Dal nostro inviato a Bologna
Dopo tre anni di Davis a Bologna, ormai non ci possiamo più stupire vedendo gli spalti quasi totalmente vuoti quando non gioca l’Italia. L’impressione è che si tratti di giornate interlocutorie e l’assenza di personaggi di grido ovviamente contribuisce a rafforzare questa sensazione solo parzialmente vera visto che ogni risultato può essere importante. Nel day 1 della settimana bolognese, il giocatore meglio classificato era Griekspoor, numero 39 del mondo (ed ex numero 21). Il protagonista della giornata, però, non è stato lui, che, secondo quanto dicono i colleghi olandesi presenti in sala stampa, è abbastanza fuori condizione (e le sole tre vittorie post Wimbledon ne sono testimonianza). Anche per questo motivo il primo risultato della settimana ha rappresentato una sorpresa, non enorme ma comunque tale. Sapevamo che il Belgio poteva contare su un doppio iper-collaudato che se la sarebbe giocata a viso aperto contro qualsiasi coppia olandese, ma per arrivarci sull’1-1 serviva vincere contro pronostico uno dei singolari. E allora il titolo di MVP (Most valuable player) of the day può essere attribuito a Zizou Bergs che ha giocato una gran partita proprio contro Griekspoor, battendolo anche grazie all’ottimo rendimento del suo servizio: 20 ace e l’81% di realizzazione con al prima.
La crescita negli ultimi 12 mesi, il primato nella Race e il Roland Garros come turning point
Classe ’99 e numero 72 del mondo, il belga è in grande crescita e da quello che trasmette in campo e in sala stampa sembra anche avere un bel carattere: un personaggio interessante insomma, e alcuni episodi della sua vita fuori dal campo lo confermano. Dicevamo però della sua crescita: un anno fa si avviava a concludere una stagione abbastanza incolore (soprattutto nella seconda parte) che lo aveva portato dalla posizione numero 129 di inizio anno al rischio di uscire dai primi 200. Aveva perso al primo turno delle qualificazioni dello US Open e poi aveva incassato quattro sconfitte consecutive nei tornei successivi tra circuito maggiore e Challenger. A novembre, però, è iniziata una nuova fase della sua carriera e i risultati degli ultimi mesi si collocano su quella stessa scia. Ha infatti chiuso il 2023 vincendo i Challenger di Drummondville e Yokkaichi: successi che lo hanno portato ad essere temporaneamente numero 1 della Race visto che i due tornei si erano giocati dopo le Finals di Torino. A prescindere da questo traguardo piuttosto platonico, è lì che ha costruito la fiducia per fare uno step che fino a quel momento gli era sempre mancato, dopo quasi tre anni passati nel limbo del ranking mondiale.
Considerando solo il 2024 ha guadagnato quasi 60 posizioni in classifica. Al Roland Garros, qualche giorno dopo aver strappato un set a Nadal a Roma, è tornato a battere un top 50 (Tabilo) dopo quattro anni di sole sconfitte nelle poche partite (7) disputate contro giocatori di questo livello. E proprio lo Slam parigino è stato, secondo Zizou, il momento chiave della sua stagione e forse anche della sua carriera: “Lì tutto è andato al suo posto. Ho vinto la mia prima partita in un Major dopo aver superato le qualificazioni che non è mai semplice. Mi sono confermato anche al secondo turno e poi ho giocato un gran match contro Dimitrov e questo ha fatto capire a me e al mio team che avevamo fatto uno step in avanti e che eravamo pronti per farne altri. La cosa più importante, poi, è stata che sono entrato in top 100 che era un obiettivo che stavo cercando di raggiungere da diverso tempo”.
Anche la Davis è stata ed è particolarmente importante per Zizou che ha vinto quattro delle ultime cinque partite giocate con la nazionale dopo che nelle prime cinque aveva battuto solo il finlandese Virtanen: “Le partite in Croazia (dove a febbraio ha sconfitto sia Cilic che Ajdukovic, ndr) sono state un altro bel momento su cui poter costruire qualcosa. Anche se non ci sono punti in palio, si gioca per il proprio Paese, per fare esperienza e per la propria carriera. Come squadra, cerchiamo di imparare l’uno dall’altro e di stimolarci a vicenda. Nel match di oggi (ieri, ndr) sono rimasto concentrato nei momenti difficili e credo che questo dipenda anche dal supporto del team. Arrivare qui in anticipo e lavorare con la squadra mi ha aiutato ad entrare nel giusto mindset”.
Venerdì, nel tie contro l’Italia, ad affrontarlo sarà Arnaldi o Cobolli. In ogni caso non sarà un match facile. Arnaldi ci ha perso due volte (nel 2020 e nel 22) in tornei minori, mentre Flavio lo ha battuto in quattro set allo US Open. Zizou è stato chiaro: “Voglio la rivincita”.
L’origine del suo nome e due aneddoti extracampo
Non ci vuole troppa immaginazione per capire quale sia l’origine del suo nome. Tuttavia, il legame con Zinedine Zidane – il Zizou più famoso del mondo – non è così diretto come si potrebbe pensare. Il ruolo di mediatore è stato svolto dal padre di Bergs che, da calciatore amatoriale, veniva scherzosamente soprannominato Zizou proprio in onore del decisamente più forte ex giocatore francese. “È stato lui, quindi, a volermi chiamare così. Ed è riuscito a convincere anche mia mamma” ha raccontato in passato Bergs. “Ai tempi della scuola ho subito qualche presa in giro, però più passa il tempo più mi piace. Quando vado a giocare in Francia e soprattutto a Marsiglia (dove Zidane è nato, ndr) simpatizzano in maniera particolare per me, perché naturalmente lì amano tutti alla follia Zidane”.
Capello biondo fluente, anche se nascosto dal cappellino in campo, Bergs gioca un tennis piacevole, fatto di grande atletismo e fondamentali ben costruiti. Come si diceva, però, Zizou è un bel personaggio anche al di fuori del campo. Nel 2014 disputò dei tornei in Burundi e stando lì quasi un mese si rese conto delle difficoltà della popolazione locale. Così decise di aiutare i giovani del posto donando parte della sua attrezzatura. Trovando supporto in un altro giocatore suo connazionale, quei piccoli ma significativi regali iniziali sono diventati un aiuto sostanzioso e abituale che continua ancora oggi con due spedizioni all’anno.
“Sono contento perché col passare del tempo si sono aggiunti a questa causa anche altri giocatori, per cui abbiamo modo di mandare anche le loro attrezzature e so che sul posto apprezzano molto ciò che ricevono – ha raccontato al Corriere del Ticino a marzo in occasione del Challenger di Lugano – Mi piace il concetto di provare a restituire al tennis parte di ciò che io ho ricevuto. Questo sport mi ha dato molto. Grazie a coloro che mi hanno aiutato negli anni, penso che io sia evoluto anche a livello umano e questo è il mio modo di rendere il favore”.
Che Zizou sia un ragazzo dal cuore d’oro lo ha dimostrato anche un altro episodio, risalente al periodo più duro della pandemia del 2020. Stanco di stare chiuso in casa e sentendosi inutile, ha chiesto il permesso alla Federazione per dare una mano a un supermercato Lidl per qualche giorno: “In quel periodo non c’erano molte persone disposte a lavorare in uno spazio come quello, ma io l’ho fatto volentieri”. Non solo, con l’aiuto della madre ha iniziato a realizzare delle mascherine che poi distribuiva lui stesso in città. “Il rischio per uno sportivo è di avere una mentalità un po’ egoista, perché ci si focalizza sulla propria carriera. Quando ho le energie e il tempo necessario, però, mi piace cercare di aiutare il prossimo”. Alla luce dei gesti compiuti, queste parole suonano tutt’altro che vuote. Che bravo Zizou! Contro l’Italia, però, non potremo comunque fare il tifo per te.