito, a volte dopo ma io credo sia così. Quando sono in macchina nelle grandi città come New York o Miami e c’è tanta gente, me lo chiedo spesso chissà cosa fa quella persona nella vita e cerco un po’ di immaginarmelo. Sì, sono uno che ragiona su certe cose e credo un po’ nel destino, sia in positivo che in negativo.”
D. Ieri ci abbracciavamo come se avessimo vinto noi, complimenti. Volevo chiederti in un momento di trionfo come questo, hai perso 5 partite su 60. Quattro le hai perse non per colpa tua: una volta stavi male, a Montecarlo ti hanno rubato una palla, l’altra volta non hai dormito la notte prima. Quanto ci ripensi a queste partite?
Sinner: “Sono questi i momenti che ti fanno capire. Se vinci sempre è difficile renderti conto di quanto è difficile vincere. Qualche volta non dipende da me stesso. Se domani gioco contro Fritz, lui serve sempre benissimo, e io non gioco così bene come ho giocato ieri, ci può stare che io perda. Lo sport è fatto così, mi ricordo più le partite perse che quelle vinte. Sono le partite perse su cui bisogna lavorare. Non sono una macchina che inserisci una batteria e continua a caricare, ogni tanto si svuota e proprio per questo è importante la programmazione. Ti serve il team che ti conosce, che ti accetta come persona perché non posso permettermi di cambiare me stesso, perderei la mia identità. Ci sono dei sacrifici da fare per restare lì ed è per questo che il lavoro non finisce mai. Quando uno sta male, come una delle partite che ho perso, potevo gestirmi meglio? Quello poi è da vedere. Da quando è uscita la notizia sono stato male, non ho dormito, ho avuto tante notte in cui non avevo sonno e poi quando c’è di mezzo la tensione è ancora più difficile, ma mi ha fatto crescere e per questo ho vinto tante partite.”
D. Jannik perdonami per quello che ti dirò. Dall’Italia vogliono sapere il nome di battesimo di tua zia a cui hai dedicato la vittoria e poi sei consapevole che tutto il mondo ha visto il bacio (con Anna Kalinskaya), sei felice di questa cosa?
Sinner: “Qua non voglio rispondere né ad una né all’altra. E’ una cosa familiare”
D: Volevo chiederti sulla rivalità di cui parlavamo prima, due Slam tu e due Slam Alcaraz quest’anno, si svolta dall’epoca dei Big Three che è durata tantissimo. Magari questa non sarò l’epoca dei Big Two perché ci sono anche altri tennisti forti che possono vincere gli Slam, ma sembra che sia iniziata un’altra epoca con te e Carlos come leader.
Sinner: “Secondo me dobbiamo ancora aspettare perché dopo una stagione sola è molto difficile dirlo. Son contento di far parte di questo potenziale chissà cosa, ma è abbastanza inutile, non si sa mai cosa può succedere, ci sono tanti altri giocatori che stanno giocando bene e ovviamente Rafa come sta, Roger si è ritirato e Nole alla fine ha vinto quello che gli mancava. Secondo me questo gli dà ancora fiducia per il futuro, però dobbiamo vedere. Io guardo me stesso”
D: L’inizio è stato difficile ed eri anche titubante sulle reazioni del pubblico. Come l’hai trovata e cosa ti aspettavi all’inizio e che emozione ti porti dentro.
Sinner: “Non sapevo cosa aspettarmi proprio per questo avevo un po’ di dubbi. Diciamo che io sono riuscito a giocare un po’ in crescendo e anche il pubblico mi ha dato supporto in crescendo. Ho giocato con tanti americani qua quindi anche questo c’è da metterlo in considerazione. Devo dire che il pubblico è stato sempre molto onesto. È normale che sia di più dalla parte di un americano essendo a New York ma devo dire che è stato proprio un bel pubblico. C’erano anche tante magliette arancioni, faccio attenzione ai dettagli. Per me era importante sapere che in Italia c’erano tanti che guardavano, soprattutto la notte con le persone che si svegliavano. Questa è la parte più bella”.
D: La dedica che tu hai fatto era qualcosa che ti eri preparato o ti è venuta al momento?
Sinner: “Mi è venuta al momento perché in quei momenti pensi a quello che stai passando. Non sono mai stato uno che si prepara certi discorsi, sono uno molto istintivo. Mi sentivo di dire questa parte qui per me è ancora una parte importante. Purtroppo, non possiamo controllare alcune cose”.
D: Da parte di alcuni giocatori c’è l’abitudine di considerare la stagione praticamente finita dopo gli US Open. Il resto della stagione ha un’atmosfera diversa, per fortuna per noi invece ci sono ancora le Finals e la Coppa Davis. Io voglio sapere come ti senti tu, sia a livello di preparazione che a livello fisico e mentale, considerando la prima parte di stagione dove di solito è molto pesante e dosare le energie per l’anno prossimo.
Sinner: “Dosare le energie per l’anno prossimo soprattutto all’inizio uno può sempre sceglierlo. Dipende quanta preparazione fare. Lo scorso anno ho deciso di non giocare prima degli US Open per fare una settimana in più di preparazione. Per me fine anno è sempre importante perché ci sono i tornei che mi piacciono, quelli indoor. Sono in città belle, e tutto questo messo insieme mi dà carica. Ovviamente c’è un grande evento a fine anno che è a Torino e per me è molto importante. La Coppa Davis vediamo come andiamo e adesso speriamo che si qualificano. Poi dopo vediamo cosa succederà. L’anno prossimo sarà importante fare un’ottima preparazione e migliorare nei piccoli dettagli per giocar meglio. Nelle tre/quattro settimane dove non giochi i tornei hai la possibilità di migliorare e lavorarci sopra. Questa sarà la parte molto importante e quindi adesso devo decidere bene la preparazione”.